Il gruppo ha annunciato l'immediata cessazione della produzione in alcuni impianti esterni al perimetro gestionale dello stabilimento tarantino. La decisione viene motivata come conseguenza del sequestro preventivo penale del Gip di Taranto su beni e conti correnti della famiglia
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 settembre 2013Commenti (93)
[COLOR=#01497E !important]Più informazioni su: Emilio Riva, Gruppo Riva, Ilva.
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Riva Acciaio annuncia in una nota ufficiale la cessazione da oggi di tutte le attività dell’azienda, esterne al perimetro gestionale dell’Ilva, e relative a sette stabilimenti in cui sono impiegati circa 1400 persone. Un provvedimento motivato come conseguenza del sequestro preventivo penale del Gip di Taranto su beni e conti correnti per 916 milioni di euro.
Verranno quindi lasciati in libertà circa 1400 dipendentidi sette siti produttivi che il gruppo Riva possiede in tutta Italia. Le aziende interessate, nel dettaglio, sono gli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco); nel capoluogo ionico l’unica società è Taranto Energia, che conta 114 dipendenti. L’azienda ha già convocato per domani i sindacati di categoria, pare prospettando problemi per il pagamento degli stipendi.
“La decisione – afferma la società – si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento disequestro preventivo penale del Gip di Taranto, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività”.
“Riva Acciaio – prosegue la nota – impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda – conclude l’azienda -, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità), a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali”.
Le reazioni all’annuncio del Gruppo Riva non si sono fatte attendere. Per il segretario nazionale Fim Cisl, Marco Bentivogli, ”siamo di fronte a un ennesimo epilogo inaccettabile, come al solito pagano i lavoratori”. “Diffidiamo l’azienda ad avviare la messa libertà dei lavoratori e la invitiamo a ricorrere immediatamente all’utilizzo degli ammortizzatori sociali”. “Visto che – di fronte ad un sequestro legittimo - i Riva annunciano l’ennesima rappresaglia, la stessa minaccia fatta a Taranto un anno fa, ribadiamo la necessità che lo Stato proceda all’esproprio di tutte le aziende e le proprietà dei Riva, non solo Ilva spa, per garantire la piena occupazione e la continuazione delle produzioni, senza ricatti“, rincara la dose Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista.
Dura presa di posizione in senso opposto, invece, da parte di Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, una delle città interessate dalla cessazione dell’attività: “Esprimo vicinanza all’Azienda, al management e ai dipendenti”. Il sequestro “dà l’idea di un Paese ridicolo: non mi sembra ispirato al buon senso un provvedimento che causa all’azienda e a migliaia di suoi dipendenti un danno enorme, che potrebbe diventare irreparabile. Saremo a fianco dell’Azienda e dei suoi dipendenti per la salvaguardia dell’occupazione”. Anche per il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, “il drammatico provvedimento preso oggi rappresenta l’esito annunciato di un accanimento giudiziario senza precedenti”.
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