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  1. #511
    Apologia cattolica
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    Altra questione è il considerare i giudei tutti malvagi e deicidi, quando Cristo stesso invocò il perdono, e di sicuro la colpa maggiore non poteva che andare a quanti hanno voluto veramente la morte di Cristo consapevolmente( e non inconsapevolmente come la gente che non era presente a Gerusalemme e che non poté dichiarare la sua condanna perché altrove). altra polemica è la questione dei "semi di verità" e della "libertà religiosa", che vengono presentati dai tradizionalisti, come un relativismo religioso. Niente di più falso, perché il Concilio Vaticano II stabilisce che tutto ciò che è possibile trovare di vero e buono nelle varie religiosi non sono altro che opere dello Spirito Santo, ma non che le religioni siano tutte vere, in poche parole si dice che c'è differenza tra la Verità( che è solo cristiana) e i semi di Verità( piccole verità presenti in una religione, che sono sempre opera di Dio). In poche parole si riconosce ciò che di vero è buono è presente nelle altre religioni, ma sono sempre frutto di Dio e quindi della Verità cristiana. E anche la libertà religiosa è stata stabilita per condannare l'ateismo di Stato e favorire la libertà religiosa per quei cristiani che vivono nei paesi a minoranza cattolica. Ergo quindi sono polemiche stupide
    anche riguardo la liturgia non troviamo nessun obbligo a seguire il metodo tridentino, tra cui l'utilizzo della lingua latina, che divenne sempre più difficoltosa, ed a ogni modo oggi l'utilizzo della liturgia tridentina non è vietata, importante è anche l'ecumenismo che ha lo scopo di favorire dei rapporti di pace con le altre confessioni e far conoscere meglio le diverse confessioni, il che quindi non significa affatto che ci debba essere un compromesso per arrivare all'unione dei cristiani tra le varie fedi, anche perché la Chiesa cattolica non ha rinunciato a riconoscersi come l'unica vera Chiesa. anche la questione della libertà religiosa, questa è stata messa per condannare l'ateismo di Stato e sopratutto le minoranze cristiane presenti nel mondo, dove la fede non deve essere imposta con la forza, concetto solo apparentemente rifiutato in passato
    i sedevacantisti sono ancora oltre i lefevriani, in quanto per loro il soglio pontificio è vacante, e questo è ancora più grave, perché porta a non riconoscere l'autorità papale, pertanto la loro dottrina si commenta da sola. infatti chi è eretico prima di essere Papa, non è di fatto mai diventato Papa, e visto che i Papi conciliari sono considerati da loro eretici già prima di salire sul soglio di Pietro, la sede è vacante
    “la tesi di Cassiciacum” del religioso domenicano mons. Michel Guérard des Lauriers (1898-1988) secondo cui il Pontefice è Papa materialmente anche se non formalmente. Che in fondo, spiega che c'è una sorta di antipapa, o di impostore, o colui, che non essendo Papa, difende tesi eretiche, e che quindi i sedevacantisti vogliano passare come i difensori della vera fede( il che sa molto di protestante o di ortodosso)
    I sedevacantisti apocalittici: Seibo no Mikuni; spiegano che dal Concilio Vaticano II sul soglio di Pietro siede l'Anticristo, e che Roma oramai è diventata la "grande prostituta" prevista dalle Scritture, quando basta ricordarsi che "le porte dell'inferno non prevarranno sulla Chiesa" come ci è stato promesso da Gesù
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  2. #512
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    sedevacantisti progressisti: sono quei cattolici che non riconoscono più il Papa Benedetto XVI o dopo che ha deciso di lavorare per il ritorno dei lefvrebiani, queste le parole di uno di loro:
    E' enorme, è vero, sproporzionato con la mia piccola persona! Ma bisogna bene che lo confessi, non posso nasconderlo agli amici: ho scomunicato Benedetto XVI. Mentre lui aveva appena tolto la scomunica dei vescovi integristi...!
    [..]
    A fine gennaio, quando Roma ha consolidato queste quattro mitre scismatiche senza tener gran conto del loro rifiuto del rinnovamento dell'ultimo concilio, del riconoscimento della libertà religiosa, dell'ecumenismo, dell'apertura al mondo, e così via, ho smesso di nominare il vescovo di Roma nella preghiera eucaristica
    [..]
    Revocherò un giorno la scomunica? Servirebbero dei segni di pentimento e di fedeltà negli atti agli orientamenti del Vaticano II. Sempre che non mi trattino da scismatico... Ma forse a quel momento ci si occuperà di me, mi si incoraggerà a celebrare messa nella lingua della mia vita, con la gente, senza voltargli le spalle; forse si avrà anche cura della loro libertà di coscienza, si condivideranno di più le loro attese, quali che siano la loro religione, le loro convinzioni e i colori delle loro anime. Voltandosi risolutamente verso l'avvenire! [il rev. Bassière ha 81 anni]
    si commenta da se che c'è molta disinformazione su un progetto non ancora arrivato a porto

    Sedevacantisti conciliari

    sono quei sedevacantisti che si stanno formando sotto il pontificato di Papa Francesco, fedeli al CVII, ma considerano la politica del papato e della ormai Chiesa "troppo progressista e venduta all'ideologia del mondo" un caso è quello di Don Minutella

    teoria dei due Papi

    di recente in vista della presenza di un Papa emerito e un Papa ufficiale c'è la teoria dei due Papi, dove si vuole che Benedetto XVI è ancora a tutti gli effetti Papa, sebbene non a livello amministrativo. in realtà avendo rinunciato volontariamente all'ufficio ( e sempre ha ribadito tale posizione), è solo da definirsi Papa emerito, quindi a tutti gli effetti l'unico Papa da considerare è solo Francesco
    Ultima modifica di Haxel; 16-04-17 alle 01:12
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  3. #513
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    Chi si contrappone ai cattolici tradizionalisti ritiene

    • Innanzitutto va detto che la scomunica colpiva solo i Vescovi della Frat. S. Pio X, in quanto consacrati senza il necessario mandato pontificio. Benedetto XVI, con gesto di somma paternità e clemenza, ha rimesso la scomunica, tuttavia la Fraternità rimane sempre in una posizione di non comunione con la Chiesa Cattolica, come dichiarato dallo stesso Pontefice emerito nella Lettera del 10 marzo 2009:



    • che le loro accuse siano false, esagerate, o manchino di considerare il carattere organico della Tradizione. Argomentano, ad esempio, che la Dignitatis Humanae non contraddica gli insegnamenti precedenti della Chiesa sulla libertà religiosa e che la revisione del rito della Messa rappresenti un legittimo sviluppo della liturgia preesistente piuttosto che una pericolosa rottura rispetto al passato;
    • che i tradizionalisti manchino di distinguere tra le pratiche pastorali modificabili (come la liturgia della Messa) e i principi immodificabili della Fede cattolica (come i dogmi che accompagnano la Messa);
    • che i tradizionalisti i quali non solo disubbidiscano e oppongano resistenza alle autorità della Chiesa, ma in effetti dichiarino le loro decisioni incompatibili con la Tradizione immodificabile della Chiesa, stiano agendo contro gli insegnamenti di Pio XII sul Magistero della Chiesa, secondo il quale "ad esso Cristo Signore ha affidato il deposito della fede - cioè la Sacra Scrittura e la Tradizione divina - per essere custodito, difeso ed interpretato".
    • ricordiamoci poi che siamo obbligati a fare tutto quello che la Chiesa comanda, perché Gesù Cristo ha detto ai Pastori della Chiesa: «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me».

    la Fraternità è dentro o fuori la Chiesa? Risponde Il Papa emerito Benedetto XVI
    Il fatto che la Fraternità San Pio X non possieda una posizione canonica nella Chiesa, non si basa in fin dei conti su ragioni disciplinari ma dottrinali. Finché la Fraternità non ha una posizione canonica nella Chiesa, anche i suoi ministri non esercitano ministeri legittimi nella Chiesa. Bisogna quindi distinguere tra il livello disciplinare, che concerne le persone come tali, e il livello dottrinale in cui sono in questione il ministero e l’istituzione. Per precisarlo ancora una volta: finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa.
    Ergo sono ancora da considerarsi scismatici
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  4. #514
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    per parlare ancora( in nero le tesi tradizionaliste)
    "Contro la dottrina delle sacre Lettere della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di affermare "essere ottima la condizione della società nella quale non si riconosce nell’Impero il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace". Con tale idea di governo sociale, assolutamente falsa, non temono di caldeggiare l’opinione sommamente dannosa per la Chiesa cattolica e per la salute delle anime, dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di venerata memoria chiamata delirio , cioè "la libertà di coscienza e dei culti essere un diritto proprio di ciascun uomo che si deve proclamare e stabilire per legge in ogni ben ordinata società ed i cittadini avere diritto ad una totale libertà che non deve essere ristretta da nessuna autorità ecclesiastica o civile, in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera" (Pio IX, Quanta cura)

    "Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società" ("Concilio" Vaticano II, Dignitatis humanae).



    non vedo alcuna differenza; nel primo si parla della libertà dei culti che può essere dannosa per la Chiesa, la seconda parla che tale libertà non deve essere negata in modo coercitivo, visto che la negazione della libertà religiosa può essere dannosa per i cattolici presenti in quei Stati dove esercitano il loro culto( perchè in realtà è questo quello che si voleva far intendere)
    non c'è nulla di male nel dire "troppa libertà fa male, ma è giusto che le persone non subiscano coercizione per il suo pensiero o fede"
    mi pare infatti che la questione della libertà religiosa è che la troppa libertà porta al relativismo, ma non per questo si deve giungere a una coercizione.
    Riguardo l’ecumenismo:
    "Di qui il frequente indire che fanno, con notevole intervento di persone, di congressi, riunioni, conferenze cui sono indifferentemente invitati a discutere infedeli di ogni gradazione e cristiani e perfino infelici apostati da Cristo che ne ripudiano con pertinace ostinazione la natura e missione divina.

    Simili tentativi non possono in nessun modo riscuotere l’approvazione dei cattolici, fondati come sono sul falso presupposto che tutte le religioni siano buone e lodevoli in quanto tutte, pur nella diversità dei modi, manifestano e significano ugualmente quel sentimento, a chiunque congenito, che ci rivolge a Dio e ci rende ossequienti nel riconoscimento del suo dominio" (Pio IX, Mortalium animos).



    difatti non mi pare che la Chiesa abbia rinunciato a essere la vera portatrice della verità, non si dice infatti che tutte le religioni sono lodevoli, ma per far si che gli eretici ritornino alla vera chiesa, bisogna conoscersi a vicenda, e non avere rapporti di astio, solo così si può raggiungere in pace il ritorno alla vera fede, altrimenti non può che rimanere una unica via, la coercizione

    Dignitatis Humanae al contrario di quanto dici non disconosce il diritto al proselitismo delle altre fedi: "I gruppi religiosi hanno anche il diritto di non essere impediti di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede, a voce e per scritto. Però, nel diffondere la fede religiosa e nell'introdurre pratiche religiose, si deve evitare ogni modo di procedere in cui ci siano spinte coercitive o sollecitazioni disoneste o stimoli meno retti, specialmente nei confronti di persone prive di cultura o senza risorse: un tale modo di agire va considerato come abuso del proprio diritto e come lesione del diritto altrui".

    La libertà di insegnare non comporta automaticamente alla libertà di diffondere la dottrina senza fare nulla, queste fedi infatti dovranno confrontarsi con la Vera Fede e a quel punto o rimangono ancorati agli errori testardamente o si convertiranno

    voglio anche aggiungere l'autogoal sedevacantista, a proposito delle parole di Pio X


    E come si deve amarlo il Papa? Non verbo neque lingua, sed opere et veritate. Quando si ama una persona si cerca di uniformarsi in tutto ai suoi pensieri, di eseguirne i voleri, di interpretarne i desideri. E se nostro Signor Gesù Cristo diceva di sè: si quis diligit me, sermonem meum servabit, così per dimostrare il nostro amore al Papa è necessario ubbidirgli.
    Perciò quando si ama il Papa, non si fanno discussioni intorno a quello che Egli dispone od esige, o fin dove debba giungere l'obbedienza, ed in quali cose si debba obbedire; quando si ama il Papa, non si dice che non ha parlato abbastanza chiaro, quasi che Egli fosse obbligato di ripetere all'orecchio d'ognuno quella volontà chiaramente espressa tante volte non solo a voce, ma con lettere ed altri pubblici documenti; non si mettono in dubbio i suoi ordini, adducendo il facile pretesto di chi non vuole ubbidire, che non è il Papa che comanda, ma quelli che lo circondano; non si limita il campo in cui Egli possa e debba esercitare la sua autorità; non si antepone alla autorità del Papa quella di altre persone per quanto dotte che dissentano dal Papa, le quali se sono dotte non sono sante, perchè chi è santo non può dissentire dal Papa.


    DISCORSO DEL SANTO PADRE PIO X
    AI SACERDOTI DELL'UNIONE APOSTOLICA
    IN OCCASIONE DEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO
    DELLA FONDAZIONE 18 novembre 1912
    Ultima modifica di Haxel; 30-12-13 alle 16:22
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  5. #515
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    ora loro dicono che visto che credono che la sede di Pietro è vacante, loro in realtà non disubbidiscono al Papa, perché di fatto non c'è
    quando non ci vuole molto per capire, che proprio il non riconosce il Papa è una alta forma di disobbiedenza
    E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura" (Concilio Vaticano II, Nostra aetate, 1965).

    "Il popolo ebreo, un tempo eletto da Dio, poi abbandonato per la sua incredulità, meritò di essere riprovato, perché ha con empietà respinto il suo Redentore e lo ha ucciso con morte vergognosa" (San Pio V, 1569, Hæbreorum).

    «I giudei, divenuti peggiori dei loro padri, per nulla ammansiti, a nulla rinunziando del loro passato deicidio, si accaniscono anche adesso nelle sinagoghe contro N. S. Gesù Cristo ed estremamente ostili ai cristiani compiono orrendi crimini contro la religione di Cristo» Gregorio XIII (1581), Antiqua judeorum



    io risposi così

    si dice che infatti il Popolo ebreo può entrare in comunione con la Chiesa perché Dio da la possibilità di redimersi. come? con la conversione
    anche se questo popolo una volta eletto ha rigettato Cristo arrivando per colpa del Sinedrio e del popolo lì presente alla sua uccisione

    sull'ultimo passo bisogna capire in questo caso il contesto storico

    infatti mi sembra una condanna contro alcune pratiche comportamentali da parte degli ebrei

    alcune di recenti ci sono state, ma altre denuncie non ci sono state.

    e ancora per ulteriori chiarimenti

    chi è stato responsabile della morte di Cristo sono stati il Sinedrio, Ponzio Pilato e quel popolo che ha invocato la crocifissione di Gesù

    l'utilizzo della parola deicidio è improprio visto che Gesù essendo Dio è in realtà immortale, se non per la sua natura umana

    dice il Concilio di Trento che se gli ebrei avessero conosciuto Cristo non lo avrebbero crocifisso, pertanto il vero peccato degli ebrei e di tutti gli infedeli è quello di non riconoscere Cristo come Salvatore anche quando si è avuto la possibilità di conoscerlo

    quello che si vuole dire è che gli ebrei e chi altri ha contribuito a crocifiggere Cristo non sono dei veri assassini, ma hanno contribuito involontariamente alla salvezza dell'Umanità

    pertanto si stabilisce che la parola deicidio è improprio
    si stabilisce che gli ebrei hanno contribuito involontariamente alla morte di Gesù
    il Sinedrio e tutti gli altri rimangono comunque come esecutori della morte di Cristo
    gli ebrei sono invitati ad abbracciare la vera fede che è quella cattolica

    ancora:

    Quali sono le tesi del Papa? Sono sostanzialmente due:
    1) La responsabilità morale della morte di Gesù è principalmente dei capi e non del popolo ebraico o di tutti gli Ebrei, e l’espressione “i giudei” non deve farci pensare “al popolo d’Israele come tale”.
    2) L’invocazione della folla “il suo sangue ricada su di noi” si muta in benedizione.

    dice infatti il Papa in "Gesù di Nazareth"

    Il popolo invece, che non conosceva i misteri della Scrittura, non conobbe pienamente né che egli era il Cristo, né che era Figlio di Dio: sebbene alcuni del popolo abbiano creduto in lui. E anche se talora essi sospettarono che fosse il Cristo, per la molteplicità dei segni e per l'efficacia del suo insegnamento, come nota l'evangelista Giovanni, tuttavia poi furono ingannati dai loro capi, al punto di non credere né che era il Figlio di Dio, né che era il Cristo. Di qui le parole di S. Pietro: "So che avete agito per ignoranza, al pari dei vostri capi"; cioè perché sedotti da essi”

    e ancora cosa dice San Tommaso

    Risorto che fu il Signore, molti credettero. Non capivano allorché lo crocifiggevano, ma più tardi hanno creduto in lui, ed è stato loro perdonato un così grande delitto. Il sangue del Signore, che essi avevano versato, venne dato in dono agli stessi omicidi, non propriamente deicidi (ut non dicam deicidis); perché, se avessero conosciuto il Signore della gloria, mai lo avrebbero crocifisso. Agli omicidi è stato ora dato in dono il sangue dell'innocente che essi avevano versato: e così lo stesso sangue che essi avevano versato nella loro follia, hanno ora bevuto come grazia. Dite dunque a Dio: quanto sono terribili le tue opere! Perché terribili?Perché si è compiuta la cecità di una parte di Israele affinché entrasse la totalità delle genti. O totalità delle genti, di' a Dio: Quanto sono terribili le tue opere! Erallègrati, ma insieme trema; e non ti gloriare nei confronti dei rami tagliati. Dite a Dio: quanto sono da temere le tue opere!”

    dice poi Sant'Agostino

    Tutti voi, che siete nella Chiesa, non insultate coloro che ne sono estranei, ma piuttosto pregate affinché anch'essi entrino nella Chiesa. Dio onnipotente può innestarli di nuovo
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  6. #516
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    ma ancora si insiste su un punto
    E si continua a sbagliare, perché il Papa si rifà proprio a questa "dottrina":

    "E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo."

    Si Dimostra che in questa frase non si dica che gli ebrei non sono colpevoli collettivamente dalla morte di Cristo.

    sui testi pre conciliari si parla di ebrei o popolo di Israele in generale, il problema sorge quando ci potevano essere ebrei che in quel momento non si trovavano nemmeno in Israele, sappiamo benissimo che vi erano non poche comunità anche lontane da Gerusalemme
    non si nega la responsabilità degli ebrei, bensì si analizza il fatto avvenuto nel Vangelo dicendo che chi è colpevole sono il Sinedro in primis, e poi del Popolo che ha chiesto la crocifissione
    e si dice che non tutti gli ebrei sono responsabili del fatto perché alcuni materialmente non potevano essere a Gerusalemme per complottare contro Gesù o gridare la sua morte
    questa è la realtà. Né ovviamente hanno colpa della crocifissione gli ebrei di oggi, in quanto non erano ancora nati, l’unica vera colpa è che ancora non riconoscono Cristo
    sulla questione della traduzione della Bibbia
    La Chiesa pertanto, dietro pressante richiesta delle autorità politiche (Roberto II re di Francia, Guglielmo conte di Poitiers e duca di Aquitania, l'imperatore Enrico III), inizia a contrastare la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per evitare gli eccessi gnostici:
    « Proibiamo che qualsiasi laico possieda i libri dell'Antico o del Nuovo Testamento tradotti in lingua volgare. Se una persona pia lo desidera, può avere un Salterio o un Breviario... ma in nessun caso dovrà possedere i libri sopra menzionati tradotti in lingua romanza. »
    (Sinodo di Tolosa, sud della Francia, 1229, durante l'apice dell'uragano gnostico)
    Da notare come:

    • la lettura biblica in lingua latina (traduzione della Vulgata) era permessa, pertanto è inesatto sostenere che in tale occasione la Chiesa vietò la Bibbia;
    • il Sinodo di Tolosa non era un Concilio Ecumenico, ma appunto un sinodo locale: le sue deliberazioni, tra cui quella sopra riportata, non avevano valenza universale ed eterna per tutta la Chiesa cattolica, ma solo per i territori rappresentati dai partecipanti al sinodo (nella fattispecie, il sud della Francia) e solo per un limitato periodo di tempo (il periodo dell'emergenza gnostica).

    La Chiesa infatti, in seguito, non si è opposta a priori alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma solo a quelle che, a suo giudizio, veicolavano giudizi eretici. Queste le principali traduzioni volgari la cui lettura era permessa ai cattolici:

    • in spagnolo, la Bibbia Alfonsina, dedicata al re di Castiglia Alfonso X e realizzata in epoca pre-stampa nel 1280;
    • in tedesco, una traduzione integrale a cura di John Rellach, pubblicata a Costanza nel 1450;
    • in italiano, la Bibbia del Malermi (1471), ad opera del monaco camaldolese Nicolò Malermi, soppiantata poi nel 1778 dalla Bibbia di Antonio Martini;
    • in francese, la Bibbia di Jacques Lefèvre d'Étaples, pubblicata ad Anversa (1523-8);
    • in inglese, la Bibbia di Douai o Reims (1582 NT, 1609 intera Bibbia), tuttora la Bibbia cattolica ufficiale di lingua inglese.

    Nel corso del XVI secolo ebbe inizio in Europa la Riforma protestante, che ha spaccato il mondo cristiano fino ad oggi. Per Lutero la Bibbia poteva essere letta e interpretata da qualunque cristiano, arrivando alle conclusioni che più reputava opportune (tale 'libertà' ermeneutica ha portato di fatto alla frammentazione della stessa Chiesa riformata). Fu in seguito a tale crisi che si ebbe un pronunciamento ufficiale della Chiesa cattolica con valenza dogmatica, dunque universale ed eterna. In particolare il problema fu affrontato al Concilio di Trento che così deliberò:
    « Il sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale [...] sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti [della Bibbia] e nelle tradizioni non scritte [...]. Seguendo l'esempio dei padri della vera fede, con uguale pietà e venerazione accoglie e venera tutti i libri, sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, essendo Dio autore di entrambi [...]. Lo stesso sacrosanto sinodo [...] stabilisce e dichiara che l'antica edizione della Vulgata, approvata dalla stessa Chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione e che nessuno, per nessuna ragione, può avere l'audacia o la presunzione di respingerla. [...] Inoltre stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio [...], deve osare distorcere la Scrittura secondo il proprio modo di pensare »
    (Concilio di Trento, sessione IV, 8 aprile 1546, DS 1501-1508)
    Da notare come:

    • non viene vietata la lettura della Bibbia, ma solo vincolata alla sua traduzione ufficiale latina;
    • non vengono vietate le traduzioni in lingue volgari per uso personale, che infatti continuarono a circolare liberamente, previa approvazione ecclesiastica

    In tale ottica, dunque, non dovrebbe essere visto come in contrasto con le promulgazioni precedenti l'affermazione del Concilio Vaticano II nel 1965:
    « È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura. »
    (Dei Verbum 22)
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  7. #517
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    che cosa è l'Istituto del Buon Pastore?
    Uno dei sacerdoti dell'IBP, don Stefano Carusi, nel 2011 affermò: "Al contempo, la nostra posizione liturgica é collegata alla nostra posizione dottrinale: ad un’attitudine che sappia esternare, con fedeltà e con rispetto, le riserve in merito ai cambiamenti che hanno interessato l’ultimo quarantennio-cinquantennio. E' un punto che va trattato con il debito rispetto, ma anche nella franchezza teologica ed ecclesiale." Si fa poi riferimento al protocollo Ratzinger-Lefebvre del 1988 come base di partenza (punto I.3: "A proposito di alcuni punti insegnati dal Concilio Vaticano II o concernenti alcune riforme posteriori della liturgia e del diritto e che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, noi ci impegniamo ad un’attitudine positiva di studio e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica" - in originale "A propos de certains points enseignés par le concile Vatican II ou concernant les réformes postérieures de la liturgie et du droit, et qui nous paraissent difficilement conciliables avec la Tradition, nous nous engageons à avoir une attitude positive d'étude et de communication avec le Siège apostolique, en évitant toute polémique."). Tra gli impegni dell'IBP c'è n'è uno che riprende direttamente questo punto del protocollo: "a proposito di alcuni punti insegnati nel Concilio Vaticano II concernenti alcune riforme posteriori della liturgia e del diritto e che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, noi ci impegniamo ad un’attitudine positiva di studio e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando la polemica. Quest’attitudine di studio vuole partecipare per mezzo di una critica seria e costruttiva alla preparazione di un’interpretazione autentica da parte della Santa Sede su questi punti del Vaticano II."
    Ancora don Carusi: "mentre lasciamo al solo Vicario di Cristo di pronunciarsi perentoriamente, di giudicare con autorità ciò che Lui solo può giudicare, noi, nella fedeltà al carisma espresso dai nostri statuti, intendiamo dare una testimonianza e un contributo in tal senso. Il Card. Castrillon disse : “ la critica costruttiva può essere un gran servizio da rendere alla Chiesa”. È questa la nostra linea." L'Istituto si impegna a leggere il Magistero alle luce della Tradizione, precisando che "ove ciò non dovesse rivelarsi possibile si può implorare che il Santo Padre, stante il potere della Chiavi, voglia riformulare espressioni infelici di testi magisteriali sì, ma non infallibili né vincolanti in ogni singola frase." Questo sempre e comunque cum Petro et sub Petro: "non pretendiamo risolvere i problemi: ci accontentiamo di porli, lasciando a Pietro, quando vorrà e potrà, il compito di sciogliere e legare, così come il Divin Maestro ha stabilito."
    la questione del Magistero ordinario

    Che ci sia una certa discontinuità tra pre e post Concilio è ammesso anche dal Magistero Pontificio (la famosa "ermeneutica della continuità" in realtà venne definitiva da Benedetto XVI, con più precisione, "ermeneutica del rinnovamento nella continuità": "È chiaro che in tutti questi settori, che nel loro insieme formano un unico problema, poteva emergere una qualche forma di discontinuità e che, in un certo senso, si era manifestata di fatto una discontinuità, nella quale tuttavia, fatte le diverse distinzioni tra le concrete situazioni storiche e le loro esigenze, risultava non abbandonata la continuità nei principi – fatto questo che facilmente sfugge alla prima percezione. È proprio in questo insieme di continuità e discontinuità a livelli diversi che consiste la natura della vera riforma." (cfr. Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005)
    Detto questo, l'IBP - ma, in generale, direi tutti gli istituti Ecclesia Dei - sostiene che, allo stato attuale dei loro studi e secondo la loro coscienza, ci sono passaggi del Vaticano II che sembrano difficilmente riconducibili ad una logica di vera continuità con l'insegnamento magisteriale precedente. Di conseguenza, essi rendono noti alla Sede Apostolica questi dubbi e continuano a studiare i problemi, lasciando che sia poi il Magistero petrino a sciogliere i dubbi.
    La loro posizione, in effetti, si basa sul presupposto - è evidente - che alcune parti del Magistero non infallibile del Vaticano II e del post-concilio possano essere mal formulati o anche errati, o inconciliabili. E' una tematica alquanto complessa, ma - in generale - si può dire che in genere è parere comune in teologia che il Magistero ordinario non infallibile possa (non debba: possa) contenere qualche errore (per accidens, in genere). Tuttavia, è un tema delicatissimo e che forse è meglio lasciar da parte per coloro che se ne intendono di più.
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  8. #518
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    comunque sia, la via da seguire è questa:

    può il Magistero della Chiesa sbagliare? Perché ci sono due possibilità:
    a) se il Magistero della Chiesa non può mai sbagliare (cioè riferisce sempre e comunque la piena e totale verità), allora è evidente che alcun dissenso è possibile, perché significherebbe non accettare la verità;
    b) se il Magistero della Chiesa può sbagliare, allora è possibile il dissenso (un errore riconosciuto come tale, evidentemente, non richiede adesione).
    Quasi tutti i teologi - e, implicitamente, anche il Magistero stesso - ritengono che nell'insegnamento della Chiesa possano esserci errori. Ovviamente non ce ne possono essere nell'insegnamento infallibile (perché infallibile indica proprio che è totalmente veritiero), ma non tutto l'insegnamento della Chiesa è infallibile.
    Stabilito che esiste un Magistero non-infallibile, bisogna precisare che esso propone comunque, globalmente preso, la verità: altrimenti dovremmo accettare che la Chiesa porti al traviamento i fedeli. Tuttavia, possono esistere degli errori (in genere si parla di errori rari e per accidens), anche se - ribadisco - non nella dimensione globale dell'insegnamento, quanto in alcuni aspetti particolari.
    Su questo argomento, ovviamente, bisogna essere molto cauti, perché si rischia di dar fiato alle trombe dei dissidenti (se non addirittura di coloro che sostengono l'errore, l'eresia, l'apostasia, lo scisma). Tuttavia, con somma prudenza e comunque sempre in atteggiamento d'umiltà e di sottomissione alla Santa Chiesa, penso spazio per un qualche genere di considerazione in merito ci possa essere.
    Questo è per me il punto della situazione.

    su Mons. Gheradini cosa dice?

    · il Concilio Ecumenico Vaticano II è indubbiamente magisteriale;
    · altrettanto indubbiamente non è dogmatico, bensì pastorale essendosi sempre come tale presentato;
    · le sue dottrine son infallibili ed irreformabili solo se e là dove son desunte da pronunciamenti dogmatici;
    · quelle che non godono di supporti tradizionali costituiscono, nel loro complesso, un insegnamento autenticamente conciliare e quindi magisteriale, se pur non dogmatico, ingenerando così l'obbligo non della fede, ma d'un'accoglienza attenta e rispettosa, nella linea d'una leale e riverente adesione;
    · quelle, infine, la cui novità appare o inconciliabile con la Tradizione, o ad essa contrapposta, potranno e dovranno esser seriamente sottoposte ad esame critico sulla base della più rigorosa ermeneutica teologica.
    come si può vedere lo stesso Monsignore, ammette che comunque ci deve essere una adesione, anche se non di fede a ciò che gli insegnamenti del CVII propagano, e che si ammette una critica a quelle in cui appare ci sia una inconciliabilità con la Tradizione
    (Gv 3, 20-21)
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  9. #519
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    ancora sui sedevacantisti

    Cio' che Pio IX ha infallibilmente condenato come contrario alla dottrina cattolica, cioe' la liberta' religiosa, Paolo VI lo dichiara conforme alla dottrina cattolica, anzi, lo vuol promuovere.

    Come risolve questo bel problema ?

    Se si preferisce una risposta teologica, Quanta cura è un'enciclica e quindi non è implicata l'infallibilità pontificia.
    Inoltre la formula utilizzata da Pio IX non è la stessa che egli ha utilizzato quando ha proclamato l'Immacolata Concezione e il dogma stesso dell'Infallibilità al termine del Vaticano I.

    Dignitatis Humanae è una "dichiarazione", quindi una fonte di III livello. Essa va letta alla luce delle Costituzioni (I livello) e dei Decreti (II livello) del Vaticano II, non presa come documento a sè.

    Quindi la "libertà religiosa" va intesa in due sensi: il senso interno, cioè come libertà dell'uomo di seguire l'unica vera religione, quella cristiana ed è questo il senso di Quanta cura.

    Poi c'è il senso esterno, quello di Dignitatis Humanae, cioè il diritto (giuridico) umano di libertà
    religiosa, che va difeso in quanto tale.

    The Immaculate Conception of Mary, the Mother of Jesus, is the belief that God preserved Mary from any inclination to sin, the inheritance of original sin passed on to all mankind from our first parents, Adam and Eve. Ora, il sedevacantismo nega sia che la Chiesa Cattolica debba essere visibile - perché in questo momento ritiene non lo sia - e nega pure che ci sia una gerarchia - perché non vi sono più né Papi, né cardinali, né vescovi residenziali e neppure vescovi titolari (tutti i vescovi riconosciuti dai sedevacantisti non hanno neppure una sede titolare, il che è contrario alla prassi secolare della Chiesa Cattolica).
    Altri punti che posso evidenziare.
    Il sedevacantismo sostiene che la Chiesa di Roma possa cadere in eresia e in apostasia. Quest'opinione è contraria alla proposizione 19 del Dictatus Papae (Romana ecclesia nunquam erravit nec imperpetuum scriptura testante errabit) ed è condannata esplicitamente da Sisto IV (bolla Licet ea, nella quale il Pontefice condanna la seguente proposizione: "Ecclesia urbis Romae errare potest").
    Ancora, che la Chiesa possa esistere senza il Papa è chiaramente contrario all'insegnamento del Vaticano I: "ciò che il principe dei pastori e pastore supremo del gregge, il signore Gesù Cristo, ha istituito nel beato apostolo Pietro a perpetua salvezza e perenne bene della chiesa, deve per volontà dello stesso Cristo, durare per sempre nella chiesa, che, fondata sulla pietra, resterà incrollabile fino alla fine dei secoli" ("Quod autem in beato Apostolo Petro princeps pastorum et pastor magnus ovium Dominus Christus in perpetuam salutem ac perenne bonum Ecclesiae instituit, id eodem auctore in Ecclesia, quae fundata super petram ad finem saeculorum usque firma stabit, iugiter durare necesse est.", DS 3056).
    E questo in chiaro accordo con l'insegnamento perenne della Chiesa: posso citare, per esempio, la chiarissima definizione di Bonifacio VIII (cfr. Unam Sanctam, DS 874): "noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma" (Porro subesse Romano Pontifici omni humanae creaturae declaramus, dicimus, diffinimus omnino esse de necessitate salutis). Ora, se per la salvezza è necessario (salvo i casi di ignoranza non colpevole, di cui parlava anche Pio IX) essere sottomessi al Romano Pontefice, questi deve necessariamente essere presente (salvo, come dicevo prima, casi di sede vacante). Tuttavia, è contrario alla Tradizione della Chiesa - e anche alla ragione - pensare che una cosa "necessaria per la salvezza", come afferma Bonifacio VIII, sia stata tolta a ben due generazione (mezzo secolo) umane.
    In fatti, per riassumere la mia posizione, dico questo: attualmente, la Chiesa e' eclissata. Cio' che eclissa la Chiesa cattolica e' la chiesa conciliare, che, prendendo le apparenze esterne della Chiesa cattolica, si fa passare per essa. E dunque rifiuto tutto di Vaticano 2, dottrina, sacramenti e papi. Ed aspetto, forte nella fede, la fine dell'eclisse.
    Ribadisco che questa posizione - che le verità della fede nella Chiesa possano eclissarsi - è stata condannata come eretica da Pio VI.
    E, del resto, se la Chiesa Cattolica è eclissata, significa che essa è ancora presente (come la luna che eclissa il sole impedisce di vederne la luce, ma non per questo il sole smette di splendere). Ma se è presente, secondo un sedevacantista dov'è? Se segui i Padri e la Tradizione, non puoi che rispondere Ubi Petrus, ibi Ecclesia. Ma un sedevacantista non può affermarlo, perché ritiene - a torto, come dimostravo prima - che Pietro possa non esserci. E allora, ubi est Ecclesia?
    Infatti il passaggio del Concilio Vaticano I (dai sedevacantisti riconosciuto come valido), il quale afferma "ciò che il principe dei pastori e pastore supremo del gregge, il signore Gesù Cristo, ha istituito nel beato apostolo Pietro a perpetua salvezza e perenne bene della chiesa, deve per volontà dello stesso Cristo, durare per sempre nella chiesa, che, fondata sulla pietra, resterà incrollabile fino alla fine dei secoli" ("Quod autem in beato Apostolo Petro princeps pastorum et pastor magnus ovium Dominus Christus in perpetuam salutem ac perenne bonum Ecclesiae instituit, id eodem auctore in Ecclesia, quae fundata super petram ad finem saeculorum usque firma stabit, iugiter durare necesse est.", DS 3056).
    E' una sconfessione chiarissima, netta, indiscutibile del sedevacantismo: il Papato, per volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, deve durare "ad finem saeculorum". Non sono previste pause, proprio no. Tranne quelle ovvie tra l'elezione di un Papa e l'altra, ma - come afferma il Bellarmino - questa non durerà al massimo che qualche anno.

    Papa Leone XIII, nella sua enciclica Satis Cognitum, insegnò che l’Autorità Docente della Chiesa non può mai essere in errore:
    “Se (il vivente magistero) potesse essere in alcun modo falso, ne seguirebbe una evidente contraddizione; perché allora Dio stesso sarebbe autore dell’errore.”
    Considerate la seguente citazione dal Concilio Vaticano I (1870):
    “Perchè i Padri del IV Concilio di Constantinopoli, che seguirono da vicino le orme dei loro predecessori, fecero questa solenne professione: ‘La prima condizione della salvezza è mantenere la norma della vera Fede. Perché è impossibile che le parole di Nostro Signore Gesù Cristo, che disse, “Tu sei Pietro, e su questa pietra costruirò la mia Chiesa” (Matt. 16:18), non siano verificate. E la loro verità è stata provata dal corso della storia, poiché nella Sede Apostolica la religione Cattolica è sempre stata mantenuta senza macchia, e l’insegnamento mantenuto santo.’ ...poiché essi compresero pienamente che questa Sede di S. Pietro resta sempre intatta da qualsiasi errore, secondo la divina promessa di Nostro Signore e Salvatore fatta al principe dei suoi discepoli, ‘Ho pregato per te, che la tua fede non venga meno; e tu, quando ti sarai convertito, conferma i tuoi fratelli’ (Luca 222).”
    Ultima modifica di Haxel; 20-12-13 alle 11:36
    (Gv 3, 20-21)
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  10. #520
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    Predefinito Re: Le eresie cristiane non cattoliche e i loro errori teologici( thread di sola lett

    Codice di Diritto Canonico del 1917: Ebbene, si legge (can. 1325, § 2): "[qui] a fide christiana totaliter recedit, apostata [est]". Si può affermare con assoluta certezza che un Papa abbia receduto completamente dalla fede cristiana (parlo in linea puramente teorica, poiché un Papa apostata è una contraddizione in termini e fuori da qualsiasi tradizionale considerazione teologica)? E ancora: può il singolo fedele avere il diritto di giudicare un Papa?
    Ma poi, dal punto di vista di un sedevacantista, questi atti dovrebbero contare relativamente poco. Per voi Giovanni Paolo II non è mai stato Papa, quindi questi atti sarebbero compiuti da un vescovo (poiché tale era considerato papa Wojtyla dai sedevacantisti, in quanto ordinato col vecchio rituale).
    Riguardo alle riunioni ecumeniche, il divieto era di ordine prudenziale, non dottrinale. Che, col permesso della Sede Apostolica, si potesse partecipare a simili incontri, era previsto già dal Codice di Diritto Canonico del 1917 (can. 1325, § 3: "Caveant catholici ne disputationes vel collationes, publicas praesertim, cum acatholicis habeant, sine venia Sanctae Sedis aut, si casus urgeat, loci Ordinarii."). Quindi, col permesso della Santa Sede o - in casi urgenti - quello dell'ordinario del luogo, era possibile partecipare a riunioni con gli acattolici. Questione che fu ribadita dal Sant'Uffizio il 5 giugno 1948 (cfr. Monitum Cum compertum, in. AAS 40 [1948], p. 257). L'anno successivo, poi, l'Istruzione del Sant'Uffizio Ecclesia Catholica (cfr. AAS 42 [1950], pp. 142-147) concede ancora maggior libertà ai vescovi riguardo al "movimento ecumenico".
    (Gv 3, 20-21)
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