Il Paese dei maramaldi

Pubblicato da redazione martedì 8 ottobre 2013


A leggere i giornali o ad ascoltare i talk show televisivi di questi giorni sembra di essere tornati al 25 luglio, con seguito dell’8 settembre, procedendo al cambio di camicia da nera a bianca (democristiana) o rossa (comunista). Questo è il Paese – come disse Churchill – di 40 milioni di fascisti che si è svegliato una mattina con 40 milioni di antifascisti.
Questo è il paese di Fabrizio Maramaldo e di Ferruccio Ferrucci che, mentre era già per morire, secondo la vulgata, veniva “finito” da Maramaldo, a cui rivolgeva la frase: “vile, tu uccidi un uomo morto”.
E’ l’attuale contesto politico-comportamentale italiano nei confronti di un leader sconfitto, forse definitivamente. Siamo il paese dei maramaldi pronti ad azzannare il padrone (sic!) di ieri, oggi fiaccato per cause proprie e per volontà altrui.
Berlusconi, nel bene e nel male, ha dominato la scena politica italiana per un arco di tempo che i media definiscono “ventennio”, ma che, scevro della triste suggestione che rimanda al tragico passato fascista, nella realtà lo vede all’apice della vita politica italiana sì e no per un decennio.
Non stiamo ovviamente difendendo Berlusconi, che ha mezzi, e strumenti e capacità per difendersi da solo. Vogliamo però fissare l’attenzione sul problema che gli italiani dovrebbero porsi: cosa succederà nella politica italiana dopo Berlusconi?
Durante il fascismo si era formato clandestinamente un gruppo dirigente, che nasceva non dalla resistenza armata, bensì dalla resistenza politica e intellettuale.
Gli artefici del 25 luglio 1943 erano stati spazzati via anche loro, perché complici di quel ventennio che aveva distrutto l’Italia. In una corretta analisi storica i complici di un fatto negativo non portano mai a cambiamenti positivi, e a ciò non sfuggirà neanche l’Italia di adesso.
Tutto fa pensare che chi ha sempre detto sì in questi anni, difficilmente sarà capace di un’autonoma politica utile per il futuro del nostro Paese: più semplicemente andrà alla ricerca di un nuovo padrone.
Ascoltare il Presidente del Consiglio e Epifani che incitano alla rivolta i dissidenti di Berlusconi nel Pdl induce a pensare che raggiungere la democrazia in questo nostro Paese continui ad essere molto difficile. L’avversario-nemico si può anche distruggere, ma il seguito potrebbe essere il partito unico (di fatto, se non formalmente), con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.
Si dice: torna la Democrazia Cristiana. Ci si riferisce ad un’ondata di ex giovani democristiani, che attualmente sono ai vertici del Governo e dei partiti maggiori. Tra essi, senza guide autorevoli (De Gasperi, Fanfani, Moro, ecc.), saranno degli sbandati politici con l’unico obiettivo di occupare il potere, per trasferirlo successivamente come elemento di agibilità politica per loro stessi. La sommatoria di tanti democristiani “etnicamente” diversi, culturalmente diversi, con interessi diversi, non ne fa un partito con una guida, ma tanti acchiappafantasmi.
Bisogna partire dal concetto che il Pdl non esiste più, perché Berlusconi non esiste più. Non abbiamo bisogno di maramaldi, il cui unico scopo è una poltrona di ministro, poiché da quella poltrona si agevolano carriere politiche. Senza un partito le carriere politiche finiscono, in contemporanea con la perdita delle poltrone.
Se i repubblicani sono sulla scena politica da quasi 120 anni è perché hanno basato tutta la loro azione sulle idee, a cui talvolta sono seguite cariche di ministro, e non viceversa. Con il braccio di ferro Giovanni Spadolini non sarebbe mai diventato Presidente del Consiglio nonostante le sue indiscutibili capacità. Quella nomina fu dovuta all’azione politica dispiegata dal PRI nei decenni precedenti.
Come diceva Giovanni Bovio: “I sudditi non furono mai emancipati da’ sovrani: le nazioni non conseguirono mai libertà maggiore da iniziative di rappresentanza; un ordine di cittadini non fu mai sollevato dall’ordine superiore; e però la redenzione della plebe si ha da fare dalla plebe”.




Gli acchiappafantasmi | : Il Paese dei maramaldiLa Voce Repubblicana