Milano: scuole in balia di studenti-teppisti. Preside minacciato con coltellino

[Ivan]

Milano, scuole in balia di studenti-teppisti. "Il preside fu minacciato con un coltellino" - Milano - Repubblica.it

Quarto Oggiaro, il popolare quartiere di Milano in cui domenica 27 ottobre due pregiudicati sono stati uccisi, era una scuola di crimine. Una storia di baby criminali provenienti dal quartiere è emersa a conclusione di un’indagine del commissariato di zona che ha portato all’arresto di un diciottenne per spaccio e alla denuncia di altri sette sedicenni. La banda — non una vera e propria gang organizzata, ma un gruppo di bulletti “sciolti” — era composta da 21 minorenni (13 dei quali identificati) e aveva in almeno due istituti superiori della zona l(ma quelli sotto osservazione sono quattro) e basi operative per lo spaccio e per atti di teppismo. A casa del ragazzo arrestato le forze dell’ordine hanno trovato un bilancino, un coltello per tagliare le sostanze stupefacenti e un panetto di hashish da 150 grammi.

Spaccio, ma non solo: anche violenze, bullismo e atteggiamenti paramafiosi erano all’ordine del giorno. «Si è arrivati ad assistere a episodi al limite del paradosso — ha spiegato il commissario Antonio D’Urso — Due sedicenni, uno dei quali esterno all’istituto, avevano minacciato il preside con un coltellino per aver disposto un provvedimento disciplinare nei confronti di un loro compagno». L’uomo non era tornato sulle sue decisioni, però, e un gruppetto di ragazzini ha organizzato un vero e proprio raid nei corridoi, svuotando gli estintori contro le pareti e facendo esplodere dei petardi in presidenza. Fra gli altri atti di vandalismo, i ragazzi si sono resi responsabili anche del lancio di sassi dal cavalcavia dello scalo ferroviario di Villapizzone.
«Il nostro obbiettivo è la prevenzione — ha aggiunto D’Urso — Per questo ci siamo messi in contatto anche con i parroci della zona chiedendogli la possibilità di ospitare questi ragazzi in oratorio, affinché non tornino sulla brutta strada». Anche l’arresto, quello scattato nei confronti del neo maggiorenne, è da leggere come un atto di prevenzione: il ragazzo è stato preso all’interno dell’istituto scolastico anche per mostrare agli altri ragazzi della scuola che quella strada non porta a niente. Se non alla galera.

[Alexramones]

Grazie '68. Grazie società moderna. Grazie buonisti.

[Gianluca B.]

Grazie '68. Grazie società moderna. Grazie buonisti.

Ma cosa c'entra il 68 con la criminalità presente in un quartiere periferico come Quarto Oggiaro???

[Zefram_Cochrane]

Grazie '68. Grazie società moderna. Grazie buonisti.

Ma che cazzo dici???

[Alexramones]

Se non ci arrivate da soli non so che farci...

[Simbe]

Se non ci arrivate da soli non so che farci...

Sono di destra ma questo con il dissenso studentesco manifestato nel 68 non c'entra un'emerita mazza......

Potevi paragonarlo a qualsiasi altra forma di delinquenza ma il nesso qui proprio non c'è

[Rick Hunter]

la prevenzione.. ossignore.

[Alexramones]

Sono di destra ma questo con il dissenso studentesco manifestato nel 68 non c'entra un'emerita mazza......

Potevi paragonarlo a qualsiasi altra forma di delinquenza ma il nesso qui proprio non c'è

C'entra eccome: dal '68 in poi si è disgregata completamente la società fondata su meritocrazia, educazione e rispetto.
Qualche decennio addietro, nessuno si azzardava a dare del tu a maestri e professori, altrimenti volavano bacchettate sulle dita e legnate dai genitori.

Con l'avvento del "tutto ci è dovuto", sono stati sfanculati completamente quel sistema e quel tipo di società.

[Gianluca B.]

Chi parla di 68 non ha capito nulla, il 68 nei giovani è scomparso, tanti non sanno neanche cos'è stato e cosa ha significato, è qualcosa di vecchio, ai giovani non interessa e poi anche qualche decennio addietro i piccoli delinquenti che minacciavano la prof con il coltello non mancavano ma erano altri anni, non finivano sul giornale e i genitori li toglievano dalla scuola e li mandavano a lavorare sui campi o sulle officine, sia prima del 68 che dopo il 68.
Qua dobbiamo partire dal contesto: Quarto Oggiaro, periferia di Milano, storicamente la peggiore periferia del Nord Italia. E come vi è una cultura legata alla religione e una cultura legata alle zone geografiche vi è una cultura periferica, uguale in tutto il mondo, dalla periferia di Bogotà a quella di Tokyo, da quella di Londra a quella di Nuova Delhi, come scrive Silone in Fontamara dove dichiara che i cafoni di Fontamara non riescono a capirsi con i cittadini dello stesso paese ma questi non hanno difficoltà a comunicare e capirsi al volo con i cafoni di tutto il resto del mondo, perchè questi appartengono a un'unica razza, lo stesso vale per la gente cresciuta nei quartieri poveri, nelle periferie e nelle zone malfamate.
La cultura periferica non può essere compresa da chi non la vive, può essere giudicata, analizzata, criticata ma comprenderla è impossibile, l'unico modo per comprenderla è appunto viverla.
Sono cresciuto (e da poco son tornato a vivere) in un quartiere popolare, niente di che come quartiere, ma povertà, delinquenza e manifestazioni di potere da parte delle forze dell'ordine non sono mai mancate. A diciannove anni andai ad abitare nella banlieue di Saint Denis, periferia nord di Parigi, quella dello Stade de France della finale dei Mondiali 98 in Francia, della Basilica di Saint Denis e fulcro delle rivolte delle periferie francesi del 2005, l'anno dopo mi trasferii a Valmaura, periferia di Trieste, due anni dopo all'Arcella, periferia di Padova e in questi posti mi sono sempre sentito come a casa, con tutti ci si capiva al volo, le varie personalità erano presenti in ogni posto, bastava un'occhiata per capire chi in strada valeva, chi dovevi temere, chi ti poteva fregare, con chi era meglio non parlare e chi con quella zona non c'entrava nulla; cambiavano i nomi delle vie e i cognomi sui citofoni ma per il resto tutto era uguale.
In periferia se sei fortunato tuo padre arriva a casa la sera con la schiena rotta dal lavoro, se hai meno fortuna tuo padre non l'hai mai visto perché è in galera da quando sei nato, è morto, è scappato o non ti ha mai riconosciuto; ti ritrovi così appena adolescente, mentre i tuoi coetanei in centro fanno i boy scout o vanno all'ACR, a dover cominciare a pensare da solo a te stesso perchè non c'è nessuno che ti compra i vestiti e a volte neanche il pranzo. In periferia cresci vedendo ragazzi che fino a due anni fa andavano in giro con le scarpe bucate e che ora che se la fanno con quelli o con quegli altri vanno in giro con macchine che valgono più di tutte quelle del tuo palazzo messe assieme. In periferia cresci con la legge della giungla, chi ha la chiave per fare soldi è il leone, più soldi sai fare più sei forte, se non fai soldi vali poco o niente.
In periferia, per sopravvivere, devi iniziare a fare soldi presto e a tredici o quattordici anni l'unico modo per molti è delinquere. Poi le storie si dividono, c'è chi capisce che nonostante tutto non è il suo mondo e lascia, c'è chi riesce a sfruttare le opportunità che la vita gli regala e cambia vita (la maggior parte, almeno fino a qualche anno fa, prima della crisi) e c'è chi grazie alla criminalità è diventato importante, si è fatto un nome nel suo mondo, in un paio d'anni è passato da non avere nulla per pranzo ad andare a mangiare al ristorante e pagare per tutta la tavolata. E ce l'ha fatta da solo, senza nessuno ad aiutarlo, senza nessuno che gli assicurasse nulla, rischiando tutto ogni giorno. Questi ragazzi si credono i padroni del mondo e forse, nel loro piccolo mondo, anche lo sono. E allora tutti non valgono nulla, il professore è una persona che ti vuole insegnare qualcosa ma in un mondo in cui valgono solo i soldi e tu che in dieci minuti puoi guadagnare quello che guadagna lui in sei mesi pensi che lui non abbia nulla da insegnarti, il polizziotto è un nemico, è quello che per uno stipendio che per te vale poco o niente ti vuole fregare tutto, tutto quello che hai creato e che hai guadagnato. Tutti vogliono imporsi e pensi che tutti in confronto non valgono nulla in confronto a te perchè in poco tempo hai fatto più soldi di quanti ne faranno loro nei prossimi vent'anni. E allora quando il preside ti minaccia gli vuoi far capire che tu vali di più e lo minacci a modo tuo, lo minacci nel modo che ti ha insegnato il tuo quartiere, nel modo in cui hai visto chi per te valeva minacciare chi per te non valeva.
Il 68 non c'entra nulla. Sarebbe molto più giusto dire:
Grazie disinteressamento totale per le periferie, grazie mancanza di opportunità, grazie povertà.

[dDuck]

Se non ci arrivate da soli non so che farci...

Diciamo che è passato un po' di tempo, e che sono fenomeni diversi-