Il rigore Ue vale solo per gli altri
di TITO TETTAMANTI - 23.11.2012
Sono notoriamente un euroscettico, ma non posso nascondere l’apprezzamento per il difficile compito di politici e burocrati dell’Unione Europea (UE) che tentano di comprimere il deficit di Stati vittime di scellerate politiche della spesa pubblica. Purtroppo, il rigore di Bruxelles colpisce tutti, anche il pensionato greco che si vede decurtato di 50 euro una pensione alla quale la politica gli aveva permesso di accedere a poco più di 50 anni, ma che non supera i 500 o 600 euro mensili.
L’apprezzamento per questa inflessibilità nel rigore è però svanita leggendo qualche dato recente sui costi dell’UE. Spulciando conti e altre informazioni da Bruxelles si viene a sapere che si progetta di costruire entro il 2014
la Casa della storia europea. Si sono costituiti i soliti comitati e si è approvato un budget che varia
dai 60 ai 160 milioni di euro (!). Ma vi sono anche cifre molto più modeste, come
i quasi 200.000 euro destinati ad un carnevale per permettere ai cittadini europei di capire meglio storia e creatività di chi ha ascendenti africani,
oppure 1,5 milioni di euro per studiare ciò che vi è di universale, ma anche di sinergetico e reciprocamente fertilizzante nelle tradizioni religiose (scusate, ma è quello che ho capito).
Oppure:
quasi 700 mila euro per insegnare agli eurocrati come comportarsi con la comunicazione (media). Dimentichiamo i 100.000 euro in regalie per non meglio specificate campagne promozionali in favore dell’UE. Circa 15 milioni di euro sono stati ripartiti fra 13 orchestre considerate ambasciatrici culturali dell’UE. In queste settimane si discute a Bruxelles dei conti previsionali per il periodo 2014-2020
per i quali vengono richiesti 1.083 miliardi con un aumento del 6%. Il 75% della somma richiesta viene finanziato direttamente dai Paesi membri, Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna compresi. La determinazione con la quale si richiede di finanziare il sensibile aumento a degli Stati ai quali si impongono sacrifici pesanti al fine di spendere meno è sorprendente. Ancor più, pensando che
per la diciottesima volta di seguito la Corte europea dei conti (ECA) ha dichiarato di non poter accettare i conti dell’UE. Vi sono quasi 5 miliardi (!) di euro per i quali l’UE non sa dar giustificazione.
Ciononostante
la Commissione pretende 2,5 milioni di euro l’anno per poter volare con aerei privati contrattati con la società belga ABELAG. La baronessa Ashton, ministro degli Esteri dell’UE, ha pensato bene di concedere ai suoi diplomatici un contratto
che prevede 83 giorni di vacanza all’anno oltre a due settimane per contatti professionali in quel di Bruxelles. L’insistenza della Francia impone 12 volte all’anno al Parlamento europeo di peregrinare da Bruxelles a Strasburgo. Oltre ai notevoli disagi, oltre allo spreco di un costoso immobile quasi sempre vuoto,
un costo di 225 milioni di euro all’anno. Intanto i 30.000 funzionari di Bruxelles che ricevono stipendi superiori a quelli che riceverebbero nei singoli Paesi d’origine ed in più percepiscono allocazioni per la famiglia, allocazioni per lo studio dei figli fino a 26 (!) anni, oltre ad un’allocazione una tantum per l’espatrio, e possono acquistare l’auto senza pagare le relative tasse locali, chiedono aumenti per il caro vita.
Ora, per tutto c’è sempre una giustificazione. La cultura, le necessità promozionali, gli equilibri tra Stati, l’apprendere a comunicare e così via.
Però, a Bruxelles sembra abbiano perso con il senso della realtà quello del pudore. Ma come si possono opporre e presentare certe richieste, certe spese, certe condizioni di lavoro a cittadini di Paesi giunti, anche se per colpa dei loro governi, allo sfinimento, a giovani i cui tassi di disoccupazione sfiorano il 50% ed ai quali si toglie persino la speranza?
Quale autorità morale può pretendere una simile UE non disposta a rinunciare a nessun privilegio per la sua casta, indisponibile a fare dei gesti di solidarietà e responsabilità che avrebbero nella situazione in cui ci troviamo anche un fortissimo senso simbolico? In tempi di crisi come quelli in cui viviamo, il necessario rigore perde ogni legittimità se applicato solo ai sudditi, mentre a corte si balla.