Nella parte occupata dall'esercito tedesco non c'era più alcuna autorità statale italiana effettiva perché il governo se l'era data a gambe assieme al sovrano. Se non si tiene conto di ciò non si può comprendere la RSI. Lo Stato fascista repubblicano non fece altro che colmare un vuoto che lo stesso governo regio aveva creato, vuoi per sue colpe, vuoi per necessità contingenti. In entrambi i casi, s'era creato, nei fatti, un vuoto istituzionale. Mussolini lo colmò con la Repubblica Sociale Italiana, controllando un territorio che era stato abbandonato. Un'occupazione militare c'era sia nell'Italia centro-settentrionale che in quella meridionale, con la differenza che la prima inizialmente era stata concordata tra le autorità italiane e quelle germaniche in virtù delle necessità belliche comuni, mentre invece la seconda era una pura e semplice invasione. Non è la presenza straniera, in sé, a determinare la legittimità o la illegittimità di uno Stato.
Te ne consiglio vivamente la lettura perché fa capire molte cose riguardo a quel periodo e, soprattutto, smonta la vulgata antifascista sulla RSI.
Questo non è esatto, nel senso che, se è vero che le decisioni prese dalla RSI furono evidentemente condizionate dalla situazione di subalternità dell'Italia rispetto alla Germania, tuttavia le deliberazioni del CdM e le leggi approvate non necessitavano di alcun nulla osta preventivo delle autorità germaniche - né de jure né de facto -. Oltre tutto, non vedo alcuna oppressione fascista sul popolo, che, al contrario, se non fosse stato per la RSI, non avrebbe avuto alcun difensore né di fronte all'invasione anglo-americana né di fronte alle orde titine sul confine orientale né di fronte all'ira dell'alleato tedesco tradito né di fronte al terrorismo partigiano. Quindi, bisognerebbe ringraziare i rappresentanti della Repubblica Sociale Italiana anziché stupidamente accusarli di aver cercato di "opprimere" il popolo.
Veramente la grundnorm kelseniana prescinde totalmente da qualsiasi idea di moralità rapportata al diritto. Kelsen è un giuspositivista estremo, un normativista, non un sostenitore del giusnaturalismo classico e nemmeno di quello liberale, dato che per lui il solo diritto esistente e definibile come tale è quello positivo.
Ciò detto, se sganciamo il diritto da qualsiasi criterio morale, allora si scade o nella tirannia più assoluta o nell'anarchia e viene meno la ragion d'essere stessa del diritto.
D'altronde, la stessa nozione di "tradimento" che tu impieghi sarebbe totalmente priva di senso se non rapportata ad un ordine di principi etici.