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Discussione: Papa Francesco.

  1. #1911
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Altro anniversario del 2017.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #1912
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    "Chi divide non è più Papa". E in Vaticano c'è chi pensa all'impeachment di Bergoglio
    Anche se lo stato d'accusa non è previsto molti prelati chiedono conto a Francesco delle sue scelte. Altrimenti...
    Stefano Filippi
    La parola proibita ormai circola apertamente. Richiama libertà, contropotere, vittoria della giustizia e della verità. Impeachment. Ne hanno fatto le spese presidenti e ministri. Per un Papa non è previsto, la sua autorità deriva direttamente da Dio attraverso il voto dei cardinali blindati in conclave.
    Ma nonostante che la volontà divina e il diritto canonico non prevedano la messa in stato d'accusa del Papa, l'idea dell'impeachment si diffonde nelle cerchie vaticane. Non si sa bene come procedere, né chi avrebbe il potere di farlo; gli ecclesiastici non si espongono e i pochi che accettano di parlarne chiedono un drastico riserbo. Eppure l'impeachment di Jorge Mario Bergoglio è il sogno proibito di molti conservatori. Un esercito in crescita, si garantisce in quegli ambienti, alimentato da un malcontento che sarebbe noto sia in Vaticano sia nel clero di Roma.
    Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, in un articolo scritto per gli 80 anni di Bergoglio lo ha messo nero su bianco, sia pure in forma interrogativa, analizzando le reazioni ai «dubia» presentati dai cardinali Caffarra, Burke, Brandmüller e Meisner. Un paio di mesi dopo, 23 studiosi di tutti i continenti avevano ipotizzato «una forma di correzione fraterna» poiché «la Chiesa sta entrando in un momento gravemente critico della sua storia, che presenta allarmanti somiglianze con la grande crisi del quarto secolo». E l'ex ministro di Monti si è appunto chiesto se non si stia prefigurando un impeachment. Non uno scisma di chi abbandona la Chiesa, ma l'opposto: la deposizione del Papa non più ortodosso. Perché, dice un ecclesiastico attribuendo la citazione al defunto cardinale Carlo Caffarra, «un Papa che divide l'episcopato non è più Papa».
    La lettera dei 23 era l'embrione del documento pubblicato poi con 62 firme. I sottoscrittori scrivono di esservi «costretti» per «alcune eresie sviluppatesi» a partire dall'«Amoris laetitia». Un Papa infedele, dunque. La lettera non chiede dimissioni né tantomeno adombra un impeachment, che oggi è fantareligione. La coesistenza di tre Papi, uno dimesso, uno eretico e uno scismatico, sarebbe uno scenario grottesco. Ma ormai la sfida dei «dubia», forse al di là delle intenzioni dei quattro porporati, è il primo passo formale verso una messa in stato d'accusa di Francesco come la «correzione» è il secondo. Mentre il documento dei 62 non ha precedenti, i «dubia» sarebbero una «prassi secolare», almeno secondo i firmatari, ma nella bimillenaria storia della Chiesa sono rari i precedenti di cardinali che chiedono al pontefice di chiarire questioni dottrinali dopo essere andato fuori dal seminato.
    Ma prima che i quattro si esponessero formalmente nel settembre di un anno fa, altri porporati si erano rivolti in altre forme a Francesco manifestando il proprio disorientamento. Il Papa non ha dato risposte, come ha accolto nel silenzio anche i «dubia».
    Se la strada dell'impeachment è impervia, la contestazione ha preso una strada diversa, quella di lavorare ai fianchi il Papa argentino perché sia lui stesso ad ammettere gli errori e magari dimettersi. I circoli conservatori assicurano di non essere frange minoritarie, di trovare comprensione in vari settori della curia vaticana che però non intendono uscire allo scoperto, almeno per ora, con un Pontefice che tiene la scena sui media di tutto il mondo. Il silenzio, si fa notare, non significa necessariamente approvazione. I quattro cardinali «dubiosi» sarebbero soltanto la punta dell'iceberg anche nel Sacro collegio.
    Ormai il principio dell'obbedienza al Pontefice sembra saltato. D'altra parte, perché portargli rispetto se, come avevano scritto i 23 dissidenti, «la barca di Pietro è senza timone?». I punti di riferimento sono altri: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, teologi come Caffarra, del quale dopo la morte sono stati ripubblicati interventi e omelie come un magistero alternativo al quale ancorarsi. Si guarda ai vescovi polacchi, che hanno respinto in blocco le aperture contenute nell'esortazione «Amoris laetitia». Negli Stati Uniti viene ancora sbandierata la copertina del Newsweek che un paio d'anni fa si chiedeva «Is the Pope catholic?», ovvero: il Papa è cattolico?
    Alla desacralizzazione del papato si accompagna una campagna di attacchi personali. Bergoglio è considerato un uomo privo di cultura, attaccato al potere, irascibile e vendicativo, che per giunta a 42 anni andò in psicanalisi da una specialista ebrea. Un politico che gestisce il Vaticano per conto della lobby di cardinali che l'ha piazzato sul soglio di san Pietro. Uno sprovveduto che apprezza un'abortista come Emma Bonino, non cita autori cattolici ma Eugenio Scalfari e mette un protestante a guidare l'edizione argentina dell'Osservatore Romano.
    "Chi divide non è più Papa". E in Vaticano c'è chi pensa all'impeachment di Bergoglio


  3. #1913
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    Predefinito re: Papa Francesco.



    Non offendiamo Martin Lutero.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #1914
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Il parroco anti-nozze gay: "Che razza di Chiesa è questa?"
    Il parroco contrariato dal fatto che un caposcout, dopo le nozze gay, abbia ancora un ruolo educativo nella Chiesa, ha scritto una lettera critica al Decano e ha disertato un incontro
    Francesco Boezi
    Don Fragiacomo ha disertato un incontro pastorale dopo il caso di Stranzano, quello in cui il consigliere comunale Luca Bortolotto e il capo scout Marco Di Just si sono sposati.
    In virtù di questo evento, il sacerdote aveva dichiarato la sua contrarietà al fatto che il capo scout continuasse a fare l'educatore: "Una cosa è essere accolti dalla Chiesa, un'altra assumere simili responsabilità", aveva detto il parroco, non soffermandosi sul matrimonio gay, ma sulle linee da seguire, in base al credo della Chiesa, in merito a questo evento: "Come cittadino ognuno può fare ciò che gli consente la legge dello Stato. Come cristiano, però, devo tener conto di quale sia la volontà di Dio sulle scelte della mia vita. Come educatore cristiano, in più, devo tener conto della missione e delle linee educative della Chiesa e della mia Associazione cattolica. Una cosa è essere accolti, un'altra è assumere responsabilità educative", aveva chiosato il parroco goriziano. Per don Francesco Fragiacomo, insomma, Marco Di Just dovrebbe smettere di avere un ruolo educativo nel mondo cattolico.
    Poi, la lettera inviata al Decano, don Renzo Boscarol, nella quale don Francesco ha sostenuto di essere stato abbandonato dai suoi confratelli. La delusione del sacerdote, si legge in un articolo del Piccolo di Trieste pubblicato oggi, sarebbe relativa al fatto che nessuno della Curia, dopo quattro mesi, abbia ancora espresso una posizione netta in merito. L'arcivescovo di Gorizia, Carlo Maria Redaelli, non avrebbe insomma chiarito il da farsi. Il Decano, don Renzo Boscarol, si legge sempre sul Piccolo, ha evitato di commentare l'assenza di don Francesco all'incontro pastorale: "Non commento questa decisione e non ho niente da dire in merito". E ancora: "...anche se questa lettera doveva restare una cosa privata. Non voglio, perciò, entrare nel merito di alcuna discussione o dare alcun giudizio perché diventerebbe un problema atroce". Il cellulare di don Francesco, invece, squilla a vuoto. Con ogni probabilità il parroco ha deciso di non rilasciare dichiarazioni a mezzo stampa.
    Ma il sacerdote contrariato usa comunque il web per esprimere tutto il suo dissenso: "Che fiducia posso avere dei miei confratelli che nel momento delle difficoltà invece di essere vicini e solidali sono assenti, lontani o addirittura contro", incalza don Giacomo: "Invece di essere in sintonia sul messaggio del Vangelo, ne sono in piena dissonanza con dottrine, prassi, metodi e stile completamente diversi". E ancora: "Invece di sostenermi in un caso scandaloso che compromette gravemente il messaggio educativo buono verso i giovani, superficialmente minimizzano, ti accusano, ti sparlano alle spalle o ti canzonano pubblicamente su giornali nazionali, dandoti del "giovane parroco".
    Il finale del post, poi, non lascia spazio a nessun dubbio di sorta: "Ora mi domando, che razza di Chiesa è questa? Cosa offre? Quali grandi ideali presenta ai giovani? Propongo dapprima che noi preti dovremmo farci un serio esame di coscienza su cosa abbiamo proposto ai giovani. Caro don Renzo non so se verrò ancora alle prossime riunioni del tuo decanato". E in effetti, don Fragiacomo non si è presentato all'incontro organizzato per ottobre dal Decanato di Monfalcone.
    Il parroco anti-nozze gay: "Che razza di Chiesa è questa?"



    Trans che si dice cattolico si candida nell'Udc per le regionali
    Gianluca nel 1998 decide di cambiare “sesso” e diventa Roberta Giulia Mezzasalma. Si sposa e poi divorzia. Ora a 45 anni decide di candidarsi nell’Unione dei Democratici cristiani di centro per la Regione Sicilia.
    Il giornale Quotidiano.net lo intervista e gli fa questa domanda: “Come fa a conciliare le sue scelte, non convenzionali, con quelle di un partito tradizionale e cattolico come quello di Cesa?”. Risposta: “Sono cattolica sfegatata, anche se non ho tempo di frequentare la chiesa perché il ristorante mi assorbe molto. Lo scorso anno Papa Francesco ha chiesto scusa a nome della Chiesa a tutti gli omosessuali e allora mi sono detta: perché non posso anche io mandare alla gente un messaggio altrettanto positivo con la mia candidatura?”.
    Ma se i cattolici sfegatati sono a favore di omosessualità e transessualità quelli contro queste due tendenze cosa sono?
    Trans che si dice cattolico si candida nell'Udc per le regionali - La Nuova Bussola Quotidiana


  5. #1915
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    "Santità, quanta confusione". E il teologo viene "purgato"
    Ha scritto una lettera al Papa dicendo, apertis verbis, che il suo pontificato sembra contrassegnato da «una confusione cronica» e lo stesso giorno in cui la missiva è stata resa pubblica, ha dato le sue dimissioni. Con ogni probabilità “gentilmente” richieste.
    E’ la sorte toccata a padre Thomas G. Weinandy, 71 anni, teologo cappuccino di fama internazionale residente a Washington, che lo scorso 1 novembre ha reso pubblica sul portale web Crux e sul blog del vaticanista Sandro Magister una lettera che era stata recapitata a Francesco nel luglio scorso. La conferenza episcopale statunitense, lo stesso giorno, ha pubblicato un comunicato a firma di James Rogers in cui si dice che «dopo aver parlato con il segretario generale della conferenza episcopale, padre Thomas Weinandy, OFM, Cap., si è dimesso immediatamente dalla sua posizione come consulente alla commissione Usccb sulla dottrina. Il lavoro della commissione è fatto a sostegno, in collegialità affettiva, con il Santo Padre e la Chiesa negli Stati Uniti. Le nostre preghiere vanno per il padre Weinandy mentre il suo servizio al comitato si chiude».
    La lettera di Weinandy, membro della Commissione Teologica Internazionale e direttore esecutivo del segretariato per la dottrina della conferenza episcopale degli Stati Uniti dal 2005 al 2013, è stata redatta in modo sofferto. Addirittura, come racconta lo stesso padre, dopo aver chiesto un segno dal cielo. Comunque le critiche portate sono diverse, «in primo luogo», scrive, «c'è il controverso capitolo 8 di "Amoris laetitia". Non c’è bisogno qui di dire le mie personali preoccupazioni riguardo al suo contenuto. Altri, non solo teologi ma anche cardinali e vescovi, lo hanno già fatto». Perché «lo Spirito Santo è dato alla Chiesa, e in particolare a lei, per sconfiggere l'errore, non per favorirlo».
    Poi stigmatizza quello che gli pare un atteggiamento di ostilità verso la dottrina, perché «coloro che svalutano le dottrine della Chiesa si separano da Gesù, autore della verità».
    In terzo luogo, scrive il teologo «i fedeli cattolici possono essere solo sconcertati dalle sue nomine di certi vescovi, uomini che non solo appaiono aperti verso quanti hanno una visione contrapposta alla fede cristiana, ma addirittura li sostengono e difendono».
    "Santità, quanta confusione". E il teologo viene "purgato" - La Nuova Bussola Quotidiana

    Avviso funebre: PARRESIA è morta
    Dopo la pubblicazione della lettera a Bergoglio, padre Thomas Weinandy è stato invitato a rassegnare le proprie dimissioni dal Comitato per la Dottrina della Conferenza Episcopale Americana.
    La lettera di padre Thomas è stata inviata a Luglio di quest’anno, ma pubblicata solo ieri. Evidentemente il Sedicente l’ha messa nel mucchio delle tante missive private con cui Cardinali, Vescovi, teologi e laici cattolici hanno ingenuamente creduto che l’invito alla παρρησία non fosse solo un flatus vocis.
    A quel che è dato comprendere, sembra che questa richiesta di Bergoglio di parlar chiaro abbia come unico scopo quello di stendere una lista di proscrizione da girare ai suoi collaboratori per procedere all'epurazione, sicché l’ingenuo che ritiene di poter parlare apertamente si mette nei guai con le proprie mani.
    Nella sua lettera, il religioso scriveva:
    “Lei ha parlato spesso della necessità della trasparenza all’interno della Chiesa. Lei ha incoraggiato spesso, soprattutto durante i due sinodi passati, tutte le persone, specialmente i vescovi, a parlare francamente e a non aver paura di ciò che il papa potrebbe pensare. Ma lei ha notato che la maggioranza dei vescovi di ​​tutto il mondo stanno fin troppo in silenzio? Perché è così? I vescovi imparano alla svelta, e ciò che molti di loro hanno imparato dal suo pontificato non è che lei è aperto alla critica, ma che lei non la sopporta. Molti vescovi stanno in silenzio perché desiderano essere leali con lei, e quindi non esprimono – almeno in pubblico; in privato è un’altra cosa – le preoccupazioni che il suo pontificato alimenta. Molti temono che se parlassero con franchezza sarebbero emarginati o peggio”.
    Ecco: il peggio è toccato anche a padre Weinandy. Non stupisce che gli autori dei Dubia non abbiano ancora rivolto la Correzione formale a Bergoglio: exempla trahunt.
    Nei regimi comunisti, dai quali evidentemente c’è chi trae ispirazione ancor oggi, non era insolito che un membro dissidente del partito si autoaccusasse, confessando i suoi crimini e chiedendo la giusta punizione. Chi scrive al gerarca argentino, al di là delle più lodevoli intenzioni, dev’esser pronto non solo ad essere ignorato, ma – laddove osi divulgare il contenuto delle sue critiche – a subire la sua ira funesta.
    Dice bene il Card. Di Nardo:
    “La partenza oggi di padre Thomas Weinandy, O.F.M. da consulente del Comitato sulla Dottrina e la pubblicazione della sua lettera a papa Francesco ci dà un’opportunità di riflettere sulla natura del dialogo all’interno della Chiesa”.
    Il che, nel linguaggio prelatizio, dev’esser letto come “La partenza oggi di padre Thomas Weinandy, O.F.M. da consulente del Comitato sulla Dottrina e la pubblicazione della sua lettera a papa Francesco conferma che non c’è dialogo all’interno della Chiesa”.
    Gli unici che, almeno per ora, non hanno nulla da temere dalle intemperanze di questo Eliogabalo sono i laici senza alcun ruolo all’interno della Chiesa: ad essi tocca oggi il compito di denunciare questa scandalosa tirannia.
    OPPORTUNE IMPORTUNE: Avviso funebre: PARRESIA è morta


  6. #1916
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Così la Polizia interroga chi celebra il cardinale Caffarra
    Sconcerta quanto accaduto lunedì 6 novembre in piazza san Pietro a Roma, quando un camion vela con affissa sopra la foto del cardinale e di san Giovanni Paolo II è stato fermato per due ore dalla Polizia italiana. La notizia del fermo del mezzo ha fatto il giro del web e dei giornali cattolici che non capivano se si fosse trattato di uno scherzo, ma “invece è tutto vero”, spiega alla Nuovabq.it Toni Brandi di ProVita, fra i responsabili dell’iniziativa.
    Brandi, ci spieghi precisamente che cosa è accaduto lunedì?
    Eravamo in via della Conciliazione a Roma e un commissario di polizia mi ha raggiunto telefonicamente bloccando il camion per due ore circa e chiedendomi quale fosse lo scopo dell’iniziativa visto che il cardinale raffigurato era un eretico non in linea con papa Francesco.
    La Polizia ha affermato questo? Che cosa avete risposto?
    Sì la polizia ha pronunciato queste parole ma noi abbiamo risposto che Caffarra era un principe della Chiesa morto per servirla e per difendere gli uomini e gli innocenti. È finita con un appuntamento in commissariato per il giorno successivo. Così ieri mi sono recato al commissariato di Borgo in Piazza Cavour.
    Cosa le hanno domandato?
    Mi hanno trattenuto circa 45 minuti chiedendomi se avevamo avuto l’autorizzazione a girare con il camion vela, così gli ho mostrato il documento di autorizzazione. Poi però hanno voluto sapere il motivo della nostra azione: chi ha organizzato il gesto? Chi c'è dietro l’iniziativa? Perché è stata fatta? Ne sono al corrente le autorità vaticane?
    Non vi hanno spiegato cosa ci fosse di sospetto nel girare con la foto di una persona sopra ad un camion, azione assolutamente legale per lo Stato italiano e che cosa c’entrassero con questa vicenda le autorità vaticane?
    Ci hanno fatto capire che erano domande che dovevano farci. Ho risposto informandoli sulle associazioni che hanno appoggiato il gesto commemorativo: Vita è, Pro Vita e Fede e Cultura. Poi ho aggiunto che non credevo che le autorità vaticane fossero state informate e che non vedevo il perché avremmo dovuto rendere conto ad esse di un'azione pacifica svolta da liberi cittadini e da laici fedeli.
    Come hanno reagito a tale riguardo?
    Non hanno risposto, ma hanno proseguito con l’interrogatorio chiedendomi di nuovo se avevo contatti con le autorità vaticane e ho confermato che conosco monsignor Paglia, il cardinal Antonelli e Ruini. Poi ho ricordato ai presenti che Giovanni Paolo II e il cardinal Caffarra (a cui il primo affidò l’Istituto pontificio per la difesa della famiglia e della vita, successivamente intitolato a Giovanni Paolo II), come noi, hanno difeso la vita. Quindi abbiamo voluto abbinare queste due grandi personalità e ricordare l’anniversario della morte del cardinale così.
    A quel punto vi hanno lasciati andare?
    No. Hanno continuato chiedendoci di nuovo se era una campagna di sensibilizzazione, una protesta o solo una commemorazione. Ho ripetuto che la nostra non era una protesta, ma una commemorazione di un grande cardinale morto due mesi fa, voluta anche per ricordare queste due grandi personalità. Ma loro insistevano su quale fosse il vero scopo dell'inziativa. Così ho dovuto ripetere almeno due volte quanto già detto.
    Brandi, ha capito come facesse la Polizia a pensare che la figura del cardinale potesse rappresentare qualcosa di sovversivo per lo Stato italiano?
    No, ma aggiungo che sapevano persino che era un cardinale di Bologna. Hanno usato anche questa come obiezione. Ho detto loro che volevamo ricordarlo a Roma perché è la sede della cristianità e che volevamo anche celebrare la difesa della vita.
    Come è proseguito l’”interrogatorio”?
    Il dirigente ha obiettato che la vita non è più un argomento di cui la Chiesa parla di questi tempi.
    Brandi, lei scherza?
    No, non scherzo. E ho risposto loro che se non ora la Chiesa si è espressa numerose volte in difesa della vita umana dal concepimento alla nascita. Infine la Polizia ha cominciato a fare domande su di me, sulla mia vita e il mio lavoro. Hanno voluto i miei documenti e le mie carte da visita con i miei contatti. Alla fine il dirigente pareva soddisfatto, ma mi ha avvertito di stare attento alle foto che avremmo pubblicato sul nostro sito facendo attenzione alle didascalie.
    Così la Polizia interroga chi celebra la morte di Caffarra - La Nuova Bussola Quotidiana

    Bloccato camion sovversivo
    La polizia, in zona Vaticano, ha bloccato un camion che recava la sovversiva effigie di un Cardinale, il recentemente nato al cielo Caffarra. Il provocatore Toni Brandi, reo di aver scritto a caratteri cubitali "Grazie Card. Caffarra" sul manifesto del veicolo pubblicitario è stato sentito dalle autorità. Motivo "Caffarra esprimeva una linea non in linea con l'attuale Papa".
    Il reato appare gravissimo dunque, e pare che la polizia sia intervenuta dopo aver ricevuto fior di telefonate. Altrimenti perché avrebbe agito? Gli stessi che passano le giornate a monitorare i blog altrui devono essersi offesi.
    Quanto devono essere nervosi fra le sacre mura?
    Bloccato camion sovversivo ~ CampariedeMaistre

    BIBI, BERGOGLIO (E SOROS) CONTRO LA POLONIA: “XENOFOBA”
    Maurizio Blondet
    Varsavia ha da poco varato una legge che blocca le miriadi di richieste, da parte di ebrei, di recuperare i beni che le loro famiglie avrebbero avuto confiscati durante la seconda guerra mondiale, quando la Polonia era sotto occupazione nazista. La legge approvata dal parlamento polacco richiede che i pretendenti ai risarcimenti “siano cittadini della Polonia attualmente” e, seconda condizione, che “fossero residenti in Polonia al momento in cui i beni sono stati nazionalizzati” (dal governo di allora).
    Varsavia si difende dai bugiardi della Shoah
    Grande rabbia e lamentazione dell’ebraismo internazionale, perché le miriadi di pretendenti ad avere una casa o terreno o un conto in banca pieno in Polonia vivono in Israele e negli Usa; senza contare che gli attuali pretendenti non vivevano certo in Polonia negli anni della guerra, dato che – nel caso migliore – sono nipoti o discendenti delle presunte vittime dell’Olocausto, e nel peggiore finte vittime: come il celebre Elie Wiesel scomparso nel 2016 dopo una vita di sfruttamento economico dell’Olocausto, che l’ha reso ricco.
    Nobel per la Pace, medaglia d’oro del Congresso Usa, 10 milioni di copie vendute di “La Notte”, il suo libro di memorie di Auschwitz – dove sosteneva di essere stato internato con il numero di matricola A-7713. Il responsabile degli archivi del museo di Auschwitz, dr Wojciech Płosa, ha poi confermato ufficialmente che questo numero (un tatuaggio che il Nobel non ha mai voluto mostrare sul braccio) identificava un certo Lazar Wiesel, nato 15 anni prima dell’eroe mediatico-olocaustico: il quale dunque aveva rubato l’identità di una vera vittima, come aveva affermato un altro vero sopravvissuto, Miklos Gruener, che aveva accusato il Nobel appunto di Stolen Identity.
    Elie Wiesel non è nemmeno Elie Wiesel
    Wiesel è solo il più celebre dei finti soffrenti della Shoah. Ne esistono una marea che hanno fatto fortuna scrivendo commoventi e lancinanti libri di memorie ed ottenuto risarcimenti, come ha documentato Anne Kling ne “I bugiardi della Shoah” (Effedieffe).
    Dati questi precedenti, le condizioni poste dalla legge polacca sono di puro buon senso. Ciò non ha impedito ad Israele di lanciare strilli e minacce: “Lo spettro della crisi incombe sulle relazioni diplomatiche Polonia/Israele”, ha tuonato Yediot Aharonot. Con un acuto di chutzpah, lo Stato ebraico ha accusato Varsavia di “discriminare i sopravvissuti dell’Olocausto”. Dev’essere infatti insopportabile “discriminazione” cercare di distinguere tra quelli veri e aventi diritto e quelli falsi.
    Francesco: “Paese cristiano xenofobo e discriminatorio”
    Sarà una coincidenza, ma la stessa accusa è stata elevata contro la Polonia da El Papa Bergoglio. “Nel suo discorso di ieri [4 novembre], rivolto ai partecipanti alla conferenza organizzata dalle Università Cattoliche, dal titolo “Rifugiati e Migranti in un mondo globalizzato: responsabilità e risposte delle università”, ha detto: “E’ importante riflettere sulle reazioni negative di principio, a volte anche discriminatorie e xenofobe, che l’accoglienza dei migranti sta suscitando in Paesi di antica tradizione cristiana, per proporre itinerari di formazione delle coscienze”.
    Ovviamente tutti han capito che ce l’ha con la Polonia, “di antica tradizione cristiana”, che lui ha accusato di essere “xenofoba e discriminatoria”. Proprio quasi con le stesse parole del regime israeliano. In fondo, la stessa accusa della Merkel, e di George Soros.
    Si sa che “papa Francesco” ha il dente avvelenato con la Conferenza Episcopale Polacca, che ha respinto le sue ambigue direttive (in Amoris Laetitia) e continuerà a non dare la Comunione ai divorziati risposati (vedi qui:
    AL, i vescovi polacchi stoppano le fughe in avanti - La Nuova Bussola Quotidiana)
    Ancor meno gli è piaciuto che milioni di polacchi abbiano recitato il Rosario sui confini della patria “per chiedere alla Madonna di salvare la Polonia e l’Europa dall’Islam e dal rinnegamento della fede cristiana”. E l’ha fatto anche sapere: silenzio dell’Osservatore Romano, e critica commissionata a Famiglia Cristiana:
    POLONIA, IL MURO SPIRITUALE CONTRO L’ISLAM NON PIACE AL PAPA
    Polonia, il muro spirituale contro l'islam non piace al Papa - Famiglia Cristiana
    Anti-ecumenico. Come padre Kolbe.
    Ancor meno gli piacerà, se si desse la pena di leggerlo, il polacco Massimiliano Kolbe, lui sì vittima eroica ad Auschwitz (si offrì al posto di un uomo destinato ad una decimazione, perché aveva famiglia) che fondò la Milizia dell’Immacolata per ottenere la conversione dei non-cattolici. In un articolo del 1922 scriveva: «Quando tutti gli scismatici e i protestanti avranno emesso, con profonda convinzione, la professione cattolica di fede, quando tutti gli ebrei che vivono in mezzo a noi avranno chiesto con piena libertà il santo battesimo, allora una parte dello scopo della “Milizia dell’Immacolata” sarà stato raggiunto”.
    E nel suo diario, alla data 23 aprile 1933, troviamo questo: «Non c’è maggior nemico dell’Immacolata e della sua Milizia che l’ecumenismo di oggi: ogni Cavaliere lo deve non solo combattere, ma anche neutralizzare con azioni diametralmente opposte e alla fine distruggere».
    Sentite che linguaggio! Oggi un frate così sarebbe perseguitato dalla gerarchia ecclesiastica. Kolbe dice il contrario esatto di quel che ordina El Papa, il misericordiso più vendicativo dei nostri tempi. Massimiliano Kolbe ha provato la sua fede col martirio. El Papa chissà.
    https://www.maurizioblondet.it/bibi-...onia-xenofoba/


  7. #1917
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Vittorio Messori critica il Papa: "Chiesa società liquida"
    Messori, celebre scrittore e giornalista cattolico, critica Bergoglio sostenendo che la Chiesa sia immersa nella "società liquida" di Bauman
    Francesco Boezi
    Vittorio Messori è probabilmente il giornalista e scrittore cattolico più letto in occidente. Dall'intervista al Cardinale Ratzinger del 1984 al libro-intervista con Giovanni Paolo II per i quindici anni del pontificato, la voce dell'autore piemontese ha sempre avuto un grande peso per l'opinione pubblica dei credenti.
    In un articolo pubblicato da Il Timone lo scrittore, dopo aver dissertato sull'attualità della teoria della "società liquida" di Zygmunt Bauman, ha esteso il campo dei coinvolti in questa involuzione sociologica-esistenziale, inserendo anche la Chiesa cattolica. Scrive Messori: "Il credente è inquietato dal fatto che anche la Chiesa cattolica - che era esempio millenario di stabiltà - sembra voler diventare "liquida" essa pure".
    "In una sconcertante intervista - specifica lo scrittore - il generale dei gesuiti, il sudamericano Arturo Sosa, ha "liquefatto il Vangelo stesso, poiché ha dichiarato in una intervista che, poichè le parole di Gesù non sono state tramandate da un nastro, o disco che sia, di un moderno registratore, noi non sappiamo esattamente ciò che Egli abbia detto".
    Poi, ancora, l'affondo su Bergoglio: "Ma un altro gesuita, egli pure sudamericano, nientemeno che il papa stesso, in una delle tante interviste che dà alle persone più diverse, nei luoghi più diversi, - in aereo, in piazza San Pietro, per strada - , ha ripetuto ciò che è uno dei cardini della sua strategia di governo e di insegnamento: "La tentazione cattolica da superare è quella dell'uniformità delle regole, della loro rigidezza, mentre invece bisogna giudicare e comportarsi caso per caso".
    Messori, insomma, pare inserire il Papa tra i responsabili del fatto che, anche per la Chiesa, citando Bauman, stia diventando accettabile che "il cambiamento" sia "l'unica cosa permanente" e che "l'incertezza" sia divenuta "l'unica certezza". Sottolinea, infatti, lo scrittore cattolico: "Il termine che papa Francesco usa più spesso è "discernimento": è una vecchia tradizione dei Gesuiti, che però, sino ad ora, non era mai giunta a "interpretare liberamente anche il dogma, a seconda delle situazioni". Una simile impostazione, secondo la tesi dello scrittore piemontese, si è rivelata essere "errata" e "dannosa" per la Chiesa cattolica.
    Vittorio Messori critica il Papa: "Chiesa società liquida"


  8. #1918
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  9. #1919
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Il Pontefice ha invocato "un supplemento di saggezza". Messaggio a convegno internazionale Pontificia Accademia Vita

    Ma da quando in qua la religione si basa su supplementi di saggezza a seconda dei momenti e degli interpreti?
    Lo chieda alla Bonino, che gliene darà quanta ne desidera!
    Pezzo di merda.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  10. #1920
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    Predefinito re: Papa Francesco.

    Credo che questo anti-papa contribuirà alla rapida dipartita di molti anziani e malati gravi , con il tripudio dei peppone e don camillo di tutto il nostro mondo .
    Come al solito il popolo cattolico , subisce , si infastidisce , ma null'altro fa.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

 

 
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