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    Predefinito Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’Unione europea

    Pubblicato il 24 ago 2013
    di Roberto Lampa (Universidad de Buenos Aires) e Alejandro Fiorito (Universidad Nacional de Lujan) – il manifesto -
    Agitata a mo’ di spauracchio dai sostenitori ad oltranza dell’austerità targata Unione europea o incensata come paradigma da imitare dal grillismo più radicale, l’Argentina occupa ormai uno spazio indiscusso nel dibattito politico italiano: «Faremo la fine dell’Argentina» o «Bisogna fare come l’Argentina » sono diventati così due aforismi, ricorrenti e perfino abusati, nella discussione sulla crisi economica in corso. Simili giudizi sono finora restati ad un livello d’analisi estremamente superficiale, scontando per di più l’utilizzo di lenti deformanti “primo-mondiste” con le quali sovente si tenta di osservare il complesso, e talvolta contraddittorio, continente latinoamericano, piegandolo alla stringente attualità nostrana. Tuttavia, una volta inquadrato nella sua specificità, il caso argentino può effettivamente contenere alcune indicazioni cruciali per il dibattito sullo stato (comatoso) dell’economia italiana ed europea. Riteniamo utile partire dai freddi numeri. Tra il 2003 ed il 2011, il Pil argentino è cresciuto in media del 7,6% annuale; nel 2012 ha subito un rallentamento attestandosi al +1,9% (complice l’improvvisa crescita zero della “locomotiva regionale” Brasile, ma anche un brusco freno alla spesa pubblica) ed infine quest’anno si va assestando ad un +6%. Vale la pena sottolineare che, come osservato da Mark Weisbrot ed altri, la crescita argentina fino al 2011 è stata la più rapida e corposa del mondo occidentale contemporaneo. Una simile, impetuosa, crescita economica ha ovviamente implicato una forte generazione di posti di lavoro ed una drastica riduzione della disoccupazione, passata dal 25% all’attuale 7,3% nel periodo in esame (con gli ultimi indicatori trimestrali che indicano un’ulteriore contrazione). Ma, cosa ben più interessante, è stata accompagnata da un costante miglioramento della distribuzione dei redditi: l’indice di Gini (il cui alto valore indica un’alta disuguaglianza) si è infatti progressivamente ridotto fino all’attuale 0,372. Un traguardo straordinario, se paragonato al resto della regione latinoamericana: in Brasile l’indice di Gini è addirittura pari a 0,52. Simili risultati sono stati essenzialmente il frutto di una politica economica interventista e fortemente orientata all’espansione della domanda domestica, le cui chiavi sono state la politica fiscale (accompagnata da una politica monetaria accomodante, implementata da una banca centrale non più indipendente ) ed i molti trasferimenti erogati a vantaggio delle classi medio-basse. Inoltre, la tradizionale vicinanza dei governi peronisti alle centrali sindacali argentine ha prodotto una politica salariale che ha permesso ai lavoratori di tenere il passo dell’inflazione: nonostante quest’ultima sia stimata tra il 20 ed il 25%, attualmente la crescita del salario per il 2013 è prevista attorno al 25,3% (con punte del 31,2% nel settore privato), non pregiudicando il potere d’acquisto dei settori popolari. Proprio questa logica ha ispirato l’ostinato rifiuto dei governi Kirchner di svalutare il peso argentino. Non va infatti dimenticato che nei paesi in via di sviluppo gli effetti di una svalutazione sono fortemente regressivi sul piano della distribuzione dei redditi, perché, da un lato, è maggiore la quantità di beni di consumo ed investimento importati e, dall’altro, è più forte il rischio di un effetto trascinamento dei prezzi internazionali sui prezzi domestici. A fugare ogni dubbio, andrebbe sempre ricordato che proprio l’improvvida svalutazione del bolivar a due mesi dalle elezioni è stata all’origine dell’emorragia di voti nei settori popolari che è quasi costata la vittoria a Nicolas Maduro in Venezuela, sebbene questo dettaglio sembra essere sfuggito a molti osservatori del primo mondo. In questo senso, non appare convincente la spiegazione di quegli economisti (ad esempio, Bagnai e Frenkel) che individuano nel tasso di cambio competitivo la chiave della crescita argentina, accettando la tesi ortodossa di Rodrik relativa all’esistenza di una correlazione positiva tra il tasso di cambio e la crescita economica. Negli anni più bui della crisi globale in corso, ad es. il 2010-11, il peso argentino era infatti tornato a livelli di apprezzamento simili a quelli degli anni della convertibilità col dollaro, eppure il Pil argentino raggiungeva i picchi più alti di crescita (+9,2% nel 2010 e +8,9% nel 2011) ed il prodotto industriale cresceva ancora di più (+9,8% nel 2010 e +11,0% nel 2011). Semmai, appare plausibile il contrario: i dati sembrano indicare che la chiave dell’espansione economica argentina risiede nel forte keynesismo che ha ispirato l’azione dei suoi governi, accompagnato da un certo grado di protezionismo e allo sforzo crescente per creare uno spazio di manovra sufficiente per la politica economica, iniziato con il cruciale processo di dis-indebitamento e sganciamento dai prestiti del Fmi, che imponevano draconiane politiche di austerità. In un simile contesto, la svalutazione avrebbe effetti senz’altro regressivi ed opposti a quelli auspicati dalle autorità economiche. Né del resto sarebbero scontati i suoi effetti sui volumi del commercio estero, come ampiamente documentato nella letteratura economica argentina (ad es. Berrettoni e Castresana, 2008). Ovviamente, non vanno sottaciute le difficoltà di questo paese e le sfide che in futuro dovrà affrontare. In particolare, va rilevato che almeno una parte della nefasta eredità neoliberale degli anni ’90 è ancora presente, sotto forma di un’eccessiva dipendenza dell’economia nazionale dalle importazioni e dal capitale transnazionale, specie nei settori chiave dei beni di equipaggiamento durevoli e dell’energia: tra il 2003 ed il 2011, le importazioni sono cresciute in media del 16,6% annuale mentre le esportazioni soltanto del 6,3% annuale. Ciò ha determinato un deficit nelle partite correnti, accompagnato però da un saldo delle merci ampiamente positivo. Più che evidenziare un problema di competitività, ciò è potenzialmente in grado di riprodurre un paradosso, in passato noto come ciclo di stop and go : la forte crescita del Pil innesca un’impennata delle importazioni (maggiore della crescita delle esportazioni) che genera un crescente disequilibrio di conto corrente della bilancia dei pagamenti. Per arrestare questo fenomeno si ricorre a una svalutazione, che, dato il contesto di crescita, fa schizzare l’inflazione fuori controllo, peggiora la distribuzione, raffredda l’economia e annulla gli effetti della crescita economica precedente, condannando il paese a un perenne sottosviluppo. Così come non va dimenticata l’assenza di statistiche attendibili sull’inflazione ed una certa timidezza del governo nazionale nel prendere atto delle origini di natura distributiva di questo fenomeno (che si è manifestato con forza a partire dal 2009, anno in cui il salario reale è tornato ai livelli precedenti la crisi e non è invece dovuto all’eccesso di spesa pubblica, come ad esempio argomentano Frenkel e Bagnai) e ad intervenire con un’adeguata politica dei redditi e di controllo dei capitali. Pur tuttavia, ciò che a nostro avviso merita di essere evidenziato è che mentre l’Unione europea annaspa ostaggio del pensiero economico ortodosso e delle ricette neo-liberali propugnate dalle istituzioni internazionali, proprio il Keynes meno addomesticato e l’eterodossia economica strutturalista hanno invece trovato ospitalità nei palazzi di governo dell’economia argentina. Basti ricordare, a mo’ di esempio, il recente obbligo per le banche e le assicurazioni di destinare il 5% dei depositi ad investimenti produttivi in settori strategici stabiliti dal Sottosegretariato alla Pianificazione (!): ciò che in Italia farebbe gridare al regime bolscevico, sembra ancora in grado di garantire all’Argentina una crescita economica di tutto rispetto, nonostante la pessima congiuntura internazionale ed alcuni nodi irrisolti. Se ne accorgeranno il governo e gli addetti ai lavori italiani?

    Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l?austerità dell?Unione europea | Rifondazione Comunista

  2. #2
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Seven.. non per essere il solito rompipalle... ma com'e' che quanto posti sti articoli non ti preoccupi di capire se ti stanno spieganado BENE le dinamiche di un paese?

    Almeno un analisi per capire se , come minimo, stiano andando a fondo e non semplicemente per partito preso ideologico.

    Premesso cio', partiamo quindi da FATTI non opinabili, ovvero i dati disponibili:


    Partiamo dalle conclusioni sulle cause della supposta crescita, dico "supposta" perche' i dati del PIL sono aggiustati per l'inflazione... essendo questa sottostimata (come del resto ti dice l'articolo...) i dati del PIL reale sono, ovviamente e di conseguenza, sballati:

    " Semmai, appare plausibile il contrario: i dati sembrano indicare che la chiave dell’espansione economica argentina risiede nel forte keynesismo che ha ispirato l’azione dei suoi governi, accompagnato da un certo grado di protezionismo"

    Strano.... considerato che la crescita dell' Argentina dipende dalle esportazioni, specialmente dei prodotti Agricoli, che rappresentano il 36% delle esportazioni:

    . In Argentina exports, have been the source of growth in recent years. Argentina exports mostly agricultural products. Indeed, cereals, fats and oils, beef and related products and dairy products account for 36 percent of total exports.

    Se ci aggiungiamo prodotti petroliferi e mineralli basici:

    "crude oil and fuels (5 percent) and base metals and glassware (4 percent):"

    Argentina Exports | Actual Value | Historical Data | Forecast

    Abbiamo che le esportazioni di prodotti agricoli e materie prime (che hanno avuto un boom dei prezzi (dopo la botta del 2008 si sono riprese, specie i prezzi "agricoli") rappresentano il 45% delle esportazioni Argentine... ovvero sonola fonte primaria di crescita economica nel paese.
    Cosndierato poi che il primo cliente e' il Brasile, il quale a sua volta ha una grosso impatto dalll' esportazioni di materie prime, si ha il panorama generale che appunto le politiche governative, piu' che altro hanno avutop il beneficio dei prezzi alti dei prodotti che esportano, ovvero non sono di certo la CAUSA della crescita, del resto PRIMA si crea la ricchezza, poi la si puo' spendere.

    Non a caso, qualsialsi paese esportatore di materie prime o agricole nell' ultma decada e mezza, che abbia avuto un governo liberale, neo socialista o come ti possa piu' piacere, ha visto una crescita sostenuta.

    Quindi, nel caso, le politiche di spesa scelte, dovranno essere giudicate dalle conseguenze che ci saranno una volta finito il boom dei prezzi di tali risorse (non e' la prima volta che capita, ne sara' l'ultima).


    Dai primi anni del 2000 fino al 2008, i prodotti agricoli, cosi come le altre materie prime sono aumentate enormemente di prezzo, spingendo quindi le entrate Argentine, cosi come quelle governative (nonostante cio' le riserve sono preoccupatamente basse... lo dice questo l'articolo?)


    Ovviamente si possono postare le grafoche dell' andamento del PIL Argentino cosi come le grafiche dei prezzi storici di Grano, Petrolio, Mais, Carne ecc ecc e quindi vedere la correlazione fra questi.
    Globalizzazione..... si grazie.

  3. #3
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    A scanso di equivoci:




    Esportazioni:




    Quindi il problema dell' Argentina NON e' come creare la ricchezza, le esportazioni dei suoi principali prodotti sono state caratterizzate da un aumento dei prezzi a livello globale, quindi favorendola dal punto di vista delle entrate, il problema dell' Argentina e' DOPO tale fase, ovvero sul lato "spesa".

    Dalla falsificazione dei dati sull' inflazione (il che quindi falsifica il PIL, potere di acquisto, ecc ecc), dalla utilzizazione delle riserve della banca centrale.
    Stessa cosa sucedette per anni prima del crollo dei primi anni del 2000, ed il trend sul livello di Riserve estere sta seguendo, pericolosamente, lo stesso "andazzo".
    Dopo anni di riserve in crescita grazie alle entrate delle esportazioni, dal 2011 il trend si e' pericolosamente spostato, e la nazionalizzazione dei fondi pensione denominati in Dollari, l'utilizzazione delle riserve per pagare i debiti denominati in Dollari, il vblocco dei flussi di capitale ecc ecc sono tutti segnali piuttosto preoccupanti (ovvero ah sempre maggiore difficolta' nel reperire valuta estera, o melgio ne utilziza piu' di quanto ne "genera" per pagarele importazioni ed i debiti):

    Globalizzazione..... si grazie.

  4. #4
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    per i comunisti sono invenzioni imperialiste, lascia stare amati.
    ཨོཾ་མ་ཎི་པ་དྨེ་ཧཱུྃ
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  5. #5
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Citazione Originariamente Scritto da Southern Comfort Visualizza Messaggio
    per i comunisti sono invenzioni imperialiste, lascia stare amati.
    Io vedo solo che l'indice Gini (quello delle diseguaglianze e dei torti quindi) diminuisce e la disoccupazione è scesa dal 20% al 7% inoltre il potere di acquisto regge molto bene l'inflazione che galoppa.
    E queste cose sono iniziate con i governi peronisti di sinistra. Se a voi va bene applicare le vostre ricette liberiste perché così dice la teoria aumentando nei fatti la disoccupazione, le diseguaglianze sociali e facendo perdere potere d'acquisto ai lavoratori, beh, amen.
    Qui non è manco questione di comunismo ed anticomunismo, South.

  6. #6
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Citazione Originariamente Scritto da seven77 Visualizza Messaggio
    Io vedo solo che l'indice Gini (quello delle diseguaglianze e dei torti quindi) diminuisce e la disoccupazione è scesa dal 20% al 7% inoltre il potere di acquisto regge molto bene l'inflazione che galoppa.
    E queste cose sono iniziate con i governi peronisti di sinistra. Se a voi va bene applicare le vostre ricette liberiste perché così dice la teoria aumentando nei fatti la disoccupazione, le diseguaglianze sociali e facendo perdere potere d'acquisto ai lavoratori, beh, amen.
    Qui non è manco questione di comunismo ed anticomunismo, South.
    Se falsifichi i dati sull' inflazione, non puoi prendere i dati sul potere di acquisti, indice GINI ecc ecc per "buoni", visto che sono tutti "tarati" per l' inflazione.

    Del resto che cosi sia lo puoi anche dedurre (se ovviamente i dati non piacciano come base di ragionamento) da questo:

    Masivas protestas en Argentina

    Las manifestaciones con cacerolas volvieron a sentirse en Buenos Aires y otras ciudades contra el gobierno de Cristina Fernández.

    Masivas protestas en Argentina

    Oppure:



    Nuevas protestas en Argentina contra Cristina K | Galería | LA TERCERA



    "E queste cose sono iniziate con i governi peronisti di sinistra."

    Il Peronismo e' stata la originale sentenza di morte dell' Argentina, portandola da uno dei paesi piu' ricchi al mondo ad uno paese che default ricorrenti.
    Ultima modifica di Amati75; 24-08-13 alle 17:10
    Globalizzazione..... si grazie.

  7. #7
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    A parte poi che Mr. K viene sempre citato un po' a casaccio... Lui era a favore del libero commercio... Così come prevedeva spesa pubblica in deficit solo nei periodi di recessione, negli altri rientro dei debiti.
    Globalizzazione..... si grazie.

  8. #8
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Citazione Originariamente Scritto da Amati75 Visualizza Messaggio
    A parte poi che Mr. K viene sempre citato un po' a casaccio... Lui era a favore del libero commercio... Così come prevedeva spesa pubblica in deficit solo nei periodi di recessione, negli altri rientro dei debiti.
    Ma chiaro che lo stato a fatto tuttaltro considerando che questo è il lungo termine keynesiano, profezia avverata dagli avversari.
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Comunque ecco come risponde l'autore italiano dell'articolo alla questione dell'export di materie prime posta da Amati.

    Domanda:
    Piccolo appunto, l'Argentina ha avuto un Pil in crescita in virtù di essere un paese esportatore ricco di materie prime, non mi risulta che in Italia ci siano queste condizioni. Interessante invece la parte sulle politiche Keynesiane e correlazione con lo sviluppo.
    Risposta:
    quello del paese esportatore è uno dei miti che cerchiamo di sfatare nell'articolo. La crescita argentina è crescita industriale e della manifattura, impulsata da politiche orientate alla domanda che hanno mantenuto un alto livello dei consumi domestici. Il settore agricolo, del resto, non sarebbe stato mai in grado di generare tanto impiego e soprattutto di ridurre di tanto le disuguaglianze perchè come noto in Argentina la proprietà terriera è concentrata in pochissime mani e totalmente meccanizzata.

  10. #10
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    Predefinito Re: Il modello Argentina applica la ricetta keynesiana contro l’austerità dell’UE.

    Citazione Originariamente Scritto da seven77 Visualizza Messaggio
    Comunque ecco come risponde l'autore italiano dell'articolo alla questione dell'export di materie prime posta da Amati.

    Domanda:
    Piccolo appunto, l'Argentina ha avuto un Pil in crescita in virtù di essere un paese esportatore ricco di materie prime, non mi risulta che in Italia ci siano queste condizioni. Interessante invece la parte sulle politiche Keynesiane e correlazione con lo sviluppo.
    Risposta:
    quello del paese esportatore è uno dei miti che cerchiamo di sfatare nell'articolo. La crescita argentina è crescita industriale e della manifattura, impulsata da politiche orientate alla domanda che hanno mantenuto un alto livello dei consumi domestici. Il settore agricolo, del resto, non sarebbe stato mai in grado di generare tanto impiego e soprattutto di ridurre di tanto le disuguaglianze perchè come noto in Argentina la proprietà terriera è concentrata in pochissime mani e totalmente meccanizzata.

    La risposta manca propio il punto. L' esportazioni Argentine di prodotti Agricoli e materie prime sono aprox la meta' del totale... il govenro Argnetino TASSA le esportazioni, quindi piu' aumentano i prezzi di codesti prodotti, piu; incamera gettito fiscale... cosi come piu' valuta estera entra nel paese, piu' aumenta la voce relativa nel cacolo del PIL.

    Quindi come indicato, il problema dell' Argentina NON e' il creare ricchezza, una base solida ed indipendente dalle azioni governative esiste gia'.

    Il problema viene DOPO, ovvero sul lato della spesa, le politiche Peroniste, hanno fatti si che l' Argentina da uno dei paesi piu' ricchi al mondo sia diventato un paese che fa default riccorrenti.

    Sia l'articolo originale sia la risposta, parlano delle conseguenze, non delle cause.

    Che il problema sia appunto la spesa (e la relativa necessita' di falsificazione dei dati sull' inflazione e quindi di conseguenze tutti i dati successivi tarati su di essa), lo dimostra ANCHE, se i dati non piacciano, le continue proteste, sempre in aumento, contro la "Presidentessa".
    Globalizzazione..... si grazie.

 

 
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