L'Insubria al G20 in Russia
di Max Ferrari
E' un varesino-ticinese la “star” dell'evento culturale di spicco legato al G20 di San Pietroburgo. Si tratta di Ivan (Giovanni) Bianchi, nato nel 1811 a Varese e morto a Lugano nel 1893.
In mezzo c'è una vita di avventure in Europa e in particolare a San Pietroburgo dove arriva all'età di 10 anni a seguito dello zio Angelo, pittore ornamentale. Dallo zio, Ivan impara presto e dopo essersi perfezionato a Mosca all'istituto di pittura e scultura, nel 1839 parte per la Francia dove sono stati appena presentati al mondo i primi lavori fotografici realizzati dai fratelli Daguerre.
Giovanni/Ivan torna in Russia qualche anno dopo, vi ritrova il fratello Giuseppe cui l’Accademia Imperiale di San Pietroburgo ha conferito il titolo di “artista fuori classe” e il fratello Cesare che formatosi nell’arte scultorea sotto la guida del grande scultore russo Ivan/Giovanni Vitali, professore all’Imperiale Accademia, ottiene anch'egli dall’Accademia il titolo di “artista fuori classe”.
Ivan, diviso tra la passione per la pittura e la nuova arte fotografica scatta dunque nel 1852 le prime fotografie mai realizzate della città di San Pietroburgo aventi a soggetto, tra l'altro, la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nella Fortezza vista dalla riva del Palazzo d’Inverno, progettata dall’architetto ticinese Domenico Trezzini ed edificata dal 1712 al 1732.
Queste foto, cui allora nessuno dà importanza, spariscono perchè finiscono nel bagaglio dell'architetto Agostino Camuzzi lascia definitivamente San Pietroburgo per far rientro in patria, a Montagnola (Canton Ticino).
Saranno ritrovate da A. Mario Redaelli 130 anni più tardi e si scoprirà che precedono di un anno abbondante la fotografia posseduta dall’Ermitage, fin qui considerata la più antica di San Pietroburgo, datata il 31 dicembre 1853, eseguita dal Conte Nostic che riprese la Neva d’inverno.
Bianchi, in Russia, divenne poi una celebrità nel suo campo tanto che nel 1858 l’Imperiale Accademia rilasciò il seguente attestato: «Al suddito austriaco Ivan Bianchi il Consiglio dell’Accademia [...] in data 8 marzo 1858 ha conferito il titolo di artista fuori classe».
Suddito austriaco? Eh sì perchè la famiglia Bianchi era originaria di Varese, città che (anche se si fa di tutto per cancellare la cosa dalla memoria storica) allora faceva parte del Regno lombardo-veneto all'interno del glorioso Impero Asburgico.
Ormai vecchio il Bianchi rientra in Ticino e si stabilisce a Montagnola sopra Lugano, nella casa del fratello Giuseppe che aveva sposato Maddalena Camuzzi, nipote dell’architetto Agostino Camuzzi.
Il 24 dicembre Giovanni Bianchi muore a Lugano e la storia lo dimentica finchè Mario Redaelli e l'artista-editore Jean Olaniszyn non ritrovano le foto, le catalogano e insieme ai fratelli Arminio e Paolo Sciolli, proprietari del Rivellino, fortezza leonardesca annessa al castello Visconteo di Locarno, organizzano mostre ed eventi per farlo conoscere al grande pubblico.
La prima mostra al Rivellino è del 2009 e suscita grande interesse, soprattutto in Russia, da dove arrivano esponenti non solo della cultura, ma anche del Governo. Il centro culturale locarnese diventa dunque, anche per la vicina Lombardia, punto d'incontro con il mondo della grande cultura russa e non a caso all'ultima edizione del Film Festival di Locarno ha ospitato una delegazione dell'Archivio del Cinema Russo (Gosfilmofond) il cui direttore è stato premiato dalla giuria del Festival stesso.
La serietà e la costanza di Olanyszin e Sciolli sono state infine ricompensate con l'invito al G20 al fine di allestire la mostra delle foto del Bianchi. Una grande soddisfazione. L'insubre Ivan/Giovanni/Giuan torna in Russia e la Russia torna in Insubria.
L'Insubria al G20 in Russia. Di Max Ferrari
Resoconto della decima edizione de “L’Università d’estate” di Terra Insubre
di Maria Vittoria Sala
“Anche quest’anno si è svolta l’Università d’Estate, decima edizione dell’evento annuale organizzato Terra Insubre, associazione culturale avente l’obbiettivo di preservare e valorizzare il retaggio ancestrale delle popolazioni padano-alpine inserite in un contesto europeo Posti in un rifugio alpino nel meraviglioso contesto delle Alpi lecchesi (Comune di Casargo) , all’insegna della vita comunitaria e dei cibi tipici della tradizione locale, per tre giorni più di settanta tra studenti e relatori hanno sviluppato lezioni e dibattiti inerenti l’Europa, con la sua storia, la sua Civiltà e la sua geopolitica nel contesto del mondo contemporaneo.
In quest’edizione si sono analizzate in particolar modo: la figura del cavaliere nella storia europea; le cosiddette Primavere Arabe ed i rischi che comportano per l’Europa; il diritto alla secessione nel nostro Continente; i rapporti tra Europa occidentale e mondo russo ortodosso; la crisi degli Stati nazionali in collegamento con la crisi economico finanziaria che sta investendo tutto il mondo.
Adolfo Morganti, esperto di storia militare e filosofia medievale e membro dell’associazione Identità Europea, ha descritto l’immagine del cavaliere, visto come figura eroica contrapposta al diavolo ed alla morte, nell’immaginario collettivo europeo, in quell’essenziale periodo della nostra storia che va dalla parte finale del Medio Evo alla Pace di Westfalia del 1648, pace che, ponendo fine alla Guerra dei Trent’anni e dando inizio agli Stati Europei nella forma istituzionale quale li conosciamo ancor oggi, ha dato inizio alla vera Età Moderna. Età che solo oggigiorno appare in fase di superamento dalla turbinosa evoluzione mondiale post Guerra Fredda.
In tema politico-istituzionale ha poi preso parola l’avvocato Vittorio Bottoli, che nella sua relazione Diritto alla secessione in Europa ha elencato i mali che attanagliano le grandi burocrazie statali ed in particolar modo quella italiana. Essenza dell’intervento il concetto che la burocrazia, nutrendosi di denaro privato per fini di casta e creando un potere parallelo a quello dei cittadini, va combattuta attraverso la consapevolezza dei popoli. Tale consapevolezza si esprime al meglio nelle piccole patrie, dove il centro del potere politico-burocratico non è mai troppo lontano dai singoli cittadini. Da qui la maggiore efficienza amministrativa dei Paesi federali ed il diritto-dovere delle comunità locali alla secessione, qualora il potere centrale-burocratico si dimostri inefficiente ed opprimente.
A questo punto sempre in tema di diritto delle genti, ed in particolare di diritto dei governati, la parola è passata al dottor Claudio Berrino che, sotto il titolo di L’Europa dalla lotta di classe alle tensioni etniche, ha lucidamente spiegato come la lotta di classe, sebbene nella sua concezione marxista sia ormai uscita dalla storia, non si possa definire completamente superata. Semplicemente ha cambiato protagonisti, dal momento che le parti di questa lotta non sono più i proletari da un lato contrapposti ai proprietari capitalisti dall’altro, ma i produttori contro i parassiti; coloro che lavorano e pagano le tasse rispetto a coloro che vivono di stato sociale e di sussidi. In questo contesto la tematica immigrazione, con tutti i suoi risvolti politico-sociali, rientra pienamente sia nella battaglia identitaria che in quella economica delle varie comunità europee.
Il dottor Massimo Lodi Rizzini, nella sua relazione La finanza internazionale: banche, lobby e complotti contro i popoli, ha descritto come gli eccessi di un’economia globalizzata e drogata da una crescita finanziaria non supportata dall’economia reale abbia portato ad alcune delle storture internazionali che oggi sono sotto gli occhi tutti, quali un potere bancario europeo che si è sostituito a quello dei popoli sovrani (con specifiche riferimenti all’Italia); il potere di poche lobby internazionali ormai così forti da condizionare l’ascesa e la caduta di Governi democraticamente eletti; le attività che questi poteri finanziari più o meno visibili attuano contro quei pochi Stati non disposti a seguire le loro regole.
Si è poi passati a Gilberto Oneto, storico intellettuale dell’identitarismo padano-alpino, ospite fisso dell’Università d’Estate insubrica. Oneto ha parlato dell’attuale situazione geopolitica europea dalla prospettiva del superamento degli Stati nazionali, descrivendo in particolar modo i casi italiano, francese e spagnolo, per passare poi alla descrizione dei sistemi virtuosi esistenti nei piccoli Paesi a dimensione regionale, quali Slovenia e Danimarca, ed alla funzionalità dei sistemi federali quali Svizzera e Germania. Conclusione dell’intervento è stata la spiegazione del perché lo Stato italiano, volente o nolente ed a prescindere dalle forze politiche che lo governeranno, sarà costretto ad una profonda ristrutturazione che ne cambierà radicalmente la natura istituzionale. Se invece si sceglierà l’immobilismo di Stato andremo incontro ad un collasso del Sistema Paese, con conseguenze imprevedibili.
Sorta di contatto tra il localismo identitario di Oneto e le analisi internazionali dei precedenti relatori è stato l’intervento di Enrico Martial, il quale partendo da posizioni fortemente europeiste ha esposto una tesi dal titolo Europa dei popoli o Unione europea? Due modelli a confronto, con la quale sono stati messi a confronto i vari modelli di possibile integrazione europea, senza risparmiare critiche al modello attualmente seguito dagli euroburocrati ma rifuggendo condanne di carattere ideologico. In tale discussione Martial ha tracciato una linea ideale che divide l’Europa degli sprechi e dei poteri forti da quella dei liberi popoli che democraticamente scelgono di mettere in comune i propri destini, ovviamente auspicando che il nostro Continente vada nella seconda direzione.
Nel puro stile di Terra Insubre, che si batte per tutelare l’identità culturale locale ma non dimentica le tematiche mondiali, si è passati poi ad un contesto internazionale: le Primavere Arabe ed il loro impatto sull’Europa, relatore Andrea Cavalleri, membro effettivo dell’associazione organizzatrice. Nell’esposizione Cavalleri ha spiegato lo sviluppo delle rivolte arabe che hanno visto il crollo dei regimi laici e l’emergere del fondamentalismo islamico come potere politico, analizzato Paese per Paese ponendo l’accento su tutte le specificità locali. Dall’esposizione è emerso quanto in Occidente giunga un’immagine distorta degli eventi che hanno sconvolto la sponda sud del Mediterraneo e che, se affrontati nel modo sbagliato, rappresenteranno un immenso pericolo per tutta la Civiltà Europea.
Infine, e per la prima volta graditissimo ospite di Terra Insubre, Alberto Rosselli, scrittore genovese autore di svariati libri e responsabile del trimestrale Storia Verità, ha intrattenuto la platea con la sua relazione Europa e Russia, quali prospettive?. Durante la sua esposizione Rosselli ha prima tracciato uno schema delle storie russa ed europea occidentale, storie separate da uno spazio geografico e mentale, ma comunque storie legate a filo doppio in quanto entrambe appartenenti alla comune appartenenza europea. Appartenenza mai spezzata nemmeno dalle dolorose vicissitudini storiche che hanno ripetutamente colpito le terre russe, quali l’invasione mongola, la dura autocrazia, l’affermarsi per settant’anni del terribile regime sovietico, la sconfitta nella Guerra Fredda contro il modello capitalista e la difficile eredità economico-sociale lasciata dall’URSS. Sintesi dell’intervento di Rosselli il punto che, essendo, volenti o nolenti, Russia ed Europa occidentale parti di un continuum inseparabile, devono e dovranno trovare un modus vivendi che esalti le potenzialità di entrambe senza pestarsi i piedi a vicenda.
Questa è stata in brevissima sintesi l’Università d’Estate 2013, l’insubrico evento arrivato ormai alla sua decima e, ne siamo certi, non ultima edizione.
Maria Vittoria Sala
Terra Insubre, Varese
Associazione Culturale Terra Insubre
via Frasconi, 4 – 21100 – Varese
Terra Insubre
Resoconto della decima edizione de ?L?Università d?estate? di Terra Insubre - La Bissa de l'Insubria