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Discussione: Papa Francesco.

  1. #1711
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Chiedo l’espulsione degli infiltrati islamici in Cattolica
    Oggi c’è chi vuole un’Italia maomettana ma schiva la fatica di fondare una propria università
    Padre Gemelli, “Se vogliamo avere un’Italia cristiana dobbiamo avere la nostra università” dicesti, e poi giustamente fondasti la Cattolica. Oggi c’è chi vuole un’Italia maomettana ma schiva la fatica di fondare una propria università e parassitizza un’università altrui: appunto la Cattolica. Nell’ateneo dedicato al Sacro Cuore insegnano l’islamofilo Paolo Branca e l’islamico completo Ibrahim Gabriele Iungo, un apostata che indossa il camicione e che adesso elogia pubblicamente il velo, segno di “dignità regale” e atto “a preservare la propria bellezza dinanzi a degli estranei”.
    Padre Gemelli, peccherei di omissione se non chiedessi l’espulsione degli infiltrati islamici in Cattolica o, malinconica alternativa, lo sbattezzo e la ridenominazione della nota università milanese. E che il Sacro Cuore mi protegga.
    Chiedo l?espulsione degli infiltrati islamici in Cattolica - Il Foglio

    Brasile, Africa, Germania... Geografia di una Chiesa a pezzi
    Per papa Francesco il 2017 è cominciato amaro. La sua notorietà continua ad essere alta, ma senza che vi corrisponda una pari vivacità della pratica religiosa. In America latina si registrano addirittura dei crolli.
    Clamoroso il caso del Brasile, dove quelli che dichiarano di appartenere alla Chiesa cattolica sono precipitati negli ultimi due anni dal 60 al 50 per cento della popolazione, stando a un recentissimo, capillare sondaggio di Datafolha. Appena mezzo secolo fa in Brasile si diceva cattolica la quasi totalità della popolazione. Nel 2000 la quota era scesa al 62 per cento e lì si era stabilizzata. Ma ora di nuovo cala in picchiata, proprio mentre a Roma regna per la prima volta un papa latinoamericano.
    L'unico continente in cui i cattolici continuano a crescere a ritmo sostenuto è l'Africa subsahariana. Ma la Chiesa africana, con i suoi vescovi e cardinali, è anche la più rocciosa antagonista dei cambiamenti che papa Francesco ha messo in moto. Paradossalmente, il papa chiamato dai confini del mondo con la volontà di rinnovare la Chiesa si deve appoggiare alle estenuate e svuotate Chiese nazionali del Vecchio Continente per mettere in pratica il suo programma, scontrandosi con la resistenza tenace proprio delle giovani e ferventi Chiese africane.
    Anche dentro la curia romana questa frattura è visibile a occhio nudo. Il cardinale prediletto da Jorge Mario Bergoglio è l'ottuagenario Walter Kasper, mentre quello a lui più antitetico è il guineano Robert Sarah, eroe e faro per larga parte della Chiesa cattolica, non solo d'Africa.
    Nei due sinodi convocati nel 2014 e nel 2015 papa Francesco toccò con mano le resistenze alle innovazioni che voleva introdurre, su quel terreno minato che è la cura pastorale della famiglia. Per domare gli oppositori giocò d'astuzia. come rivelò a cose fatte un suo pupillo, l'arcivescovo Bruno Forte, quando riferì queste parole testuali a lui dette dal papa durante il sinodo: "Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino ci combinano. Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io".
    In effetti è andata proprio così. Bergoglio non disse mai chiaramente che voleva ammettere alla comunione i divorziati risposati, atto mai consentito in precedenza dalla Chiesa cattolica. Ma diede corda ai paladini dell'innovazione. E archiviato il doppio sinodo provvide lui a tirare le somme nell'esortazione apostolica "Amoris laetitia", dove infilò le novità a lui care in un paio di note a piè di pagina.
    Ma appunto, quel "casino", parola sua, che era riuscito a scongiurare in sinodo, Francesco se l'è visto scoppiare dopo, perché le ambiguità da lui volutamente introdotte in "Amoris laetitia" hanno dato la stura a un'ingovernabile esplosione di interpretazioni teoriche e di applicazioni pratiche contrastanti.
    Col risultato, ad esempio, che nella diocesi di Roma la comunione ai divorziati risposati che vivono "more uxorio" è ammessa, mentre nella diocesi di Firenze non ancora; a San Diego sì e a Philadelphia no. E così in tutto l'orbe cattolico, dove tra diocesi e diocesi e tra parrocchia e parrocchia vigono ormai le prassi più diverse ed opposte, e tutte si richiamano alla rispettiva lettura di "Amoris laetitia".
    In gioco non ci sono solo i sì o i no alla comunione, ma la fine dell'indissolubilità del matrimonio e l'ammissione del divorzio anche nella Chiesa cattolica.
    Quattro cardinali, l'italiano Caffarra, lo statunitense Burke e i tedeschi Meisner e Brandmüller, hanno chiesto pubblicamente al papa di sciogliere una volta per tutte con una parola chiara i "dubbi" dottrinali e pratici messi in circolo da "Amoris laetitia".
    Francesco non ha risposto. Né lo potrà fare, a meno di contraddire se stesso.
    Brasile, Africa, Germania... Geografia di una Chiesa a pezzi - Settimo Cielo - Blog - L?Espresso


  2. #1712
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Non fa un intervento pubblico senza un cazziatone verso qualcuno.
    Spesso dimostrando di non capire un cazzo e di essere in assoluta mala-fede.
    La misericordia secondo l'antipapa.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #1713
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Non fa un intervento pubblico senza un cazziatone verso qualcuno.
    Spesso dimostrando di non capire un cazzo e di essere in assoluta mala-fede.
    La misericordia secondo l'antipapa.
    La chiesa si merita questo papa , dopo aver abbandonato di fatto l'Europa alle forze mondialiste , esso è lo specchio del cattolico medio , furbo , testone , refrattario a capire che esistono i poteri forti , diventandone inevitabilmente complice .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  4. #1714
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    È pervenuta in Redazione:
    Caro Alessandro,
    ti scrivo qui, alla tua rubrica che, come molti, seguo appassionatamente. Ti scrivo per l’articolo di Stefano Filippi apparso su il Giornale, dal titolo “La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa”. Come avrai letto anche tu, si parla di noi cattolici saldamente legati alla tradizione, come dei fondamentalisti. Paragonati ai jihadisti più spietati. L’articolista riporta ciò che disse Bergoglio: “Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento”. E prosegue citando direttamente anche te: “È un fatto, però, che molti scritti su siti e giornali usano spesso toni esagerati, canzonatori verso il Papa, con vignette che se fossero pubblicate altrove farebbero gridare allo scandalo. Un esempio su tutti: un fotomontaggio pubblicato da uno degli intellettuali cattolici più accaniti contro Bergoglio, Alessandro Gnocchi, lo raffigura vestito da Lutero che sghignazza davanti a un crocifisso infranto a terra. Lo si trova nella rubrica Fuori moda sul sito Riscossacristiana.it. In questi termini, la contestazione antiromana è senza precedenti”. Filippi conclude ricordando la lettera dei quattro cardinali a Bergoglio che, in modo non certo adeguato per un Papa, risponde: “E a ogni buon conto, le critiche non mi tolgono il sonno”. Io non mi ritengo violento, nemmeno nel pensiero. Non mi ritengo un “talebano cattolico”, altro termine spesso affibbiato a chi segue la vera Chiesa di Cristo. Sono un peccatore, certamente, ma non un criminale. Non accetto queste definizioni perché sono false. A questo punto ti chiedo: siamo forse giunti ad un nuovo tempo di persecuzione per i cristiani? Stiamo per arrivare ad un nuovo scisma?
    Grazie, in Cordibus Jesu et Mariae.
    Giovanni Cismondi
    Caro Giovanni,
    rispondo rapidamente alle tue domande e aggiungo qualche considerazione. È arrivato di nuovo il tempo delle persecuzioni e sta per arrivare un nuovo scisma? Ebbene, il nuovo scisma è già in atto e i cristiani fedeli a ciò che ha insegnato Cristo saranno perseguitati da cristiani che hanno tradito Cristo.
    Solo l’ingenua buona volontà di chi non vuol ammettere che la realtà sia quel che è può impedire di vedere che la Chiesa cattolica, quella fondata da Cristo, è occupata, governata e sfigurata da un’altra chiesa, con la “c” minuscola, che non è stata fondata da Cristo. Se si ha l’onestà, e anche un po’ di coraggio, per ammettere questo fatto così evidente, si spiega tutto, caro Giovanni. In quest’ottica, tu, io, Paolo Deotto, tutti coloro che frequentano questo sito e chiunque si opponga veramente e onestamente alla decristianizzazione della Chiesa siamo veramente dei talebani, dei fondamentalisti: in una parola, “nemici”.
    Qualunque totalitarismo, e a maggior ragione quello infernale che ha occupato la Chiesa, nasce, compie la rivoluzione e sopravvive alla presa del potere solo individuando un nemico per il quale non può e non deve provare pietà. E non c’è modo migliore per farlo che dandogli un nome: “fondamentalista” nella chiesa di Bergoglio, “fascista” in tempi di democrazia antifascista, “borghese” sotto il comunismo, “nobile” o “ecclesiastico” nella Francia giacobina.
    Niente di nuovo sotto il sole malato di questi tempi, caro Giovanni. Il “popolo di Dio”, come tutti i “popoli in marcia”, ha bisogno di qualcuno da odiare fino nell’ultima fibra, da distruggere per il bene del popolo stesso, dell’umanità e persino di quel “Dio” che si è fatto a propria immagine e somiglianza. E la vittima gli deve essere grata, perché viene massacrata anche per il suo stesso bene: paghi le pallottole del plotone d’esecuzione e taccia per sempre.
    Questo è il senso dell’operazione a cui ti riferisci, caro Giovanni, e mi piacerebbe sapere in quale percentuale ne sono consapevoli coloro che vi partecipano. Non so se tutti non sanno quello che fanno, ma qualcuno ne è certo consapevole fino in fondo. Da quando si è cominciato, con l’onnipresente Massimo Introvigne, ormai divenuto “Il Sociologo”, non si è fatto altro che presentare in modo freddo e asettico persone, siti, giornali e associazioni spogliandoli del minimo di umanità fino a farli diventare pupazzi inanimati come quelli dei baracconi della fiera, pronti a essere presi a palle in faccia, o magari nella schiena.
    È così che si crea il clima giusto perché qualche “nemico” venga preso di mira e poi si senta dire, persino da molti amici, che però se l’è andata a cercare. Nel mio piccolo mi accadde quando, con Mario Palmaro, fummo cacciati da Radio Maria in seguito alle critiche a Bergoglio. Ce l’eravamo andata a cercare, capisci Giovanni? E non esagero dicendo che, non solo da ora, si sta diffondendo un clima che giustifica le persecuzione del nemico da parte di chiunque, senza neppure uno straccio di processo. Tre giorni dopo l’uscita del mio primo articolo su Bergoglio, mia figlia fu aggredita verbalmente dal padre di una sua compagna di classe all’uscita di scuola. Un paio di mesi più tardi, sedevo in un gruppo di amici in attesa di una conferenza e mi si avvicinò una suora inveendo al mio indirizzo senza il minimo pudore, e senza la minima misericordia. E l’elenco potrebbe continuare fino a oggi. Non sarebbe accaduto prima: non per merito di altri pontificati, ma perché il clima era diverso.
    Non possiamo farci niente, ma mi rendo conto che è una situazione dolorosa e angosciante. Io sono abbastanza vecchio da essere stato un ragazzo che, negli Anni Settanta, faceva politica nel Fronte della Gioventù. Avrei potuto fare la fine di Sergio Ramelli perché in un compito in classe di italiano scrissi un’invettiva contro il comunismo e la Democrazia Cristiana. Fortunatamente, la mia professoressa se lo tenne per sé e mi disse di stare più accorto: voto 7 e ½. Quando a Milano uccisero il consigliere provinciale missino Enrico Pedenovi, mio padre venne a prendermi fuori da scuola temendo che potesse succedere qualcosa di spiacevole. Ricordo che dovevo andare a scuola evitando certi percorsi. Non rimpiango questo clima, ma ci sono abituato. Mi spiace che si diffonda fino ad avvelenare la vita dei bravi cristiani, anche solo facendo ipotizzare nuove persecuzioni.
    Persino mia moglie, che tra i suoi maggiori pregi, forse l’unico visto che ha sposato me, ha l’incoscienza, comincia a dire di essere inquieta. Ma quando ne parliamo, alla fine, si ritrova sempre la serenità perché, sai Giovanni, almeno in una cosa sono veramente fondamentalista: la difesa della mia famiglia e la fedeltà a mia moglie. Non tutti quelli che sociologizzano il fondamentalismo cattolico possono dire altrettanto.
    ?FUORI MODA? ? la posta di Alessandro Gnocchi | Riscossa Cristiana

    CONTO SUL UN ALTRO SACCO DI ROMA. E SO CHE NON MANCHERA’.
    Maurizio Blondet
    Un amico mio omonimo scrive:
    "Gregory Baum, sacerdote che oggi ha 93 anni e si è spretato, in occasione del suo ultimo libro pochi mesi fa, ha rivelato di essere omosessuale da quando aveva quarant’anni, cioè dal 1964".
    Dirai: che importa che una decrepita checca faccia outing.
    Ebbene, Baum fu l’estensore della prima parte del documento conciliare Nostra Aetate, da cui parte la Nuova Rivelazione quella per cui gli ebrei non sono tenuti a convertirsi, perché, tanto, i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili [nonostante tutti i passi dell’Antico Testamento che dicono a chiare lettere il contrario] ed Israele è il popolo di Dio [checché ne dica tutto il Nuovo Testamento ed in particolare S. Paolo sul fatto che la Chiesa è il Nuovo Israele, prefigurato anche dai Profeti del Vecchio Testamento].
    Inoltre Baum fu quello che indusse la Chiesa canadese a rifiutare la Humanae Vitae ed è stato un sostenitore del matrimonio omosessuale. Interesserà notare che Baum:
    era di madre ebrea e quindi considerato ebreo per le regole rabbiniche;
    era giunto in Canada dopo la guerra come rifugiato ebreo;
    aveva ricevuto l’incarico dal card. Agostino Bea, che si è poi scoperto essere massone (v. Bulletin de l’Occident Chrétien NR.12, Luglio, 1976) “
    Da questi figuri è stato “fatto” il Concilio
    Baum fu un “peritus”, ossia un esperto: di quelli che veramente fabbricavano i documenti nelle commissioni a nome dei loro vescovi, i quali quasi sempre non sapevano né capivano le questioni e nemmeno le manipolazioni, avendo fiducia in quei loro “periti” teologi che si erano portati dai vari paesi. Anzi, ha scritto uno storico del periodo, simpatizzante: “Il Concilio fu fatto da Gregory Baum; ha partecipato a varie commissioni incaricate di preparare i documenti…Cominciando a lavorare nel novembre 1960, finì insieme al Concilio nel dicembre 1965, una esperienza che culminò con la sua stesura del primo testo di Nostra Aetate”, appunto quel documento che dichiara non necessaria la conversione degli ebrei.
    Il teologo Baum.
    Ora a 93 anni, costui racconta di aver avuto il primo rapporto omosessuale a 40 anni con un uomo “incontrato in un ristorante di Londra; fu eccitante..”, però non si spretò, conducendo una doppia vita per decenni come ascoltatissimo e influentissimo “teologo”; solo molto tempo dopo gettò la tonaca e – chissà perché – sposò una “ex suora divorziata” (pure divorziata…); la quale però, racconta lui, “non fece problema, quando traslocammo a Montreal nel 1986, e io incontrai Normand, un ex prete, e mi innamorai di lui”. Normand “era gay e accettò ben volentieri il mio abbraccio sessuale”.
    Il meglio però è perché decise di non fare acting-out: ”Non ho professato pubblicamente la mia omosessualità perché questo atto di onestà avrebbe ridotto la mia influenza come teologo critico”.
    Questo ha agito per mezzo secolo a “riformare” la Chiesa, in assoluta malafede. Questo, invece di liberare la Chiesa, noi e anche se stesso andando a vivere la sua vita da libero finocchio, volle restare al solo scopo di mantenere il potere – di “teologo importante” e “autorevole” – per sovvertire dall’interno la morale di una organizzazione che gli dava – diciamo – lo stipendio e da cui traeva la sua “autorità”. Ingannando e offendendo così anche l’ultimo dei fedeli.
    Ora, spero si capisca che anche la più laicista delle organizzazioni, il partito radicale, il giornale La Repubblica, la Massoneria – non tollererebbe un simile fenomeno di malafede, al suo interno un membro influente che gli lavora contro, di nascosto, dissimulando la sua appartenenza ad un altro partito o giornale. Lo smaschererebbe, lo licenzierebbe. Come minimo, gli toglierebbe ogni diritto di parlare per l’organizzazione.
    Invece, solo la Chiesa cattolica pullula di queste doppiezze e disonestà che parlano a nome di una fede su cui sputano in privato, e di un Cristo cui non credono. Il Concilio Vaticano II è stato praticamente scritto e plasmato da anime doppie come Baum; il perito cui tanto devono il cardinal Kasper e Bergoglio, l’eminenza grigia dietro le quinte di tutte le innovazioni, il gesuita Karl Rahner, mentre con altezzosa sicumera di cattedratico “lavorava” al Concilio Vaticano II scriveva lettere erotiche all’amante Luise Rinser : “Coccolina” lui, “Pesciolino” lei, infantilismi vezzosi.
    LE LETTERE VIETATE DEL GESUITA INNAMORATO - la Repubblica.it
    Vi prego di capire che non è moralismo sessuofobico. E’ il senso di offesa che un cittadino di una patria (la fede cattolica lo è) prova per dei colpevoli di alto tradimento. Che hanno ingannato tutti i credenti – i concittadini – con la loro doppia vita e dissimulazione, mancanza di sincerità e di franchezza – una viltà abietta che una patria punisce con la fucilazione alla schiena. Come hanno osato ingannarci? Per decenni ci siamo sforzati di obbedire al Concilio, accettandone le ambiguità, stranezze e discutibili novità; adesso questo, a 93 anni e mezzo secolo dopo, ci viene a dire impunemente che la sua “autorità” come teologo era un trucco per adattare la Chiesa al suo vizio privato. Come osa?
    E soprattutto: che Concilio è il Vaticano II, fabbricato da questi falsari morali? Perché dobbiamo obbedire a Nostra Aetate che contraddice le parole di Cristo e di san Pietro sugli ebrei?
    CONTO SUL UN ALTRO SACCO DI ROMA. E SO CHE NON MANCHERA'. - Blondet & Friends




  5. #1715
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Il sogno
    Aldo Maria Valli
    Suona la sveglia, mi alzo, faccio colazione, leggo il giornale.
    Tra le ultime notizie c’è che il papa ha chiesto ai parroci di stare molto vicini ai giovani che coraggiosamente scelgono di unire le loro vite con il matrimonio cattolico.
    Accendo il computer. Leggo che il nuovo preposito generale dei gesuiti in un’intervista ha raccomandato di usare il discernimento come strumento nella vita spirituale per scegliere ciò che davvero avvicina a Dio e tralasciare il resto. Ha detto poi che delle parole di Gesù nel Vangelo possiamo essere del tutto certi.
    Vado in redazione, guardo la rassegna stampa e vedo che il papa ha risposto ai quattro cardinali che gli hanno inviato i loro «dubia» su «Amoris laetitia». E non solo ha risposto, ma li ha chiamati «fratelli», li ha ringraziati per la loro «parresìa» e li ha invitati a pranzo. Dopo di che ha scritto un’«Appendice» in cui spiega tutti i punti oscuri, così si metterà fine alle mille interpretazioni da parte delle Chiese locali.
    Guardo le agenzie di stampa e noto che nel suo ultimo discorso, all’università, il papa ha evitato di parlare genericamente di temi sociali e ha scelto di raccontare la sua esperienza di fede illustrando ai giovani il suo rapporto con Gesù.
    Apro l’ultimo libro del cardinale K., che ha molta influenza sul papa, e vedo che vi si sostiene con nettezza che misericordia non vuol dire permissivismo e apertura non significa cedimento dottrinale.
    Vado a pranzo con un collega e mi rivela che il papa, per non distinguersi, ha deciso di andare a vivere nel palazzo apostolico, come tutti i suoi predecessori.
    Il collega mi dice anche che ha saputo che il papa negli ultimi tempi non ha telefonato a nessuno.
    Torno in redazione, controllo le agenzie. Nella messa del mattino il papa ha detto che quando nel Vangelo leggiamo «l’uomo non separi ciò che Dio ha unito» non c’è niente da aggiungere perché Gesù è stato chiarissimo.
    Vado al congresso dei teologi cattolici e noto che sono tutti d’accordo nel sostenere la necessità di essere amici dei luterani senza che questo comporti che noi ci autocensuriamo e diventiamo un po’ protestanti.
    Sfoglio il bollettino vaticano e vedo che l’ufficio delle celebrazioni liturgiche annuncia che d’ora in poi il papa si inginocchierà alla consacrazione e darà personalmente la comunione ai fedeli.
    Nel bollettino si dice anche che il papa, dopo approfondita riflessione, ha deciso di parlare di se stesso come del papa evitando di ricorrere soltanto alla definizione «vescovo di Roma».
    Guardo un video del papa e mi accorgo che, avvicinandosi a un chierichetto che non aveva le mani giunte, gli ha raccomandato di tenere un atteggiamento più consono alla sacralità del luogo. Ad altri giovani, che volevano fare un selfie con lui, ha detto che nella basilica di San Pietro si va per pregare, e così in tutte le altre chiese.
    Mi chiama un amico. Mi dice che il papa ha finalmente spiegato che cosa vuol dire quando sostiene che bisogna «crescere nel discernimento».
    Metto mano al mio diario e scrivo: «Questa settimana il papa non se l’è mai presa con i farisei ipocriti e legalisti».
    Vado nel sito della Pontificia accademia delle scienze sociali e mi accorgo che per i prossimi simposi l’esimia istituzione ha invitato filosofi che credono nel rispetto di ogni vita umana e non pseudoscienziati catastrofisti secondo i quali la soluzione di tutti i problemi sta nel ridurre, anche tramite politiche abortiste, la popolazione mondiale.
    Già che ci sono vado anche nel sito della Pontifica accademia per la vita e vedo che non c’è nessun panegirico di politici pro aborto e pro eutanasia, ma si fa l’elogio di chi difende ogni vita sempre, dal concepimento alla morte naturale.
    Ormai è piuttosto tardi. Sfoglio un po’ di riviste accumulate sul tavolo e vedo che nei principali periodici che si occupano del papa e della Chiesa non si parla mai di «Chiesa di Francesco» né di «periferie» né di «ospedali da campo».
    Faccio una telefonata al mio amico cardinale e mi annuncia che il papa ha deciso di andare al prossimo Congresso eucaristico nazionale.
    Per scrupolo controllo un’ultima volta le notizie in rete e vedo che il papa ha ulteriormente precisato il suo pensiero sui giovani: i preti non solo stiano vicini alle coppie che ancora scelgono di sposarsi in chiesa, ma le portino ad esempio per gli altri, per tutti quelli che scelgono, per debolezza, di convivere, così da ridare forza alla civiltà dell’amore e della verità.
    Ed ecco che improvvisamente mi sveglio. Come al solito, dopo un sogno così intenso mi batte forte il cuore. Me lo dico sempre: a cena tieniti leggero. Ora devo calmarmi. C’è da rientrare nella normalità.
    Il sogno ? Aldo Maria Valli


  6. #1716
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Perfino il N.Y. Times (ma non i giornali italiani) afferma che Bergoglio ha fallito!
    Antonio Socci
    Al “Tg3 notte” è stato intervistato Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa reso celebre da “Fuocoammare”, il docufilm sulle vittime dell’emigrazione. Ebbene, nell’intervista al Tg3, a un certo punto ha spiegato perché oggi ci sono cosi' tanti naufragi e perché, quindi, sono aumentate le vittime fra coloro che cercano di raggiungere l’Italia. Ha infatti riferito che, fino a qualche tempo fa, i migranti arrivavano a Lampedusa su barconi di legno, ma da quando li andiamo a prendere – con le nostre navi – vicino alle coste africane, i trafficanti di esseri umani non li imbarcano più su mezzi solidi, ma – per risparmiare – su gommoni che sono meno costosi. E i gommoni, con un nonnulla, si bucano o fanno naufragio. Ecco perché sono aumentati i morti.
    E' la semplice descrizione della realtà e dimostra che non bastano le buone intenzioni per “fare del bene”. A volte un certo umanitarismo (quello che ci ha indotto a usare la nostra Marina per andare a prendere migranti in Africa) puo' produrre danni peggiori di quelli che pretendeva di riparare. La realtà s’incarica sempre di smentire le ideologie. Ma bisogna accettare di vederla, la realtà. E in genere gli ideologi si rifiutano (come accadeva ai tempi del comunismo).
    PARTITO BERGOGLIANO
    E' anzitutto il grande vate dell’ideologia migrazionista, cioè papa Bergoglio, a rifiutarsi di vedere la realtà. Non vede – per esempio – che le migrazioni sono un grave impoverimento dei paesi africani d’origine (come hanno affermato i vescovi di laggiù) e che rappresentano un terremoto per l’Europa, assestando un colpo allo stato sociale già agonizzante.
    Bergoglio, da quando – nel 2013 – ando' proprio a Lampedusa a lanciare il proclama di spalancare le porte ai migranti, ha avuto un’influenza molto forte sui governi europei, già inclini alla “passività umanitaria” e all’ideologia multiculturale. La sua invettiva è stata interpretata in Africa e in Medio Oriente come un invito a partire con la certezza che avrebbero trovato le porte spalancate e l’assistenza degli stati (assai costosa per noi).
    Da allora Bergoglio ha martellato di continuo sull’opinione pubblica e sui governi. Cosi' – grazie anche ai media compiacenti – noi italiani ed europei siamo stati colpevolizzati – senza motivo – per i naufragi che avvenivano davanti alle coste libiche ed egiziane.
    Bergoglio è arrivato a dire addirittura che si', è in atto un’invasione araba dell’Europa, ma – secondo lui – non è detto che sia un male. Come giudicare affermazioni simili? E' pur vero che durante il suo viaggio in Georgia, il papa argentino ha pronunciato addirittura un’invocazione islamica ad Allah, ma vogliamo sperare che non si auguri un’Eurabia, cioè un’Europa islamizzata, né una “sostituzione di popolazione”. E' difficile capire perché Bergoglio si ostini con un’ideologia migrazionista che è condivisa solo dall’estrema sinistra.
    IL POPOLO BISTRATTATO
    La stragrande maggioranza degli italiani invece non ci sta a farsi invadere e a farsi islamizzare. E non sopporta più di vivere un Paese che ormai ha perso il controllo del proprio territorio e delle proprie frontiere. Lo ha mostrato addirittura “Repubblica” che lunedi' scorso in apertura di prima pagina aveva questo titolo: “Paura degli immigrati – gli italiani favorevoli a chiudere le frontiere”. Sotto: “Sondaggio. La maggioranza vuole più controlli ai confini. Gli italiani rivogliono le frontiere in Europa. Secondo il sondaggio Demos-Repubblica, l’83 per cento chiede più controlli nell’area Schengen (dei quali, il 48 per cento sempre, il 35 per cento solo in circostanze particolari)”.
    In genere – lo abbiamo visto per la Brexit – quando il popolo si dissocia cosi' clamorosamente dall’ideologia dominante, il Potere “scomunica” quel popolo accusandolo di sciovinismo, xenofobia, razzismo, egoismo, populismo e quant’altro. Un po’ come quando, nel 1953, in Germania Est ci furono grandi manifestazioni operaie contro il regime comunista e Brecht conio' la battuta per cui era necessario “sciogliere il popolo” perché non aveva più la fiducia del governo. Non a caso, dopo la Brexit, c’è stato chi ha tentato di far capire che in fondo la democrazia aveva la gravissima pecca di far votare la gente comune, invece di affidare le decisioni a lorsignori illuminati.
    Come tutti gli ideologi di Sinistra, anche Bergoglio si rifiuta di vedere la realtà. Percio' la realtà si incarica di affondare le sue teorie e le sue velleità.
    FALLIMENTO
    Egli si compiace delle lusinghe dei salotti radical-chic, ma non vede che il popolo è contro la sua politica. Nei giorni scorsi proprio la parola “fallimento” riferita a Bergoglio è apparsa nel titolo di un articolo del “New York Times”, un quotidiano liberal che – di per sé – è simpatizzante del papa sudamericano. Pero' i fatti parlano chiaro e vanno detti.
    L’editoriale di Matthew Schmitz – un intellettuale cattolico – ricorda che quando fu eletto il papa argentino molti predissero un “effetto Francesco” che avrebbe riportato nella Chiesa tante pecorelle smarrite. Bergoglio ha creduto che per ottenere questo occorresse abbracciare tutte le mode ideologiche dei radical-chic (dall’ecologismo apocalittico, al pauperismo, al terzomondismo) e poi rottamare la dottrina cattolica e svendere i sacramenti e la salvezza al prezzo dei saldi di fine stagione.
    Ma, cosi' facendo, le pecorelle sono tornate all’ovile? Schmitz afferma che “negli Stati Uniti questo non è accaduto”. Anzi, secondo una ricerca del Centro specializzato della Georgetown University (e lo stesso fenomeno si verifica in Europa) è accaduto l’opposto: nel 2008 il 23 per cento dei cattolici americani andavano a messa ogni domenica, mentre otto anni più tardi siamo al 22 per cento. Peggio ancora fra i giovani: nel 2008 il 50 per cento dei Millennials aveva ricevuto le ceneri e quest’anno erano solo il 41 per cento. Conclusione dell’editorialista: “i giovani sembrano allontanarsi dalla fede”.
    Anche perché – spiega Schmitz – Bergoglio denigra continuamente la Chiesa, i preti, i vescovi, i cardinali e i fedeli e queste invettive “demoralizzano i cattolici fedeli, senza offrire a quelli che si sono allontanati una buona ragione per tornare”. Dal momento che Bergoglio attacca continuamente la dottrina e i riti cattolici, dice, “c’è poco motivo di mettersi in fila per la confessione, o svegliarsi per andare a messa”.
    Stessa delusione per le riforme della Curia che non ci sono state: “Francesco ha costruito la sua popolarità a spese della Chiesa”. Lui è popolare presso tutti i mass media laicisti e i salotti radical-chic, da sempre nemici giurati dei cattolici. Cosi' il suo personale bilancio di lusinghe mondane è trionfale, ma il bilancio spirituale della Chiesa, sotto il suo pontificato, è fallimentare.
    Come conferma anche il disastroso flop del suo Giubileo. Eppure, anche in questo caso, Bergoglio, come un ostinato capo di un partito ideologizzato, è sordo a tutti i segnali di fallimento, a tutti gli appelli e a tutte le proteste che salgono – anche in queste settimane – da fedeli laici, vescovi e cardinali.
    Avanti tutta verso il baratro. E' il “cupio dissolvi” del superbo e di un partito che si è impadronito della Chiesa Cattolica facendone una proprietà personale.
    SE PERFINO SUL ?NEW YORK TIMES? (MA NON SUI GIORNALI ITALIANI) SI LEGGE CHE BERGOGLIO HA FALLITO? - Lo StranieroLo Straniero


  7. #1717
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Il Vicario di Cristo in cesso.
    Come ridurre, letteralmente, al guano, la sacra figura del Pontefice...

    Papa Francesco a Milano: la visita alle Case Bianche
    Papa Francesco non è estraneo a dei fuori programma, durante i suoi appuntamenti di giornata. E così è stato anche a Milano: durante la prima tappa della della sua visita al complesso delle Case Bianche di Via Salomone, il Pontefice si è fermato qualche minuto a una toilette chimica ai lati della strada: decine i fedeli che hanno voluto immortalare la scena con i loro smartphone. Come capita spesso, anche stavolta il Pontefice ha voluto mostrarsi una persona come tante.
    Papa Francesco a Milano: usa un bagno chimico durante la visita alle Case Bianche - Cronaca



    Nuova rivelazione su Fatima, l'apostasia nella Chiesa
    di Marco Tosatti
    Oggi esce in Spagna un libro di José Maria Zavala, intitolato “El secreto mejor guardado de Fatima”, il Segreto meglio custodito di Fatima. E’ un’opera piuttosto ampia, di 330 pagine, in cui si ripercorre la storia delle apparizioni del 1917, e del Terzo Segreto. L’autore, convertito al cattolicesimo, è un giornalista molto noto in Spagna, e autore di una trentina di opere di storia e religione. Nel libro c’è anche una conversazione molto interessante con don Gabriele Amorth, scomparso di recente.
    Ma il libro contiene una parte che - se confermata come autentica - non può non rivelarsi clamorosa.
    Racconta José Maria Zavala di aver ricevuto sulla posta del suo sito web una mail, anonima. Non c’era né testo, né oggetto; solo un allegato. La mail era nella cartella spam. L’ha aperta, e dopo un po’ di esitazioni ha aperto l’allegato. Era una lettera manoscritta, in portoghese, intitolata JMJ. La lettera consta di 24 righe.
    José Maria Zavala l’ha fatta tradurre, e poi ha chiesto una perizia calligrafica a una professionista del settore, Begona Slocker de Arce, perito calligrafo dei tribunali di Giustizia, riconosciuta dalla Società Spagnola di Grafologia, perita calligrafa diretta del professore Francisco Alvarez (ex capo della Jefatura di investigazione e criminalistica della Guardia Civile), professore “tutor” nei corsi di Madrid di perito calligrafo giudiziario. E con altri titoli ancora.
    La perizia, molto dettagliata (occupa venti pagine di libro) si conclude così: “Il documento ‘dubitado’ (cioè quello da studiare. N.D.R.) a cui ci si riferisce qui come Terza Parte non rivelata del Segreto di Fatima, è stato realizzato dalla stessa mano del documento ‘indubitado’ (il testo di riferimento, certamente autentico N.D.R.) corrispondente alla Prima e alla Seconda Parte del Segreto di Fatima redatto di proprio pugno da Suor Lucia dos Santos nella sua Terza Memoria del 31 agosto del 1941”.
    Ecco il testo, nella nostra traduzione. Abbiamo mantenuto la spaziatura originale. Il testo comincia con le sigle JMJ, e la data: “Tuy, 1/4/1944”.
    E continua così:
    “Adesso vado a rivelare il terzo frammento del segreto; questa parte è l’apostasia nella Chiesa. Nostra Signora ci mostrò una visione di un individuo che io descrivo come ‘il “Santo Padre’, davanti a una moltitudine che stava lodandolo.
    Però c’era una differenza con un vero Santo Padre, lo sguardo del demonio, questo aveva gli occhi del male.
    Poi, alcuni momenti più tardi, vedemmo lo stesso Papa entrare in una Chiesa, però questa Chiesa era la Chiesa dell’inferno, non c’è modo di descrivere la bruttezza di questo luogo, sembrava come una fortezza fatta di cemento grigio, con gli angoli rotti e le finestre come occhi, aveva un picco sul tetto dell’edificio.
    Subito alzammo lo sguardo verso Nostra Signora che ci disse avete visto l’apostasia nella Chiesa, questa lettera può essere aperta dal Santo Padre, però deve essere annunciata dopo Pio XII e prima del 1960.
    Poiché il dogma della fede non è conservato a Roma, la sua autorità sarà rimossa e consegnata a Fatima.
    La cattedrale di Roma deve essere distrutta e una nuova costruita a Fatima.
    Se 69 settimane dopo che questo ordine sia annunciato, Roma continua la sua abominazione, la città sarà distrutta.
    Nostra Signora ci disse che questo è scritto, Daniele 9,24-25 e Matteo 21, 42-44”.
    Così terminava il messaggio.
    Abbiamo contattato José Maria Zavala via mail, chiedendogli alcuni chiarimenti sul modo in cui era giunto in possesso del documento, ma ha risposto che preferisce, vista la delicatezza dell’argomento, e la poca affidabilità dello strumento di posta elettronica, rispondere a voce, in un incontro che avverrà nelle prossime settimane.
    Se il documento fosse autentico risolverebbe certamente molti degli interrogativi che sono stati posti in passato sulla completezza dello svelamento, e sulle contraddizioni che sono emerse durante gli anni, legate a testimonianze di chi aveva letto le memorie di Suor Lucia, e chi aveva visto il documento. Il testo del libro, per esempio coinciderebbe con il singolo foglio, visto in controluce nella busta destinata al Papa, dal vescovo di Leiria-Fatima mons. Venancio. E la possibilità che una parte del Terzo Segreto riguardasse problemi di fede e di apostasia nella Chiesa è stata ventilata più volte nei decenni passati.
    Se si tratta di un falso, bisogna riconoscere che è un falso di altissima qualità. Sarà naturalmente molto interessante sapere se, e quale eventualmente sarà, la risposta della Santa Sede agli interrogativi aperti da questo nuovo clamoroso sviluppo della saga di Fatima.
    Nuova rivelazione su Fatima, l'apostasia nella Chiesa


  8. #1718
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    VOGLIONO CAMBIARE LA CHIESA?
    Vogliono cambiare la Chiesa? Lo dicano se ne vadano e si facciano la loro. Ormai la misura è colma: la goccia che ha fatto traboccare il vaso a Vienna. Non è più la Chiesa nella quale siamo stati battezzati è un'altra cosa
    di Francesco Lamendola
    Ormai la misura è colma. A quali altre aberrazioni e sacrilegi dovremo ancora assistere, e intanto mandar giù anche la beffa che tali cose siano fatte nel nome di Cristo e del Vangelo?
    La goccia che ha fatto traboccare il vaso, se cosi' vogliamo dire – ma non ce n’è una sola, ce ne sono dieci, cento, mille, in ogni angolo del mondo, ad ogni nuovo giorno che arriva – è quella dell’opuscolo, distribuito all’ombra della storica e gloriosa Chiesa di Santo Stefano, a Vienna, a cura del clero locale: in quella Vienna che per due volte, nel 1529 e nel 1683, con pochi aiuti dall’esterno, fermo' la marea ottomana che si apprestava a dilagare nell’Europa centrale, e salvo' la cristianità dalla quasi certa sottomissione alla scimitarra del turco e alla mezzaluna di Maometto.
    Nell’opuscolo in questione si magnifica la “bellezza” delle cosiddette famiglie arcobaleno, ossia delle famiglie formate da coppie dello stesso sesso, solitamente con tanto di figli adottivi, oppure ottenuti con la fecondazione eterologa, oppure, ancora, con la pratica - vergognosa e schiavista - dell’utero in affitto. I nuovi cattolici austriaci vogliono far vedere quanto sono aperti, accoglienti e illuminati, e vogliono gridare al mondo che hanno rotto i ponti col passato, omofobo e fondamentalista, e che non hanno più nulla da spartire con la Chiesa di un tempo, retriva e bigotta; ma che sono fatti, loro, di una pasta completamente diversa; che non temono le sfide del futuro, la globalizzazione, la tecnologia, il progresso, la civiltà moderna; che sono dinamici, ottimisti, tolleranti e fiduciosi nel domani; che accolgono con gioia le sfide della globalizzazione, dei mutamenti di costume, della trasformazione di valori in atto, sia nella società civile, sia nella Chiesa stessa. Essi non vogliono più rincorrere i mutamenti e il “progresso”, che avanza, sempre più, a passo di carica; no: vogliono accompagnarlo, e, se possibile, precederlo: vogliono che sia chiaro che nulla li troverà impreparati, nulla li potrà confondere o stupire, nulla li vedrà intimiditi, impauriti e chiusi sulla difensiva.
    Ed eccoci all’opuscolo viennese. La fotografia che lo illustra parla da sé. Essa ritrae una “bella”, gioiosa, felice famigliola arcobaleno. Lui, lui e un bimbo. Due maschi adulti, uno più maturo, l’altro decisamente più giovane, entrambi sorridenti, sullo sfondo di un prato verde, che guardano con serenità verso l’obiettivo; che non ostentano la loro omosessualità, ma neppure la nascondono, insomma che la vivono con perfetta, assoluta naturalezza. Abbiamo anche la benedizione dei preti; che cosa volete di più?
    Accanto ad essi, fra le braccia del più giovane (padre o madre?), un ragazzetto, anche lui colto dall’obiettivo nella posa più sciolta e naturale che si possa immaginare. A proposito, un ragazzino di colore. Eh si' , perché se una coppia di omosessuali maschi vuole avere un bambino, dove se lo va a cercare, se non nel Terzo Mondo? Nulla di strano, del resto: perché essere moderni, vuol dire scommettere sulla riuscita della società multietnica e multirazziale. Multietnica e multirazziale: sentite come suona bene! Che belle parole, in bocca a una persona perbene, cioè ad un progressista di origine controllata. Certo, bisogna che non le pronunci qualche tizio della destra: acquisterebbero subito un brutto suono, sarebbero sporcate e profanate: bisognerebbe sciacquarsi la bocca, per poterle pronunciare di nuovo, dopo averle udite dalle labbra di qualche demagogo populista, da quale seminatore di odio razziale.
    E siccome l’iniziativa della Chiesa di Santo Stefano è condivisa, nella forma o nella sostanza, o in entrambe le maniere, da tante altre parrocchie, da tanti altri preti e vescovi, a cominciare dal vescovo di Anversa, in Belgio, che ha caldeggiato un pronto riconoscimento, da parte della Chiesa, delle unioni omosessuali; e siccome un altissimo prelato non si è vergognato, mentendo spudoratamente - e in maniera blasfema, perché stava stravolgendo le parole della Sacra Scrittura - di predicare che Dio, davanti ai peccatori della città di Sodoma (cioè, appunto, davanti al peccato impuro contro natura), decise di perdonarli e risparmiarli – pero', di conversione, nemmeno l’ombra, nelle parole di quel bravo monsignore; e siccome quel che ha detto il vescovo di Anversa coincide perfettamente con quel che ha detto e scritto monsignor Charamsa (pardon, l’ex monsignor Charamsa), che ebbe il buon gusto di fare outing e di presentare alla stampa il suo “compagno”, baciandolo in pubblico ed invocando una liberalizzazione della sodomia da parte della Chiesa, che finora si è mostrata, a suo dire, ottusa e bigotta su questo tema, opponendosi a una forma di amore che nessuno (come dice il papa Francesco) ha il diritto di giudicare: allora ne traiamo la conclusione che sta giungendo alle battute finali il progetto, preparato da lungo tempo e portato avanti un poco alla volta, con pazienza e tenacia ammirevoli, di sfilarci da sotto i piedi la Chiesa cattolica, nella quale siamo cresciuti e siamo stati educati, e ai cui valori abbiamo aderito, perché vi abbiamo creduto, per trasformarla in qualcosa di completamente nuovo e diverso, in una neochiesa gnostico-massonica che vuol andare d’amore e d’accordo con il mondo, e che ha rinunciato a predicare il Vangelo, per approvare e benedire tutto quel che il capriccio e il vizio umani stanno spacciando come istinto e bisogno naturale, e, quindi, come qualcosa di puro e innocente, allora è arrivato il momento di dire: basta.
    Del resto, lo ripetiamo, si tratta di un episodio come ce ne sono tantissimi altri, ormai, dello stesso tenore, e perfino peggio; non lo vogliamo sopravvalutare in sé e per sé: ma è un indicatore, una cartina al tornasole. La cosa più significativa, a nostro avviso, non è neanche il fatto che ci siano dei cattolici, e perfino dei consacrati, cosi' folli e spregiudicati da contrabbandare per Vangelo quel che il Vangelo non è, semmai il contrario del Vangelo (Vai, e non peccare più, diceva Gesù all’adultera; se non andiamo errati; e non: Vai, e continua a fare il tuo comodo, senza problemi, per carità; chi sono io per giudicare?).
    Eppure è molto strano. Sono cosi' loquaci, i vescovi, allorché si tratta di predicarci l’accoglienza indiscriminata e incondizionata di milioni di sedicenti profughi, cioè di favorire l’invasione dell’Europa, la sostituzione della sua popolazione e la sua completa islamizzazione, nel giro di due o tre generazioni (proprio quel che cercarono di fare i Turchi ottomani, con le armi in pugno, nel 1529 e nel 1683, ma fallirono, e sia pure di poco); sono cosi' ciarlieri, cosi' petulanti, cosi' saccenti, quando si tratta di rimproverare i cattolici di essere “rigidi”, di essere ipocriti, di avere una doppia vita. Hanno tanto fiato nei polmoni, allorché vogliono ricordarci che la Chiesa deve procedere “nello spirito del Concilio Vaticano II”: anche se loro soltanto conoscono che significato abbia una simile espressione; l’unica cosa certa è che non si tratta dello Spirito Santo, ma dello “spirito” di Karl Rahner e di Jacques Maritain, o magari di Hans Küng, di Walter Kasper, di Carlo Maria Martini, di Enzo Bianchi e perfino di Vito Mancuso. E hanno una voce cosi' chiara e forte, quando esigono che sia rispettata la libertà di religione per tutti, cominciando con l’autorizzare la costruzione di sempre nuove moschee in Italia e in Europa (e pazienza se, in Arabia Saudita, un cristiano non è libero neanche di leggere il Vangelo), dato che non basta avere a Roma la più grande moschea d’Europa.
    Pero', per dire che iniziative come quella dell’opuscolo a favore del matrimonio omosessuale, distribuito in chiesa ai fedeli cattolici, è profondamente, completamente sbagliato, non hanno voce. Per dire che il vescovo di Anversa sta sbagliando, non trovano le parole. Per ricordare che il matrimonio è indissolubile, che l’aborto è un peccato gravissimo, non solo non si sbilanciano, ma, semmai, cominciano a introdurre dei distinguo, a valutare i casi eccezionali, a invocare comprensione e misericordia; e, soprattutto – come al solito, e come è ormai nello stile pastorale di papa Francesco – a tuonare contro i cattolici “tradizionalisti”, gretti e privi di carità, nemici dell’amore, nemici del sorriso, e (ultimissima trovata di Bergoglio) anche sprovvisti della santa qualità dell’umorismo!
    Che dire, arrivati a questo punto? La Chiesa che essi stanno predicando, che stanno attuando, che stanno pubblicizzando, non è la Chiesa nella quale siamo stati battezzati, siamo stati educati, siamo stati cresciuti. E' un’altra cosa. E non si tratta di una differenza di stile, di forma, ma di una differenza di sostanza. Questa loro chiesa, a nostro parere, non è più la Chiesa cattolica: percio', dovrebbero essere onesti e non pretendere e di chiamarla più cosi' . Altrimenti, si genera l’equivoco: si fa passare per cattolicesimo cio' che è modernismo, ossia la somma eresia anticattolica; e si spaccia per “tradizionalista” cio'che è, semplicemente e senza altri aggettivi, cattolico, cioè conforme alle Scritture e alla Tradizione.
    Ebbene: che se ne vadano, e che fondino la loro chiesa, e poi la chiamino col nome che preferiscono; basta che non usino l’aggettivo “cattolica”. Ma sarebbe troppo bello se facessero cosi': non ne hanno alcuna intenzione, perché non possiedono uno straccio di onestà intellettuale. Vogliono stravolgere la Chiesa, ma senza dirlo: facendo finta che tutto sia come prima, come sempre. In perfetto stile gesuitico: e non nel senso migliore dell’espressione. Stanno facendo un gioco sporco, perché non osano mostrarsi per quello che sono: delle persone che hanno perso la fede, che non credono più al Vangelo, e che vogliono sostituire al cattolicesimo un vago deismo sincretista, accogliendo spunti da tutte le altre religioni (non è questo il tanto celebrato ”spirito di Assisi”?; povero san Francesco, si vergognerebbe di essere nato in quella cittadina).
    VOGLIONO CAMBIARE LA CHIESA?

  9. #1719
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Suor Jeannine Gramick, apologeta dell’omosessualità in Polonia e nel mondo
    di Cristiano Lugli
    La “Campaign Against Homophobia” e la “Faith and Rainbow”, due organizzazioni che intuibilmente dal nome si occupano di diritti omosessuali all’interno delle comunità di cosiddetti “cristiani LGBT”, hanno sponsorizzato il tour polacco di suor Jeannine Gramick, svoltosi nel 2016-2017.
    Questa “religiosa”, per chi non lo sapesse, è conosciuta per il suo impegno a favore di una piena accettazione delle persone gay, lesbiche e trans nella Chiesa Cattolica e nella società; ha fondato tre sezioni (“chapters”) di Dignity USA a Baltimora, Washington e Philadelphia, e ha dato vita alla “Conferenza delle lesbiche cattoliche”. Con padre Robert Nugent ha fondato il New Ways Ministry, un’organizzazione “cattolica” impegnata per la giustizia e la tutela dei diritti delle persone gay e lesbiche nella Chiesa e nella società. Le posizioni e le attività di suor Jeannine a favore dell’omosessualità imperante sono testimoniate da diverse opere da lei curate, come ad esempio “Homosexuality and the Catholic Church,” “Homosexuality in the Priesthood and Religious Life,” “The Vatican and Homosexuality,” “Voices of Hope: A Collection of Positive Catholic Writings on Lesbian/Gay Issues”, tutti titoli che evidenziano fin troppo bene il contenuto.
    Con padre Nugent è anche co-autrice di “Building Bridges: Gay and Lesbian Reality and the Catholic Church”, la cui edizione italiana (dal titolo “Anime gay”) è stata curata da Andrea Ambrogetti e pubblicata nel 2003 dagli Editori Riuniti, con un tour italiano di presentazione nelle città di Caserta, Napoli, Roma, Bologna e Milano.
    Le associazioni LGBT che hanno lanciato il tour di questa suora hanno promosso una vera e propria campagna mediatica dal titolo “Let’s Exchange a Sign of Peace”, affiggendo cartelloni in tutta la Polonia, paese in cui si è tenuta la serie di incontri con la “religiosa”. Al centro del logo che annunciava l’iniziativa, si trovano disegnate due mani che si stringono: una regge un rosario e l’altra porta al polso un braccialetto arcobaleno. La campagna è stata appoggiata da molte personalità e pubblicazioni cattoliche di spicco.
    La suora attivista statunitense era stata invitata per una settimana ad alcune conferenze sui problemi dei “cattolici LGBT”; ha fatto tre presentazioni pubbliche, quattordici interviste a radio, TV e giornalisti, un ritiro per cristiani LGBT, e infine ha parlato personalmente con un numero indefinito di polacchi, incluso il Segretariato Generale per l’organizzazione delle comunità delle suore del paese.
    Il suo tour si è svolto nelle tre principali città polacche – Varsavia, Cracovia e Danzica – dove suor Jeannine ha lanciato il messaggio su cui sta insistendo da ben quarantacinque anni: “Dio ama incondizionatamente le persone LGBT ed è compito della Chiesa rendere reale questo amore”.
    Questa indefinibile personaggia, che comunque di suora non ha nulla, si è detta però un po’ allarmata a causa dell’attuale situazione in America, a seguito dell’elezione del Presidente Donald Trump, affermando che potrebbe essere più difficile far riuscire la missione ma, come i suoi amici in Polonia, lei sarà pronta a continuare il suo lavoro:
    “Questo lavoro proseguirà – ha dichiarato ancora ad un giornale locale – perché i cuori e le menti dei sostenitori della comunità LGBT sono cambiati. Questi cuori e queste menti sono aperti. Non faremo passi indietro. Sarà molto difficile, ma possiamo farcela. Dobbiamo farcela”.
    L’operato della signora in questione, che più volte si è schierata anche a favore dell’aborto “nei casi limite”, come li chiama lei, in passato era stato contrastato dalle autorità ecclesiastiche, sia all’interno del suo ordine di suore (Suore scolastiche di Nostra Signora), sia dalla Congregazione per la dottrina della Fede, allora presieduta da Ratzinger, che aveva vietato a suor Gramick e padre Nugent di proseguire il proprio “lavoro pastorale” con gli omosessuali, avendo mancato di esporre il pensiero e la dottrina della Chiesa circa l’omosessualità. Questo divieto restò inascoltato e i due continuarono – e come si vede continuano – la loro attività, senza aver subito sanzioni.
    In seguito all’elezione di Bergoglio, avvenuta nel 2013, in diverse occasioni suor Jeannine ha auspicato che ciò che in America viene chiamato “the Pope Francis effect”, “possa tradursi in una concreta e duratura accettazione degli omosessuali nella Chiesa e nella società”.
    Nell’ottobre del 2015 ha parlato a Roma alla conferenza mondiale “Ways of Love”, tenutasi a ridosso della seconda sessione del Sinodo della Famiglia e promossa da una rete internazionale di 13 organizzazioni di/con i “cattolici LGBT”.
    L’attività di questa “suora” non è da sottovalutare e se anche i risultati paiono essere lenti rispetto ai tempi da cui lei ha iniziato questa rivoluzione omosessuale da portare avanti in seno alla Chiesa, va detto che ha l’appoggio di tanti cattolici, di tanto potere mediatico ma soprattutto di tanti porporati che per ora tacciono.
    Questa “eroina” senz’abito gira il mondo cercando di portare la parola omosessuale a tutte le genti, e intanto incassa i risultati di un’azione costante e martellante.
    Ciò che è accaduto in Polonia è solo l’inizio dei grandi trionfi conquistabili in una neo-chiesa che appare essere sempre più propensa ad incanalare il pensiero LGBT come pietra fondante, relegando la Dottrina e ingalluzzendo tutto il marasma di omosessuali che, una volta scoperchiato il Vaso di Pandora, si paleserà senza timori: partendo dai Charamsa e dai Ricca, già arruolati, e passando per altrettante importanti figure ecclesiastiche.
    https://www.riscossacristiana.it/suo...istiano-lugli/



    Il Card. Burke torna a parlare dei dubia e del dannoso silenzio del Papa
    Il Card. Burke ritorna a parlare dei Dubia e del silenzio del Papa, confermando che tale comportamento reca grave danno alla Chiesa.
    Roberto
    di Marco Tosatti
    La sera del 24 marzo il cardinale Raymond Burke parlava nella parrocchia di Saint Raymond di Peñafort a Springfield, Virginia, e ha risposto ad alcune domande relative ai “Dubia” presentati da quattro cardinali, e alla possibile correzione formale che un’eventuale mancanza di risposte da parte del Pontefice potrebbe rendere necessaria.
    Il parroco di Saint Raymond, padre John De Celles, ha posto alcune domande al cardinale. Ecco qualche brano de colloquio.
    De Celles. – Ci sono molte voci che circolano intorno ai Dubia…Lei sa se ci sarà una risposta ai Dubia da parte del Santo Padre o della Congregazione per la Dottrina della Fede?
    Burke: “Sinceramente spero che ci sarà perché queste sono questioni fondamentali che sono onestamente sollevate dal testo dell’esortazione post-sinodale Amoris Laetitia. E fino a quando non ci sarà una risposta a queste questioni continuerà a diffondersi una confusione molto dannosa nella Chiesa, e una delle questioni fondamentali riguarda la verità secondo cui ci sono cose che sono sempre e dovunque sbagliate – quelli che chiamiamo atti intrinsecamente malvagi – e così noi cardinali continueremo a insistere per udire una risposta a queste domande sincere”.
    Il cardinale Burke ha negato l’idea che i Dubia siano irrispettosi o arroganti, ricordando che si tratta del sistema tradizionale di cercare un chiarimento da parte del Papa sull’insegnamento costante della Chiesa. Ha poi spiegato perché i Dubia siano stati resi pubblici, dopo aver saputo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede che non ci sarebbe stata una risposta.
    “Abbiamo giudicato necessario renderli pubblici perché così tanti fedeli ci avvicinavano, ponendo queste domande, e dicendo, che cosa c’è di male, abbiamo queste domande, e sembra che nessuno dei cardinali che hanno la grande responsabilità di assistere il Santo Padre si ponga queste domande, e allora le abbiamo rese pubbliche”.
    De Celles: – Se non c’è risposta, quale sarà la risposta di voi quattro cardinali?
    Burke: “Allora dovremo semplicemente correggere la situazione, cioè dedurre la risposta alle domande dall’insegnamento costante della Chiesa e renderlo noto per il bene delle anime”.
    Il cardinale americano non ha dato nessuna indicazione sui tempi di questa eventuale correzione dell’esortazione post-sinodale. Amoris Laetitia sta per compiere il suo primo anno di vita, è stata pubblicata nell’aprile del 2016. E ancora adesso da diverse zone del pianeta si hanno dichiarazioni di vescovi e conferenze episcopali che si muovono su linee contrastanti nell’applicazione del documento, alimentando uno stato oggettivo di confusione.
    MiL - Messainlatino.it: Il Card. Burke torna a parlare dei dubia e del dannoso silensio del Papa


  10. #1720
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

 

 
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