Non togliete i cartelli Berghem!
Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici
Lanciata da Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici
Stando a quanto riportato da alcune interviste degli ultimi giorni (per esempio, Passaggio di consegne Gori-Tentorio «Un onore e una responsabilità» - Cronaca Bergamo risulta che il neosindaco di Bergamo Giorgio Gori abbia l'intenzione di rimuovere questi cartelli, che “hanno fatto la loro stagione”, per sostituirli con altri recanti la dicitura “Bergamo città d'Europa”.
Secondo questa visione, il bergamasco sarebbe un residuo del passato, un simbolo di chiusura verso l'esterno, un ostacolo all'integrazione europea. Ma in che modo il bergamasco precluderebbe l'integrazione europea quando la stessa Europa è a favore della diversità linguistica?
Viene completamente ignorato l'articolo 10 della della Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie, che incoraggia “l'uso e l'adozione […] di forme tradizionali e corrette della toponomastica nelle lingue regionali e minoritarie”; Consiglio d'Europa - (STE no. 148)).
Va ricordato, a scanso di equivoci che il bergamasco (variante della lingua lombarda, riconosciuta dall'ISO, dal Consiglio d'Europa, dall'UNESCO come “lingua a rischio di estinzione”) non è una variante dell'italiano, ma è un idioma autonomo meritevole di tutela esattamente quanto lo sono altre lingue regionali d'Europa come il gallese, il bretone, il frisone e il catalano.
L'idioma orobico, fonte di cultura e di storia che caratterizza la città di Bergamo, è un orgoglio da mostrare al mondo, non una vergogna da nascondere.
Parlavano in bergamasco gli uomini che hanno fatto grande questa città, quelli che sono dovuti migrare in cerca di fortuna. In questa lingua parlavano grandi artisti di ogni epoca come Andrea Fantoni, Giovan Battista Moroni e Giacomo Manzù, Gaetano Donizetti, il papa Giovanni XXIII, il coraggioso Costantino Beltrami scopritore delle sorgenti del Mississippi. Parlano tuttora in bergamasco molti di quelli che hanno reso celebre in tutto il nostro Paese le virtù di quella terra stretta tra Adda e Oglio: laboriosità, onestà, pazienza, determinazione, passione. Tutte caratteristiche racchiuse nel celebre detto: caràter de la ràssa bergamàsca: fiàma de rar, sóta la sènder bràsca.
Chiaramente la rimozione dei cartelli non implica l'automatica estinzione del bergamasco, e naturalmente non lo salveranno i cartelli all'ingresso delle città, beninteso; anzi, ci vorrebbe molto di più. Ma essi sono un segno di una sensibilità verso la nostra variegata cultura, la nostra diversità, la nostra storia. Toglierli per rimarcare la discontinuità nei confronti della giunta precedente è un gesto che porta solo rancori che non danno profitto a nessuno, mentre c'è solo una vittima: l'incolpevole bergamasco, trattato come trito strumento di politica partitica.
Per questo chiediamo al Sindaco di riconsiderare la sua decisione per il bene di Bergamo e dei Bergamaschi.
Comitato per la Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici
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Perplessità, gioie ed emozioni
di Diana Ceriani
Siamo tra amici. Chi legge questa testata solitamente ha a cuore la propria terra, i suoi valori, le sue peculiarità e caratteristiche. Oggi mi voglio aprire con voi ed esporvi dubbi, perplessità ma anche gioie e emozioni che si insinuano in me da quando ho deciso di dedicare una buona fetta della mia vita all’identità, in tutte le sue facce. Dalla conoscenza di ogni filo d’erba e albero dei nostri boschi, degli animali, all’apprezzamento verso l’arte, le tradizioni, l’alimentazione, la lingua, gli usi, i costumi, la storia, le leggende, il sapere contadino…. Non finisco davvero mai di conoscere, capire, adattare, rielaborare, apprezzare e interiorizzare…pur limitandomi all’approfondimento di una piccola fetta di mondo. La nostra.
Ora vi chiedo: ne vale ancora la pena? Lo sradicamento oramai è quasi completato. Lo si nota negli sguardi, nei discorsi, nel modo di fare ed essere così impersonale, così generico. Si cerca l’anomalia nel vestire e nel comportarsi senza dare un senso a ciò che si crea con il proprio essere. Ma anche chi spicca per originale e anomala personalità, che obiettivi e finalità ha nell’essere e nell’agire? Una confusione di idee, modi di vivere, di essere. Ognuno fa per se. Ognuno prevarica l’altro per sembrare migliore e avere più fetta di notorietà. Non c’è più collaborazione, unione di intenti, non ci sono più obiettivi comuni. Non c’è più popolo.
Dico la verità. Guardandomi intorno fosse per me smetterei. Getterei la spugna. Guardandomi dentro però non ce la faccio. E’ come una forza che non so esprimere ne definire, una specie di voce interiore che mi dice che se mi arrendo muoio.
Vo innanz ammò
Cunt ur me vestì, ur scussa e ur quazz
Cunt la testa valta parchè g’ho nagott da scund al mund
G’ho dumà da cüntà sü ammò tanti rop
G’ho da regalà a chi vör ammò tante emuziun
E fa nagott se gh’è gent ca la pasa via senza scultàm, ne vardàm,
ne cerca de capì ur parchè sunt inscì.
Chi al vör vardà dentar al me vestì ben cunfeziunaa
a tröva ra so identità
E alura sa deslengua
Se ga fo vidè la so tera ‘me na mama bona e impurtanta, da rispetà e amà
Alura sa deslengua
Se varda ur nostar Sacro Munt, ur Lach de Vares, i nostar Paes, i giardit, San Vitur
Sa deslengua
Se a sent la so lengua vegni föra da ra boca de un fiö intant che al varda ra so cà
Vo innanz ammò
L’è l’ünica manera che a g’ho
Par viv e amà.
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Harold Bluetooth
di Giuan Gudjohnsen
La stirpe dei Brunonsen, emigrata nei pressi di Varese molti anni fa, mi ha segnalato la curiosità, tramite un amico comune, ed allora non ho potuto che approfondire la questione. Molti di noi utilizzando le moderne tecnologie sfruttano la tecnologia Blutooth con cellulari computer o i moderni smartphone. Pochi sanno che il nome è ispirato a Harald Blåtand (Harold Bluetooth in inglese, cioè Dente azzurro), il famoso re Aroldo I di Danimarca, vissuto tra il 901 ed il 985 o986 d.C. Harald (o Harold) fu un abile diplomatico che unì gli scandinavi, e fu colui aprì le porte della regione al cristianesimo. Secondo il pensiero unico, gli inventori della tecnologia Bluetooth dovrebbero avergli dato il nome del Re poichè hanno ritenuto che fosse un nome adatto per un protocollo capace di mettere in comunicazione dispositivi diversi (così come il re unì i popoli della penisola scandinava con la religione). Secondo me non è così.
Il significato, anche se non no ho le prove, è più profondo: Harald, o Harold che dir si voglia, non è solo l’unificatore, è soprattutto l’eroe dormiente, il Re nella Montagna, colui che si risveglierà quando il suo popolo ne avrà bisogno e lo guiderà alla riscossa. Una delle eredità più importanti lasciateci da questo grande monarca è un monumento fatto erigere a memoria dei propri genitori, rimasto intatto fino ai giorni nostri e che è divenuta una delle più famose attrazioni del nord della Danimarca, contenenti incisioni in caratteri runici. Non a caso il logo della tecnologia unisce infatti due rune nordiche (Hagall) e (Berkanan), analoghe alle moderne H e B. Il soprannome Blåtand, che letteralmente significa dente azzurro, nasce dall'unione delle due parole danesi blå, cioè Blu, e tand, dente, poiché si narra che il sovrano, in battaglia, fosse solito colorarsi i denti d'azzurro, così come i suoi soldati. Che Harold, conduce la Danimarca alla riscossa.
Alla prossima, fratelli consanguinei.
Giuan Gudjohnsen
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