Assolto dopo cinque mesi di carcere: il suo cellulare intercettato per errore
Fine dell'incubo per un cittadino egiziano di 30 anni accusato di aver spacciato una dose di eroina che provocò la morte di un tossicodipendente. Tutta colpa del suo telefonino
Redazione23 Settembre 2013
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MILANO - Ha trascorso ben cinque mesi in carcere con l'accusa di aver spacciato una dose di eroina che ha provocato la morte di un tossicodipendente.
Al termine del processo, l'assoluzione. Quel giorno, hanno ricostruito i giudici, stava in realtà tornando a casa dal lavoro e, in quel percorso, il suo telefono ha agganciato per coincidenza una cella 'compatibile' con il luogo dello spaccio.
L'uomo, un egiziano di 30 anni, è stato assolto con formula piena e scarcerato e, assistito dal suo legale, ha fatto ricorso alla quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano per chiedere che gli venga riconosciuta, a titolo di risarcimento per "ingiusta detenzione", la somma di 500mila euro.