Dedicata a Lotito
Di Carlo Vassotto
Diciamola tutta. La Supercoppa è competizione ufficiale, bello vincerla ma non è certo questo il terreno di caccia più indicato per saziare la fame di vittoria della Juventus, attratta da ben altre prede. Per volerla fortissimamente conquistare, quindi, occorreva uno stimolo particolare, che solleticasse e sollecitasse l’orgoglio bianconero. Ci ha pensato Lotito con tutte le sue patetiche manfrine a svegliare il can che dorme, è lui il grande sconfitto della serata romana, solo l’incasso al botteghino dell’Olimpico potrà lenire l’irritazione per gli sfottò della curva bianconera e l’avvilimento per la batosta rimediata in campo dalla sua spaurita squadra. “Ubi maior minor cessat”, al patron laziale, così amante di dotte citazioni latine, questa dovrà essere sembrata ad hoc per descrivere quanto successo sul prato di casa, davanti ai suoi tifosi. La superiorità juventina è parsa netta anche prima che la Lazio si sciogliesse come neve al sole nei minuti iniziali della ripresa,dopo che Pogba aveva già orientato l’esito della contesa sbloccando il risultato nel primo tempo. Già, Pogba. Il suo ingresso al posto dell’acciaccato Marchisio ha influito beneficamente sul gioco della Juve, Claudio non è ancora al meglio mentre Paul sprizza salute e intraprendenza da tutti i pori, la sua pronta girata di sinistro a chiudere in gol la mischia generata dall’incursione di Lichtsteiner sfuggito ai difensori ha scavato il primo fossato tra le rivali e reso tangibili le ambasce biancocelesti. Il laterale svizzero, ex di turno alquanto incarognito, ha offerto anche l’assist per il raddoppio di Chiellini e firmato il tris con un perentorio inserimento centrale concluso con un dosato esterno destro sull’uscita di Marchetti. Di Tevez il sigillo, sull’appoggio di Pogba, dopo che Marchetti aveva salvato alla disperata su Vidal e sullo stesso Pogba. Imbarazzante l’inconsistenza della difesa laziale in occasione delle tre reti bianconere in avvio di secondo tempo, la galoppata solitaria di Chiellini verso il comodo tocco del 2-0 ne è stata la fotografia più eloquente. Nella Lazio solo qualche iniziale scorribanda di Lulic e, a giochi fatti, due tentativi di Klose murati con classe da Buffon. Non era il caso di far regali, stavolta. Tanto rumore per nulla, quindi. Lotito si è accaparrato fattore campo, soldi, interviste e titoli sui giornali prima della sfida, dopo solo insulti e sberleffi. La Juve ha vinto sul campo, anzi ha stravinto e le note del suo inno sono echeggiate festose nello stadio capitolino . Tutto regolare, il gioco delle parti è stato rispettato, la Supercoppa parte per Torino, Carlitos Tevez ha segnato il suo primo gol ufficiale con la maglia che fu di Del Piero, la Juventus ha raggiunto il Milan al vertice dell’albo d’oro della competizione, sanando un ritardo che aveva dell’assurdo, considerando la differenza abissale nel numero di scudetti conquistati. Ci siamo divertiti, anche più del previsto. Complimenti al gran cerimoniere, che ha perfino resistito alla tentazione di andarsene in anticipo. De Laurentiis impari da lui.
Grazie, Lotito.
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