Certo, ne avevo già parlato altrove (avevo espresso brevemente sia apprezzamenti che riserve).
Penso sia comunque un'opera letterariamente apprezzabile, e libera dai condizionamenti del dopoguerra.
In questa discussione è significativo, proprio perché tratta ampiamente - pur in forma romanzata - anche del rapporto tra regime fascista e cattolici sociali (per intenderci, quelli per cui l'Università Cattolica rappresentò un punto di riferimento, finalmente noi cattolici italiani avevamo la nostra università!").
Per intenderci, io rispetto molto Corti (personaggio fuori dal tempo), ma non riesco a condividere completamente la sua sensibilità, anche su cose banali.
Per esempio, il personaggio di Ambrogio (che è l'alter ego semiautobiografico dell'autore) arriva a Bologna durante la guerra. Non gli piace la città e non gli piacciono i bolognesi, perché li trova "laici e gaudenti" e il loro dialetto gli suona insincero. Considerazioni simili sui toscani, mentre apprezzava gli abruzzesi "semplici e devoti". Mah.