Originariamente Scritto da
adry571
SOLO DA QUI, SOLO POMI'
Il riscatto della Terra dei fuochi: ?Marchio padano di qualità? Ecco le prove che non è così, a dispetto della Pomì? - Retenews24 | Retenews24
La Pomì nella sua ultima pubblicità pare non voglia avere niente a che fare con la terra dei fuochi, eppure il suo marchio di qualità non sembra poi così “eccellente”. Dire, infatti, che tutto ciò che è padano è sano, sicuro e di qualità non è poi una gran realtà.
In quella che molti chiamano Padania, infatti, accanto ai campi coltivati, si trovano rifiuti che non hanno nulla da invidiare alla diossina della Campania.
Tra le risaie del Vercellese, ad esempio, come denuncia il sito lettera43.it c’è la grande discarica dei rifiuti nucleari italiani, figli di quelle centrali atomiche spente nel 1987 ma che ancora rilasciano sul territorio le loro lacrime radioattive. La struttura, gestita dalle società statali Sogin ed Eurex, contiene oltre il 90% delle scorie radioattive italiane: barre di uranio messe a raffreddare all’interno di piscine d’acqua, identiche a quelle di Fukushima.
Ogni tanto, la cronaca lo riporta, le mura di queste piscine, vecchie, si filano, si crepano, e colate di acqua radioattiva finiscono nella Dora (che poi si getta nel Po) e nei terreni circostanti, andando ad aggiungersi agli «scarichi controllati» che i depositi normalmente rilasciano nel fiume.
E pure qua, quanto a tumori, l’allarme è alto: secondo i dati resi noti in ottobre in Consiglio regionale lombardo da Francesca Brianza (Lega Nord) «la provincia di Varese è tra le zone d’Italia con la più alta incidenza di carcinomi mammari. Circa 800 donne si ammalano ogni anno in questa zona». L’emergenza è così grave che l’Assemblea lombarda ha deciso, all’inizio di ottobre, di eliminare i ticket per le visite di prevenzione dei tumori al seno.
Spostandosi in Veneto, lo scenario non è più rassicurante. Porto Marghera è una delle terre più contaminate d’Europa. Decenni di chimica, con impianti oggi quasi totalmente dismessi, di scarti e scorie senza bonifica, gettati ovunque nel Veneziano, hanno prodotto un disastro ambientale di dimensioni enormi. Ma continuiamo: il Friuli Venezia Giulia è noto per la qualità dei suoi prodotti come i vini e i prosciutti. Terra buona, aria pura, acqua fresca.
Ma non tutto anche qua è così limpido. Una recente ricerca della Asl di Pordenone parla di acque superficiali «a rischio contaminazione», mentre idrocarburi sono stati più volte rinvenuti nelle acque di falda vicine all’aeroporto militare Usa di Aviano, dove negli anni si sono registrati casi di rottura delle condotte di carburante. E già nel 1998 il Centro di riferimento oncologico di Aviano (struttura della sanità pubblica) segnalava che, all’interno della base americana, a soli 15 chilometri da Pordenone, il tasso di radioattività dell’aria era di ben cinque volte superiore alla media italiana.
Insomma, il marchio «padano» sul pomodoro è ben lungi da essere garanzia di qualità, perché purtroppo la minaccia è diffusa, da Nord a Sud. Solo che a Sud non vale il detto “che i panni sporchi si lavano in casa”.