Marcello Staglieno, in Nino Bixio. Milano, Rizzoli, 1973, parla di Bixio come di un totalista nazionalista impregnato di squadrismo prefascista.
E' una forzatura, ma nemmeno tanto. E comunque ben vengano tali forzature.
Staglieno è un serio studioso che ha dedicato una ottima biografia ai Due Fratelli: Benito ed Arnaldo.
Se parti dal presupposto che la ricostruzione non deve essere scientifica ma avere una funzione e una valenza retorica e "mitologica", rispetto la tua opinione ma constato che procedi su binari che sono molto diversi dai miei.
Quanto a Bronte, prima di stabilire cosa Bixio avrebbe dovuto fare sarebbe interessante ricostruire sine ira et studio quello che fece e rispondere, man mano, a qualche interrogativo...
Per esempio... E' vero che i rivoltosi non avevano tutti i torti, perché la parola di Garibaldi a proposito della divisione della terra non era stata mantenuta? Che l'intervento dei garibaldini avvenne anche e soprattutto per tutelare interessi inglesi? Che il tribunale misto procedette in maniera frettolosa e imprecisa? Che si condannarono a morte anche persone innocenti o palesemente incapaci di intendere e di volere?
Sottolineo che non ho risposte a tutto questo, io mi occupo di antropologia e non direttamente di storia e non ho mai analizzato su base documentaria i fatti di Bronte... quindi non escludo a priori che Bixio avesse pure ragione.
Quello che contesto, invece, sia a te sia a quelli come Enea, è il metodo... il procedere con spirito non problematico, ma assertorio... Beati voi, insomma, che avete tutte queste certezze (in un senso o nell'altro)...
"Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)
E' vero quanto dici, storicamente parlando, in base a ricostruzioni.
A parte il ruolo della nobildonna anglosassone che è storicamente amplificato dalla storiografia antitaliana del post-45 e del solito ruolo inglese amplificato dai neo-borbonici.
Per il resto, sì, perivano anche degli innocenti, cioè innocenti poichè non direttamente coinvolti nelle rivolte, ma si trattava, come nel caso del Lombardo, di noti comunisti e agitatori sociali. E non è una mia forzatura questa. Erano comunisti che preferivano stare dalla parte del vaticano (e di questo vi era chiara consapevolezza, anche Gramsci lo dovette constatare) piuttosto che dell'Italia.
Si può essere scientifici nella tattica politica da utilizzare per sconfiggere il Nemico. Ma sul resto, consentimelo, la scienza è un immenso bluff, ben peggiore dei dogmi religiosi, o al loro livello.
Come diceva soldato, quando si parla del bene della nazione non si possono avere pretese di oggettività o scientificità.
Poi ovviamente noi possiamo anche star qui discutere degli aspetti negativi e positivi del Risorgimento.
Ma alla nazione va fornita una visione più sacralizzata e mitizzata possibile di Mazzini e Garibaldi.
Quindi (soltanto per non capire, assolutamente non per criticare) a tuo giudizio si dovrebbe procedere a due livelli... Da un lato, fra studiosi o persone altamente informate, discutere in termini obiettivi però in modo "riservato" ... Dall'altro e in parallelo, divulgare alla massa un'immagine dai tratti solo positivi e anche a costo di qualche consapevole forzatura... Giusto?
"Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)