Partito Sociale e radicamento sociale

di Gian Luca Lombardi *

su Liberazione del 20/08/2009

Se non fossimo nel 2009, nel bel mezzo di una crisi indotta a livello planetario, all’interno di un circolo vizioso dove la massoneria ha ancora il potere di fare e disfare direi di trovarmi in una bolla spazio temporale in un film di fantascienza. Invece no, so di essere nella realtà risultante da macro errori politici che hanno dato il via al propagarsi di un cancro maligno chiamato perbenismo.
Le lotte degli anni andati sono passate e soltanto crisi nere come quella della INNSE oppure di altre realtà in pericolo di chiusura fanno destare quel poco di indignazione che rimane nel nostro andare avanti per inerzia.
La Rifondazione Comunista ha perso la strada maestra quando ha cercato di fare breccia in quella classe medio alta che non ha mai neppure lontanamente pensato di appartenere al mondo degli sfruttati bensì a quello di chi poteva, in modo più o meno lecito, sfruttare il prossimo con ogni mezzo messo a disposizione dallo Stato moderno. Ci siamo visti circondare da persone che il Comunismo lo avevano studiato, introitato e poi freddamente derubricato a “cosa grottesca” simile ai racconti del brivido di Poe. Questi Nostri padri putativi ci hanno ulteriormente convinti che lo stare con i lavoratori doveva essere puro esercizio stilistico, punto fermo era la presenza assidua nei circoli privati oppure nei programmi televisivi e salottieri più visti.
Errori su errori. Programmi avulsi dalla minima sostanza politica che fa da collante tra le classi di riferimento e cioè la militanza attiva sul territorio. Chianciano ci ha lasciato in eredità non soltanto il patto tra Compagni di cercare il più possibile di non farsi guerra intestina, ma soprattutto di rituffarsi in apnea dentro le lotte e dentro la società odierna per stanare e portare agli occhi delle persone il falso d’autore che ci circonda.
Credo che il Partito Sociale non sia soltanto quello che distribuisce il pane a un euro, che cerca di creare Gruppi di acquisto popolare, che promuove le casse di resistenza; il Partito Sociale è quel sogno che fa trasformare l’attuale Nostro Partito del 3% in Partito di massa, in Partito che sperimenta con la gente e per la gente forme di lotta organizzata e riesce a incamerare risultati positivi. Perché parlare ora di Partito Sociale? Perché l’orizzonte che ci attende è quello del precariato e della totale precarizzazione non soltanto del lavoro ma soprattutto della vita. A Settembre dovremo essere in grado di fornire un programma di lavoro da mettere in campo nel più breve tempo possibile cercando di dedicare tutti i nostri sforzi nella direzione del lavoro e soprattutto nella creazione di conflitto sociale. Conflitto sociale che non è sinonimo di guerra totale bensì di scelta ponderata delle lotte da intraprendere per non cadere nella trappola della promessa non mantenuta.
Allora perché Partito Sociale e non solamente Partito della Rifondazione Comunista? Perché le nuove realtà che andranno a delinearsi in Autunno dovranno sapere condividere e soprattutto organizzare fronti uniti di lotta che dovranno iniziare a fare breccia tra i lavoratori.
Dall’autunno dobbiamo confrontarci e produrre un fronte unitario comunista capace di attrarre per coesione e concretezza quella massa di lavoratori e non solo che fino a oggi hanno soltanto osservato lo svilupparsi delle iniziative.
Un appello a tutti i Compagni e Compagne che hanno a cuore le sorti del Nostro Partito e del progetto della Federazione: non permettiamo che si innesti al nostro interno una nuova forma di autolesionismo portata avanti da tutti quelli che vogliono tenere in un angolo il Partito della Rifondazione Comunista.

* Responsabile Partito Sociale, Vertenze territoriali, Radicamento
Segreteria Regionale della Liguria PRC-Se

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