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  1. #1
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    Predefinito Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    Contro i Fratelli nel nome di Nasser - Stato & Potenza

    Contro i Fratelli nel nome di Nasser

    Intervista di S&P a Mohamed Ahmed del Partito Nasseriano Unito

    Stato e Potenza ha intervistato l’egiziano Dr. Mohamed Sayed Ahmed, segretario per gli affari politici del Partito Nasseriano Unito; il partito, anche se non ancora ufficialmente legalizzato, raccoglie sotto il suo ombrello quattro partiti d’ispirazione nasseriana: il Partito Nasseriano Arabo e Democratico, il Partito della Dignità (Al-Karama) che è stato fondato dall’ex candidato alle elezioni presidenziali Hamdeen Sabahi, il Partito della Conciliazione Nazionale (Al-Wefaq) e il Partito della Conferenza Nasseriana Popolare.
    Il Dr. Mohamed Sayed Ahmed è inoltre segretario generale della Coalizione Nazionale Araba Indipendente. Accademico presso l’Accademia di El Shorouk al Cairo, il Dr. Mohamed Sayed Ahmed ha scritto numerosi libri, i più recenti dei quali trattano dell’aggressione imperialista alla Repubblica Araba di Siria: citiamo, tra gli altri, “La guerra universale contro la Siria”, “Le differenze tra la battaglia in Egitto e Siria”, “Chi disturba la sicurezza della Siria?” e “Il tradimento di Faisal, Aljazeera e Qatar”.
    Stato e Potenza ringrazia per la fondamentale opera di traduzione Rustam Chehayed e Iyad Khuder.
    Intervista a cura di Michele Franceschelli. 1) Gentile Dr. Mohamed Sayed Ahmed, la ringraziamo per averci concesso questa intervista. Dall’Italia è difficile capire cosa sta succedendo in Egitto. Ci potete descrivere la situazione politica in corso nel vostro paese e i suoi protagonisti?
    Anch’io vi ringrazio per la stima e per avermi dato l’opportunità di esporre all’opinione pubblica italiana interessata alla verità quello che sta succedendo in Egitto.
    Per quello che riguarda l’attuale scena politica in Egitto: la rivoluzione del 25 Gennaio 2011 è stata fatta inizialmente per mano dei giovani, tutte le altre forze civili e le masse popolari si sono aggregate in seguito. Dopo la cacciata di Mubarak, mancava però una leadership tra quegli stessi giovani che avevano fatto la rivoluzione. Per questo motivo sono state le forze politiche organizzate a presiedere la scena. “I Fratelli Musulmani” (gli Ikhuan) hanno fatto un accordo con il consiglio militare, che ha amministrato il paese durante il periodo di transizione con gli statunitensi e i sionisti di “Israele”. Così, hanno potuto imporre una road map che ha portato alle elezioni parlamentari e poi presidenziali, prima che fosse preparata una nuova costituzione. Questo ha permesso ai Fratelli Musulmani di vincere le elezioni perchè erano il gruppo politico più pronto ed organizzato a quel tempo.
    Dopo che il loro candidato è arrivato al potere, gli Ikhuan hanno modificato la legge e la costituzione, sfidando il potere giuridico, hanno provato a sostituire la polizia e l’esercito con esponenti del loro partito, per dominare nelle istituzioni governative, senza soddisfare le esigenze vitali del popolo. Per queste ragioni è stato formato, da tutte le forze politiche civili e democratiche che si sono compattate per confrontarsi con il nuovo regime islamico che era al governo, il Fronte di Salvezza Nazionale d’Egitto. Ma il regime al potere ha rifiutato le richieste di riforme.
    Quando la crisi si è aggravata la gioventù, che era alla radice della rivoluzione del 25 Gennaio, è tornata di nuovo sulla scena politica ed ha dato il via ad una nuova campagna di protesta organizzata da un movimento che si chiamava Tamarrod (“ribellione”) con l’obiettivo di raccogliere 15 milioni di firme per ritirare la fiducia al Presidente, il quale aveva vinto con solo 13 milioni di voti.
    Il 30 Giugno 2013 era previsto il termine della campagna per la raccolta delle firme per spodestare il presidente in carica. Ma gli organizzatori hanno dichiarato di aver raccolto 22 milioni di firme una settimana prima della scadenza.
    Così i rappresentanti della gioventù hanno chiesto elezioni presidenziali anticipate ma, a seguito del rifiuto del presidente, hanno chiesto all’esercito di mediare. Il Ministero della Difesa diede una settimana per risolvere la questione oltre a chiedere di evitare lo spargimento di sangue. Ma, come in precedenza, il presidente rifiutò le richieste. Così, il 30 giugno, il popolo sì è radunato nelle piazze. Secondo le stime delle agenzie straniere il numero dei manifestanti scesi in piazza è stato di 33 milioni; la più grande manifestazione della storia. Il Ministero della Difesa ha lasciato passare altre 48 ore prima di intervenire.
    Il 3 Luglio fu fatto l’ultimo richiamo al dialogo a tutte le forze politiche, incluso i rappresentanti della gioventù dalla campagna di Tamarrod. Tutti si sono presentati tranne gli Ikhuan, i “I Fratelli Musulmani”. Dopo questo fatto, il Ministero della Difesa, con l’appoggio di tutte le altre forze popolari e i rappresentanti religiosi, insieme con Al-Azhar (che è l’istituzione accademica più alta per i Musulmani) e la Chiesa Copta, ha stabilito una road map che prevedeva di sciogliere la costituzione e il parlamento (Majles al Shoura), isolare il presidente attuale e nominare il presidente della Corte Costituzionale Suprema come presidente temporaneo del paese, creare un governo di salvezza nazionale, modificare la costituzione tramite una commissione tecnica prima di far un referendum popolare perchè fosse approvata, infine elezioni parlamentari seguite da nuove elezioni presidenziali.
    I pro-Ikhuan e pro-Morsi hanno dato il via a dei sit-in nelle due piazze di Rabia Al-Adauia al Cairo e Nahda a Giza, rimanendoci fino ad ora, ricorrendo alla violenza e minacciando con il terrorismo. Hanno attaccato la Guardia Repubblicana e altri numerosi luoghi, sopratutto nel Sinai, dove ci sono milizie alleate agli Ikhuan e ai gruppi jihadisti. L’esercito del paese si è confrontato con forza con questi gruppi di Fratelli Musulmani. Ci sono stati diversi tentativi di mediazione nazionali e internazionali ma i Fratelli Musulmani insistono sul ritorno del loro presidente, mentre la nuova amministrazione insiste a completare la road map che il popolo ha chiesto il 30 Giugno.
    Quanto alle affermazioni dei Fratelli Musulmani (Ikhwan) che parlano di un colpo di stato militare, questo non è un colpo di stato, ma una vera rivoluzione popolare schierata con il suo esercito, esattamente come successe nella rivoluzione del 25 Gennaio 2011.
    Le principali forze sulla scena sono: le forze politiche civili, rappresentate dal Fronte di Salvezza Nazionale che ha nominato provvisoriamente presidente del paese El-Baradei e alcuni membri che sono nel nuovo governo; la seconda forza sulla scena è la gioventù dalla campagna di Tamarrod; l’esercito è la terza forza che sta dietro alle altre, con la leadership rappresentata da al-Sisi e la sua popolarità senza precedenti, che non ha preso parte al governo del paese, e che non ha intenzione di farlo ora, ma che continuerà a giocare un ruolo attivo; sicuramente, rimane anche “l’islam politico”, che continuerà a giocare un suo ruolo, sebbene abbia perso l’autorità. 2) Come si pone il vostro partito, il Partito Nasseriano Unito, di fronte a questa situazione politica?
    Innanzitutto bisogna sottolineare che il Partito Nasseriano Unito non è, fino a questo momento, un partito ufficiale ma in costruzione, l’insieme dovuto alla fusione di quattro partiti nasseriani: il Partito Nasseriano Arabo e Democratico (che è il partito madre), il Partito della Dignità, il Partito della Conciliazione Nazionale e Partito della Conferenza Nasseriana Popolare.
    Per quanto riguarda le nostre posizioni, siamo presenti con i nostri rappresentanti all’interno del Fronte Nazionale di Salvezza d’Egitto e del movimento giovanile Tamarrod. Vorrei inoltre sottolineare come i leader e i giovani del movimento Tamarrod sono tutti nasseriani provenienti dai quattro partiti sopracitati.
    Noi abbiamo fermato il progetto politico dei Fratelli Musulmani esattamente come fu fatto in precedenza con Mubarak, perchè sono due facce della stessa medaglia. Anche se questo può sembrarvi strano, dovete sapere che entrambi sono marionette nelle mani del capitalismo controllato dagli USA e dai sionisti. 3) Che rapporti ci sono tra il vostro partito e il Fronte di Salvezza Nazionale di Hamdeen Sabahi e Mohamed El-Baradei?
    Noi siamo membri e fondatori del Fronte di Salvezza Nazionale, e abbiamo proposto di formare questo Fronte per confrontarci con la dittatura dei Fratelli Musulmani. Hamdeen Sabahi, che è il leader del Partito Nasseriano Unito, è il nostro rappresentante all’interno del Fronte, dove ci sono altri diversi e numerosi membri di alto livello del nostro partito. La corrente più numerosa all’interno del Fronte di Salvezza Nazionale è quella dei membri del Partito Nasseriano Unito.
    Noi siamo a favore della road map che è stata proposta, e che propone la costruzione di un nuovo Egitto democratico che porterà la società egiziana ad essere indipendente e sovrana, e ad avere uno sviluppo reale nel paese, portandolo ad un livello di vita accessibile, di pari opportunità e giustizia sociale. 4) Qual è la linea politica del vostro partito in politica interna ed in politica estera? Mantenete la stessa visione socialista, laica, panaraba e antimperialista di Gamal Abdel Nasser? Avete rapporti con altri movimenti e organizzazioni a livello internazionale?
    Assolutamente, il nostro progetto politico si ispira alla politica del leader eterno Gamal Abdel Nasser, che vede nel socialismo, nella laicità dello stato e nel panarabismo la soluzione ottimale per l’indipendenza e la cooperazione economica tra i paesi arabi. Questa politica tende a sviluppare la giustizia sociale che produce la dignità umana nel cittadino arabo. Il nostro progetto è di stampo nazionalista e panarabo, e di resistenza al progetto imperialista americano e sionista che mira a sgretolare la nostra patria e a rubare le nostre risorse. Per confrontarci con questo progetto imperialista dobbiamo prima confrontarci con i reazionari e i traditori, servi arabi dell’agenda imperialista che uccidono i sogni d’indipendenza e unità del popolo arabo.
    Sfortunatamente non abbiamo rapporti con organizzazioni internazionali, ma ci piacerebbe attivarli come Partito Nasseriano Unito. 5) Quali sono i problemi più urgenti da risolvere in Egitto secondo il vostro punto di vista?
    In primo luogo riportare il paese in sicurezza, perchè si è creato il caos e una situazione di assenza di autorità nelle strade, dove sono presenti persone in possesso di armi non autorizzate, oltre all’aumento del livello delinquenziale e la presenza di gruppi terroristici in comune accordo con l’ideologia dei Fratelli Musulmani che erano al governo.
    La seconda priorità è la situazione economica del paese, visto il drammatico calo del tasso di crescita e l’aumento della povertà, dove secondo le statistiche ufficiali ha raggiunto il 25% mentre, secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha raggiunto il 44% e non il 25%; e il livello di povertà influisce senza alcun dubbio sulla sicurezza civile. 6) Come si è posto il vostro partito di fronte ai tumulti del 2011 che sono stati chiamati “Primavera araba”, e che hanno coinvolto paesi come Egitto, Tunisia, Libia e Siria?
    Noi eravamo presenti tra le file dei contestatori contro Mubarak, eravamo consapevoli della rivolta popolare, ma avevamo anche la consapevolezza dell’ingerenza di mani esterne per deviare la “primavera araba” in conformità ai propri interessi. Queste mani esterne sono gli Usa e i sionisti, per questo siamo stati i primi a condannare l’ingerenza della Nato contro la Libia e i primi a difendere la Siria contro la cospirazione sionista e statunitense, a sostenere la Siria e il progetto nazionalista panarabo resistente.
    Abbiamo denunciato, all’interno del nostro giornale di partito “Al-Arabi”, la cospirazione ai danni della Siria dedicandole grande spazio nella rubrica intitolata “Qui damasco dal Cairo”; inoltre abbiamo mandato i nostri delegati, sia politici che mediatici, per consolidare i rapporti con la Siria; abbiamo formato il Fronte Popolare di Difesa della Siria Resistente.
    Per quello che mi riguarda, sono molto onorato di avere potuto fare parte delle delegazioni che hanno visitato la Siria, oltre dieci volte durante questa crisi. Abbiamo avuto l’onore di incontrare il presidente siriano in qualità di rappresentanti del popolo egiziano in sostegno alla Siria.
    Posso confermare che questa presunta “primavera araba” si è trasformata in una primavera statunitense e sionista per eccellenza. 7) Come giudicate il ruolo svolto dall’Italia e dall’Europa nel Mar Mediterraneo negli ultimi anni? Che cosa vorreste dall’Italia?
    Francamente crediamo che il ruolo italiano, ed europeo in generale, nella zona mediterranea non sia stato positivo, perchè avete in qualche modo cercato di approfittare della situazione, al fine di mettere in pratica quello che era previsto dal progetto statunitense e sionista, che nel lungo termine sarà contro gli interessi della popolazione mediterranea.
    Ci piacerebbe che l’Italia fosse più autonoma nelle decisioni future e che supportasse i popoli che vogliono liberarsi dal dominio mondiale imperialista, specialmente prendendo in considerazione la presenza dei paesi e le forze emergenti come la Russia, la Cina, l’India, il Brasile e il Sudafrica, che formano il cosiddetto gruppo dei paesi Brics. 8) In particolare, nella “primavera araba”, cosa pensa il vostro partito di quello che è successo e sta succedendo in Siria?
    Quello che succede in Siria è una cospirazione ai danni del “cuore del panarabismo” (citazione di Gamal Abdel Nasser), perchè è l’unico stato arabo che ha accolto e supportato la resistenza contro il progetto sionista e ha mantenuto il progetto nazionalista panarabo. La Siria è un paese che è riuscito a ricavare da mangiare da quello che ha seminato, ha vestito quello che ha cucito, è riuscita a realizzare un modello di autosufficienza al 90%, non ha mai avuto debito pubblico, non ha obbedito al diktat statunitense oltre ad avere preservato la sua forza militare per difendere il paese dalla minaccia sionista. Inoltre è riuscita a costruire alleanze strategiche con la Russia, la Cina e l’Iran… Per tutte queste ragioni stanno tentando di distruggere la Siria, per cancellare l’asse della resistenza e il progetto panarabo che è un ostacolo ai sogni israeliani.
    Tutte le carte sono state giocate dai nemici della Siria, che hanno iniziato con una presunta rivoluzione, la propaganda mediatica menzognera, tramite le organizzazioni nazionali e internazionali come la Lega Araba e le Nazioni Unite, i finanziamenti dai paesi del Golfo e sopratutto dall’Arabia Saudita e dal Qatar, l’indottrinamento e l’istigazione all’odio settario.
    Dopo il fallimento di tutti questi tentativi di ingerenza negli affari interni siriani, hanno usato la carta del terrorismo attraverso l’infiltrazione di terroristi e armi attraverso la Turchia, il Libano e la Giordania. In questo momento le maschere sono cadute e i cospiratori ai danni della Siria sono venuti allo scoperto. Sarà impossibile che il loro terrorismo prevalga sul “cuore del nostro panarabismo”.
    Per noi la Siria è la parte settentrionale della Repubblica Araba Unita (RAU) di cui l’Egitto è la parte meridionale.
    Noi eravamo una delle due stelle della bandiera della RAU (quando Siria e Egitto rappresentavano un solo stato), bandiera che la Siria ha mantenuto tutt’oggi. Al tempo di Nasser, la Repubblica Araba Unita disponeva di tre eserciti, il primo era siriano e gli altri due egiziani.
    Continuiamo a sognare nell’unione e speriamo che possa realizzarsi presto, quando l’Egitto tornerà al panarabismo che la Siria ha mantenuto. I funerali di Nasser con la bara avvolta nella bandiera della RAU, attuale bandiera della Repubblica Araba Siriana.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  2. #2
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    Ottimo,diffidare della fm

  3. #3
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    Le posizioni in materia di politica estera di questo signore sono rassicuranti. C'è da auspicare un ruolo di peso dei nasseriani (corrispondenti ai fascisti locali) nei fatti tutt'ora poco chiari, d' Egitto.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  4. #4
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    Speriamo che questo cancro islamista o presunto tale, visto che fa più vittime tra altri islamici e minoranze varie, piuttosto che combattere il vero nemico dei popoli islamici, anzi spesso sono dalla stessa parte de fronte, venga sradicato dalla forza congiunta del popolo e dell'esercito. E speriamo anche che vada in porto proficuamente l'unione dei quattro partiti nasseriani e possa così risorgere un vero partito socialista laico e panarabo, che possa risollevare le sorti dell'Egitto, e che questa nazione torni ad essere, come lo era un tempo, baluardo degli interessi delle nazioni e dei popoli arabi, contro il sionismo, l'imperialismo e il nuovo colonialismo anglofrancese di ritorno.
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  5. #5
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  6. #6
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    La tragedia egiziana spiegata da un cittadino egiziano che vive in Italia - Reset Italia
    Intervista a Mohamed Ashmawi a cura di Domenico Ciardulli
    Mohamed, 58 anni, vive in Italia dal 1977. Conosce 3 lingue e svolge occasionali incarichi di interpretariato in lingua araba in alcune trasmissione televisive. Lo abbiamo incontrato in un bar di via Napoleone III a Roma e gli abbiamo chiesto di descriverci dal suo punto di vista cosa sta succedendo in Egitto. Condivisibili o meno, le opinioni nette e crude di Mohamed sembra rispecchino il pensiero di decine di milioni di cittadini egiziani.
    Buon giorno Mohamed! Grazie per aver accettato questo incontro.Potrebbe iniziare spiegandoci chi sono i Fratelli Musulmani?

    I fratelli Musulmani, sono una organizzazione politica islamista internazionale istituita nel 1928 dall’egiziano Hassan El Banna, di carattere violento (basti vedere il loro logo, dove in alto c’è il Corano, al centro due spade e in basso la parola arabo (Preparate), che è l’inizio del versetto 60 della VIII Sura del Corano che recita (Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati, per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati.). Quindi il loro slogan è : “Dio è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad “doveroso impegno” è la nostra via. Morire nella via di Dio è la nostra suprema speranza”.
    Loro si oppongono alla secolarizzazione delle nazioni islamiche, e rifiutano l’influenza occidentale. Per arrivare alle loro finalità si impegnano settori della politica tradizionale, della sanità, dell’insegnamento (educazione secondo l’Islam) e le opere sociali.
    Ha sempre lavorato per la islamizzazione delle società, la diffusione dall’alto acquisendo potere politico da una parte e una dal basso da nuclei dalla forte islamizzazione attraverso le moschee.

    Negli anni 60 qual’è stata la linea del Presidente Nasser nei confronti dei Fratelli Musulmani?
    Negli anni sessanta, Nasser ha sciolto l’associazione e fece arrestare, torturare e giustiziare alcuni di loro.

    E dopo? con il Presidente Sadat cosa è successo?
    Anche sotto Sadat, nonostante una sua apertura nei loro confronti, hanno scelto la lotta armata, fino ad uccidere Sadat nel 1981, senza che questo porti alla caduta del regime.

    Quindi vuole dire che lo “sdoganamento” istituzionale è avvenuto solo con il Presidente Mubarak?
    Solo con Mubarak, dall’inizio degli anni ottanta, hanno partecipato alle elezioni politiche in alleanza con i partiti laici di opposizione.
    Dopo Mubarak continuano ad avere un ruolo importante nel panorama religioso e politico del Paese. Le manifestazioni violente a sostegno del deposto Presidente islamista Morsi, mostrano il volto più estremista dell’organizzazione che, sostenendo pienamente l’ex Presidente, ha favorito una deriva estremista dello Stato Egiziano, deriva non completata grazie al tempestivo intervento dei militari che hanno costretto Morsi alla deposizione.
    Il sostegno dell’Occidente, in testa gli USA, ai Fratelli musulmani evoca nella mente di tanti egiziani il famoso complotto Israelo-occidentale contro l’Egitto e tutto il mondo arabo-islamico, per formare il cosiddetto “ Medio oriente allargato”, composto da tanti piccoli stati che girano nell’orbita occidentale.

    Ci spieghi un pò meglio, sempre dal tuo punto di vista, questa trama internazionale approfondendo i rapporti con Hamas e con Al Fatah
    I leader di Hamas che governano Gaza, a differenza di Al Fatah (in Cisgiordania), sono seguaci dei Fratelli Musulmani (FM). L’ex presidente Morsi (che ha avuto ottimi rapporti con gli USA come molti leader del FM), ha avuto ottimi rapporti con Hamas, aprendo le frontiere tra Gaza e l’Egitto, con il consenso di Israele, e quindi Hamas non ha piu’ sparato missili verso Israele da quando Morsi ha preso il potere in Egitto. Si dice che il piano Israelo-USA-Hamas, prevedeva la cessione di parte dell’Egitto (nel Sinai) ai palestinesi, cosi’ possono lasciare la terra della Palestina (o parte di essa) agli israeliani dove continuano a tutt’oggi a costruire case non curando delle contestazioni (soft) da parte dell’UE e (molto soft) da parte degli USA (dove governano in effetti le lobbies ebraiche).
    Quindi Hamas, con la caduta di Morsi, sta combattendo a fianco dei FM contro l’esercito egiziano nel Sinai e non solo. Infatti, le forze di sicurezza egiziane, dopo lo sgombero delle 2 piazze, hanno arrestato alcuni membri di Hamas. Hanno armi automatiche importate dall’estero attraverso la Libia o dal Mar rosso…ecc
    Sotto il palcoscenico di Piazza Raba Al Adawiya, dove erano accampati FM, la polizia ha trovato 12 salme nei loro sudari, di persone uccise dopo torture. Erano morti da alcuni giorni prima dello sgombero (coperti di ghiaccio). In alcune bare c’erano armi e munizioni. Questo ci fa capire il livello di violenza che esercitano per il potere politico-religioso.

    Dalla caduta di Morsi è stata molto usata la parola “golpe”. Secondo lei si tratta di un vero e proprio “golpe militare”?
    L’Occidente continua a considerare quello che è successo un semplice “golpe”, ma in verità non lo è. Trenta milioni di egiziani avevano manifestato per oltre un mese contro l’islamizzazione dello Stato, che, in un anno, ha trasformato la società in una specie di Afghanistan, uomini barbuti e donni coperte con il Niqab (somiglia al Burga), dove si parla poco di economia e commercio e molto di più di religione.

    L’esercito ha fatto il suo dovere per proteggere il popolo, poi dopo la formazione di un governo tecnico provvisorio, l’esercito ha lasciato tutto al governo. I Fratelli Musulmani hanno diviso la società in Buoni (religiosi) e cattivi (laici).
    Pensa che potrà avere fine questa tragedia egiziana? Si fermerà questo bagno di sangue?
    Sono convinto che ci sia un disegno straniero per un “controllo” dell’Egitto. Forse fa comodo che nel medio oriente ci siano tanti piccoli stati instabili e a sviluppo limitato. Ma l’Egitto è un paese che ha un grande potenziale di sviluppo economico, turistico e scientifico. Sono ottimista, il mio paese saprà risollevarsi da questa tragedia, saprà non farsi relegare nella sudditanza verso altri paesi e saprà riprendersi la propria dignità e il ruolo che gli spetta in questo terzo millennio.
    Grazie Mohamed per questa intervista. In bocca al lupo!
    - See more at: http://www.reset-italia.net/2013/08/....dLMuZEK0.dpuf
    Ultima modifica di Avanguardia; 17-08-13 alle 15:48
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    Al Tg della 7 hanno detto che Tamarod a breve chiederà la rottura degli accordi con Israele e una politica di indipendenza dall' America.
    Ultima modifica di Avanguardia; 17-08-13 alle 15:50
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    Predefinito Re: Nel nome di Nasser, contro i Fratelli Musulmani.

    http://www.islam-online.it/2013/08/e...andi-menzogne/
    ago 17th, 2013 | Di Patrizia Khadija Dal Monte | Categoria: Islamdi Tariq Ramadan
    Non è bello essere amico degli americani in Medio Oriente. Il governo degli Stati Uniti lo sa, come del resto tutti gli esponenti politici del mondo arabo e, in primo luogo, gli amici stessi degli americani … Il gioco quindi è quello di confondere le acque e farci perdere la memoria della storia e le lezioni dei fatti passati. Per 60 anni gli americani hanno sostenuto l’esercito egiziano e i regimi dittatoriali successivi (Nasser, nonostante relazioni molto difficili, e poi Sadat e Mubarak) perché difendevano i loro interessi strategici, la sicurezza della regione e naturalmente proteggevano Israele. Nulla è cambiato su questo fronte: il colpo di stato militare del 30 giugno è un’operazione in cui il governo degli Stati Uniti è coinvolto direttamente. E’ stato preparato in anticipo, in collaborazione con il comando delle forze armate e di civili come Mohammed al-Baradei. Costui, fin dai primi eventi, è avanzato in modo mascherato, in realtà si tratta di una pedina strategica degli americani per far evolvere le cose in Egitto. Ho ricordato nel mio libro, l’Islam e il risveglio arabo (2011) le dichiarazioni dei funzionari degli Stati Uniti su di lui e il suo coinvolgimento con i giovani del movimento del 6 aprile, già nel 2008 e nel 2009 (1). Anche nel giorno stesso del colpo di Stato, gli americani rifiutano di chiamalo così, per aver modo di sostenere i loro alleati militari e il nuovo potere. Il Segretario di Stato John Kerry non ha fatto che confermare ciò che tutti gli analisti seri già conoscevano, dichiarando poi che i militari, il 30 giugno, “hanno ripristinato il processo democratico”, l’amministrazione americana è dalla parte dei militari. Gli alleati degli Stati Uniti di quella zona reagiscono immediatamente: milioni di dollari affluiscono da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kuwait.
    Il gioco consiste dunque a coprire le loro tracce. Si tratta in pratica di mantenere una propaganda interna, dicendo che gli americani interferiscono per sostenere i Fratelli Musulmani. I responsabili politici: (Presidente ad interim, Primo Ministro e, naturalmente, al-Baradei) recitano la loro parte a meraviglia: sarebbero “delusi” dalla mancanza di coinvolgimento degli americani dalla loro parte. Il generale al-Sisi arriverà fino, in modo sorprendente- sul Washington Post, e non in un giornale egiziano – a criticare il governo degli Stati Uniti, per averli abboandonati(2). Abile strategia di comunicazione che è riuscita a catturare una parte del popolo egiziano. L’esercito e il governo civile di transizione sarebbero dunque i patrioti coraggiosi e indipendenti, mentre i Fratelli Musulmani sarebbero sostenuti dagli agenti americani e dall’estero. Le autorità americane conoscono bene la potenza di questa propaganda e fanno quello che serve di gesti simbolici per mantenerla. Davvero un’enorme menzogna.
    Ci hanno mentito circa i fatti e le cifre: 30 milioni di egiziani sarebbero scesi in strada e 16 milioni avrebbero firmato una petizione contro il governo. Da dove vendono queste cifre che sono ripetute come un dogma dai mass media? Confrontando le immagini del pellegrinaggio alla Mecca con quelle prodotte il 30 giugno (dai militari egiziani stessi che hanno inviato i video alle agenzie di stampa di tutto il mondo: Google ha poi confermato di non aver trasmesso immagini) , gli esperti parlano di stime collocabili in un intervallo tra 4 e 5 milioni. La cifra di 30 milioni è ridicola stessa cosa per quella dei 16 milioni della petizione se si conosce lo stato attuale della società in Egitto. Nuova propaganda, nuove menzogne. E ‘ovvio che molti egiziani erano insoddisfatti della situazione (e i tagli dell’energia elettrica e il razionamento regolare della benzina e del gas prima del 30 giugno, che sono cessati dopo, hanno avuto il loro ruolo in questo), ma l’estensione del movimento è stata ingrandita di proposito. Il popolo egiziano, quasi all’unanimità, avrebbe espresso sostegno al suo liberatore, il generale as-Sissi, grande democratico davanti all’Eterno, che in più non avrebbe alcun rapporto con gli americani (mentre l’International Herald Tribune (3) ci ha rivelato da poco le sue relazioni di fiducia con gli Stati Uniti e… Israele).
    Nello specchio deformante di questa falsa propaganda, è d’obbligo presentare i manifestanti di oggi esclusivamente come sostenitori di Morsi, membri dei Fratelli Musulmani. Ma il popolo egiziano non è composto esclusivamente da idioti che sarebbero o democratici con i militari o islamisti con i Fratelli Musulmani. Questa menzogna, trasmessa fino alla nausea da agenzie di stampa egiziane e occidentali mira a ridurre al minimo il contenuto ideologico delle proteste di opposizione al colpo di Stato. Per le strade di tutte le principali città d’Egitto, quelle e quelli che scendono in piazza non sono tutti Fratelli Musulmani. Ci sono uomini e donne, laici e islamisti, sia copti che musulmani, giovani e meno giovani che rifiutano la manipolazione e il ritorno all’epoca dei militari sotto apparenze democratiche. Molti giovani sono stati e rimangono critici nei confronti di Morsi, dei Fratelli Musulmani e della loro politica, ma non sono ingenui circa gli sviluppi della situazione e la manipolazione in atto. Devo dire che questa mobilitazione sembra essere come un granello di sabbia inaspettato che si è infiltrato nella macchina strategica dell’esercito egiziano, del governo ad interim e dell’alleato americano. Una vera e propria mobilitazione di cittadini non-violenti contro il colpo di stato militare “democraticamente” effettuato in nome di questo stesso popolo: è effettivamente disturbante.
    Quindi bisogna aggiungere un altra menzogna e dire che non solo coloro che sono scesi in strada sono unicamente Fratelli musulmani, ma anche che sono potenziali estremisti alleati ai “terroristi di Hamas” (questa propaganda fa miracoli in Occidente) e che non esiteranno a usare la violenza se necessario. Il ministro degli Esteri, Nabil Fahmy, ha mentito pubblicamente affermando che Amnesty International avrebbe detto che i manifestanti erano armati e nascondevano delle armi. Amnesty International ha immediatamente reagito emettendo un comunicato nel quale nega queste dichiarazioni (4). Il governo egiziano vuole demonizzare i manifestanti non violenti e dopo il massacro dell’8 luglio (quando la polizia sparò sui manifestanti disarmati invocando il motivo della legittima difesa), è necessario preparare le menti con una nuova campagna mediatica: se il governo vuole sloggiare i manifestanti – come dice esso stesso – è necessario che essi vengano presentati come pericolosi, violenti e “terroristi”. Purtroppo, i media occidentali sono allineati al gioco della propaganda del governo egiziano (militari e civili mischiati). Tutto può succedere nei prossimi giorni. Si può anche immaginare azioni violente qua e là da parte di piccoli gruppi di “estremisti” o “terroristi” non identificati (nell’intelligence egiziana sono diventati maestri nell’arte di architettare “scontri” o “attacchi” molto utili e ben sincronizzati) tali da giustificare una massiccia azione di polizia e dei militari. Un’ altra menzogna : l’esercito non avrebbe fatto che difendersi…
    E’ giusto esercitare la critica verso gli islamisti, non ho cessato di ripeterlo, ma la situazione in Egitto e nel Medio Oriente è grave e tutto può diventare instabile. Tutto avviene come se il grande movimento di democratizzazione annunciato da George W. Bush nel 2003, fosse in realtà una vasta operazione di destabilizzazione regionale ad immagine della “liberazione” dell’Iraq. Sistemi e regimi politici fragilizzati, le risorse petrolifere e minerarie messe in sicurezza, e lo Stato di Israele, nel silenzio e la messa in scena di un ennesimo dialogo per la pace, che continua la sua lenta strategia di colonizzazione definitiva. Iraq, Siria, Egitto, Libia, Tunisia e Yemen (e anche il Sudan) sono in subbuglio, gli stati del Golfo rimangono fragili e sotto controllo. Triste bilancio. Si sperava che Barack Obama sarebbe stato il presidente del rinnovamento, dell’apertura, ma non c’è niente. Che triste bilancio in fondo. Come ha osservato Noam Chomsky, Obama ha fatto, per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese, ancor meno di tutti i suoi predecessori. Nei fatti, egli non ha fatto nulla. E ‘stato la bella immagine del presidente afroamericano simpatico, dalla parola luminosa, ma dalla politica oscura, altrettanto nera di quella del suo predecessore. Le bugie continuano e il popolo egiziano si dovrà ricordare, come iracheni, siriani e palestinesi, che il governo americano sta dicendo la verità quando dice che ama niente di più che la democrazia. ..
    Di fronte a queste menzogne, le manifestazioni non violente di massa che uniscono uomini e donne, laici e islamisti, copti e musulmani, agnostici e atei, sono la vera espressione del risveglio egiziano. Rimanere degni, disarmati, rifiutare le menzogne, la propaganda e la manipolazione, e prendere il proprio destino in mano.
    **************************************
    (1) “I rapporti non sono sempre stati rosei tra gli Stati Uniti e El Baradei. Costui ha aspramente criticato, definendola una” farsa “, la timidezza delle posizioni americane che reclamavano, in un primo tempo, riforme dall’interno del regime. Ulteriori analisi più approfondite, mostrano però un rapporto di altro tipo. Le relazioni tra Barack Obama e Mohamed ElBaradei sono eccellenti e quest’ultimo ha costantemente lodando e sostenuto il successore di George W. Bush. Preparando la successione di Mubarak, l’amministrazione Obama ha capito che poteva trarre vantaggio dalle relazioni difficili e burrascose che El Baradei aveva avuto con l’amministrazione Bush e gli Stati Uniti in passato. “Ironicamente, dice Philip D. Zelikow, ex consigliere del Dipartimento di Stato, il fatto che El Baradei abbia incrociato le spade con l’amministrazione Bush circa l’ Iraq e l’Iran lo sta aiutando in Egitto e, a Dio piacendo, e non dobbiamo fare nulla che possa dare l’impressione che noi lo amiamo. ” Stessa analisi anche sulla rivista Foreign Affairs, un anno prima che iniziassero le rivolte. Evidenziando come sia negativo per qualsiasi esponente politico in ricerca di credibilità presso i cittadini egiziani, essere percepito come amico degli americani o da loro sostenuto, l’autore dell’articolo, Steven A. Cook, ha aggiunto: “Se ElBaradei ha di fatto una ragionevole possibilità di promuovere delle riforme politiche in Egitto, allora coloro che prendono le decisioni politiche servirebbe meglio la sua causa, decidendo di non intervenire troppo. Paradossalmente, il rapporto freddo che ElBaradei ha intrattenuto con gli Stati Uniti come capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) fa progredire gli interessi americani “.
    (1) L’islam et le Réveil arabe, 2011, p. 52
    (2) Washington Post, 3 agosto 2013
    (3) Cfr. il mio articolo Egitto Colpo di stato Atto II
    (4) http://www.amnesty.org/en/for-media…
    Tariq Ramadan
    Traduzione Patrizia Khadija Dal Monte
    Ultima modifica di Avanguardia; 17-08-13 alle 15:59
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

 

 

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