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Discussione: Terries

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    Predefinito Re: Terryes

    Salerno, donna aggredita in casa da un topo di fogna: post su Fb
    Una donna è stata aggredita da un topo di fogna nella propria abitazione a Salerno: «Non mi sento di vivere nel 2017 ma nel 1350 quando la peste si diffondeva proprio per la presenza dei topi». Questo è quanto ha scritto Veronica Nigro, in un post pubblicato su Facebook.
    La donna, che vive a Salerno, precisamente nel quartiere Brignano, si mostra in fotografia con una vistosa medicazione. «Nel quartiere di Brignano siamo infestati dai topi, io stessa ne ho visti a decine – scrive la donna – tra sporcizia e fogliame che intasano i tombini e causano allagamenti quando piove, i topi ci stanno come le ciliege sulle torte». Nessuno, pero', poteva immaginarsi che i roditori potessero spingersi ad aggredire una persona: «Io ora sono combinata cosi' perché un roditore delle fogne mi è entrato in casa e saltato in faccia – spiega la salernitana - mi sento violata, mi sento come se da un momento all'altro dovessimo ammalarci, sento che la mia casa non è sicura né per me né per i miei figli». Un vero e proprio grido di allarme, che la donna rivolge a tutti i cittadini salernitani, chiedendo di condividere la propria storia.
    Salerno, donna aggredita in casa da un topo di fogna: post su Fb | Il Mattino

    Napoli, l'ultima frontiera dei parcheggiatori abusivi: basta un Whatsapp
    di Paolo Barbuto
    Hai bisogno di lasciare l'auto per andare a divertirti in una serata di festa? Basta un Whatsapp e al tuo arrivo ci sarà un parcheggio riservato per te. Il servizio è garantito in qualsiasi momento, pure nei giorni di festa, l'accoglienza sarà sempre cordiale. C'è un solo dettaglio: l'iniziativa è a cura dei parcheggiatori abusivi che sono a tutti gli effetti estorsori e che acquisiscono con prepotenza e violenza la proprietà di ogni strada della città. Sappiamo bene che una porzione della città, leggendo le prime righe di questo articolo, avrà sorriso in maniera ironica: sono quelli che il servizio di prenotazione online lo utilizzano ormai da tempo, sono le persone che hanno rapporti stretti con gli abusivi perché trovano comodo stare dalla loro parte. Sono persone che, con superficialità, contribuiscono a foraggiare l'illegalità, la camorra che gestisce il grande mercato del parcheggio abusivo. Il fenomeno sarebbe concentrato soprattutto nella zona di Chiaia ma si cerca di capire quanto è diffuso anche nelle altre aree della città. Per adesso la polizia municipale, che sta indagando alla ricerca di prove per dare una svolta all'indagine, rileva un'impennata di richieste di parcheggio «online» nei fine settimana quando c'è l'assalto della movida. In via informale sono stati già acquisiti molti dettagli.
    E'accaduto per caso quando un parcheggiatore abusivo ha perduto il telefono e i vigili, per capire a chi andava restituito, hanno aperto la rubrica scoprendo una lista lunghissima di nomi della «Napoli bene». Tanti professionisti, molti commercianti, altre personalità delle quali nemmeno la professione puo' essere comunicata ufficialmente perché diventerebbero facilmente riconoscibili. E quando il legittimo proprietario dello smartphone è stato rintracciato, e s'è scoperto che era un parcheggiatore abusivo, lui ha spiegato che tutte quelle persone importanti erano suoi amici: «Ma perché non posso essere amico di Tizio e Caio?», s'è voltato in maniera arrogante l'abusivo facendo due nomi altisonanti della città di Napoli. Del resto, spiega chi sta cercando di inserire questa vicenda in un quadro normativo che consenta di individuare precisi reati, «il messaggino al parcheggiatore per avere un posto riservato lo manda solo chi ha tanto denaro. Gli altri, le persone normali sono costrette a cercarsi disperatamente un posto auto sgomitando nel traffico, perché non possono permettersi di versare anche quindici euro per lasciare l'auto a un parcheggiatore abusivo».
    L'ultima frontiera dei parcheggiatori: basta un Whatsapp all'amico abusivo | Il Mattino

    Donna incinta si presenta con le doglie all'ospedale, i medici la mandano via e la bimba nasce nel parcheggio
    di Enzo Schiavano
    Una scena da film nel nosocomio di Casarano, in Puglia, dove questa mattina alle 6 una donna incinta all'ottavo mese e mezzo si è presentata nella struttura con le doglie in corso. Vista l'imminente chiusura del punto nascita, la donna è stata mandata via e dirottata all'ospedale di Tricase giudicando il suo stato non urgente.
    Ma il bambino non ne ha voluto sapere di aspettare il trasferimento e ha deciso di nascere proprio là: nel parcheggio della struttura. Ad aiutare la neo mamma è stato un vigilante che, vista la situazione d'emergenza, si è dovuto inventare sul momento ostetrico. Così è nata una bambina che fortunatamente - nonostante la maniera riocambolesca in cui è venuta al mondo - sta bene così come sua madre.
    Ha le doglie, la bimba nasce nel parcheggio | Il Mattino

    Napoli, Poggioreale cimitero della vergogna: moto che sfrecciano tra le tombe
    Parcheggiatori abusivi, scooter che sfrecciano tra le cappelle e auto in sosta, anche davanti a tombe e monumenti funebri: è il report, «della vergogna», sul cimitero di Napoli Poggioreale che la IV Municipalità ha inviato al Comune per chiedere soluzioni urgenti. Il dossier è stato spedito all'assessore Alessandra Sardo dal presidente della IV Municipalità, Giampiero Perrella, e dall'assessore all'ambiente Armando Simeone, dopo le lamentele dei cittadini.
    «Gli abusi si verificano tutti i giorni feriali e in particolar modo in quelli festivi; i cancelli sono aperti, incustoditi e non vi è alcun controllo degli accessi», viene sottolineato da Perrella e Simeone che hanno anche eseguito dei sopralluoghi. «La presa in carico della problematica cimiteriale, - concludono - significa garantire ai fedeli 'Rispetto e Silenzio' come enuncia la targa all'ingresso del camposanto, salvaguardare l'incolumità pubblica e combattere l'illegalità che prolifica con la gestione abusiva dei parcheggi».
    Poggioreale cimitero della vergogna: le moto sfrecciano tra le tombe | Il Mattino

    Certificato alterato per favorire l'opificio del nipote del consigliere
    Avrebbe alterato il certificato di agibilità per tenere aperto l'opificio del nipote consigliere comunale. E'quanto ipotizzato a carico del responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Grumo Nevano, cui oggi gli agenti della Polizia Metropolitana di Napoli hanno notificato un'ordinanza del Gip di Napoli Nord che lo sospende per tre mesi dalla funzione.
    L'inchiesta è partita nel marzo scorso in seguito al sequestro di un opificio tessile a Grumo, il cui gestore fu identificato come nipote del funzionario comunale nonché componente del Consiglio; l'attività, emerse nell'immediatezza, non era stata in alcun modo autorizzata né erano stati rispettati i requisiti tecnici per la tenuta dei locali dove avveniva la produzione; il certificato di agibilità fu addirittura consegnato in copia alla polizia giudiziaria. La Procura di Napoli Nord guidata da Francesco Greco ha voluto vederci chiaro, scoprendo che il certificato alterato era riprodotto su carta proveniente dagli uffici comunali, con regolare timbro del Comune di Grumo Nevano, ma i dati contenuti erano totalmente falsi, riferibili anche ad altre pratiche comunali; la firma era dell'ex responsabile dell'Ufficio Tecnico comunale che pero' l'ha disconosciuta. Per gli inquirenti dunque il certificato sarebbe stato dato «in bianco», nel senso che sarebbe uscito dal Comune con timbri e firme legittime ma sarebbe stato riempito all'esterno con dati falsi relativi all'opificio del nipote del funzionario.
    Certificato alterato per favorire l'opificio del nipote del consigliere | Il Mattino

    Uccise il fratello nel forno, arrestato a casa della fidanzata dopo 25 anni
    E' stato arrestato nella casa bresciana della storica compagna dalla quale più volte è tornato durante i sette anni di latitanza Claudio Cominelli, l'uomo condannato a 24 anni di carcere nel 2010 per l'omicidio del fratello Walter buttato nel dicembre del 1992 nel forno di un'azienda di Caionvico nel Bresciano. Nei sette anni di latitanza Cominelli è stato all'estero e poi per un lungo periodo ad Ancona.
    Uccise il fratello nel forno arrestato in casa fidanzata | Il Mattino

    Racket delle nozze
    Così immigrati diventano italiani
    Claudio Cartaldo
    Una vera e propria agenzia matrimoniale per immigrati. E truffatori. Rubano l'identità di ignari cittadini che si ritrovano così sposati a loro insaputa con un cittadino straniero che non hanno mai visto né sentito. E che gli sta rovinando la vita.
    Si parla di circa 92 casi nella Quarta Municipalità di Napoli, periferia di Gianturco. In sostanza pagando circa 5mila euro un immigrato può sposarsi con una donna, anche questa complice, che però utilizza una carta di identità contraffatta utilizzando tutti i dati (nome, cognome, residenza ecc) di un'altra persona a cui sono state rubate le credenziali.
    Racket delle nozze a sua insaputa Così immigrati diventano italiani

    Sottoli, 15mila passate di pomodoro, salumi e vino pericolosi sequestrati in Campania
    I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno sequestrato, nel comune di Giugliano in Campania, all'interno di un'azienda, un ingente quantitativo di prodotti alimentari, stoccati in pessime condizioni di conservazione e pronti per essere immessi nel circuito commerciale.
    Le Fiamme Gialle hanno individuato un'impresa, completamente sconosciuta al fisco dedita all'attività conserviera di prodotti ortofrutticoli, alimentari ed imbottigliamento del vino, operante senza alcuna autorizzazione sia commerciale che sanitaria. All'interno dei locali aziendali sono, altresi', state trovate intente a lavorare tre persone non regolarmente assunte.
    Sono state poste sotto sequestro l'intera azienda, l'area di circa 350 metri quadrati, le attrezzature necessarie per la produzione industriale, tra le quali: pentole industriali in alluminio, bollitori in ferro, vasche in plastica, silos, impastatrici, insaccatrici per salumi, materie prime e prodotti finiti, oltre a circa 15.000 bottiglie contenenti passata di pomodoro, salumi ed insaccati e circa 100 bottiglie di vino pronte per essere inserite nella filiera alimentare. Il responsabile è stato segnalato all'autorità giudiziaria competente.
    Sottoli, 15mila passate di pomodoro, salumi e vino pericolosi sequestrati | Il Mattino

    L’Austria contro gli italiani: “Siete la mafia dei funghi”
    L’accusa: razziate i nostri boschi senza rispettare le regole
    WALTER RAUHE
    BERLINO
    A lanciare l’allarme è stato il quotidiano austriaco “Tiroler Tageszeitung” che in prima pagina scrive addirittura della “Mafia dei funghi”. L’articolo affronta la piaga del crescente numero di raccoglitori di funghi che saccheggiano in modo industriale i boschi del Tirolo nord-orientale infischiandosene dei limiti massimi di raccolta prescritti dalle normative forestali e lasciando una scia di devastazione nelle zone naturali protette. Mafia, perché i protagonisti sono in massima parte italiani.
    Nel caso specifico descritto dal “Tiroler Tageszeitung” si tratta di gruppi organizzati di raccoglitori di funghi professionisti provenienti dall’Italia muniti non solo d’innocui cestelli di vimini, ma di grandi recipienti, essiccatori e macchine per il confezionamento sottovuoto degli alimenti. Nel mirino di queste bande di fungaioli professionisti figurano soprattutto porcini e gallinacci che, una volta raccolti, vengono direttamente essiccati e confezionati in piccole porzioni pronte alla vendita. Questo avviene in piccoli laboratori abusivi allestiti dalle bande di raccoglitori all’interno di appartamenti e case vacanze appositamente affittate sul posto. Le zone maggiormente colpite da questo fenomeno sono quelle del Wipptal, sul versante austriaco dell’Alta Valle Isarco tra il valico del Brennero e la città di Innsbruck e il distretto di Lienz nella regione del Tirolo orientale.
    «Le regole vigenti in materia prescrivono un limite massimo di raccolta di due chili di funghi al giorno per persona», spiega la responsabile della Guardia forestale del Tirolo settentrionale Gabi Pfurtscheller. Vietato è inoltre anche l’utilizzo di attrezzi meccanici come rastrelli o rampini che danneggiano in modo spesso irreparabile lo strato di humus del sottobosco. I gruppi di raccoglitori di funghi provenienti dall’Italia non sembrano però dar molto peso alle normative locali. L’anno scorso abbiamo fermato un automobilista italiano con a bordo ben 26 chili di porcini», si ricorda Gabi Pfurtscheller.
    I contravventori scovati con quantità leggermente superiori ai due chili consentiti rischiano una multa di 35 euro. Un’ammenda che poi può salire fino a 180 euro se il bottino sequestrato oltrepassa i cinque chili a persona. Quando i metodi di raccolta risultano illegali e sistematici i fermati rischiano anche una denuncia e un procedimento penale che prevede sanzioni fino a 25 mila euro.
    Grazie ai prezzi elevati per i porcini in Italia i guadagni per i raccoglitori illegali restano notevoli. Una confezione da 20 grammi di quelli secchi può costare dai 5 ai 9 euro garantendo alle bande organizzate introiti di 200-250 euro al chilo. La probabilità di venir scovati inoltre sono piuttosto ridotte. «Quest’anno non siamo riusciti finora a cogliere sul fatto nemmeno un fungaiolo», ammette rassegnata Gabi Pfurtscheller. La “mafia dei funghi” agisce in modo molto professionale. I gruppi agiscono alle prime luci dell’alba, in zone sempre diverse e spariscono dopo poche ore.
    La Guardia forestale austriaca dovrebbe forse imparare dai suoi colleghi in Lettonia. Qui le autorità hanno da poco chiesto l’aiuto ai soldati dell’esercito che ora pattugliano le foreste a nord della capitale di Riga per respingere i tanti raccoglitori di funghi che si addentravano all’interno di una zona militare dove si svolgono regolarmente le esercitazioni dei reparti della Nato stazionati nella regione.
    L?Austria contro gli italiani ?Siete la mafia dei funghi? - La Stampa

    Sesso, droga e falso a Napoli: «Ogni etnia ha il suo mercato, ​tutti fanno capo alla camorra»
    Man mano che i dati vengono raccolti e la mappa si riempie, cresce lo sconforto: c’è una porzione della città che non appartiene più alla città, è interamente nelle mani degli stranieri, quelli dediti al malaffare ovviamente, che svolgono ogni tipo di attività illecita.
    Eccola la mappa del territorio della Ferrovia e delle zone circostanti, la vedete voi stessi, vi rendete conto della vastità dell’area e dell’immensità del malaffare. Quel che non si vede nella mappa è, pero', la lunga mano della malavita locale. Sappiate che ogni stranieri intenzionato a dedicarsi alla delinquenza ha l’obbligo di presentarsi al clan che gestisce ogni quartiere per ottenere il permesso di intraprendere la propria attività illegale e garantire un introito alla camorra. Insomma, ogni porzione della mappa e ogni attività che vedete rappresentata, produce anche denaro per le casse della delinquenza organizzata napoletana.
    Come ogni investigatore sa bene, le attività malavitose sono suddivise, con certosina precisione in base al Paese di provenienza degli stranieri, c’è una sola eccezione, la prostituzione: quel «mercato» viene gestito in maniera trasversale da tutti, anche in questo caso suddiviso in zone. C’è solo una fetta del mondo della prostituzione che non rientra nel controllo degli stranieri: i maschi che vendono il loro corpo ad altri maschi e che gravitano attorno e dentro la stazione ferroviaria, i quali sono per la quasi totalità italiani con qualche innesto di etnia rom; e le trans che hanno specifiche zone di lavoro, non centrali, e sono per lo più sudamericane con qualche presenza locale italiana.
    I delinquenti da strada, quelli che fanno scippi, borseggi e anche rapine violente, sono prevalentemente nordafricani, con qualche sporadica presenza di uomini dell’Est. Si tratta della frazione meno organizzata e anche maltollerata dagli altri stranieri-delinquenti. Le loro azioni, spesso violente, attirano l’attenzione delle forze dell’ordine che accende i fari e mette in crisi anche gli altri «mondi», che sono estremamente più redditizi.
    Ovviamente in cima alla lista c’è il mercato della droga che, storicamente, viene gestito dai gambiani: sono considerati affidabili e poco propensi alla violenza, le figure adatte per smerciare stupefacenti. Le centrali sono nelle strade circostanti la stazione, il mercato è esteso a larga parte della città con particolare attenzione alle zone di piazza Bellini e del centro Storico. A proposito, dicono che i pusher provenienti dal Gambia siano anche molto «graditi» dalle signore in cerca di emozioni, per cui si sta generando una nuova fetta del mercato della prostituzione, stavolta dedicato ai soli gigolo' gambiani.
    Prepotente il giro della contraffazione di abiti, borse e scarpe. In questo caso a governarlo sono gli stranieri di provenienza centroafricana in generale: oggi sono loro che gestiscono gli ordini alle fabbriche (molto spesso di Napoli e provincia) segnalando la merce da falsificare e i modelli più graditi ai clienti. Sono gli stessi extracomunitari a costruirsi l’esercito di venditori che poi andrà in ogni parte di Napoli e d’Italia a smerciare quei prodotti fasulli.
    L’altro mercato che produce poderosi introiti è quello dei documenti falsi per stranieri, che vede Napoli regina d’Europa nel settore e viene gestito esclusivamente da pakistani: sono di stanza dal «lato mare» del corso Umberto, e hanno le loro basi generalmente all’interno dei negozi di barbiere.
    Sesso, droga e falso a Napoli: suk per etnie gestito dalla camorra | Il Mattino

  2. #682
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #683
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  4. #684
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #685
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    Predefinito Re: Terryes

    Napoli, raid in via Crispi: ladro fa razzia di copertoni delle auto in sosta
    di Cristina Cennamo
    Risveglio infelice stamane a Via Crispi, dove buona parte della strada è stata presa di mira da qualche ladro nottambulo e di buona lena: presumibilmente in quelle a ridosso dell'alba ed in ogni caso nel corso di poche ore il malvivente, o forse i malviventi visto che non è opera da poco per una persona sola, ha infatti rubato le gomme di varie vetture parcheggiate lungo la strada che ha quindi appoggiato delicatamente su dei mattoni, come nella migliore tradizione cittadina.
    Un danno non da poco per i proprietari delle vetture, molti dei quali residenti nei pressi, che colpisce soprattutto per la facilità con cui qualcuno possa aver agito indisturbato per cosi' tanto tempo a pochi passi dal cuore della movida cittadina ed in pieno venerdi' notte.
    Raid in via Crispi: ladro fa razzia di copertoni delle auto in sosta | Il Mattino



    Fa il giro del mondo in bicicletta. Ma a Caserta gliela rubano
    Il racconto di un ciclista che ha fatto il giro del mondo: "L'ho lasciata per cinque minuti sulla spiaggia di Castel Volturno ed è sparita"
    Claudio Cartaldo
    Un ragazzo che ha realizzato il giro del mondo in bicicletta, vicino all'arrivo si è visto rubare la bici proprio a Caserta. Quando in tutto il pianeta nessuno si era sognato di soffiargliela.
    "L'ho lasciata per cinque minuti sulla spiaggia di Castel Volturno ed è sparita". La notizia è stata riportata dallo stesso Etienne Godard, 30enne francese, su Facebook con un post da 1.5 mila condivisioni. "Amici di Facebook - ha scritto su Fb - ieri pomeriggio 30 settembre 2017, sono stato derubato della mia bicicletta da viaggio sulla spiaggia di Castel Volturno (Lido Costazzurra). Stavo viaggiando da 11 mesi per 15.000 km da Hong Kong al nord della Francia, dove vivo. Per me è stato un brutto colpo perché questa bicicletta e tutto l’equipaggiamento nelle 4 borse verdi avevano un grande valore sentimentale oltre che finanziario. Vi chiedo aiuto per trovarla con i suoi bagagli (fotocamera, Iphone, attrezzi da campeggio, vestiti, occhiali da vista e da sole ...) Offro una lauta ricompensa a chi mi aiuterà a trovare la mia bici e il mio materiale. Pubblico alcune foto della bici carica per potervi aiutare nella ricerca. Vi prego di inviare questo messaggio a chiunque sia interessato o sulla vostra bacheca di FB se lo desiderate. Grazie di cuore".
    Fa il giro del mondo in bicicletta. Ma a Caserta gliela rubano

    Lo scandalo dei gelati: prodotti con ingredienti scaduti da 10 anni
    Conclusa l'operazione Ice(s)cream in Puglia. Controllate le gelaterie. Riscontrate 17 irregolarità: materiali scaduti anche da 10 anni
    Rachele Nenzi
    Una bambina di 16 mesi era morta ad Altamura (Bari) mangiando il gelato. Tutta colpa di un'infezione da Sindrome emolitico-uremica (Seu), causata da un gelato prodotto con latte crudo.
    Da qui sono scattate le indagini dell'operazione Ice (s)cream che ha scoperchiato un sistema di produzione dei gelati con materiali scadenti, spesso scaduti. Anche da dieci anni.
    L'operazione è stata condotta dal Comando Regionale Forestale Puglia di Bari e del Reparto Parco Nazionale Alta Murgia di Altamura. Alla fine sono stati denunciati 17 persone tra artigiani del geleato e proprietari o rappresentanti legali di gelaterie. I carabinieri hanno controllato ben 17 gelaterie tra Bari, Lecce, Taranto, Andria, Giovinazzo, Corato, Ruvo di Puglia, Bisceglie, Molfetta, Monopoli, Polignano a Mare e Torre a Mare. In totale sono stati sequestrati 2000 kg di alimenti.
    Come scrive Fanpage, "nelle etichette dichiaravano di utilizzare latte fresco di qualità e frutta coltivata con metodi biologici, tutti prodotti di origine pugliese o comunque italiana, invece sovente la materia prima era surgelata e di provenienza extra UE". A preoccupare le autorità è stato il ritrovamento di semilavorati scaduti, in un caso anche dieci anni fa, e varie infrazioni dal punto di vista igienico e sanitario.
    "L'attività della passata stagione estiva è stata fondamentale per la tutela del consumatore che, difficilmente, puo' rendersi conto della frode di cui il più delle volte è vittima inconsapevole - ha detto il comandante del comando regionale della forestale di Bari - L'impegno profuso dalle donne e dagli uomini della neonata Arma Forestale non si esaurisce e continuerà sempre per la salvaguardia delle eccellenze italiane".
    Lo scandalo dei gelati: prodotti con ingredienti scaduti da 10 anni

    Migliaia di Viagra pericolosi per la salute sequestrati all'aeroporto di Napoli
    di Nello Fontanella
    Il nome e l'etichetta sulla scatola non lasciano dubbi all'immaginazione: Davigra. Per prestazioni da leone. E si', perché la maggior parte dei medicinali sequestrati all'aeroporto di Capodichino dai militari della Guardia di Finanza diretti dal Tenente Beatrice Perciante, unitamente ai funzionari dell'ufficio delle dogane, altro non è che Viagra. Pezzottata pero', quella senza bollino, mancante cioè della indispensabile autorizzazione dell'AIFA per la commercializzazione. E pertanto doppiamente pericolosa per la salute degli assuntori.
    Una quantità consistente, circa 2mila confezioni destinata al mercato parallelo. Quello a nero. Dove si riforniscono extracomunitari. Africani soprattutto, ma anche cinesi. Nome non proprio di fantasia per un prodotto la cui richiesta supera di ben oltre la disponibilità di mercato. E a basso costo. A prezzi stracciati,alla portata di tutti.
    Compresse per prestazioni sessuali da leone. Ma anche qualche antidolorifico. Il sequestro di ieri comunque, è l'ennesima dimostrazione che lo scalo partenopeo è un vero e proprio snodo cruciale per lo smistamento non solo di sostanze stupefacenti, che una volta lavorate invadono il mercato del sud Italia, ma anche cosmetici, creme, medicinali nocivi per la salute umana.
    Mercato parallelo per i migliaia di extracomunitari assuntori e rivenditori: persone che non hanno mai varcato la porta di uno studio medico e che si cura, invece, con prodotti non convenzionali. Lo scorso anno i militari del Tenente Perciante hanno sequestrato centinaia di chilogrammi di cosmetici, in particolare sbiancante per la pelle, provenienti dai paesi africani contenenti sostanze vietate dalla normativa europea. E poi creme, profumi e medicinali. Un business economico dalle dimensioni gigantesche dietro il quale ci celerebbe comunque l’ombra sinistra della camorra. Un accordo con cinesi ed africani per una percentuale sulle importazioni illegali di prodotti commerciali di largo consumo. Accordo tacito. E senza scupoli.
    Migliaia di Viagra pericolosi sequestrati all'aeroporto di Napoli | Il Mattino

    «Molesto' ragazzina malata»: infermiere a processo
    La vittima, 17 anni, era ricoverata al Niguarda e l'uomo l'avrebbe morsa più volte sui glutei
    Approfittando della condizione di fragilità fisica di una 17enne malata, l'avrebbe molestata, schiaffeggiata e insultata. Per questo un infermiere di 36 anni è finito a processo con l'accusa di violenza sessuale aggravata. La prima udienza è fissata per il prossimo 11 ottobre.
    Secondo le indagini coordinate dal pm Bianca Maria Baj Macario, l'infermiere ha morso e schiaffeggiato più volte i glutei dell'adolescente che era ricoverata in ospedale perché affetta da una malattia rara. Le avrebbe anche sussurrato frasi pesanti come «con questi pantaloncini e con queste calze fai molto scolaretta da prendere a schiaffi» mentre la molestava.
    L'uomo nel maggio del 2016 era assunto con un contratto a termine all'ospedale Niguarda. La vittima era degente nello stesso ospedale, nel reparto di riabilitazione, a causa di una sindrome che le aveva provocato un temporaneo rallentamento della crescita e che l'aveva molto indebolita. Come si legge nel capo di imputazione, lui l'aveva presa di mira e oltre ad averla palpeggiata l'avrebbe anche presa a morsi e schiaffi sui glutei. Le molestie si sarebbero ripetute almeno in due o tre episodi. Dopo che il 36enne ha finito di prestare servizio nel reparto, sarebbe tornato a trovare la giovane ancora ricoverata e le avrebbe di nuovo inflitto violenze e umiliazioni. L'indagine ha fatto luce su quello che è accaduto in corsia, dopo che la minorenne, molto turbata, ha raccontato le molestie subite. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio e il processo comincerà la prossima settimana davanti al gup Livio Cristofano. Si svolgerà con il rito abbreviato, strada scelta dall'imputato che in caso di condanna avrà diritto alla riduzione di un terzo della pena.
    Intanto ieri è comparso davanti al gip Alfonsa Ferraro per l'interrogatorio di garanzia Sergio Marziano, 42 anni, accusato di violenza sessuale su una bambina di 6 anni e arrestato tre giorni fa. L'abuso è avvenuto lo scorso 11 settembre in un quartiere centrale. L'uomo, che è già stato in carcere in passato per reati dello stesso tipo e adesso si trova a San Vittore, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
    «Molestò ragazzina malata»: infermiere a processo

    Diffusione del cognome Marziano - Mappe dei Cognomi Italiani

    Napoletano in trasferta: si fingeva addetto Enel e truffava anziani
    È stato arrestato dagli agenti del commissariato di Torre del Greco, nel napoletano, un uomo di 32 anni, truffatore seriale. Le indagini, però, sono state condotte a Milano dal Commissariato di Greco Turro, che ha fatto arrestare il giovane a Napoli.
    L'uomo, da tempo, si qualificava come addetto dell'Enel e pretendeva pagamenti a fronte di fasulli cambiamenti alla fornitura elettrica. Le sue vittime erano per lo più anziani e disabili. L'ordinanza di misura cautelare nei suoi confronti per truffa aggravata è nel carcere di Poggio Reale.
    Napoletano in trasferta: si fingeva addetto Enel e truffava anziani | Il Mattino

    Arrestato il truffatore seriale di anziani: "Ecco la sua foto, lo riconoscete?"
    Lui è finito in manette, i suoi quattro complici sono stati denunciati.
    Lui e la sua banda avevano stilato un vero e proprio schema con i vari passi da seguire e le frasi da dire. E infatti, da "professionisti", in poco più di un anno avevano messo a segno cinque colpi, portando a casa oltre quarantamila euro. Spregiudicati e convinti di se stessi, entravano in azione fornendo sempre i propri dati reali: nome, cognome, numeri di telefono. Ma proprio questa loro sicurezza li ha traditi.
    Gli agenti del commissariato Greco Turro di Milano hanno arrestato Andrea Vecchione - milanese di trentadue anni pregiudicato - e denunciato a piede libero quattro uomini tra i trentadue e quarantacinque anni, suoi complici.
    I cinque, stando agli accertamenti dei poliziotti, avrebbero truffato a partire da settembre 2016 cinque anziani - tutti ultra settantenni, alcuni dei quali invalidi -, rubando loro oltre quarantamila euro.
    La banda - questo il modus operandi - convinceva le vittime ad aprire nuovi contratti per la fornitura dell'energia elettrica e lo stesso Vecchione - che si presentava come un alto dirigente Enel - faceva credere agli anziani di aver contratto debiti altissimi con la società. A quel punto scattava la richiesta di soldi, continua e ossessiva, con visite a casa dei pensionati anche giornaliere. Il trentaduenne, poi, accompagnava personalmente i "clienti" in banca o si faceva consegnare soldi e assegni, che venivano immediatamente incassati.
    In un caso - come ha poi accertato la figlia dell'anziano - avevano fatto sparire diciottomila euro dal conto di un uomo. In un'altra occasione, i cinque avevano rubato alcuni assegni in bianco da casa di un ottantacinquenne malato e li avevano presentati in banca.
    I componenti della banda - tutti veri promoter di alcune aziende del settore energetico, che sono estranee alla truffa - erano già stati indagati lo scorso anno dal commissariato Comasina, ma neanche questo li aveva fermati.
    Durante le perquisizioni a casa loro, i poliziotti hanno trovato decine e decine di contratti reali in bianco - gli stessi usati per i raggiri - e un vero e proprio manuale della truffa.
    Gli agenti, una volta identificati tutti i malviventi, sono entrati in azione. Vecchione, però, non è stato trovato nel suo appartamento di Milano e i poliziotti hanno riferito al padre che lo cercavano per la notificato di un atto. A quel punto, lui stesso ha telefonato in Questura dicendo di trovarsi a Napoli per lavoro e per chiedere maggiori informazioni. Poco dopo è stato arrestato.
    Arrestato il truffatore seriale di anziani: "Ecco ala sua foto, lo riconoscete?"

    Diffusione del cognome Vecchione - Mappe dei Cognomi Italiani



    Rapina in orologeria
    Presi tre napoletani
    Traditi dai filmati delle telecamere e già in cella per un colpo alle Poste
    Milano - È stato grazie agli investigatori della squadra mobile che si è arrivati ai tre autori della rapina del 4 aprile scorso alla gioielleria di corso Vercelli.
    Gli arrestati sono tre pregiudicati napoletani di 22, 24 e 34 anni già riconosciuti come autori della rapina da 68mila euro all'ufficio postale di via San Gimignano del 9 giugno scorso e finiti in manette pochi giorni dopo quel colpo. Il bottino della rapina in gioielleria era stato di 22 orologi (molti i Rolex) per un valore totale di 220mila euro. La polizia ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare per rapina in carcere lo scorso 2 ottobre al termine di un'indagine che si è avvalsa di tabulati telefonici, ma soprattutto dell'analisi di immagini di telecamere, in particolare quella di un furgone portavalori parcheggiato vivcino alla gioielleria.
    Durante il colpo uno dei tre era entrato nella gioielleria in giacca e cravatta con una maschera in lattice e una parrucca, gli altri due lo avevano erano poi raggiunto con casco integrale, le armi usate erano state una pistola e due martelletti con cui erano state infrante le vetrine dove erano custoditi gli orologi. L'imminente arrivo della polizia li aveva fatti fuggire su due scooter, uno era stato poi localizzato in via D'Alviano dove era rimasto parcheggiato fino a quando i tre avevano commesso la rapina di via San Gimignano. Il bottino in corso Vercelli era stato speso in parte nei giorni successivi: uno dei balordi aveva acquistato un'Audi A1 e due scooter, un altro si era sposato con una cerimonia in grande stile invitando anche i due complici. In casa dei tre la polizia ha trovato vestiti e scarpe usati durante le rapine.
    Rapina in orologeria Presi tre napoletani

    Omicidio, ragazza spara al vicino di casa che aveva schiaffeggiato il padre
    PALERMO. Il film del delitto ripreso da una telecamera nascosta installata dalla famiglia di Alessandra Ballarò, la ventenne che ha confessato: “Sì, sono stata io”. Indagato il fartello della ragazza per aver nascosto la pistola.
    Alessandra Ballarò sapeva che in casa la famiglia custodiva una pistola. Ieri l’ha impugnata nel bel mezzo dell’ennesima lite con i vicini, dopo che il padre aveva preso uno schiaffo dal padre di Leonardo Bua, l’uomo che ha ucciso esplodendo almeno tre colpi.
    Gli spari hanno raggiunto anche il fratello che è ancora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Lei alla polizia dopo un lungo interrogatorio in cui prima ha detto che qualcuno voleva colpire con un martello il padre, poi ha cercato di discolparsi, alla fine ha detto: “Sì sono stata io”. Il fratello della ragazza, Andrea Ballarò, è indagato per avere nascosto l’arma.
    Alla lite in strada hanno preso parte le due famiglie e anche qualche vicino. Da una parte c’erano Alessandra Ballarò, la sorella, il padre, dall’altra i due fratelli Bua, il padre e la mamma. Altri quattro vicini si sono poi aggiunti alla discussione. Al centro della lite un rancore antico, legato a un casa che i Ballarò avrebbero venduto ai Bua e che – a dir loro – non sarebbe mai stata pagata. Tanto che c’è un processo in corso davanti a tribunale civile di Palermo.
    Alla polizia erano arrivate diverse denunce negli anni di danneggiamenti in quella piazzetta. Porte, auto e piante distrutte dall’una e dall’altra parte. Ma le denunce erano sempre contro ignoti. E in zona non c’è nessuno che non conosce quell’odio tra le due famiglie.
    Sono le 17 quando i due nuclei familiari, ieri, si affrontano in strada. Qualche spintone tra i familari, i vicini intervengono per calmare gli animi, in altri momenti per dare sostegno ai Bua o ai Ballarò. Fino a quando il padre di Bua schiaffeggia il padre di Alessandra Ballarò. Un solo schiaffo che ha innescato la follia omicida. Alessandra Ballarò rientra in casa, prende la pistola e spara in rapida sequenza i colpi contro il mucchio di persone puntando ai Bua. Il primo colpo ferisce al volto Leonardo Bua che cade a terra. Poi gli spari centrano il fratello Giuseppe. Il gruppo di persone, come testimoniano le riprese delle telecamere, si concentra subito su Leonardo Bua.
    La sorella di Alessandra Ballarò cerca addirittura di fare anche un massaggio cardiaco. Nulla da fare, l’uomo è morto sul colpo. Alessandra Ballarò viene spinta in casa dai parenti, poi però esce di nuovo in piazza. Arrivano la moglie di Bua e tutti gli altri parenti, nella confusione qualcuno è riuscito a far sparire quella pistola.
    Omicidio, ragazza spara al vicino di casa che aveva schiaffeggiato il padre - Marsala News

    Anm, inchiesta sulle polizze d'oro:
    autobus assicurati come Ferrari.
    Fascicolo aperto da Procura Napoli
    di Leandro Del Gaudio
    Sembravano contratti di assicurazione buoni per la copertura di Ferrari o Chevrolet: contratti stipulati grazie alla strana mediazione di un broker del settore. Per cinque anni, o meglio, per almeno cinque anni, quei contratti hanno rappresentato uno dei buchi finanziari dell’Anm, la principale azienda di mobilità dell’area metropolitana, che da mesi fa fatica a mandare in strada i propri mezzi. Messo in questo senso, si capisce come mai la Procura di Napoli abbia deciso di partire da questo punto, dalle assicurazioni del parco auto, per cercare di capire come mai l’Anm si trovi sull’orlo del collasso finanziario. Ci è voluto un esposto firmato dal sedicente e inesistente «Annibale Canessa», presidente della fantomatica «Associazione Napoli Viva», per dare la stura all’inchiesta (ultima in ordine di tempo) sulle spese vive sofferte in questi anni dal management di via Marino.
    Chiariamo il concetto: «Annibale Canessa» non esiste, l’associazione Napoli Viva è stato un espediente per confezionare un anonimo molto dettagliato spedito al Comune, che lo ha girato in Procura, che ha deciso di dare vita a un’inchiesta che promette sviluppi. E chiariamo anche che la manina anonima che ha composto un dossier pieno di dati, nomi e conti in rosso ha deciso di spedire anche al Mattino il frutto della propria indagine.
    Fatto sta che nei primi giorni di verifiche, non si sono fatti attendere effetti concreti: gli inquirenti hanno infatti mandato uomini della polizia giudiziaria ad acquisire carte, documenti, file, mail e supporti informatici in sede, negli uffici Anm di Fuorigrotta; e l’attuale amministratore unico dell’azienda Ciro Maglione ha avviato una indagine interna, tagliando i ponti con contratti di assicurazione ora più che mai ritenuti sospetti e fornendo particolari preziosi sulla storia delle polizze assicurative che coprono dagli incidenti i mezzi che escono in strada ad accogliere l’utenza partenopea.
    Anm, indagine sulle polizze d'oro: autobus assicurati come Ferrari | Il Mattino

    Ocse: "In Campania studenti a livello del Cile, un anno indietro rispetto a Bolzano"
    Nel rapporto Ocse emerge il divario di istruzione tra Nord e Sud
    Tra uno studente di Bolzano e uno della Campania il divario della "performance" è di oltre un anno scolastico. E' preoccupante il quadro dell'Italia tracciato dall'Ocse nel rapporto 'Strategia e competenze'. Il divario tra studenti di Nord e Sud Italia assume profili inquietanti.
    "Per esempio - si legge nel report -, mentre gli studenti della provincia autonoma di Bolzano ottengono risultati estremamente soddisfacenti, in linea con quelli dei Paesi che occupano le posizioni di testa nelle classifiche internazionali, come ad esempio quelli degli studenti coreani, gli studenti della Campania si collocano più in basso, allo stesso livello di quelli cileni o bulgari".
    Ocse: "In Campania studenti a livello del Cile, un anno indietro rispetto a Bolzano" - Economia


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    Predefinito Re: Terryes

    Napoli, task force a piazza Garibaldi: rimosse fioriere piene di rifiuti
    Nell’ambito delle attività della Polizia locale nelle zone adiacenti la stazione centrale di Napoli, in particolare nel tratto compreso fra corso Novara e piazza Garibaldi, agenti dell’U.O. Tutela Emergenze Sociali e Minori, di concerto con il personale del servizio di pronto intervento del Comune di Napoli, hanno provveduto a far rimuovere le fioriere in cemento poste sul marciapiede di corso Novara che erano divenute ricettacolo di immondizia, con il potenziale pericolo igienico-sanitario nonché quello di liti ed atti di teppismo anche con l’uso di bottiglie di vetro abbandonate sul posto.
    Task force a piazza Garibaldi: rimosse fioriere piene di rifiuti | Il Mattino

    Chiacchierano ad alta voce: scoppia la rissa, 7 arresti
    Una lite per una conversazione a voce alta in strada e sfociata in una rissa conclusasi con l'intervento dei carabinieri che hanno arrestato sette persone. I fatti sono avvenuti alle due di notte del 10 ottobre in via Alessandro Brisse in zona Monteverde. A quanto si è appreso due donne stavano chiacchierando in strada, una bulgara di 24 anni e una statunitense di 48 anni. Quindi la reazione di due ragazzi napoletani di 29 e 24 anni i quali si sono affacciati dal balcone della loro abitazione chiedendo di abbassare la voce. Ne è scaturita una discussione animata con i due ragazzi che hanno deciso di scendere in strada.
    Nel frattempo la 24enne aveva avvisato al telefono il compagno, un romano 34 anni già noto alle forze dell'ordine, che si è presentato sul posto con due amici, entrambi romani di 31 e 30 anni. Il diverbio quindi sfocia in una rissa durante la quale il 34enne ha anche minacciato i due napoletani con una pistola giocattolo. Nel frattempo un altro cittadino allerta il 118. Sul posto arrivano i carabinieri della compagnia Trastervere e quelli del nucleo radiomobile che riescono a sedare gli animi. Sequestrata la pistola giocattolo, tutti finiscono in manette per rissa aggravata. Cinque sono ricorsi alle cure mediche per lievi lesioni.
    Chiacchierano ad alta voce: ?scoppia la rissa, 7 arresti | Il Mattino

    Rapina una studentessa: inchiodato dal soprannome «Napoli»
    Era conosciuto con il soprannome «Napoli», il giovane di origine magrebine che, nella giornata di ieri, è stato arrestato dagli agenti della Polizia di Stato del commissariato Viminale, per rapina ai danni di una studentessa. Ha avvicinato la giovane in piazza di Porta San Lorenzo, colpendola con la mano per strapparle la borsa. La vittima ha cercato di reagire, ma il rapinatore le ha sferrato uno schiaffo sul volto facendola cadere a terra.
    La ragazza, agli agenti che l'hanno soccorsa, ha riferito di aver udito, nel corso dell'aggressione, alcuni senza fissa dimora chiamare l'uomo «Napoli». Nel compiere immediate indagini, gli agenti del commissariato Viminale, diretto da Giovanna Petrocca, sono venuti a conoscenza che tale appellativo era utilizzato da E.F.A., un cittadino magrebino.
    Rapina studentessa: inchiodato dal soprannome «Napoli» | Il Mattino

    Napoli, a lavoro su manutenzione del ponte con camion senza assicurazione né revisione: bloccati
    di Nello Fontanella
    A quattro passi dal Distaccamento della polizia stradale di Nola lavoravano alla manutenzione del ponte stradale con il camion aziendale senza assicurazione RC verso terzi, sprovvisto di revisione periodica omessa per ben due volte, nonché con fermo fiscale e documenti di circolazione non aggiornato. Un mezzo killer insomma, di quelli in circolazione sulle strade senza alcuna certificazione di efficienza.
    E' bastato verificare la posizione assicurativa attraverso lo strumento on line del portale per avere conferma del sospetto. Un mezzo sprovvisto di tutto.
    Che ha lasciato senza parola gli stessi operatori della stradale. Un azzardo consumato proprio sotto gli occhi dei tutori della legge. Un mezzo sprovvisto di assicurazione RC verso terzi, senza revisione periodica omessa per ben due volte, nonchè con fermo fiscale e documenti di circolazione non aggiornato. Cosi' è scattato il sequestro immediato e le sanzioni amministrative per oltre 2.500 euro.
    Napoli, a lavoro a bordo di camion senza assicurazione né revisione | Il Mattino

    Bari, cieco guidava moto
    Il giudice: non è truffatore
    «E' solo un irresponsabile»
    Il caso di un 59enne denunciato dalla Finanza e assolto dal gup per truffa all'Inps. Gli saranno restituiti i beni sequestrati
    BARI - Lo avevano preso per un truffatore perché dichiarava di essere cieco ma era stato sorpreso più volte in sella ad una moto e intento a fare volantinaggio nelle strade di Bari vecchia. Per questo la Guardia di finanza gli aveva anche sequestrato i 225mila euro corrispondenti a 23 anni (dal 1990 al 2013) di pensione di invalidità civile e indennità di accompagnamento.
    Dopo quattro anni di processo, il Tribunale di Bari ha assolto il 59enne barese Francesco Caringella «perché il fatto non sussiste». Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione, con la quale è stata disposta anche la revoca del sequestro, il giudice monocratico Marco Guida ha rilevato che l’uomo «compie in autonomia azioni di vita quotidiana a suo rischio e pericolo ma, soprattutto, ponendo a rischio l’incolumità degli altri», ma non per questo ha commesso una truffa perché è stata «confermata la sussistenza della patologia» e quindi quelle indennità gli erano dovute.
    Le indagini della Guardia di Finanza di Bari, avviate nel 2012 dopo una segnalazione dell’Inps e coordinate dal pm Federico Perrone Capano, avevano accertato - tramite appostamenti e pedinamenti - che Caringella usciva da solo, distribuiva volantini per viaggi a Lourdes, ma soprattutto andava in moto. Nel corso del processo, anche sulla base di consulenze mediche, la difesa dell’imputato ha poi dimostrato che il 59enne è davvero un «cieco assoluto», affetto da retinite pigmentosa degenerativa, che gli consente di percepire soltanto luci e ombre, e ha rilevato che l’aver svolto da solo attività quotidiane come guidare una moto, è sicuramente da "irresponsabile, ma niente di più».
    Guidare una moto per Caringella, che ha un residuo visivo accertato inferiore al 3 per cento, era quindi «possibile - hanno fatto mettere a verbale i medici - pero' è un rischio sia per se stesso che per le altre persone, «elevato, molto elevato». «E' vero che vede le luci e le ombre, quindi sa riconoscere se sta passando una macchina o sta passando un qualcosa, pero' non sa riconoscere chi è. Andare sul motore - concludevano i medici - è molto pericoloso». Questo fa di Francesco Caringella un irresponsabile, ma non un truffatore.
    Bari, cieco guidava moto Il giudice: non è truffatore «È solo un irresponsabile» - La Gazzetta del Mezzogiorno

    Medici litigano, bimba muore: sospesi solo 7 giorni al mese
    E' accaduto all'ospedale "Di Venere".
    Emanuela Carucci
    Se la caveranno con un semplice provvedimento disciplinare i due medici e un'anestesista che lo scorso 18 aprile, per colpa di un litigio tra loro, hanno effettuato troppo tardi un parto cesareo che è costato la vita alla neonata.
    Un caso clamoroso di malasanità, all'ospedale "Di Venere" di Bari, messo in luce dalla denuncia del quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno". La sentenza non prevede il carcere ma una sospensione senza stipendio per 120 giorni (90 giorni per uno dei tre).
    Ma il paradosso qual è? Se da un lato la Asl accusa "di gravi negligenze" (come si legge ancora sulla "Gazzetta del Mezzogiorno") i tre, dall'altro dichiara che non puo' farne a meno e che sono indispensabili. Pertanto, la Asl ha concesso la "rateizzazione" dei giorni di sospensione. I due medici si assenteranno sette giorni al mese a partire da ottobre. L'anestesista, invece, rimarrà a casa tre giorni al mese.
    Ma cosa è successo quel giorno? Sulla partoriente c'era necessità di effettuare un taglio cesareo urgente, ma ha dovuto aspettare più di un'ora perchè fosse portata in sala operatoria a causa di una cattiva organizzazione nella gestione dei pazienti. Secondo quanto è emerso dalle indagini dei Nas, la sala chirurgica era stata messa a disposizione di un paziente arrivato tre ore dopo e che non era urgente come la giovane donna in procinto di partorire.
    Da li' è nato un litigio tra i chirurghi e l'anestesista che ha portato i medici a perdere tempo. Intanto la neonata è morta.
    Medici litigano, bimba muore: sospesi solo 7 giorni al mese

    Napoli, la denuncia dei Verdi: «Quelle magliette per bambini inneggiano al crimine»
    “La mitizzazione dei camorristi, grazie anche a serial come Gomorra tanto per fare un esempio, sta portando a risultati inimmaginabili fino a pochi anni fa, come dimostra il caso di un negozio di abbigliamento di via Genova, a Napoli, nei pressi della stazione, che vende vestiti per bambini che riportano la scritta Narcos, con un’etichetta a forma di pistola a togliere ogni dubbio sull’ispirazione che ha avuto l’ideatore di quella linea di abbigliamento”.
    Lo hanno detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli de La radiazza, per i quali “è assurdo che si mettano in vendita vestiti del genere, ma è ancora più inaccettabile che ci siano genitori che li comprano ai loro figli, alimentando il mito dei narcotrafficanti. A Napoli ci sono diversi locali che vendono questi capi e c'è addirittura un negozio che vende abbigliamento per bambini che si chiama "Baby gang”.
    “Purtroppo quel che temevamo sta avvenendo, i camorristi, invece di essere considerati un male assoluto, sono visti come dei modelli da seguire anche perché fiction come Gomorra non fanno altro che alimentare questi falsi miti, non proponendo mai figure alternative che rappresentino il bene” hanno aggiunto Borrelli e Simioli per i quali “la camorra va raccontata, ma va raccontato anche che c’è uno Stato che la combatte e, soprattutto, bisogna evidenziare anche che i camorristi sono eroi negativi e non esempi da seguire”.
    Napoli, la denuncia dei Verdi: quelle magliette inneggiano al crimine | Il Mattino

    Il baby boss col profilo Facebook: sequestrato smartphone nel carcere di Airola
    Dalla sua cella del carcere minorile di Airola interveniva tranquillamente sul proprio profilo Facebook. E' stato cosi' che la Polizia Penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefono cellulare nella disponibilità di un detenuto.
    A darne notizia è Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria Sappe. «Ai Dipartimenti della Giustizia minorile e dell'amministrazione penitenziaria - spiega il sindacalista - chiediamo interventi concreti, come la dotazione ai reparti di polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica per contrastare l'indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani».
    Il Sappe ricorda che «sulla questione relativa all'utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che puo' permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo».
    Il baby boss col profilo Facebook: sequestrato smartphone in carcere | Il Mattino

    Truffo' l'Ue per ottenere gasolio a prezzo agevolato: multa e carcere per 65enne campano
    di Alessandro Mazzaro
    Truffa nei confronti dell'Unione Europea per ottenere gasolio a prezzo agevolato e rivenderlo a nero. E' quanto accertato dal Tribunale di Salerno, che ha condannato un 65enne di Pontecagnano Faiano a due anni di detenzione e 1200 euro di multa per associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
    La pena definitiva, eseguita nel primo pomeriggio di ieri dai carabinieri della locale stazione, è arrivata a conclusione del processo che ha fatto luce su una serie di operazioni che in tre anni hanno portato ad un'evasione fiscale da cinque milioni di euro.
    Il sistema era questo: il sodalizio, composto da 40 persone, costituiva false aziende agricole per ottenere ingenti quantitativi di gasolio agricolo ad accisa agevolata; successivamente tale carburante veniva venduto a nero a soggetti privi dei requisiti necessari per poterlo acquistare. Un meccanismo che, fra il 2009 ed il 2012, ha prodotto un profitto da oltre 7 milioni di euro (più l'evasione sopracitata).
    Truffò l'Ue per ottenere gasolio a prezzo agevolato: arrestato | Il Mattino

    «La grande truffa dei migranti»: indagato Lucano, il sindaco del modello Riace
    di Serafina Morelli
    Domenico Lucano, sindaco di Riace, il paese della Locride simbolo dell’accoglienza internazionale, è sotto inchiesta. L’unico italiano inserito nella classifica della rivista “Fortune” tra i 50 leader più influenti al mondo, insieme a Papa Francesco, la cancelliera Angela Merkel, l’amministratore delegato di Apple Tim Cook, è oggi indagato per quel modello di ospitalità che ha risollevato il paesino nel cuore della Locride. Abuso d’ufficio, concussione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Unione europea: questi i reati per cui risulta indagato il sindaco Lucano, dopo il blitz delle fiamme gialle negli uffici del Comune di Riace e nelle sedi delle varie associazioni che si occupano di migranti. Acquisiti atti, fatture, tutta la documentazione amministrativa, contabile e bancaria inerente i progetti di accoglienza degli stranieri a cui partecipano le associazioni in convezione con il Comune di Riace (Sprar-Cas-Minori non accompagnati) con particolare riferimento alle rendicontazioni e alle fatture giustificative delle spese sostenute dal 2014 ad oggi, nonché le documentazioni emesse dal sindaco. Sotto inchiesta anche Antonio Fernando Capone, presidente dell’associazione, simbolo dell’accoglienza, “Città Futura”. La sede è stata perquisita ieri dagli uomini della Guardia di finanza di Locri.
    Prima la relazione del prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, che annota «criticità estremamente preoccupanti, sia per gli aspetti amministrativi e organizzativi che per gli aspetti di merito, riguardanti i servizi rivolti agli stranieri, privi di effettiva pianificazione». Poi un video su Youtube pubblicato da un nick name anonimo che insinua che il sindaco abbia pilotato un appalto con i fondi arrivati dalla Regione per il dissesto idrogeologico. Poco tempo fa la visita degli ispettori del Ministero chiamati a giudicare il modello dell’accoglienza che anni fa ha colpito anche il regista tedesco Wim Wenders. Infatti proprio a Riace giro' Il Volo”, un cortometraggio, per raccontare la storia dell’accoglienza, che ha fatto il giro del mondo. E anche l’attore siciliano Beppe Fiorello è rimasto attratto dal paesino della Locride dove ha girato, nei mesi di maggio e giugno, una fiction sulla storia del sindaco che è riuscito a invertire la rotta dello spopolamento proprio grazie ai progetti di accoglienza e inclusione sociale.
    Un’idea nata nel 1998, quando Lucano aiuto' alcuni profughi curdi sbarcati sulle coste della Locride a trovare riparo e conforto. Da qui la sua decisione di trasformare Riace in una comunità senza barriere umane e culturali. Libano, Iraq, Sudan, Palestina, Ghana, Etiopia: più di venti nazionalità che vivono insieme agli abitanti di Riace. Adesso bisognerà attendere gli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Locri sull’operato del sindaco di Riace. Un esempio di politica dell'accoglienza che oggi rischia di crollare. Questa volta la ’ndrangheta non c’entra.
    «La truffa dei migranti», indagato sindaco Riace | Il Mattino







    Mancia di addio di Crocetta 40 milioni ai suoi dipendenti
    Nella finanziaria elettorale aumenti per forestali e impiegati regionali. Tagli alle tasse con le casse vuote
    Lodovica Bulian
    La Sicilia che si prepara ad andare a nuove elezioni tra poche settimane è la «Regione più virtuosa del Paese», nell'idilliaca fotografia scattata ieri dall'assessore uscente al Bilancio (confermato dal candidato governatore del centrosinistra) Alessandro Baccei.
    Tanto virtuosa da poter disseminare l'ultima manovra finanziaria prima della scadenza del mandato di aumenti, sgravi fiscali, misure «attese da anni» divenute improvvisamente possibili nell'isola speciale grazie al «risanamento» sui conti. Gli stessi su cui la Procura contabile solo tre mesi fa aveva posto il veto chiedendo la bocciatura, poi respinta, del rendiconto finanziario regionale.
    Era zeppo, secondo i magistrati, di «irregolarità» su cui aleggiava lo spettro del «dissesto». Invece ecco i cordoni della borsa riaprirsi: ce n'è per tutti nell'anno elettorale e nei 40 milioni di euro che la Regione ha trovato per finanziare gli aumenti contrattuali a 40mila dipendenti pubblici, tra regionali e forestali che intascheranno 80 euro in più in busta paga. Senza dimenticare l'esenzione dal ticket per i disoccupati, il salvataggio delle ex Province resuscitate dal parlamentino siciliano e l'assorbimento in regione dei dipendenti delle partecipate.
    Ma guai a sospettare del tempismo alla vigilia della competizione per la poltrona di Palazzo D'Orleans: i risultati «straordinari» della manovra presentata ieri in conferenza stampa sono frutto del duro «lavoro compiuto». Anche se toccherà al nuovo governo che uscirà dalle urne del 5 novembre approvarla, la ricca eredità è ormai stata messa nero su bianco dal presidente uscente Rosario Crocetta. Che certo non si aspettava di essere tagliato fuori dalla partita elettorale. Ieri il Tar di Catania ha respinto il ricorso avanzato contro l'esclusione dalla competizione nel collegio di Messina, l'unico in cui il governatore uscente si era candidato, della lista «Arcipelago Sicilia - Micari presidente» a sostegno del candidato dem, perché presentata oltre i termini. Nelle prossime ore è atteso anche il verdetto del tribunale amministrativo di Palermo su un secondo appello in cui spera il governatore.
    I siciliani si ricorderanno degli «sforzi» dell'amministrazione nell'ultimo miglio prima della fine del mandato: ne beneficeranno 18mila dipendenti di Regione ed enti, che grazie a uno stanziamento di 18 milioni di euro, in aggiunta ai 10 già messi quest'anno per avviare la contrattazione per i rinnovi, avranno finalmente l'aumento di 85 euro al mese. Ottanta euro in busta paga anche ai 22mila forestali dell'isola, con un esborso per le casse regionali di 12 milioni. Nella manovra non manca nemmeno l'attenzione a imprese e cittadini: già, perché nella regione che non riesce a riscuotere nemmeno le sue tasse e che ha una partecipata, Riscossione Sicilia, alle prese con una voragine finanziaria da 52 miliardi di euro di tributi non incassati negli ultimi dieci anni, è previsto un taglio alle imposte per 257 milioni di euro. Come? Azzeramento dell'Irap dal 2018 e dimezzamento dell'Irpef. «Un risparmio concreto per i cittadini siciliani, aziende e famiglie. Non era mai successo prima. La Sicilia si colloca tra le Regioni più virtuose del Paese». Pronta per andare al voto.
    Mancia di addio di Crocetta 40 milioni ai suoi dipendenti


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    Predefinito Re: Terryes

    «Io, ferito da un chiodo: quasi 48 ore per trovare l'antitetanica nelle farmacie napoletane»
    di Melina Chiapparino
    Due giorni di ricerca e preoccupazione, trascorse con l’ansia di non potersi fare l’antitetanica. E' cosi' che un 30enne napoletano, residente a Chiaia, ha vissuto le 48 ore successive all’incidente che gli ha procurato un’escoriazione sul braccio. Trovare il medicinale nella farmacie napoletane è un’impresa quasi impossibile. Il giovane, ferito in casa propria per lo sfregamento dell’arto su un chiodo arrugginito, ha cominciato ieri la lunga trafila nelle farmacie napoletane per acquistare il medicinale che gli potesse assicurare la copertura contro il tetano.
    «Tutte le farmacie dove ci siamo recati non avevano l’antitetanica ed abbiamo girato vari quartieri della città – spiega indignata Valeria, la fidanzata del giovane - molte di queste ci hanno detto che l’avevano ordinata da tempo ma che non era arrivata e probabilmente non arriverà». I due fidanzati hanno girato i quartieri di Chiaia, del Vomero, la zona di Piedigrotta fino a Posillipo, alla ricerca dell’antitetanica, per un totale di 40 farmacie ma nessuna era fornita del medicinale. «Eravamo molto preoccupati perché la fiala va utilizzata entro 24 ore dal ferimento - continua Valeria - alcuni farmacisti ci avevano consigliato un antibiotico ed una crema, in sostituzione ma la nostra ansia aumentava sempre più perché sappiamo che solo l’antitetanica garantisce la giusta copertura».
    Anche negli ospedali le uniche scorte vengono utilizzate solo per i ricoverati e ieri, al Fatebenfratelli, i due giovani si sono allontanati dal presidio dopo oltre un’ora di attesa durante la quale non era stato garantito l’utilizzo del medicinale. La disperata ricerca del medicinale si è conclusa stamane, quando Valeria e il suo ragazzo hanno recuperato la medicina in una farmacia su via Duomo, nel centro storico. «Ci hanno detto che era l’ultima fiala di scorta - conclude la ragazza - siamo stati fortunati perché era una rimanenza ma troviamo assurdo dover girare due giorni per la città fino a comprare a 20 euro un medicinale che è introvabile ma necessario in questi casi».
    http://www.ilmattino.it/napoli/crona...e-3305696.html

    Addio al cedro libanese nel cuore di Napoli, ucciso da vandali e incuria: è il terzo in 4 anni
    Il cedro libanese morto a largo Giusso
    di Gennaro Morra
    Sembra una sorta di maledizione quella che colpisce gli alberi che vengono piantati in largo Girolamo Giusso, quartiere San Lorenzo, pieno centro storico di Napoli. Negli ultimi quattro anni sono già tre, infatti, i cedri libanesi che sono stati abbattuti perché malati, vittime di atti vandalici o seccati dalla siccità.
    Il primo episodio risale al 2013, quando, all’indomani della tragedia avvenuta in via Aniello Falcone, dove una donna fu uccisa nella sua auto, schiacciata dalla caduta di un pino, il Comune avviò un controllo dello stato di salute di tutti gli alberi presenti in città. In quell’estate per motivi di sicurezza furono eliminati molti fusti, tra cui anche un cedro libanese secolare presente nella piccola piazza.
    «Fu tagliato dalla sera alla mattina dagli operatori comunali – spiega Paolo Signorelli, botanico che a titolo volontario si dedica alla cura del verde nel centro storico –. Dopo una perizia effettuata da una perita agraria, il Comune ne ordinò l’abbattimento, ma noi cittadini interessati alla vicenda non siamo mai riusciti a leggere quella relazione. Ci venne detto solo che presentava una carie nel legno, ma non sembrava così sofferente». A distanza di qualche mese l’albero fu sostituito da uno della stessa specie: «Quello è durato fino allo scorso gennaio – racconta Signorelli –. Qualcuno l’ha segato durante la notte, forse spinto dalla fobia degli alberi che ormai si vive in città. O, più semplicemente, si è trattato di uno stupido e insensato atto vandalico».
    A febbraio di quest’anno era stato piantato il terzo cedro del Libano, che stava crescendo molto bene, curato amorevolmente dai commercianti della piazza e da comuni cittadini. Infatti, da tempo l’Amministrazione comunale ha affidato la cura del verde ai residenti dei vari quartieri. Un’operazione che sembrava funzionare, tant’è vero che ad agosto lo stesso Signorelli, in compagnia del consigliere alla II Municipalità, Pino De Stasio, aveva visitato alcune aree verdi del centro storico, riscontrandone il buono stato di salute. Anche il cedro libanese di largo Giusso, nonostante il lungo periodo di siccità, era in gemmazione e i due volontari lo annaffiarono per precauzione. Oggi invece il consigliere De Stasio ha diffuso la triste notizia della morte dell’albero. «Il fatto che fosse in gemmazione ci ha dato false speranze, ma evidentemente le radici erano già morte», spiega Signorelli.
    Quanto all’idea di affidare la cura del verde ai cittadini, l’esperto non la boccia: «Possono farlo, ma c’è bisogno di maggiore impegno e costanza. I cittadini dovrebbero organizzarsi meglio tra loro, magari costituire delle associazioni». E, comunque, il Comune non può affidare a loro l’intera gestione delle aree verdi: «Ci vogliono degli interventi di manutenzione da parte di personale esperto – conclude Signorelli –. Almeno due al mese per ogni pianta. Per un costo che si aggira intorno ai 2.500 euro all’anno per la cura di un solo albero».
    https://www.ilmattino.it/napoli/citt...i-3312540.html

    Formiche nel reparto di cardiologia dell'ospedale San Giovanni Bosco: accanto ai letti dei pazienti spunta l'insetticida
    di Elena Petruccelli
    Formiche in Cardiologia? Si ricorre alla polvere insetticida per eliminarle. Cosi' alcuni pazienti ricoverati all'ospedale San Giovanni Bosco si sono ritrovati a terra al proprio posto letto, lato cuscino, la polverina contro gli insetti. Da qui la protesta dei parenti: «Mio padre è stato appena operato. Chi subisce un intervento, o ha problemi al cuore, respira a fatica e con la bocca aperta. Come è possibile che accanto al letto dei nostri cari abbiamo trovato l'insetticida?».
    Le piccole laboriose formiche continuano in fila indiana la propria scalata, percorrendo le mura accanto ai letti e proseguendo fino ai reparti. Vi sono altre problematiche segnalate dagli utenti dell'ospedale napoletana, nella saletta di attesa di Cardiologia, mancano le poltroncine, e purtroppo chi aspetta il proprio turno per un esame, spesso è costretto a restare in piedi.
    http://www.ilmattino.it/napoli/citta...o-3307566.html

    Auto nel mirino in Campania: furti di pneumatici e airbag
    di Roberta Salzano
    Furto di airbag tra via degli Astronauti e viale Kennedy. Il colpo sarebbe stato messo a segno dai malfattori nei giorni scorsi, probabilmente di pomeriggio quando la zona diventa più isolata ed è più facile agire, come segnalato dalla proprietaria del veicolo colpito, che sui social ha invitato gli utenti a fare attenzione. Purtroppo non si tratta di un caso isolato perché episodi analoghi si sono registrati anche ai danni di altre auto soprattutto nel parcheggio delle ex Mcm, in via Nuove Cotoniere. E nel piazzale di via Generale Gennaro Niglio, dove all'auto di una residente sono stati smontati gli pneumatici e la macchina è stata ritrovata su blocchi in cemento.
    http://www.ilmattino.it/salerno/angr...g-3208250.html

    Napoli, ritorno al passato: i turisti scattano selfie tra i rifiuti nel centro storico
    di Melina Chiapparino
    La denuncia sociale scoppia su facebook da una foto che ritrae turisti impegnati e incuriositi nel fotografare i rifiuti. Tre stranieri scattano selfie e ritraggono cartoni, materassi e mobilio abbandonati su via Pallonetto a Santa Chiara, nel cuore del centro storico.
    A scatenare lo sdegno sul social è Pino De Stasio, consigliere municipale con delega speciale per la tutela del centro storico, che posta la foto con duri commenti ed una vera e propria accusa pubblica. «Ma non provano vergogna -scrive De Stasio su facebook - quei cittadini e commercianti che buttano in maniera oscena e senza osservare orari e posizionamenti, cartoni, materassi e mobilio?».
    https://www.ilmattino.it/napoli/citt...i-3316357.html



    Firenze, in tre restano in cella:
    «Vivete a Napoli, no ai domiciliari»
    di Leandro Del Gaudio
    Restano in carcere, non ottengono il beneficio degli arresti domiciliari, per un ragionamento fin troppo chiaro: «Vivono a Napoli, città ad alta densità criminale, nella quale il carattere saltuario dei controlli di polizia non sarebbe idoneo ad evitare il concreto pericolo di evasione, considerata anche l’elevata abilità degli indagati nel celare la propria reale identità».
    Parole che non vengono scritte da un sociologo alle prese con gli stereotipi di sempre su Napoli e sulle tante forme di illegalità diffusa, ma da un giudice del Tribunale di Firenze. Parole messe nero su bianco, nell’ambito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip fiorentino Paola Belsito, che ha firmato gli arresti di tre cittadini dello Sri Lanka, residenti in pieno centro storico e indagati per un reato che avrebbero commesso nel capoluogo toscano.
    Incensurati ma accusati di ricettazione di carte di credito e documenti di identità, con cui i tre cingalesi avrebbero provato ad acquistare in un negozio di telefonia due smartphone di ultima generazione, attraverso un giochetto anche abbastanza elementare nel suo genere: avrebbero - secondo l’accusa - provato a cambiare documenti e carte di credito tra il primo e il secondo acquisto in modo da portare a casa un telefonino di ultima generazione. Parliamo di oltre mille euro. Un reato di quelli che ne vedi a decine in un’aula di Tribunale, tra direttissime e sezioni ordinarie, che finisce al centro di una storia che diventa degna di nota proprio per le parole usate dal giudice nel motivare l’ineluttabilità degli arresti.
    Fossero vissuti a Bolzano, a Treviso, magari a Siena o nella verde Umbria, quei tre presunti malviventi di basso profilo oggi avrebbero ottenuto gli arresti domiciliari o un meno grave obbligo di dimora.
    https://www.ilmattino.it/primopiano/...i-3314890.html

    Napoli, addio con applausi a Bardi, il rapinatore ucciso da un avvocato a Latina
    Autopsia conclusa, salma liberata, si attendono per le prossime settimane i risultati. Traiettoria dei proiettili, numero di colpi, punto di impatto: gli esami balistici saranno fondamentali per chiarire i punti oscuri sulla morte di Domenico Bardi, il 41enne del Rione Traiano ucciso a Latina mentre, con alcuni complici, stava svaligiando un’abitazione.
    Ieri, nel popoloso complesso residenziale di Soccavo, si sono tenuti i funerali. Circa duecento persone si sono riunite nella parrocchia Maria Immacolata della Medaglia Miracolosa, in via Marco Aurelio. Tra loro i genitori e i parenti di Bardi ma anche semplici conoscenti del rione che si sono incontrati per l’ultimo saluto. Alla fine della funzione, mentre il corpo veniva trasportato al cimitero, è scattato un lungo applauso e sono stati liberati dei palloncini bianchi e azzurri.
    https://www.ilmattino.it/napoli/cron...a-3316123.html

    Paranza dei bambini a Forcella,
    pentito accusa anche suo figlio
    «Napoli peggio di Baghdad stiamo sei a uno per noi» La paranza dei bambini e l'omicidio del boss Sibillo Camorra, laboratorio della ferocia «Napoli peggio di Baghdad stiamo sei a uno per noi»
    di Viviana Lanza
    Accessori e abiti di false griffe e buste, quelle bianche in plastica comunemente usate come shopper usa e getta, imposte agli ambulanti. Era questo il tesoro a cui puntavano i babyboss del centro storico, la cosiddetta «paranza dei bimbi», che tre anni fa decisero di imporsi con stese e omicidi per lanciarsi alla conquista di Forcella e dintorni. Non c’era solo il controllo delle piazze di spaccio nei vicoli nei loro progetti. Per diventare ricchi e fare i camorristi, quei giovani avevano pensato di mettere le mani anche sul grande business dei falsi alla Maddalena.
    «Rendeva 14mila euro a settimana» ha raccontato Vincenzo Amirante, un tempo camorrista e oggi collaboratore di giustizia. Da pentito ha puntato l’indice anche contro il figlio: «Ho fatto parte del gruppo criminale inizialmente costituito dai Sibillo, dai Giuliano e da mio figlio Salvatore». E sull’omicidio di Maurizio Lutricuso, ucciso per una sigaretta negata nel 2014 davanti a una discoteca a Pozzuoli, ha raccontato: «Fu commesso da Vincenzo Costagliola per futili motivi mentre a vantarsene era il ragazzo che stava con lui e che è stato condannato».
    Per questo delitto Costagliola è stato condannato a sedici anni in primo grado come istigatore e il sedicenne che era con lui a 23 anni di carcere come esecutore. Ora le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia sono entrate nel processo d’appello al gruppo Sibillo-Giuliano-Amirante-Brunetti, la «paranza dei bimbi».
    Il gruppo è stato protagonista di una feroce stagione di sangue e terrore tra i vicoli del centro storico. Progettava di riportare Forcella ai fasti criminali degli anni Ottanta e raccoglieva affiliati tra ragazzi adolescenti o poco più, affascinandoli con lo slogan «Forcella ai forcellani» e motivarli alla guerra contro i Mazzarella e contro chi, per conto della storica cosca, gestiva il malaffare tra i vicoli.
    L’inchiesta ha portato in primo grado alla condanna di capi e gregari della «paranza». E ora che è in corso il processo d’appello, il fascicolo si arricchisce delle dichiarazioni di Vincenzo Amirante, padre di quel Salvatore che viene indicato come uno dei protagonisti del cartello di giovani criminali. Ai pm della Dda Amirante senior ha descritto i ruoli all’interno del clan inizialmente formato dai Sibillo e dai rampolli della famiglia Giuliano.
    http://www.ilmattino.it/napoli/crona...o-3295719.html

    Test Invalsi: il Nord eccelle ma il Sud che non sa, vince i concorsi dello Stato
    Merito e istruzione, tra Nord e Sud non è cambiato nulla. Un anno fa da queste colonne denunciavamo il fatto che tra i test Invalsi e l’esito della maturità, vi fosse un imbarazzante abisso. Repubblica non lesinava critiche. Quest’anno anche il Corriere spara a zero. Ecco qui, e parla di scandalo.
    “Il ministero della Pubblica istruzione (Miur) ha appena comunicato gli esiti della maturità di quest’anno e la notizia riportata dai quotidiani è che sono aumentati i cento e lode in tutto il Paese. L’aumento non è enorme, mediamente il 5 per cento. Ma era l’unica novità da segnalare perché l’ennesimo straripante successo delle scuole del Sud che hanno molti più 100 e lode di quelle del Nord non fa più notizia, dato che sono otto anni che lo segnaliamo dalle pagine del Corriere.
    Semmai, quest’anno ci sono un po’ più di dati pubblici per documentare meglio lo scandalo. La Puglia è il campione nazionale della maturità con 944 cento e lode, un po’ meno di tre volte dei 337 della Lombardia, ma se si tiene conto del numero degli studenti il gap sale a 5 volte. In Puglia 26 studenti su mille hanno avuto la lode contro i 5 in Lombardia. Ma l’analisi delle prove Invalsi di italiano del 2016 sulla seconda superiore (studenti lontani tre anni dalla maturità, ma un riferimento valido) dimostra che le scuole pugliesi sono decisamente peggiori di quelle lombarde: 54 per cento di risposte esatte in Puglia contro 64 in Lombardia e punteggio complessivo di 193 contro 213.
    Anche nel resto del Paese, il successo delle scuole del Centro-Sud non è giustificabile. La Campania ha avuto 12 studenti su 1.000 con 100 e lode. Il Lazio 10. La Calabria 20. Mentre nelle regioni del Nord, oltre ai 5 su mille della Lombardia, sono stati 8 su mille in Veneto e Piemonte….”
    Scandalo, non giustificabile…. Ma nessuno interroga i presidi e i docenti sulla loro manica larga? Sul loro concetto di conoscenza e cultura?
    “Questi voti sono esattamente invertiti rispetto ai risultati Invalsi, che per il resto delle regioni del centro-sud sono molto inferiori a quelli del nord. Le risposte giuste in Calabria, Campania e Lazio sono, rispettivamente, 51,52 e 53 per cento contro 62,63 e 64 in Piemonte, Veneto e Lombardia. Il punteggio complessivo è 188 in Calabria, 191 in Campania e 192 in Lazio contro il 207 in Piemonte, 211 in Veneto e 213 in Lombardia”.
    Ma quel che conta nei concorsi pubblici sono i voti della maturità. E’ evidente la discriminazione, il razzismo manifesto, direi quasi il disprezzo per gli studenti del nord del “paese”. La nostra gente viene insultata, sbeffeggiata da scrittori, giornalisti, presunti registi di un cinema mediocre e politicamente schierato (qualcuno lo definisce “impegnato”. Si', impegnato a leccare la mano del padrone che finanzia certi film con i soldi dei contribuenti del Nord).
    Test Invalsi: il Nord eccelle ma il Sud che non sa, vince i concorsi dello Stato | L'Indipendenza Nuova

    Tifosi del Verona urlano "scimmia" ai giocatori del Napoli


    Attico pagato coi soldi per i bimbi malati
    Nuove accuse al vescovo degli scandali
    Indagato monsignor Micciché, fino al 2012 alla guida della diocesi di Trapani
    di ALESSANDRA ZINITI
    I soldi destinati ai bambini autistici e ai piccoli malati oncologici sono finiti in un attico di 210 metri quadri con depandance al centro di Roma. Ottocentomila euro, sottratti ad un ente morale, la Fondazione Campanile, una delle più importanti realtà socio-assistenziali della Sicilia, e utilizzati a fini privati dall'ormai ex vescovo di Trapani monsignor Francesco Micciché, sollevato dal suo incarico nel 2012 da papa Benedetto XVI all'esplodere dello scandalo per un ammanco milionario dai conti della Diocesi. Cinque anni dopo, dall'inchiesta ancora aperta alla Procura di Trapani che vede l'alto prelato indagato per appropriazione indebita e malversazione per la distrazione dei fondi dell'8 per mille, continuano a venire fuori sorprese. Come questo attico al quarto piano di un antico palazzo nobiliare al numero 50 di via San Nicola di Tolentino alle spalle di piazza Barberini. Cinque finestre su un unico balcone in uno stabile di pregio che ospita anche un paio di residence di lusso e un'accademia di moda.
    Acquistato nel 2008 dal vescovo di Trapani ad un prezzo decisamente sottostimato per i prezzi del centro di Roma: 760.000 euro più 30.000 di spese notarili, per di più dichiarandone l'utilizzo ai fini di culto (dunque equiparato ad una chiesa) per non pagare l'imposta di registro, l'appartamento è stato intestato alla Curia di Trapani. Come ha confermato ai pm monsignor Alessandro Plotti, inviato dal Vaticano come amministratore apostolico a Trapani dopo la rimozione di Micciché. "Io ho rilevato l'anomalia dell'acquisto di una casa privata intestata alla diocesi con soldi che avrebbero dovuto essere destinati alla cura dei bambini e alle finalità della Fondazione Campanile. Non è accettabile che siano stati buttati via 500.000 euro per l'acquisto di una casa privata a Roma in pieno centro storico sottraendo quella somma alla possibilità di destinarli alla cura di bambini con problemi psichici".
    Monsignor Plotti parla ai pm di 500.000 euro perché la casa risulta essere stata pagata con cinque assegni da 100.000 girati dal conto della fondazione Auxilium (che aveva incorporato la Campanile) e 300.000 euro in contanti. Quando Plotti aveva chiesto conto a Micciché di quale fosse la provenienza di quella somma così grossa in contanti, raccontano che il vescovo gli avrebbe risposto con un sorrisetto ironico: "Li ho trovati nel cassetto".
    L'ipotesi dei pm è che l'acquisto dell'appartamento rientrasse tra quegli "investimenti" (altri appartamenti a Palermo, ma anche titoli su conti esteri e polizze assicurative) che Micciché avrebbe realizzato sottraendo quasi tre milioni di euro alla Diocesi, dai fondi dell'8 per mille a quelli della Fondazione Campanile. Con una astuta operazione tecnico-finanziaria: la fusione per incorporazione della Fondazione istituita nel 1968 da monsignor Antonio Campanile, che l'aveva destinata ai bambini con gravi patologie, nella Fondazione Auxiluim della quale il vescovo presidente aveva nominato amministratore il cognato Teodoro Canepa. A quel punto prelevare dal conto 500.000 euro per pagare parte della casa a Roma sarebbe stato un gioco da ragazzi. Ma non sarebbe stata l'unica operazione di quel genere. È ancora l'amministratore apostolico Plotti a dire ai pm: "Ho rilevato una serie di operazioni sfavorevoli alla Diocesi, di scarsa comprensibilità, quali le cessioni in comodato gratuito di immobili reimpiegati in strutture alberghiere. Devo dire che ho rilevato una gestione personalistica della Diocesi di Trapani che ho trovato in stato di grave dissesto economico con una totale spoliazione dei suoi beni".
    In attesa della conclusione dell'inchiesta (finora priva della risposta dello Ior alle richieste dei pm), Micciché, mai sospeso a divinis, vive a Roma e dice messa alla Confraternita dei siciliani.
    http://palermo.repubblica.it/cronaca...-C4-P7-S1.4-T1




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    Predefinito Re: Terryes

    Il figlio viene rimproverato. I genitori sfasciano scuola e feriscono 2 carabinieri
    Arrestati il papà e la mamma di un alunno dell’istituto. In manette anche il nipote che era con loro.
    Agata Marianna Giannino
    Tre arresti, due carabinieri feriti e una scuola danneggiata. È il bilancio di un’aggressione che si è consumata all’interno di una scuola elementare a Volla, comune in provincia di Napoli.
    Tutto è scaturito da un bisticcio che c'era stato tra due alunni. Ieri i genitori di uno dei piccoli si sono presentati nell’istituto “San Giovanni Bosco”, pretendendo di sapere chi era il papà che aveva rimproverato il loro bambino per quel litigio. Iniziano a parlarne con la dirigente amministrativa, ma pare che il personale scolastico fosse all’oscuro di quanto era accaduto. Ne nasce un'accesa lite. La furia, a quel punto, prende il sopravvento: non riuscendo ad ottenere la risposta che cercano, a mani nude iniziano a sfasciare gli infissi dell’edificio, a lanciare le sedie che si ritrovano davanti. Uno spettacolo a cui hanno assistito gli scolari, che in quel momento avevano terminato le lezioni e si stavano dirigendo verso l’uscita.
    Sul posto sono accorsi i carabinieri della locale stazione. Nel tentativo di bloccare i tre furibondi, due militari dell’Arma sono rimasti lievemente feriti. Per loro è stato necessario ricorrere alle cure mediche e, secondo quanto si è appreso, i medici gli hanno refertato un giorno di prognosi. Bloccati in flagranza di reato, sono finiti in manette Pasquale Matarazzo, 37 anni, con precedenti penali per rapina, la moglie Monica Morino, 34 anni, già censurata per guida senza patente, e il nipote Luciano Del Giacinto, 23 anni incensurato. Stamattina il giudice monocratico del tribunale di Nola ha convalidato il fermo e disposto che i tre attendano il processo in stato di libertà.
    Il figlio viene rimproverato. I genitori sfasciano scuola e feriscono 2 carabinieri

    Copio' la tesi della studentessa: ​prof condannata per plagio
    E'stata condannata a un anno per plagio la prof. Bari accusata di aver partecipato a un concorso con la tesi di una sua allieva
    Anita Sciarra
    Ha copiato la tesi di una studentessa, l'ha pubblicata e l'ha utilizzata per accedere al concorso da associato di Diritto internazionale nella sede dell'università di Taranto.
    La Corte di Cassazione ha condannato definitivamente a un anno per plagio la professoressa Giuseppina Pizzolante, mettendo fine a una vicenda che ha distrutto la vita alla giovane studentessa, Concetta Piscitelli, vera autrice della pubblicazione.
    Tutto inizia nel 2010, quando Concetta Piscitelli si accorge che la professoressa Pizzolante aveva copiato intere parti del suo lavoro inserendole in una pubblicazione per partecipare al concorso ed era anche arrivata a mettere in vendita in una libreria il testo. La giovane non si perde d'animo e - scrive Repubblica - denuncia la docente. Le indagini della polizia portano ad un'accusa di falso, truffa e per violazione della normativa che regola i diritti d' autore.
    Negli anni e nei vari gradi di giudizio alcune accuse si prescrivono, fino alla condanna della Cassazione. La professoressa Pizzolante dovrà anche pagare le spese sostenute dalle parte civili Concetta Piscitelli e l'Università degli studi di Bari.
    Copiò la tesi della studentessa: ?prof condannata per plagio

    Lite in chiesa durante la processione, poi scatta la vendetta: due accoltellati
    di Dario Sautto
    Torre Annunziata. Due persone accoltellate in poche ore: un caso risolto, l'altro ancora avvolto nel mistero. Il primo episodio è avvenuto in ambito familiare e ha visto come protagonisti due giovani incensurati di Torre Annunziata. L'accoltellamento è stato preceduto da una lite in chiesa, durante la processione della Madonna della Neve.
    Intorno alle 23 di domenica sera, al pronto soccorso dell'ospedale di Boscotrecase è arrivato un 29enne, S.R., sanguinante all'addome e alla tempia. Era appena stato raggiunto da due fendenti ha raccontato durante una lite avvenuta sul corso Vittorio Emanuele III, a Torre Annunziata. Era in compagnia di alcuni amici, quando sarebbe stato avvicinato da un giovane che lo ha accoltellato, dopo un violento diverbio. Sul caso sono state avviate immediatamente le indagini dai carabinieri del comando di Torre Annunziata che, agli ordini del maggiore Luigi Coppola, già nella nottata hanno fermato il presunto responsabile mentre rientrava a casa. In manette è finito il 24enne Raffaele Forte, incensurato come l'altro protagonista della vicenda, che nel frattempo si era disfatto dell'arma utilizzata. Il coltello, poi, è stato ritrovato nel tardo pomeriggio di ieri nei pressi degli scavi di Oplonti. Il giovane è stato portato in caserma e, su disposizione del sostituto procuratore Antonella Lauri della Procura oplontina, spedito in carcere con l'accusa di tentato omicidio e porto abusivo di arma.
    https://www.ilmattino.it/napoli/cron...i-3320813.html

    Palermo, segano le sbarre e fuggono. Tre evasi da Favignana
    Nella notte tre detenuti sono riusciti a scappare dal carcere sull'isola siciliana. Sappe: "Un evento irresponsabile e gravissimo"
    Tre detenuti sono evasi nella notte dal carcere dell'isola di Favignana. La fuga è avvenuta alle 3 di notte, i tre avrebbero segato le sbarre. Uno dei tre evasi è l'ergastolano, Adriano Avolese, originario di Pachino, nel Siracusano, condannato per omicidio. Gli altri due sono originari di Vittoria (Ragusa): Giuseppe Scardino, che avrebbero dovuto finire di scontare la pena nel 2032, e Massimo Mangione che sarebbe uscito nel 2037.
    Come da manuale i tre, dopo aver segato le sbarre, sono saliti sul tetto del reparto e con delle lenzuola si sono calati con sul muro di cinta, e da lì si sono scesi sulla strada e hanno fatto perdere le tracce.
    Il sindacato autonomo della Polizia penitenziaria Sappe giudica quanto accaduto "un evento irresponsabile e gravissimo, per il quale sono già in corso le operazioni di polizia dei nostri agenti per la cattura degli evasi. Nei primi sei mesi del 2017 si sono verificate nelle carceri italiane 6 evasioni da istituti penitenziari, 17 da permessi premio e di necessità, 11 da lavoro all'esterno, 11 da semilibertà e 21 mancati rientri di internati", spiega Donato Capece, segretario generale del sindacato, che punta il dito a "provvedimenti scellerati che hanno annientato la sicurezza interna delle carceri".
    TRE DETENUTI DI PESO - Sono considerati detenuti "di peso" i tre evasi dal carcere che si trova nel centro dell'isola di Favignana.
    Mario Avolese, 64 anni, nel 2002 a Pachino (Sr) uccise Sebastiano Di Rosa, 24 anni, per una vendetta nei confronti del fratello della vittima, Salvatore, che avrebbe insidiato la moglie. La Cassazione ha confermato le condanne a 25 anni di reclusione per il figlio di Avolese, Giuseppe, all'ergastolo per Adriano, altro figlio di Mario, e a 30 anni per Dino Lentinello. Secondo le indagini della polizia la vittima fu picchiata selvaggiamente con pugni, calci e colpi di bastone. Il corpo venne gettato in un appezzamento di terreno e dato alle fiamme.
    Giuseppe Scardino 41 anni, deve scontare una pena di oltre 15 anni di reclusione per una serie di rapine violente e per il tentativo di omicidio di un poliziotto a Scoglitti, frazione di Vittoria (Rg): reati compiuti tra il 2006 e il 2007.
    Scardino era stato complice di Massimo Mangione, 37 anni, condannato a 12 e 8 mesi, il terzo evaso, nelle rapine e con lui sparò all'impazzata nel centro di Scoglitti ferendo una donna per sfuggire a due poliziotti che l'avevano riconosciuto perchè ricercato per rapina e che cercarono di uccidere. Mangione tentò di uccidere un poliziotto sparandogli un colpo di pistola alla tempia ma la pistola s'inceppò'.
    Palermo, segano le sbarre e fuggono. Tre evasi da Favignana - Cronaca - quotidiano.net

    Morire a 4 mesi per un problema alla pancia: la storia di Cloe
    Per quattro volte i genitori hanno portato la bimba in ospedale e per tre volte i medici l'hanno rimandata a casa senza una diagnosi
    Marianna Di Piazza
    Cloe è morta quando aveva 4 mesi e mezzo. Tre anni fa la piccola è stata portata dai genitori al Pronto soccorso pediatrico di Cosenza dopo una crisi di vomito.
    I medici hanno rassicurato il padre e la madre di Cloe, diagnosticando alla bimba un'influenza intestinale.
    Ma nei giorni successivi non ci sono stati miglioramenti. Per quattro volte i genitori hanno portato la bimba in ospedale e per tre volte i medici l'hanno rimandata a casa senza una diagnosi. Il quinto giorno la bambina è entrata in uno stato di choc, non rispondeva più ad alcuno stimolo. Nonostante le analisi, i medici non sono riusciti a diagnosticare l'invaginazione intestinale, una sorta di tappo che impedisce a cibo e acqua di fluire nell'intestino. Un problema risolvibile anche senza l'intervento chirurgico.
    La bambina è stata poi portata da un medico privato che ha subito individuato l'invaginazione. Cloe è stata operata d'urgenza, ma a causa dei danni celebrali subiti in precedenza, la piccola è morta dopo 3 giorni.
    Le Iene hanno raccontato la storia della piccola Cloe e la rabbia dei genitori che hanno visto morire la loro bambina.
    La denuncia
    I genitori hanno denunciato tutti i medici di Cosenza per omicidio colposo. Il perito ha discolpato tutti i medici e incolpato invece i genitori. Un secondo perito, presidente dell'Associazione italiana di Pediatria, ha riconosciuto che 3 accessi in 24 ore sono un segnale allarmante, ma ha affermato che la condotta non è stata negligente, imprudente o imperita. L'accusa di omicidio colposo è stata così archiviata dal Tribunale di Cosenza e i medici che hanno visitato la bambina continuano a lavorare.
    Morire a 4 mesi per un problema alla pancia: la storia di Cloe

    Violenza sessuale nell’ospedale di Cattolica, sanitario approfitta di 25enne appena operata
    Dalla sala operatoria all’incubo. Una donna di 25 anni ancora semi-incosciente dopo un’operazione chirurgica in anestesia totale, si è accorta che un uomo la stava palpando nelle parti intime: un operatore sanitario, con cui la degente era in qual momento da sola nella stanza cosiddetta “del risveglio”, dove chi ha subito un intervento si riprende dal trattamento anestetico. Nonostante le proteste con segni di diniego, avendo la donna ancora difficoltà a parlare, l’uomo ha continuato a toccarla. E ancora ha allungato le mani poco dopo in ascensore, quando stava trasportando la paziente in barella nella stanza di degenza.
    Qui la donna, originaria del Bangladesh ma residente a Cattolica con la famiglia, è scoppiata in un pianto disperato e alle altre pazienti allibite ha cercato di raccontare, in inglese, quello che le era appena accaduto: “Old man, bad man”, andava ripetendo: “uomo vecchio, uomo cattivo”.
    Il fatto si è verificato il 18 settembre scorso nell’ospedale “Cervesi” di Cattolica. Appena saputo cosa era accaduto, il marito della vittima si è rivolto ai Carabinieri di Riccione, mentre le pazienti che avevano ascoltato il racconto avevano riferito tutto ai referenti della direzione sanitaria dell’Ausl. L’Arma, in un’operazione denominata “Longa manus”, grazie alle testimonianze e alla piena collaborazione delle autorità sanitarie, ha rapidamente raccolto gli elementi che hanno portato alla conferma del drammatico racconto e all’identificazione del responsabile: un operatore sanitario di 66 anni, originario della provincia di Foggia, ma da molto tempo in servizio a Cattolica e residente nel comune di Montescudo-Montecolombo. Il colore dell’uniforme dell’OSS, camice azzurro e pantaloni bianchi, non lasciava del resto dubbi: la donna lo ricordava bene e solo lui poteva trovarsi in quel momento nei luoghi dei fatti.
    Alle prime luci dell’alba di questa mattina l’uomo è stato svegliato nella sua abitazione dai Carabinieri, che gli hanno notificato un provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari emesso dal Gip Cantarini su richiesta del PM Bonetti.
    Violenza sessuale nell'ospedale di Cattolica, sanitario approfitta di 25enne appena operata - Chiamamicitta

    «Il telefono squilla, ma nessuno risponde»: linee del 118 di Napoli in tilt
    di Melina Chiapparino
    Il telefono squilla ma nessuno risponde. E'accaduto stamattina agli utenti che cercavano di contattare il servizio di emergenza 118, senza alcun risultato. La linea sembrava esserci ma nessun operatore accoglieva la chiamata. Il guasto che ha mandato in tilt il sistema telefonico della centrale che smista e direziona gli interventi con le ambulanze a Napoli, si è registrato poco prima delle 10 quando si è interrotta la possibilità per gli utenti di contattare gli operatori del comparto d’emergenza territoriale. Si tratta di un problema tecnico, nonostante i software all’avanguardia e a prova di ostacoli utilizzati nella centrale allestita al piano terra della struttura inglobata nell’Ospedale del Mare.
    https://www.ilmattino.it/napoli/cron...a-3322106.html

    «Fondi neri per pagare la villa di Gomorra in tv»
    di Dario Sautto
    «Ufficialmente dalle casse della Cattleya non sono uscite somme di denaro se non quelle rendicontate. Ma non posso escludere che possano essere stati creati fondi neri, attraverso fatture gonfiate, con i quali siano stati pagati quei camorristi». Giovanni Stabilini, amministratore delegato della casa cinematografica che gira la serie tv Gomorra, testimonia al processo contro i due ex manager della fortunata produzione Sky accusati di favoreggiamento personale. E getta ombre sull'operato di Gianluca Arcopinto, organizzatore generale della prima serie di Gomorra, e del location manager Gennaro Aquino, colui che indico' alla Cattleya la villa kitsch di un vero di boss di camorra per ambientare «casa Savastano», l'abitazione del capoclan protagonista della fiction. Il vero boss era Francesco Gallo, alias «'o pisiello», per l'Antimafia il gestore del traffico di droga al parco Penniniello di Torre Annunziata. Aveva concesso la sua casa per le riprese di Gomorra in cambio di un canone da 30mila euro da versare in cinque rate da 6mila.
    Una parte, lo ha stabilito un processo, è stata pagata in contanti su pressioni del capoclan dal carcere e dei genitori a Torre Annunziata: i tre sono stati condannati in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso, con Gallo che ora è al regime del carcere duro. «Se l'avessi saputo, avrei detto di andare via subito» spiega Stabilini. Invece, nessuno sospettava nulla. «Quando il proprietario della casa fu arrestato (era il 4 aprile 2013, maxi blitz Mano Nera, ndr), le riprese non erano ancora iniziate, ma avevamo già fatto dei lavori» dice Riccardo Tozzi, responsabile artistico della Cattleya, anche lui teste della difesa. «Avevo visto la villa in fotografia e dal punto di vista artistico corrispondeva a cio' che cercavamo. Quell'arresto era un problema, solo perché rischiava di saltare l'ambiente ideale, approvato anche dal regista Stefano Sollima, uno molto esigente. Ma con i nostri legali sapemmo che c'era la possibilità di girare le scene, pagando l'affitto all'amministratore giudiziario. Quindi era tutto ok».
    https://www.ilmattino.it/napoli/cron...e-3321458.html

    Palermo, il boss ordina l'omicidio della figlia: è fidanzata con un carabiniere
    Un clan mafioso messo in crisi dalla storia d'amore della figlia di un boss con un maresciallo dei Carabinieri. Pino Scaduto, signore di Bagheria e componente della Cupola per volere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, è finito in carcere, dopo sei mesi di libertà, perché sorpreso a riorganizzare Cosa nostra e diversi omicidi, tra cui il fidanzato della figlia e la figlia stessa.
    Diverse intercettazioni lo hanno sorpreso a parlare con il figlio e con altri elementi del clan, lamentandosi del rapporto tra la figlia e il maresciallo. Pare che Scaduto sospettasse che fosse stata proprio la figlia a mandarlo in carcere, proprio mentre stava rimettendo in piedi le sorti di Cosa nostra. Anche questa volta, però, il suo progetto è fallito grazie all'intervento dei carabinieri del comando provinciale diretto dal colonnello Antonio Di Stasio hanno arrestato 16 persone.
    I militari avevano individuato un gruppo che imponeva il pizzo a diversi commercianti e seguendo quella pista sono risaliti a Scaduto individuandone i malavitosi progetti. Il boss voleva che ha portare a termine l'omicidio fosse un sicario fidato, suo figlio, ma pare che lui si fosse rifiutato. L'uccisione della ragazza doveva essere un esempio per il boss, un modo per ristabilire il concetto di onore mafioso.
    Palermo, il boss ordina l'omicidio della figlia: è fidanzata con un carabiniere

    Usura: strozzini e assenteisti, 7 arresti e 16 indagati a Bari
    Usurai e assenteisti a Bari: dipendenti di un'impresa sanitaria del Policlinico disertavano il lavoro per gestire prestiti a strozzo. Lo hanno scoperto i carabinieri del Comando provinciale che hanno arrestato 7 persone e notifcato ad altri 16 indagati misure cautelari interdittive di sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio. Usura aggravata dallo stato di bisogno delle vittime, estorsione, falsita' ideologica e truffa aggravata sono i reati contestati a vario titolo. Artigiani e commercianti venivano minacciati perché pagassero puntualmente. Due degli arresti, dipendenti dell'azienda sanitaria, incontravano le vittime sul luogo di lavoro o si assentavano per gestire i loro affari illeciti. In questo caso, il cartellino veniva timbrato da colleghi. L'assenteismo non riguardava solo gli usurai, ma anche altri lavoratori che in orari di servizio andavano a pesca o a sbrigare faccende personali.
    https://www.agi.it/breakingnews/usur...ws/2017-10-12/

    Dirigenti Anm di Napoli, cala la scure sui superminimi
    C'è chi arriva a percepire 89mila euro
    Stanare le sacche dei privilegi applicando la delibera varata a giugno in applicazione della legge e disboscare il mare di soldi che si disperde con i superminimi, insomma riportare l'Anm e alcune centinaia di dipendenti sulla terra: «Guardi - racconta l'assessore Panini - l'azienda si sta muovendo, stanno per partire le letterine e anche io ho saputo che c'è, tra gli altri, un superminimo da 89mila euro e cosi' non si puo' andare avanti. Sono 89mila euro ai quali poi vanno aggiunti gli emolumenti dello stipendio vero e proprio».
    Oltre a quello da 89mila euro quanti altri superminimi ci sono? In Anm ne sono stati individuati ben 165 tra funzionari e capi intermedi che, solo come salario accessorio, arrivano a sfiorare i 40mila euro l'anno con superminimi in busta fino a 4000 euro mensili ai quali si aggiungono indennità di funzione e altri benefit forfettizzati. Poi ci sono 10 dirigenti che da soli portano a casa un milione e 100mila euro all'anno. A fronte di un servizio che definire scadente è poco.
    http://www.ilmattino.it/napoli/crona...i-3303323.html

  9. #689
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #690
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    Predefinito Re: Terryes

    in sicilia a quasi 24 h dalla chiusura dei seggi non si è ancora completato lo scrutinio dei voti

    l'itaglia di salvini, tutta ma proprio tutta uguale e unita da Bozen a Lampedusa

 

 
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