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    Predefinito Le radici del razzismo del ’900? Marx ed Engels

    Le radici del razzismo del ’900? Marx ed Engels



    C’è qualcosa di strano negli “anti-razzisti” in bandiera rossa con falce e martello dei giorni nostri. Qualcosa che non torna. Come al solito, quel qualcosa che non torna è la scarsa conoscenza della storia dei compagni.
    Già, perché gli “anti-razzisti” di oggi, che ideologicamente si rifanno al comunismo e ai teorici Marx ed Engels, ignorano che il razzismo del ’900 ha dei padri che sono vissuti un secolo prima: Marx ed Engels, per l’appunto.
    Due pensatori razzisti, neppure troppo velatamente. Basterebbe studiarli per saperlo, ma certo non si può pretendere che marxisti o engelsiani leggano opere e aforismi dei loro beniamini.

    Lo studio dei testi di Marx ed Engels ci mostra che il genocidio, razziale o di classe, è una teoria propria al socialismo

    L’ha scritto il filosofo e politico francese Jean-François Revel nella sua prefazione al libro «La littérature oubliée du socialisme» di George Watson.
    Aveva ragione.
    Engels, nel 1849, invocava lo sterminio degli ungheresi che si erano ribellati all’Austria. Lo scriveva in un articolo pubblicato sulla rivista diretta proprio dal suo amico Karl Marx, la «Neue Rheinische Zeitung». Lo stesso articolo sarà riportato da Stalin, nel 1924, in «Fondamenti del Leninismo», in realtà spudoratamente copiato da un saggio del segretario Ksenofontov, al quale è stata vietata la pubblicazione della sua opera (troppo simile a quella che Stalin aveva spacciato per farina del proprio sacco) prima di essere fatto fucilare negli anni ’30. Ma non andiamo fuori tema.
    Engels desiderava candidamente l’estinzione di ungheresi, serbi e altri popoli slavi, e poi ancora baschi, bretoni e scozzesi.
    In «Rivoluzione e controrivoluzione in Germania», pubblicato nel 1852 sulla stessa rivista, era Marx in persona a chiedersi come fare per sbarazzarsi di “queste tribù moribonde, i boemi, i corinzi, i dalmati, ecc…”.
    Il concetto di autodeterminazione dei popoli non era proprio ben visto da Marx ed Engels, per usare un eufemismo.
    Ma Engels ha rincarato la dose nel 1894. In una lettera ad uno dei suoi corrispondenti, W. Borgius, l’intellettuale comunista tedesco scriveva:

    Per noi, le condizioni economiche determinano tutti i fenomeni storici, ma la razza è anch’essa un dato economico

    La “razza”. Chi l’avrebbe detto. Cosa Engels volesse intendere, l’ha chiarito meglio nel suo Anti-Duhring:

    Se, per esempio, nel nostro paese gli assiomi matematici sono perfettamente evidenti per un bambino di otto anni, senza nessun bisogno di ricorrere alla sperimentazione, non è che la conseguenza dell’eredità accumulata. Sarà al contrario molto difficile insegnarli a un boscimane o a un negro d’Australia

    Parole che farebbero impallidire persino il tanto vituperato (dai compagni) Mario Borghezio. La superiorità razziale dei bianchi era una verità scientifica per i fondatori del socialismo, ed anche per i loro adepti.
    H. G. Wells e Bernard Shaw, intellettuali socialisti del ’900 e grandi ammiratori dell’Unione Sovietica, per esempio rivendicavano il diritto di liquidare fisicamente le classi sociali che ostacolavano o ritardavano la Rivoluzione socialista. Stupiscono soprattutto le parole di Bernard Shaw riportate sul periodico The listener nel 1933, con le quali invitava scienziati e chimici a “scoprire un gas umanitario che causa la morte istantanea e senza dolore, insomma un gas «civile» , mortale ma umano, sprovvisto di crudeltà”. Anche il nazista Adolf Eichmann, durante il processo a Gerusalemme nel 1962, ha invocato in sua difesa il carattere umanitario dello zyklon B, usato per uccidere le vittime della Shoah.
    Torniamo a Marx. Egli, ebreo auto-rinnegato, definiva il suo rivale e critico Ferdinand Lassalle con queste parole:

    Vedo ora chiaramente che egli discende, come mostrano la forma della sua testa e la sua capigliatura, dai Negri che si sono congiunti agli Ebrei al tempo della fuga dall’Egitto, a meno che non siano sua madre o sua nonna paterna che si sono incrociate con un negro. L’importunità di quell’uomo è altresì negroide.

    E poi ancora:
    Il negro ebreo, un ebreo untuoso che si dissimula impomatandosi e agghindandosi di paccottiglia dozzinale. Ora questa mescolanza di giudaismo e germanesimo con un fondo negro debbono dare un bizzarro prodotto

    Léon Poliakov, storico e filosofo francese di origine russa vissuto nel ’900, così ha definito Marx:
    Marx restava influenzato dalle gerarchie germanomani, si rifaceva all’idea dell’infuenza del suolo di Trémaux, un determinismo geo-razziale che fondava agli occhi di Marx l’inferiorità dei negri

    Lo stesso si potrebbe dire per Engels. Impossibile pretendere che gli scalmanati dei centri sociali, armati di spranghe e bandiera rossa, sappiano queste cose. Ma che almeno coloro che si rifanno alle idee di Marx ed Engels abbiano il buon gusto di non definirsi “anti-razzisti”


    Le radici del razzismo del ?900? Marx ed Engels | Qelsi
    Ultima modifica di Majorana; 27-10-13 alle 16:56
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    Gli umori corrodono il marmo

  2. #2
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    Predefinito Re: Le radici del razzismo del ’900? Marx ed Engels

    Attendiamo commenti da parte dei compagni.
    "Non c'è amore più grande di chi dona la vita per gli amici" (Gv 15,13)

  3. #3
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    Predefinito Re: Le radici del razzismo del ’900? Marx ed Engels

    Ogni libro di storia non inquadrato queste cose le ha fatte sempre notare. Il razzismo faceva parte della mentalità dell' europeo di quel tempo, normale dunque che tanti comunisti, socialisti, socialdemocratici (sopratutto), progressisti, femministe, fossero razzisti e vedessero il razzismo come chiave del progresso. Inoltre per molte popolazioni africane e melanesiane era la prima volta che venivano a contatto con il mondo moderno, per cui allora i loro schemi cerebrali e genetici erano strutturati inestricabilmente con il loro habitat e con quello che richiedeva, ben diverso dal contesto dell' Europa industrializzata (non che tutti i bianchi europei fossero strutturati per la modernità, per carità!!!).
    Sicuramente tali frasi tante volte saranno sfuggite a chi ha letto le opere di Marx, Engels e altri, perché si è partiti con l' intento che sono autori di "sinistra"; come quando si legge la Bibbia con il presupposto che sia la "parola di Dio" e quindi non si fa caso che Yaweh era una persona in carne ed ossa come noi solo dotato di una tecnologia molto avanzata.
    Ultima modifica di Avanguardia; 27-10-13 alle 18:41
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

 

 

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