Lega, un patito dilaniato: Stucchi farà la festa a Salvini? | L'Indipendenza
Ci sono due cose da dire. La prima, che è la notizia vera, è che Matteo Salvini, sempre che non subentrino accordi successivi, non sarà il segretario della Lega. La sua vittoria appare già morta. La seconda, è che qualche militante sul piede di guerra potrebbe portare il congresso in Tribunale, contestando le procedure delle primarie, per nulla regolamentate dallo Statuto. Servirebbe un congresso per cambiarle, e non, sostiene qualcuno, una segreteria politica.
La somma dei fattori verdi comunque non cambia il risultato: un partito dilaniato.
E mentre circola un documento in cui si argomenta da azzeccagarbugli che solo un congresso cambia regole e statuto, dall’altra l’entrata in scena di Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, rimescola non solo le carte ma rischia di portare quel che resta di un partito, ad avere un segretario che non avrà la maggioranza relativa del partito. E che non ne rappresenterà quindi neanche la metà dei suoi militanti. Insomma, la fotografia attuale vede in prospettiva uscire dal congresso una Lega spaccata in tre, e un leader non leader. Vediamo come ci si è arrivati.
La notizia vera, si diceva, è il disaccordo sulla candidatura di Salvini, già segretario lumbard.
Maroni dopo averlo investito pubblicamente, dopo la non adesione di Umberto Bossi alla candidatura dell’eterno giovane padano, e vista la non scontata opposizione con cui Salvini si è dovuto misurare, quella dei giorgettiani ovvero una galassia (faviani, mascettiani, piniani…), bisogna forse fare un passo indietro. Ovvero quando il Giancarlo da Cazzago Brabbia sarebbe entrato nell’ufficio del segretario governatore per dirgli… “Lo sai che a me non importa nulla, che non lo volevo fare, ma visto quello che sta accadendo, vista la discesa in campo di Bossi, facciamo che per l’unità del Movimento mi candido io…”.
E il segretario governatore gli avrebbe risposto: “Macché, non lo devi fare tu, il posto di segretario spetta a Matteo”. Non lo avesse mai detto… Narrano le cronache di palazzo che a quel punto sarebbe partita la corazzata giorgettiana e a un epico consiglio federale, sarebbe scoppiato un gradevole scambio di opinioni tra il mantovano Fava e il milanese Salvini. Più o meno così: se ti candidi, allora mi candido anch’io. Tradotto: ti facciamo perdere e, in ogni caso, se vinci, tu sarai un perdente perché il consiglio federale non ce l’hai in mano tu, è a maggioranza nostro. Eh già, ci si dimentica che il congresso non andrà a rieleggere anche il consiglio federale. Insomma, a quel punto, vista la mal parata, si annunciano una serie di candidature…Fava, Pini, Buonanno, Tosi, Bernardini, nomi che sarebbero andati a indebolire la corsa del lombardo Salvini.
Il segretario avrebbe così convocato Tosi e Salvini, per dire: guardate che Matteo non prende i voti della galassia di Giorgetti, si rischia di perdere e fare brutta figura. Meglio a questo punto che Salvini faccia un passo indietro, meglio che si candidi Flavio, che i voti dei giorgettiani se li prende tutti… Non è infatti un caso che la presentazione della Fondazione del sindaco di Verona sia avvenuta a Mantova, in casa di Fava. In più la candidatura andava bene ai mascettiani, essendo entrambe, il sindaco e il varesino, due anime che arrivano da destra più che da sinistra.
Salvini un passo indietro, Tosi un passo avanti, questa poteva essere la quadra. Tanto che Tosi aveva anche dichiarato, in quei giorni: “Io voglio i voti di tutti, tranne che di Bossi”. Era la dichiarazione di guerra di uno che voleva fare il segretario.
Ma l’imposizione di una retromarcia non deve essere piaciuta al giovane lombardo, che infatti non ha fatto il passo indietro. Lo faceva piuttosto Tosi, evitando intelligentemente il sangue di una guerra fratricida.
Morale, via Tosi, resta Salvini. E Giorgetti che fa? Incassa per la seconda volta? No. Candida Giacomo Stucchi. Un uomo pragmatico ma anche, per i fatti, un eterno secondo. Secondo nella corsa alla segreteria della Lega Lombarda, secondo nella corsa alla presidenza del gruppo alla Camera. Un successore mancato. E’ il candidato buono per essere tolto ogni volta.
Ma questa volta non verrà tolto. I candidati restano così tre (di sicuro uscirà di scena anche il bolognese Manes Bernadini, in quota mascettiani, messo in pista per avvisare Salvini: guarda che ti togliamo dei voti…): Stucchi, Salvini e Bossi.
Bossi prenderà i voti di Umberto Bossi, che non si sa quanti saranno… Presumibilmente il 30-40%. Salvini vinse in Lombardia con il 72% contro il 28% di Cesarino Monti in una battaglia impari. Se Monti, più debole di Salvini, nella terra di Salvini, prende il 28% (con tutto il partito coalizzato per non far passare, a quel tempo, i bossiani), è verosimile che Bossi non possa prendere di meno…
Quanto valgono in termini di consenso invece Stucchi e Salvini? In questo momento se si dovesse scommettere su un perdente sicuro, non sono pochi quelli che, dietro le quinte della Lega, scommettono su Matteo Salvini. Oggi, questo è lo stato dell’arte.
Il Piemonte voterà Bossi o Stucchi, con Cota (vicino a Gianna Gancia, leggi Calderoli?), e Buonanno giorgettiano. Lì, Salvini pesca poco. L’Emilia Romagna con Rainieri e Pini non tifa Salvini. E la Lombardia? E’ tutta divisa. Bergamo starà tutta o quasi con Stucchi. E le altre province? Qual è la provincia di Salvini?
Cremona, Silvana Comaroli. Giorgetti-Stucchi. Lodi, Gibelli. Giorgetti-Stucchi. Sondrio: Crosio. Giorgetti-Stucchi. Brescia: equamente divisa in tre, Bossi, Salvini e Stucchi. Varese: ci sono Bossi, Mascetti, Giorgetti. Ergo, Stucchi i voti se li prende anche a Varese.
Dove Salvini può prendere voti è in Brianza, divisa a metà tra Matteo e Umberto. Ma anche Milano è divisa a metà tra Bossi e Salvini. Con la differenza che Bergamo ha 1.400 militanti contro i 200 scarsi di una metropoli come Milano. Incredibile, vero? Basti ricordare che quando fu eletto il segretario provinciale milanese, Max Bastoni prese 45 voti contro i 50 di Igor Iezzi. Votarono appena in 95. Che dire? Insomma, non è Milano che può fare la differenza per Salvini. Mentre Stucchi prende voti a Brescia, a Bergamo, a Cremona…
Infine, c’è l’incognita Veneto. Tosi dovrebbe far votare Salvini ma voci di corridoio dicono il contrario, e cioè che i tosiani voteranno Stucchi. Pare, dicono… sembrerebbe che il sindaco non abbia più feeling con il giovane eurodeputato Lorenzo Fontana, portabandiera dei giovani padani, alias Salvini. Dovendo scegliere tra Salvini e Bossi, Tosi sceglierebbe per tutta la vita Salvini. Ma entrando in campo un terzo uomo, come Stucchi, che vuol dire cioè l’amico Gianni Fava e la galassia che vi gira attorno, perché dare i voti al candidato milanese?
Poi c’è un gruppo di ex parlamentari che probabilmente voteranno Giacomo l’orobico anche solo per il fatto di essere stati con lui 20 anni in Parlamento. I Dozzo, i Dussin… e altri, per intenderci.
Bossi insomma potrebbe arrivare complessivamente a portarsi a casa una bella fetta di consenso, un 35%, mentre gli altri se la giocano…sbilanciati.
Va da sé che questo scenario sia provvisorio e non possa tener conto di accordi successivi. Se si andrà al voto così, ci sarà un segretario fortemente minoritario, nessuno dei tre avrà il plebiscito. Non solo, dopo il niet di Maroni a Giorgetti e il niet di Salvini a fare un passo indietro, ci sarà una Lega decisamente spaccata. Nessuno dei tre in corsa potrà rappresentare almeno la metà dei militanti.
C’è da aspettarsi un accordo unitario dell’ultimo momento? Solo con la ricomparsa di Giorgetti.
Potevano andare diversamente le cose? Chissà, forse se in un anno e mezzo di Lega Lombarda il segretario non avesse brillato come “tagliatore di teste”, e si fosse manifestato più ecumenico, pensando alla candidatura alla segreteria federale, lo scenario elettorale sarebbe stato diverso, forse.
Poi, ultimo scomodo incomodo, c’è quel documento che gira tra i militanti, in cui si argomenta che un congresso così concepito sulla scorta di primarie inserite per regolamento e non nello Statuto, passando quindi prima per un congresso, non sarebbe valido. Le associazioni politiche sono associazioni a tutti gli effetti, ogni socio ordinario può impugnare qualsiasi atto della società e portarlo in tribunale.
Ci sono dei militanti così tanto motivati da portare la Lega in tribunale per annullare il congresso? Ma questo di sicuro non cambia lo scenario di un movimento balcanizzato. Non servono i giudici per dare la sentenza.