Revanscismi ecclesiastici
Venerdí scorso, 28 ottobre, il bollettino quotidiano della Sala stampa della Santa Sede riportava la notizia della nomina dei nuovi membri della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (CCDDS). Gli osservatori hanno fatto notare che si è trattato di un caso piú unico che raro di completo azzeramento di un dicastero della Curia Romana. Praticamente, della vecchia guardia è rimasto soltanto il Prefetto, il Card. Robert Sarah. Qualcuno è arrivato al punto di parlare di “purga”, come quelle di staliniana memoria. Ora è ovvio che ciascun Papa si circonda dei collaboratori che preferisce; non è la prima volta che nelle congregazioni romane avvengono avvicendamenti in base alla sensibilità del Pontefice pro-tempore. Il problema, a mio avviso, non è la legittimità dell’intervento, ma le sue modalità di attuazione.
Finora i Papi, sia nella scelta dei Vescovi sia nella nomina dei propri collaboratori nella Curia Romana, avevano certamente seguito una loro “politica”, ma lo avevano sempre fatto tenendo conto anche delle tendenze diverse dalla propria. Non so se anche nelle sacre stanze vigesse una sorta di “manuale Cencelli”. In ogni caso ci si sforzava di mantenere nelle nomine un certo equilibrio, in modo che fossero rappresentative delle diverse “anime” della Chiesa. Pensiamo a Giovanni Paolo II: è piú che evidente che durante il suo pontificato abbia favorito un ricambio dell’episcopato mondiale in senso, diciamo cosí, “conservatore” (si pensi, per esempio, alle nomine negli Stati Uniti, nei Paesi Bassi, in Austria o in Svizzera); ma Giovanni Paolo II è anche il Papa che ha nominato Carlo Maria Martini Arcivescovo di Milano e lo ha poi elevato alla porpora, nonostante che l’ex-Rettore di Biblico e Gregoriana non potesse essere considerato propriamente un “wojtyliano” (al punto di essere successivamente reputato da alcuni come una sorta di “antipapa”).
Ebbene, si ha l’impressione che questa attenzione alla “rappresentanza delle minoranze” (chiamiamola cosí per intenderci) sia completamente scomparsa. Si direbbe che anche nella Chiesa si sia diffusa la tendenza che in Italia ha avuto il sopravvento col passaggio dalla prima alla seconda repubblica: mentre nella prima repubblica ci si preoccupava di dare spazio anche alla minoranza parlamentare (per esempio, lasciandole la presidenza di una delle due camere), ora chi vince le elezioni fa en plein. Si ha davvero l’impressione che un certo schieramento, che era uscito sconfitto dal post-Concilio e che durante i pontificati che si erano succeduti si era sentito un po' emarginato, con il nuovo pontificato si stia prendendo la “rivincita” sui propri “nemici” (lo facevo già notare in un post dello scorso febbraio).
Lo si era già visto nell’ultima infornata di Cardinali: era piú che evidente l’esclusiva provenienza ideologica dei designati. Ora lo stesso si sta ripetendo con le nuove nomine alla CCDDS. Sembrerebbe che quanti avevano visto frustrate le loro aspirazioni, una volta raggiunto il potere si vogliano togliere lo sfizio di infierire sugli avversari: “Abbiamo vinto! Non c’è piú nessuno spazio per voi”. La storia insegna che quando, dopo aver vinto, si è voluto stravincere e umiliare il nemico sconfitto, le conseguenze sono state disastrose (si pensi alla prima guerra mondiale).
Ma, a parte queste considerazioni “morali”, c’è da pensare anche alle conseguenze pratiche che potrebbero avere queste nomine. Che cosa succederà ora alla CCDDS? Da una parte c’è il Prefetto, che ha una visione liturgica “benedettiana” (il cui obiettivo principale consiste nell’attuazione della cosiddetta “riforma della riforma”), e dall’altra i membri della Congregazione, che si oppongono risolutamente a quella visione e a qualsiasi, seppur minimo, tentativo di revisione della riforma liturgica post-conciliare. A meno che la sostituzione di tutti i membri del dicastero non sia stata voluta per costringere il Prefetto alle dimissioni (il Card. Sarah però non mi sembra il tipo che si lasci intimidire o si arrenda facilmente), si creerà inevitabilmente una situazione di stallo: un muro contro muro senza possibilità di mediazione.
Non mi sembra che queste siano le migliori premesse per una eventuale riforma della Curia Romana e, men che meno, per un autentico rinnovamento della Chiesa. A che serve preoccuparsi dell’unità con i cristiani separati, quando poi si creano nuove divisioni all’interno della Chiesa cattolica? A che serve parlare di “Chiesa aperta, comprensiva” (intervista di Papa Francesco al quotidiano La Nacion, 28 giugno 2016), quando poi le scelte che vengono fatte sono tutte a senso unico e alle “opposizioni” non si lascia alcuno spazio? A che serve stigmatizzare la tendenza a «privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi» (Evangelii gaudium, n. 223), quando poi si dà l’impressione che il “nuovo corso” si risolva esclusivamente nell’occupazione di tutti gli spazi di potere a disposizione?
Antiquo robore: Revanscismi ecclesiastici
Il cardinal Meforio al Culto Divino
Dal blog di Marco Tosatti apprendiamo l'ultima manovra in preparazione della Canonizzazione di San Lutero Protettore degli Eretici.
Una vera e propria purga, alla Congregazione del Culto Divino, e un siluro al Prefetto della Congregazione, il cardinale Robert Sarah. Che oltre a essere critico delle interpretazioni liberal dell’Amoris Laetitia in tema di eucarestia a divorziati risposati, qualche mese fa si è anche permesso di suggerire che la messa sia orientata, e che il sacerdote non sia rivolto verso il popolo: “E’ molto importante che torniamo, appena possibile a un orientamento comune, di preti e fedeli rivolti insieme nella stessa direzione, verso l’abside, verso il Signore che viene”. E ha aggiunto: “Vi chiedo di applicare questa pratica ovunque sia possibile” aveva detto.
Ora, questo tema – messa rivolta al popolo o a Dio – è un tema esplosivo dai tempi del post Concilio. Legato alle battaglie liturgiche che come le faide di una volta non finiscono mai. Papa Benedetto, molto sensibile alla liturgia, e a come si prega, ha corretto quella che sembrava essere una tendenza dominante “politically correct” ridando dignità a forme di celebrazione della messa che hanno nutrito la fede e la pietà dei cristiani per diverse centinaia di anni.
Subito dopo le sue dichiarazioni, il card. Sarah era stato corretto dall’arcivescovo Vincent Nichols, delfino e protetto del card. Murphy O’Connor, uno dei consiglieri discreti del governo ombra del Pontefice. Nichols scrisse ai preti intimando di celebrare verso il popolo.
Non era chiaro se il Pontefice, avesse dato la sua approvazione all’invito a celebrare orientati, oppure no. Un altro dei tanti momenti di ambiguità di questo governo. Ma la purga decisa ieri lascia pochi dubbi.
In pratica, sono stati cancellati tutti i membri esistenti della Congregazione per il Culto divino, cioè i partecipanti all’assemblea dell’ente, e sostituiti con altri. Scompaiono George Pell e Malcom Ranjith, Angelo Bagnasco e Marc Ouellet (Prefetto dei vescovi), oltre all’arcivescovo di Milano Angelo Scola e al card. Raymond Leo Burke, già prefetto della Segnatura Apostolica, una delle prime vittime decapitate senza motivo apparente dal nuovo Pontefice poco dopo l’elezione.
Fra i nuovi scelti ci sono il segretario di Stato, Parolin, il Prefetto della Congregazione del Clero, card. Stella, che non pochi in Vaticano considerano come la vera eminenza grigia dietro il Pontefice, e il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, che è stato immortalato mentre partecipa a una danza per la “Pacha Mama”, a San Marco Sierras, in Argentina.
E poi ci sono nomine che hanno il chiaro sapore di una revanche nei confronti di Benedetto XVI. C’è l’arcivescovo di Wellington, Dew, che si è fatto notare al Sinodo sulla famiglia per al sua richiesta di modificare la posizione della Chiesa che definisce gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati”. Ma soprattutto c’è l’arcivescovo Piero Marini, braccio destro di Annibale Bugnini, che era stato sostituito da mons. Guido Marini come capo dell’Ufficio Cerimonie di papa Ratzinger. E inoltre: l’arcivescovo Aurelio Sorrentino, per due anni Segretario della Congregazione per il Culto Divino. All’epoca si parlò della sua rimozione e della sua nomina ad Assisi per contrasti con le visione liturgica di Benedetto XVI.
Con questa purga straordinaria (una rimozione e sostituzione di questa portata sono un’eccezione assoluta nella prassi del governo ecclesiastico) il cardinale Sarah sembra molto solo, e non appaiono voci che possano essere liturgicamente discordanti rispetto al politically correct liturgico dominante.
Chiesa e post concilio: Il cardinal Meforio al Culto Divino
Musulmano ha servito Messa del Papa in San Pietro
Questa ci mancava!
Ora si può servire la Messa del Papa e ... non essere cristiani... alla fine gli unici che non trovano spazio in Vaticano sono proprio i cattolici!
Difficile non accostare la notizia del "primo ministrante islamico" che, rivestito di camice e cingolo, ha servito domenica scorsa la Messa del Papa nella Basilica di San Pietro in occasione del Giubileo dei carcerati con il nostro post di ieri: Spoils system alla Congregazione del Culto Divino.
Orrendo quando la Liturgia viene usata come un tassello ideologico-propagandistico per completare la maschera ultra/mondana di una "nuova chiesa" per poi appiccicarla violentemente al volto della Chiesa mistica Sposa di Cristo onde sfigurarne l'immagine.
E' interessante la testimonianza del Cappellano del carcere di Busto Arsizio dove è recluso il giovanotto-ministrante-islamico:"...ho segnalato che c'era un ragazzo musulmano che aveva dato la sua disponibilità e mi hanno risposto che gli avrebbero affidato un gesto importante".
A questo punto scatta la nostra (legittima) curiosità: CHI ha risposto affermativamente che "avrebbero affidato un gesto importante" al giovane musulmano?
Pare veramente difficile che la "risposta" sia venuta direttamente dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice diretto da Mons. Guido Marini che fu scelto appositamente per quel delicatissimo ruolo da Papa Benedetto XVI che durante il Suo Pontificato/Via Crucis ebbe molto a cuore soprattutto la Liturgia!
Ci informeremo al riguardo.
Intanto la "rivoluzione" va avanti a passi da gigante fra intrighi degni di una corte rinascimentale piamente diffusi ed amplificati dai poteri massmediatici. Con buona pace del "popolo santo di Dio" che sta sempre più disertando la Chiesa e i suoi Ministri...
D'altronde dopo la "lavanda dei piedi" nella Messa in Coena Domini compiuta più volte dal Papa anche ad alcuni islamici, ci si poteva aspettare di tutto.
MiL - Messainlatino.it: Musulmano ha servito Messa del Papa in San Pietro "Se i pontefici vengono a pregare nelle moschee perché non dovrei farlo io in Vaticano?"