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  1. #1
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    Predefinito La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento



    A seno nudo in Parlamento. È successo a Québec, capoluogo del Canada francese, dove il neonato gruppo locale delle Femen ha compiuto un blitz davanti all’assemblea del Parti Québécois. Mentre il premier quebecchese Pauline Marois stava rispondendo a una domanda sull’introduzione di una nuova tassa, il silenzio dell’assemblea è stato rotto dalle grida delle ragazze che hanno cominciato a denudarsi.

    PROTESTA CONTRO IL CROCIFISSO -
    In realtà, racconta l’
    Huffington Post canadese
    , la protesta delle donne non era nei confronti della pressione fiscale, bensì contro la presenza del
    crocifisso nella sala dell’Assemblea:
    «Crocifisso, vai al diavolo fuori di qui», hanno urlato le tre ragazze, prima di essere state trascinate fuori dagli uomini della sicurezza.

    I SIMBOLI CRISTIANI IMPOSTI SU QUELLI DI ALTRE RELIGIONI - La protesta è stata una reazione all’approccio al secolarismo adottato negli ultimi tempi dal partito quebecchese e che è stato definito «ipocrita» dai suoi detrattori, visto che agli impiegati statali di religione non cristiana sarebbe vietato indossare simboli religiosi più grandi di una croce cristiana, e alle donne musulmane non sarebbe consentito l’uso del velo. Il blitz in topless è stato rivendicato su Facebook dal gruppo «Femen Québec», che si è autodefinito come un gruppo di artiste e attiviste che combattono per un Québec consapevole e rispettoso delle diversità culturali e per la liberazione delle donne. Una delle manifestanti ha dichiarato che il gruppo non sarebbe specificatamente in opposizione al partito quebecchese nella sua interezza ma, piuttosto, alla sua presa di posizione nell’imporre i simboli della tradizione cristiana sulle altre religioni. «È ovvio che si tratta di un simbolo – ha spiegato Xenia Chernyshov – Ma viene presentato come se fosse un simbolo più importante degli altri, che ci riporta ai tempi di prima della rivoluzione. È una memoria dolorosa, specialmente per le donne. Rinnovare il patto tra la Chiesa e lo Stato non è un’eredità culturale che vogliamo onorare. Non vogliamo un governo che che sia basato sulla religione, ma uno stato secolare».

    La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento - Giornalettismo
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


    "Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica" - Cassiodoro.

  2. #2
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Cioè, si sta discutendo una nuova tassa, le nazioni di tutto il mondo stanno affrontando gravissime difficoltà, e queste cosa fanno? Sbraitano come delle matte in parlamento per far togliere il crocifisso.


    A me sembra sempre più chiaro che queste persone o sono possedute dal Demonio o sono pazze.
    Ultima modifica di Cuordy; 03-10-13 alle 21:26
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  3. #3
    paracadute zen
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Di sicuro è bruttarella forte.
    Trollhunter delle 2 Sicilie.

  4. #4
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Citazione Originariamente Scritto da Kroenen Visualizza Messaggio
    Di sicuro è bruttarella forte.
    sarà pure lesbica.
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


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  5. #5
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Lanciamo una campagna affinchè anche il Canada abbia il suo Putin.
    "Non c'è amore più grande di chi dona la vita per gli amici" (Gv 15,13)

  6. #6
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Citazione Originariamente Scritto da Kroenen Visualizza Messaggio
    Di sicuro è bruttarella forte.
    Poniamo il discorso nei giusti termini, bravo kro

  7. #7
    libero
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Toglie il crocifisso dall’aula, «Non me ne faccio nulla»



    BOLOGNA - Via un altro. L’ennesimo. Tolto dalla parete a cui era appeso da anni. E scoppia la polemica. C’è chi parla di «strage dei crocifissi». E chi, più laicamente, si rifugia nel concetto di tolleranza e invita al reciproco rispetto. Siamo a Bologna, nella scuola elementare «Bombicci», classe prima B. Il simbolo religioso scompare pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni. Qualcuno, probabilmente dall’interno della scuola, avverte l’ex parlamentare pdl Fabio Garagnani, personaggio piuttosto combattivo in materia, che parte in quarta, informando della rimozione il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e il vicedirettore regionale dell’ufficio scolastico, Stefano Versari.


    Per nulla scandalizzato invece il preside del comprensivo di cui fa parte la scuola, Stefano Mari: «Non esiste alcuna legge dello Stato che impone l’obbligo di ostensione del crocifisso, ma solo un regolamento del 1928 sugli arredi scolastici, poi superato nel 1999 da norme che conferiscono autonomia ai singoli istituti: dipende dalla sensibilità dei docenti». A riprova di ciò, prosegue il dirigente, «negli istituti che fanno parte del mio comprensivo, che riunisce 1.400 studenti tra elementari e medie, in moltissime aule il crocifisso non c’è mai stato o è stato tolto, mentre in altre è presente». Un processo graduale, aggiunge, «avvenuto negli ultimi anni e quasi passato inosservato in un clima di reciproca tolleranza tra chi lo avrebbe voluto e chi no».

    Fino ad oggi. Ora la polemica rischia di montare. Il giornale dei vescovi, Avvenire , censura l’episodio, ricorda l’ordinanza del 2011 della Corte di Strasburgo che impose a una scuola media di Abano Terme (Padova) di riappendere il crocifisso, ma soprattutto riporta le parole di un calibro da novanta come il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, il cui parere giuridico è agli antipodi di quello del preside Mari: «Non è rimesso alla scelta di qualcuno se togliere o meno il crocifisso - afferma il giurista -, non ci possono essere interpretazioni da scuola a scuola. Se è vero che la regolamentazione vigente sui simboli religiosi, che li vuole affissi nelle aule, può sembrare datata, è altrettanto vero che, chiamato a esprimersi, il Consiglio di Stato ne ha riaffermato la validità».

    Ma il preside insiste: «Credo che la questione vada risolta a livello amministrativo, è finito il tempo in cui tutto veniva deciso centralmente dal ministero». L’insegnante che ha tolto il crocifisso preferisce non esporsi. Raccontano che a chi le chiedeva spiegazioni sulla rimozione del simbolo avrebbe sbrigativamente risposto «di non farsene nulla». Il preside fa da scudo: «È inevitabile che sia turbata dalle polemiche, ma continua il suo lavoro e per ora non si registrano proteste dalle famiglie degli alunni». Ma Garagnani incalza: «È un problema di libertà, i genitori non si facciano intimidire».

    http://www.sostenitori.info/?p=10050
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  8. #8
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Citazione Originariamente Scritto da Ucci Do Visualizza Messaggio
    Toglie il crocifisso dall’aula, «Non me ne faccio nulla»



    BOLOGNA - Via un altro. L’ennesimo. Tolto dalla parete a cui era appeso da anni. E scoppia la polemica. C’è chi parla di «strage dei crocifissi». E chi, più laicamente, si rifugia nel concetto di tolleranza e invita al reciproco rispetto. Siamo a Bologna, nella scuola elementare «Bombicci», classe prima B. Il simbolo religioso scompare pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni. Qualcuno, probabilmente dall’interno della scuola, avverte l’ex parlamentare pdl Fabio Garagnani, personaggio piuttosto combattivo in materia, che parte in quarta, informando della rimozione il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e il vicedirettore regionale dell’ufficio scolastico, Stefano Versari.


    Per nulla scandalizzato invece il preside del comprensivo di cui fa parte la scuola, Stefano Mari: «Non esiste alcuna legge dello Stato che impone l’obbligo di ostensione del crocifisso, ma solo un regolamento del 1928 sugli arredi scolastici, poi superato nel 1999 da norme che conferiscono autonomia ai singoli istituti: dipende dalla sensibilità dei docenti». A riprova di ciò, prosegue il dirigente, «negli istituti che fanno parte del mio comprensivo, che riunisce 1.400 studenti tra elementari e medie, in moltissime aule il crocifisso non c’è mai stato o è stato tolto, mentre in altre è presente». Un processo graduale, aggiunge, «avvenuto negli ultimi anni e quasi passato inosservato in un clima di reciproca tolleranza tra chi lo avrebbe voluto e chi no».

    Fino ad oggi. Ora la polemica rischia di montare. Il giornale dei vescovi, Avvenire , censura l’episodio, ricorda l’ordinanza del 2011 della Corte di Strasburgo che impose a una scuola media di Abano Terme (Padova) di riappendere il crocifisso, ma soprattutto riporta le parole di un calibro da novanta come il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, il cui parere giuridico è agli antipodi di quello del preside Mari: «Non è rimesso alla scelta di qualcuno se togliere o meno il crocifisso - afferma il giurista -, non ci possono essere interpretazioni da scuola a scuola. Se è vero che la regolamentazione vigente sui simboli religiosi, che li vuole affissi nelle aule, può sembrare datata, è altrettanto vero che, chiamato a esprimersi, il Consiglio di Stato ne ha riaffermato la validità».

    Ma il preside insiste: «Credo che la questione vada risolta a livello amministrativo, è finito il tempo in cui tutto veniva deciso centralmente dal ministero». L’insegnante che ha tolto il crocifisso preferisce non esporsi. Raccontano che a chi le chiedeva spiegazioni sulla rimozione del simbolo avrebbe sbrigativamente risposto «di non farsene nulla». Il preside fa da scudo: «È inevitabile che sia turbata dalle polemiche, ma continua il suo lavoro e per ora non si registrano proteste dalle famiglie degli alunni». Ma Garagnani incalza: «È un problema di libertà, i genitori non si facciano intimidire».

    http://www.sostenitori.info/?p=10050
    Una maestra dovrebbe insegnare anche il senso civico ai bambini, il che prevede di rispettare le leggi. Ma se lei è la prima a dire di fregarsene che educazione darà a quei bambini?


    L'ordinanza del 2011 della Corte di Strasburgo impose a una scuola media di Abano Terme (Padova).


    Il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli: «Non è rimesso alla scelta di qualcuno se togliere o meno il crocifisso, non ci possono essere interpretazioni da scuola a scuola. Se è vero che la regolamentazione vigente sui simboli religiosi, che li vuole affissi nelle aule, può sembrare datata, è altrettanto vero che, chiamato a esprimersi, il Consiglio di Stato ne ha riaffermato la validità»


    Punto.


    Se il crocifisso nella aule pubbliche non vi piace vi fate eleggere, fate una proposta di legge che lo vieti, e la fate votare.


    E' la democrazia, bisognerebbe che i fanatici laicisti se ne facessero una ragione.
    Ultima modifica di Cuordy; 04-10-13 alle 11:02
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


    "Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica" - Cassiodoro.

  9. #9
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    Il toglierlo, ove c'era, è un atto che deve essere condannato a prescindere dal substrato legislativo.
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  10. #10
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    Predefinito Re: La protesta a seno nudo contro il crocifisso in parlamento

    ...piu' che bruttarelle queste ragazze che inveiscono isteriche ed incattivite contro il sacro sono "imbruttite"...
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

 

 
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