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Discussione: Se solo fosse gay ...

  1. #1
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    Predefinito Se solo fosse gay ...

    Mai parole più vere erano state udite da parte mia, dette da Putin e riferite al Nano.
    Parole definite "bizzarre", non potendo definirle in modo peggiore per questioni diplomatiche, dai nostri giornalai.
    Ormai le parole d'ordine, quelle che su volere dei soliti potentati ebraici che tutto comandano ed ordinano sono quattro: omo, negher, donna e, un pochino in secondo piano oggi ma sempre in auge, antisemita.
    Quindi signori miei, cari maschi etero e bianchi e amanti della verità storica, state, stiamo tutti MOLTO BEN attenti a cosa diciamo e cosa facciamo per non essere accusati, ed il rischio è altissimo di omofobia, xenofobia, antifemminismo e antisemitismo.
    Colpe gravissime, colpe ben superiori all'omicidio stesso, che se commesso da altri, quelle categorie appunto, è sempre e comunque coperto o giustificato.
    Persino Grillo, che si è permesso di esprimere in minima parte il comune sentire su quella tal Baldracchini, si è subito sentito accusare, con la sua estrema ed innata arroganza che le viene dall'essere sempre stata al loro servizio, e quindi protetta dai poteri, di aver offeso TUTTE le donne.
    Cosa che sinceramente non c'entrava un bel cazzo di niente, ma tant'è.
    E fortuna sua che Grillo è a sua volta un protettissimo.
    Noi no.
    Occhio.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #2
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Vedrai che fra qualche anno spunterà il reato di pedofobia.

    Mi dichiaro fin da oggi pedofobo.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #3
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio
    Vedrai che fra qualche anno spunterà il reato di pedofobia.

    Mi dichiaro fin da oggi pedofobo.
    Io pure, sono una persone terribile in democrazia.
    Ultima modifica di Freezer; 23-09-13 alle 00:03
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  4. #4
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Padre Amorth: "L'omosessualità è un abitudine, dovuta alla propaganda gay di Tv e Internet"

    è un’abitudine che dipende da quello che si vede, dalle compagnie che si frequentano, dalla televisione, da internet. Purtroppo la televisione fa propaganda omosessuale. Ed è per questo che ci troviamo in un mondo così corrotto e guasto”
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #5
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    da Effedieffe un accorato appello prima che sia troppo tardi.

    Omofobia: la trappola dell’anti-anti

    Andrea Cavalleri 24 Settembre 2013

    L’attuale discussione di una legge contro l’omofobia, ci impone di ripassare alcuni concetti a riguardo, traendone l’occasione per una riflessione più ampia di natura politico-giuridica.

    Innanzitutto, per sgombrare il campo da equivoci, va detto subito che, a rigor di logica, l’omofobia è solo ed esclusivamente un reato d’opinione. Chi immaginasse che il reato di omofobia possa servire come deterrente contro violenze o ingiustizie nei confronti degli omosessuali, o come difesa della loro onorabilità, si sbaglia di grosso. A questo provvede già ampiamente la legislazione comune, che prevede reati contro la persona, la sua diffamazione e anche le aggravanti (motivi futili e abietti) qualora tali reati siano perpetrati con lo specifico movente di colpire un omosessuale in quanto tale. Neppure si può invocare un freno a chi istigasse la persecuzione degli omosessuali, esiste il crimine di apologia di reato, che svolge già tale funzione.

    Del resto basta guardarsi in giro per constatare che di certo non sussistono neppure le condizioni pratiche per invocare specifiche tutele degli omosessuali, dato che costoro sfoggiano liberamente il proprio orgoglio in pubbliche sfilate, scortati da media e polizia e compaiono sistematicamente in film e telefilm che inculcano l’approvazione per la loro tendenza.


    Semmai sono le persone comuni che avrebbero bisogno di maggior protezione, dato che si è arrivati all’assurdo di arrestare un uomo perché ha rifiutato di sfilarsi una maglietta raffigurante una famigliola stilizzata: mamma, papà e due bambini. Il fatto è accaduto ad aprile a Parigi, ed è un episodio profondamente rivelatore di quali siano gli esiti di queste leggi liberticide. Infatti un onesto cittadino, che si trovava al parco a far giocare i suoi bambini, è stato considerato «pericoloso, provocatore e aggressivo» perché indossava questa maglietta.
    (maglietta blu con disegno stilizzato bianco con padre, madre e due figli).

    E questo quando, in contemporanea, il mondo mediatico intonava strazianti lamentazioni per le Pussy Riot, un gruppo brutalmente censurato nella sua libertà d’espressione artistica, dal moralismo vieto e oscurantista del perfido regime russo. Quindi (ripassiamo anche questo concetto, perché i media sono stati piuttosto reticenti nello spiegare in cosa consistesse «l’arte» delle Pussy Riot), entrare senza invito in una chiesa ortodossa e prodursi in un’orgia sessuale, con accoppiamenti multipli e contro natura, sarebbe un diritto civile, mentre indossare la maglietta di cui sopra, un atto provocatorio della morale e del costume pubblico, che fa gridare allo scandalo e sollecita l’intervento della polizia.


    Le sataniche Femen mentre attaccano con acqua benedetta l’arcivescovo del Belgio Leonard (foto con scena orrenda).

    Ci chiediamo: com’è possibile che, nell’epoca in cui nei musei e nelle collezioni private si conserva la «Merda d’Autore», in cui si rivendica la libertà di insultare qualunque autorità soprattutto se religiosa, in cui l’opinionismo marcia alla fanfara del «vietato vietare» e si dota dei più potenti mezzi (come facebook) affinché ciascuno dica la sua con o senza cognizione di causa, e in cui su internet esistono più immagini pornografiche che mappe stradali, insomma nell’epoca in cui sembrerebbe consentito tutto, proprio il messaggio della maglietta meriti di essere censurato?

    La domanda non è retorica, infatti, se da una parte si colgono facilmente gli esiti aberranti di certi atteggiamenti e di certa politica, si sente la stridente e farisaica doppiezza nel valutare i fatti e rovesciarne i giudizi, d’altro canto non è immediato ricostruirne il percorso: come si può arrivare a tanto, quale inganno permette di anestetizzare l’opinione pubblica fino al punto di farle trangugiare simili rospi?

    Per rispondere occorre introdurre alcune riflessioni sul significato delle leggi e sul loro funzionamento.

    La legge ha sempre un’aspirazione pedagogica (consapevole o meno) cioè vorrebbe indirizzare la società verso comportamenti ritenuti virtuosi nella visione del mondo del legislatore.

    Tuttavia indurre o costringere i cittadini a comportarsi in un certo modo non è cosa facile e immediata, dato che le persone tendono a difendere strenuamente il proprio libero arbitrio.

    Non solo, il controllo degli adempimenti è complicato e fonte di contenziosi continui. Pertanto, anche facendo leva su idee e principii ragionevolmente condivisi dalla gente, la legge tende a limitare al minimo gli obblighi (di solito molto circoscritti e circostanziati, tipicamente di natura burocratica) utilizzando con miglior risultato gli incentivi, quando vuole proporre dei comportamenti. Risulta, invece, molto più facile e di risposta immediata istituire dei divieti, che vengono oltretutto percepiti come limitazioni parziali e necessarie della libertà (faccio quel che voglio, meno quella cosa).

    C’è una seconda premessa da fare: è molto più facile ottenere il consenso contro qualcosa, piuttosto che a favore. Un paio di esempi varranno più che mille dimostrazioni. Immaginiamo di avere il problema di immagazzinare delle scorie nucleari. Se si pone il quesito «dove le mettiamo» e sono coinvolte cento persone, otterremo interminabili disquisizioni, teorie, diatribe e sicuramente cento opinioni diverse. Se invece si chiede dove non metterle, in un attimo tutti concorderanno che non bisogna metterle a casa propria. Oppure pensiamo ai tanti movimenti noTAV, no Global e simili (senza minimamente voler giudicare nel merito). Gli aderenti sono ben lungi dall’avere un pensiero comune e tanto meno un progetto, esattamente come quegli adolescenti (i più) che non sanno ancora ciò che vogliono, ma sanno solo quello che non vogliono. Del resto è ovvio, perché per costruire qualcosa occorre condividere un programma organico, strutturato e impegnativo, mentre per combattere qualcuno o qualcosa, basta un’unica puntiforme risoluzione comune, nel permanere di differenze abissali tra gli alleati (ultimo esempio le sinistre e Berlusconi).

    A partire da queste premesse esaminiamo il concetto di legge contro l’omofobia. Tanto per cominciare si propone come un divieto contro, quindi imbocca la via facile, nei cui confronti i cittadini hanno le difese abbassate. Ma contro cosa?

    Il più clamoroso inganno della questione consiste nel non aver mai definito in cosa consista l’omofobia, cosa peraltro impossibile, perché l’omofobia non è una teoria o un concetto passibile di definizione razionale. Infatti l’omofobia è sostanzialmente un’emozione! Sia il significato nominale (paura dell’eguale) sia l’idea contrabbandata dalla propaganda mediatica (una repulsione irrazionale e aggressiva verso l’omosessualità) attengono alla sfera dei sentimenti, non delle idee né dei comportamenti. E infatti la figura dell’omofobo, costruita artificialmente grazie ai mezzi di persuasione di massa, è ottenuta grazie ad associazioni arbitrarie di stereotipi, a narrazioni favolistiche grondanti di moralismo strisciante.

    Non ci si chiede, ad esempio, se chi nutre avversione verso la sodomia, abbia buone ragioni per farlo. Ci si limita a evocare la novella lagrimevole del povero omosessuale maltrattato, suggerendo di converso (sempre nella fiction) che il perverso sia colui che non capisce, non apprezza, l’innocente sodomita! Non si distingue chi, reputando l’omosessualità un danno per la società e soprattutto per gli omosessuali stessi, ben lungi dal perseguitarli, vorrebbe incoraggiarli ed aiutarli ad uscire dalla propria condizione. Non si ammette la tolleranza dell’omosessualità come fenomeno privato, salvaguardando l’esclusività pubblica della famiglia tradizionale. No, si fa di ogni erba un fascio e si stabilisce che una qualunque seppur minima critica o contestazione dell’omosessualità è immorale, cattiva e perseguibile.

    Dunque possiamo tranquillamente affermare che una legge contro l’omofobia è un trucco legale per imporre la normalità di quella condizione che è chiamata, dalle stesse persone che la vivono, «diversità». Ma questa legge non si limita a vietare comportamenti, non si limita a vietare di parlare, e in un certo senso neppure di pensare: questa legge arriva a vietare dei sentimenti, ed è la prima volta che questo accade in un modo così aperto e deliberato nelle nostre (pseudo)democrazie.

    Si tratta di una svolta epocale di natura orwelliana. Il significato abnorme di una tale legge autorizza a prospettare le conseguenze più estreme: i primi interventi della psicopolizia, le denunce di omofobia per togliere di mezzo i concorrenti a una promozione o una carica, il clima di sospetto da cortina di ferro, le lobotomie ai recidivi. E infine, ultimo atto dell’evoluzione del sistema, i cittadini che si recheranno spontaneamente dal medico sussurrando: «Dottore non riesco a reprimere certe repulsioni verso l’omosessualità. Mi aiuti, mi dia gli psicofarmaci, mi faccia l’elettroschock!»

    Perché imporre dei sentimenti ci porta dritti alla conclusione finale del programma di 1984, che sembra piacere tanto alla nostra classe dirigente: «Egli era riuscito vincitore su se stesso. Amava il Grande Fratello». Se la natura emotiva e indefinibile del termine «omofobia» è il grande inganno nel merito, la trappola metodologica sta nel reprimere un anti-comportamento.

    Un conto è combattere qualcosa di concreto (ad esempio si punisce la rapina per scoraggiarla), altro è combattere la reazione a un fenomeno. Nel primo caso si vuole eliminare o limitare un comportamento nocivo. Se invece si soffoca la risposta a un fenomeno, significa imporlo, censurando ogni possibile giudizio o valutazione critica. Soprattutto se la censura a tale risposta non si limita agli atti, ma comprende parole, e addirittura reazioni emotive, come nel caso dell’omofobia. Non per nulla la maggioranza degli Stati totalitari hanno avuto o hanno tribunali per le attività antipatriottiche. Perché questo è il metodo per costringere il cittadino ad un’adesione incondizionata ad ogni decisione o azione del governo.

    Ad aggravare questo già tristo panorama, si aggiunge il fatto che un anti-comportamento non è delimitabile e quantificabile in modo preciso, ragion per cui gli accusati di questo pseudo reato saranno in balia della più ampia discrezionalità dei giudici («non ha cantato l’inno nazionale», minaccia la commissione per le attività antipatriottiche, oppure: «ha sputato per terra con disgusto alla parata dei gay» minaccia la commissione antiomofobica...)

    Dunque, alla luce di queste considerazioni, possiamo provare a rispondere al quesito iniziale: perché censurare la maglietta:

    Primo, la maglietta suscita dei sentimenti (una memoria positiva della famiglia tradizionale). E abbiamo visto che la legge anti-omofobia tratta esattamente di sentimenti.

    Secondo, la maglietta inneggia a una realtà che è quella che l’anti-omofobia vuole colpire. Infatti abbiamo visto che il reato di omofobia non serve affatto a difendere l’omosessualità, ma serve a imporre una visione del mondo, guarda caso nemica acerrima della famiglia.

    Terzo, perché una ideologia come quella sottesa al reato di omofobia non può che essere totalitaria e assolutamente intollerante e quindi anche un’innocente maglietta è di troppo.

    È quindi con trepidazione che desidero diffondere il massimo allarme e chiamare i lettori alla mobilitazione. Anche se siamo stanchi di proclamare l’ovvio e di ingaggiare battaglie per dimostrare che l’erba è verde, non possiamo demordere. Infatti la posta in palio è troppo alta, dato che l’approvazione di un eventuale reato di omofobia segnerà l’avvento di una campagna per la restrizione delle libertà più intime.

    L’appello è per tutti coloro che non vogliono innamorarsi del Grande Fratello.

    Andrea Cavalleri
    Ultima modifica di ventunsettembre; 24-09-13 alle 14:29
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #6
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Es ist spät.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #7
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Ja, denke ich das auch.
    Aber...
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #8
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    «L’esposizione televisiva non rende i bambini visibilmente cretini o ritardati. Non li istupidisce apertamente. Solo, screma il campo delle loro esperienze, e di fatto l’universo delle loro possibilità. Se potevano avere un quoziente intellettivo 150, si contenteranno di 110. Avessero l’audacia letteraria di un Thomas Mann, si soddisferanno di una penna appena onesta».

    Michel Desmurget
    , specialista di neuroscienze cognitive infantili, in TV Lobotomie - la vérité scientifique sur les effets de la télévision, Max Milo, 2011

    «La cultura ebraica ci ha plasmati quali siamo – tutti noi, me compreso – più che ogni altro fattore negli ultimi 223 anni. È un fatto. Per esempio, diritti omosessuali, femminismo, frontiere aperte all’immigrazione... Pensateci, dietro tutto questo, scommetto 85 a 1 che questi cambiamenti, ad Hollywod o nei mezzi di comunicazione, sono conseguenza dei laeders ebraici in queste industrie».

    Joe Biden, vicepresidente Usa, ammirativo, al ricevimento dello Jewish Heritge Month del partito democratico.(Biden Praises Jews, Goes Too Far, Accidentally Thrills Anti-Semites)
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  9. #9
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Faccio notare come ogni volta, è un dato di fatto, che clicco sull'invio dopo aver postato qualcosa che ha a che fare con gli ebrei, il messaggio ci mette MOLTO di più ad essere pubblicato.
    Come se dovesse fare una strada più lunga ...
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  10. #10
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    Predefinito Re: Se solo fosse gay ...

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Faccio notare come ogni volta, è un dato di fatto, che clicco sull'invio dopo aver postato qualcosa che ha a che fare con gli ebrei, il messaggio ci mette MOLTO di più ad essere pubblicato.
    Come se dovesse fare una strada più lunga ...
    Elementare Watson ...
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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