Pubblicato in Politica da redazione sabato 7 settembre 2013
Ora, sarà ampiamente dimostrato che un progetto di strategia a più lungo termine, adeguato a una società tendente a trasformarsi in grande società industriale moderna, è stato concepito, completato e articolato in tutte le sue più importanti parti, economico-sociale e istituzionale, dal PRI fin dagli anni ’60, con una risposta ai vari problemi che si andavano ponendo nella società italiana, che più coerente rispetto ai fini da raggiungere, non poteva certo configurarsi. E se la politica del partito dagli inizi degli anni ’60 ad oggi ha avuto una coerenza assoluta, di cui tutti ormai danno atto al PRI, se esso non deve cambiare opinione, sia che si guardi all’economia, alla finanza, ai rapporti sociali o alle istituzioni, ciò è stato dovuto alla possibilità di continuo riferimento al progetto elaborato. Con ciò si concretava un’alternativa programmatica seria e coerente ad una sorta di politica occasionale che gli altri partiti andavano seguendo. La funzione di coscienza critica in tutti questi anni dal PRI, spesso incompresa, altrettanto spesso trascurata, ha rappresentato la più coerente concezione di politica anticrisi che nel mondo politico italiano fosse stata in questi anni presentata.
Il progetto repubblicano conserva questo suo valore ancora oggi, anche se una crisi di vaste proporzioni, determinata da un’azione politica inadeguata, travaglia ormai a fondo il nostro paese: sono soltanto divenute più difficili le condizioni di partenza per la sua attuazione.
Affermiamo che la principale differenza fra il progetto repubblicano a medio termine e la politica concretamente seguita, o i progetti proposti dal PCI e dal PSI, è che il progetto repubblicano, nell’indicare i fini di sviluppo economico e sociale e di riforma nei vari campi ai quali tutti i progetti a medio termine oggi si riferiscono, esamina e propone gli strumenti concreti per raggiungere quei fini, strumenti rispetto ai quali assolutamente evasive risultano le indicazioni delle altre forze politiche. Ciò del resto rappresenta il più importante problema attuale della maggioranza di emergenza, quando si pensi al contenuto finalistico dei documenti comunista e socialista inviati al presidente On. Andreotti in vista del nuovo vertice di maggioranza e al contenuto del documento repubblicano.
Il congresso avrà quindi la sua caratterizzazione in questo confronto di progetti o strategie di medio termine nei quali è prospettato il futuro della nostra società. E porterà quindi la sua attenzione su un problema fondamentale, che è quello di non avere l’obiettivo di uscire dalla crisi che ci travaglia e di gettare le basi di una più avanzata società economica e democratica, ma di trovare gli strumenti indispensabili per raggiungere tale risultato, strumenti di rigore e di coerenza alla cui esatta individuazione le forze politiche e le forze sociali si sono fino ad oggi mostrate completamente restie.
Cari amici, abbiamo discusso, giorni fa, in segreteria, quale leggenda, quale motto, quale frase avrebbe avuto questo nostro congresso. Ed io suggerii la leggenda che avete davanti agli occhi: “Il nostro passato, una via per l’avvenire”.
Se in questo nostro passato è la storia del pensiero e dell’azione dei grandi repubblicani, prima del Risorgimento e dopo il Risorgimento – ed è così grande questa storia – noi ci siamo sempre domandati se saremo stati degni di questo nostro passato.
La Voce Repubblicana