Quando la Dea era dentro tra Sacro e comune.
Erano donne semplici…Normalissime…
Questo è il Sentiero della Dea in Italia…
I Boschi erano il nostro Luogo….”
“Erano solo semplicemente se stesse e la Dea era dentro
Sciamanesimo, Antica Religione, l’Italia, la Terra, le campagne, i monti e le colline.
Scoprire un percorso del tutto italiano, non è stato assolutamente facile poiché è consuetudine trovare attorno a me proposte letterarie atte a porci in contatto con ciò che sono le religioni orientali, indiane e via dicendo.
Se chiedessimo a qualcuno quali sono le nostre radici religiose, dove attingevano un tempo, le nostre nonne, le nostre ave per accrescere la propria Forza, la Fede quasi sicuramente ci direbbe nella religione cristiana.
C’era un tempo, però, e c’è ancora in qualche cuore posto in ascolto, una fiducia incrollabile nel Sacro Ciclo della Natura, non nel fatto che sarebbe andato sempre tutto bene, sempre in salute e via dicendo; ma nella Consapevolezza, al di là dell’umana condizione, che ad ogni nascita, segue una crescita, una morte ed una rinascita.
Anche quest’anno mi sono recata in quello che per me è un Luogo Sacro, di profonda liberazione e Conoscenza: Triora, la Cabotina, il bosco attorno a questo posto incantato e mi viene da sorridere al pensiero che l’anno scorso, in occasione di Striora, visitai il museo di stregoneria e scappai letteralmente per il dolore che provai nello stare in quel posto; quest’anno, invece, vidi l’assurdità del tutto!
Le donne tacciate di stregoneria oltre al fatto che mai avrebbero pensato di finire incarcerate per essere solo se tesse, di certo ridono a crepapelle nel vedersi addirittura dentro un museo.
Spiego: il pentolone, le sedie, gli utensili che si trovano in quel museo erano gli utensili di tutti i giorni con cui vivevano; gufi, civette, scenografie particolari servono oggi a ricreare fantasticamente una realtà diversa!
Se le Donne di Triora fossero oggi qui, userebbero il forno a microonde, la lavatrice e il portatile!
Ciò che voglio dire è che erano semplicemente donne normalissime, le quali essendo per forza di cose a contatto con la terra (contadine) nel silenzio del bosco, era ovvio che fossero nella Conoscenza!
Quotidianamente ascoltavano, vedevano le forme delle erbe e ne percepivano la vibrazione, sperimentavano, accudivano, erano a contatto con la vita e con la morte. Le percezioni erano naturali; loro non facevano un corso per dire: sono erborista, loro lo erano!
Concretamente ritenevano l’acqua un dono prezioso perché pensiamo a noi, dopo una giornata mettiamo in fattoria, in cascina a mungere le mucche, a pulire lo sterco dei maiali e via dicendo…Come minimo ci laveremo col sapone!
La differenza sostanziale è che per noi oggi è tutto scontato, ovvio…
Arrivo a casa, apro il rubinetto e via, mi lavo!
Allora no, non era così.
L’acqua si andava a prendere e quindi la fatica di andare a prenderla perché non c’era il principe azzurro che col suo destriero bianco giungeva profumato con Acqua di Colonia per aiutare queste donne nel trasporto dell’acqua!
L’Acqua era Sacra!
Punto e basta!
I panni stesi al sole, dopo averli faticosamente lavati da sole, a mano con la cenere, avevano in sé una vibrazione particolare a cui noi oggi pensiamo, ma allora non c’era il tempo di star lì a dire: questo vibra, vedo e percepisco l’energia!
Le donne di Triora erano l’energia!
Non dovevano dirsi chi o cosa fossero; lo erano e basta!
Una rosa non ci dice: sono una rosa!
Essa è una Rosa!
Erano donne spesso trattate male; non ricevevano chissà quali coccole dai propri uomini; a volte provavano loro stesse, quando si trovavano alla sera, a darsi un po’ d’Amore con piccole attenzioni: bagnarsi nel ruscello, agghindarsi i capelli con fiori appena raccolti.
Probabilmente oggi, diremmo che erano unite dalla disperazione, ma allora non era così!
Sapevano di dover contare solo su se stesse, sulle proprie forze.
Il loro corpo, così immerso nella natura, vibrava in sintonia con il Ritmo del Sole e della Luna; richiami forti, unici. In alcuni mesi dell’anno, in primavera, in estate il corpo, il sesso vibrava più forte e loro seguivano questo susseguirsi di luce e buio racchiuso anche nei loro bellissimi corpi.
Sentivano istintivamente che dentro esisteva qualcosa di Sacro, divino che inneggiava alla vita, al rispetto di se stessi, quella vero, completo.
Sentivano dentro di loro quella forza che nutriva le loro azioni, il loro essere così comunemente Sacre!
Non esisteva per loro la divisione tra: ora lavoro nel campo, ora ricordo e penso al sacro!
Le loro azioni erano consapevoli, andavano a colmare vuoti che ritmicamente si generavano.
Una Danza continua.
Una Danza dell’Equilibrio Sacro.
Naturalmente la donna, qualsiasi donna è portata ad ascoltare e imparare dal proprio Sangue Mestruale, a generare ricchezza dalle proprie mani, a fruttificare dal proprio operato.
I tamburi, l’eco che la terra sprigiona è facilmente udibile dalle stesse ovaie delle donne libere di poter essere solo se stesse!
Trovarsi tra donne voleva dire poter parlare la stessa lingua, celebrare se stesse per il semplice fatto di esserci, di sentirsi stanche o riposate, confortate e ascoltate.
Era una condivisione della Consapevolezza della fatica di essere donne sensibili, quel tipo di donne che non si soffermano all’aspetto esteriore, alla forma ma ne ascoltano i significati più reconditi.
Queste donne sentivano di poter fare e di essere e celebravano questa consapevolezza!
Accendevano i fuochi perché le notti erano buie e ringraziavano e rispettavano il fuoco perché attraverso esso si scaldavano, cucivano, si proteggevano,
L’aria le rinfrescava dopo giornate passate sotto il sole cocente e la terra, beh, che dire, la terra sosteneva il loro incedere, condivideva con loro le fatiche, le arsure, i germogli e le morti.
Essa era celebrata e rigenerata attraverso il Sangue Mestruale, ricchissimo di vita e di nutrimento per la terra stessa.
Sangue e terra e la vita si plasmava.
Celebrava i riti sacri, ringraziare gli elementi perché essi stessi domavano la ricchezza, erano la prosperità.
L’animo sensibile è naturalmente predisposto a ringraziare perché si sente bene, è appagato nel profondo.
Oggi pensiamo sempre di doversi mettere in mostra: io so fare questo e quello e spesso non è vero.
Allora penso alla me di Triora e ringrazio per ciò che ho potuto imparare andando quest’anno in questo posto intenso e denso: le donne torturate erano Donne normali, capaci di ascoltare e sentire di essere del tutto e per tutto nella loro vita di tutti i gironi, indaffarate a trovar di che sfamare, curare, e nel dare ciò, conobbero il loro reale Potere, il loro essere creatrici e generatrici, nel rispetto del Ciclo della Natura, infinitamente più grande di loro, di noi tutti.
L’ignoranza, l’invidia, la paura le uccise.
La gente sapeva ma non fece nulla; quella stessa gente che veniva curata, amata veramente, Iniziata a se stessa, ebbe paura, tradì come 2000 anni or sono.
Il perdono?
No, non credo e non desidero perdonare poiché come Donna ne ho subite abbastanza e tutt’oggi la gente è cieca di fronte alla mancanza totale di rispetto verso noi donne.
I soprusi, gli insulti, la dissacrazione del corpo della donna divenuto finto, di plastica, sofferente a causa di diete e privazioni costanti a cui questa società sottopone le donne.
E queste che seguono, imbevute e in trance!
Che scempio!
No, non perdono ciò che la Chiesa mi ha fatto.
Il mio corpo martoriato, il mio sesso umiliato e deriso, violentato.
Io che, come Donna, attraverso l’unione con un Uomo, creo l’essere divino completo, porto l’essere maschile verso il tutto, verso quella Polvere di Stelle di cui è fatta la Via Lattea. Quella luce a cui alcuni uomini venivano iniziati.
Il divino, la dea dentro me che scorreva e scorre nel mio sangue non sono riusciti a distruggerla.
Eccomi sono qua: avete ucciso il mio corpo, stancato, derubato, umiliato, ma sono ancora qua e ho ricordato chi ero, cosa stavo facendo e quale il Messaggio che la mia vita, il mio fare deve perpetuare.
Onestamente ho vinto su di voi che siete le vere tenebre, quelle che odorano di asciutto, secco, quelle che chiudono le narici, ripugnante.
Mi avete imprigionata, rinchiusa ma mi sono liberata!
La morte mi ha liberata e sono rinata e la Mente ha ricordato.
E’ l’anima, il ricordo a resuscitare quella Luce, quel Messaggio … E nulla l’uomo brutale, la vera bestia può fare!
Dovrebbe distruggere il Messaggio”
Ma non ci è riuscito e non ci riuscirà mai!
Il corpo è il messaggero, è il Tempio Sacro di quel messaggio di pura Vita, Amore e Potere.
DI TATIANA LONGONI: http://ilritmodelmiocuore.blogspot.it