Gli avvocati di Berlusconi, dopo la conferma della condanna a 4 anni, scoprono che si applica la legge Severino (d. lgs. 235/2012). Berlusconi è fin da subito incandidabile (e dunque ineleggibile) a prescindere dall'interdizione.
Per Berlusconi è il momento di fare la vittima. Mediaset inizia ad attaccare la magistratura. Per Berlusconi è il momento di tornare alle urne. Mantiene la carica di presidente del Pdl senza candidarsi a premier (come Grillo) e annuncia di ritirare la fiducia a Letta. Questo si dimette prima della sfiducia. Napolitano accoglie le dimissioni e acconsente a sciogliere le Camere, a condizione che siano approvate legge di stabilità e legge elettorale.
La nuova legge è un ritorno al proporzionale, seppur con sbarramento al 5%, premio del 10% al primo partito (modello greco) e calcolo circoscrizionale dei voti. Il premio è su base nazionale anche al Senato (nella relazione si giustifica la scelta sottolineando che il Senato è organo di legislazione statale e non regionale). Salta il vincolo di coalizione.
Queste le forze in campo.
- Partito Democratico. Ha adottato la formula della Sinistra Nazionale: ospita SEL e il PSI, e diventa il raccoglitore unico di tutte le forze di ispirazione socialista. In Trentino ha il simbolo della SVP.
La vera novità delle elezioni riguarda Matteo Renzi e il suo cambio di posizione. Prima del congresso, è stato ufficializzato l'accordo per Cuperlo segretario e Renzi candidato premier. Letta, ormai dimissionario, si candida contro Cuperlo in rappresentanza del corpaccione popolare e di alcuni riformisti DS, ma perde. In Assemblea Nazionale, Renzi annuncia la sua piattaforma, che ha del clamoroso; in particolare afferma che:
1)la spesa per i servizi pubblici (scuola e università-sanità-trasporti) non può assolutamente più essere tagliata;
2)non si taglia l'Irap alle grandi imprese: si aumentano le detrazioni Ires sull'innovazione e la ricerca;
3)chi delocalizza deve applicare nel Paese di stabilimento le regole del diritto del lavoro italiano.
(A questo si aggiunge il sostegno alla green economy, e l'annuncio di incentivi all'industria turistica, alimentare e della cultura).
Renzi, come previsto da Manfr a suo tempo, annuncia in anticipo la sua squadra di governo (si segnala Fassina all'Economia, Barca allo Sviluppo, Orfini all'Istruzione e alla Cultura, la Boldrini agli Esteri, la Severino alla Giustizia, la Moretti agli Interni, la Demicheli all'Agricoltura e all'Ambiente, Boeri al Lavoro). Emma Bonino è candidata Presidente della Repubblica. L'età media è sensibilmente abbassata, idem la percentuale di donne.
La popolarità di Renzi resta molto alta, come previsto (ma perde il sostegno di Briatore): il popolo italiano sembra vivere una "febbre democratica". Il PD-SN continua ad avere l'appoggio della CGIL e della COOP, ma anche dell'associazionismo (Libera, Legambiente, Se non ora quando).
- Unione dei Democratici Cristiani. Scelta Civica si è definitivamente scissa, e i suoi membri di ispirazione cattolica tornano tutti sotto lo Scudo Crociato di Casini. Ospita anche i circoli Liberal di Adornato e l'ex-finiano Granata. Ritiene decisamente possibile un'alleanza col PD-SN di Cuperlo e Renzi. L'UDC continua ad avere il suo rapporto privilegiato con il Vaticano e con tutte le organizzazioni cattoliche di base.
- Partito del Popolo della Libertà-Lega Nord. Berlusconi resta il leader approfittando di una legge elettorale che non chiede più la designazione di un candidato premier (non si candida, così come non si candida Grillo nel M5s). Non c'è stato tempo per tornare a Forza Italia. La piattaforma è sempre la stessa (la promessa di una rivoluzione liberale in economia, conservatorismo sui diritti civili) ma si aggiunge una grande aggressività verso la magistratura. Il vero obiettivo è sperare di tornare a un governo di larghe intese, in cui far valere i propri voti. Nonostante Renzi e nonostante le condanne mantiene un forte consenso nelle regioni del Sud (Sicilia in testa) e nel Lombardo-Veneto delle PMI.
- Movimento 5 Stelle. Grillo continua a non mollare sulla sua linea di distruzione del sistema politico, in un momento in cui la situazione politica è rimasta sostanzialmente immobile. È rimasto spiazzato dalla caduta del Governo ma conserva la sua popolarità sia nel corpaccione della destra populista, sia nelle minoranze dell'estrema sinistra.
La Fiat (e, pare, buona parte di Confindustria) non si schiera con Renzi e sembra puntare, a sua volta, sulle larghe intese. Di conseguenza, oltre a Mediaset (e al Fatto che resta vicino a Grillo), neanche Corriere e Stampa appoggiano Renzi: tutti i media sono schierati contro il PD.
All'estero nessuno si pronuncia, a parte Hollande; la BCE di Draghi invoca una maggioranza certa.
Sondaggi a 15 giorni dal voto: PD-SN 38%, PDL e Lega 24 e 4%, M5S 17%, UDC 3%, altri 14%. L'affluenza è stimata sotto i 2/3 dei voti.