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    Predefinito “L’Europa e il mondo si stanno accorgendo della questione saharawi”

    ?L?Europa e il mondo si stanno accorgendo della questione saharawi? - rivista italiana di geopolitica - Limes

    Nella questione dei sahrawi, perennemente sospesa tra venti di guerra e propensioni per il dialogo, non si segnalano novità sostanziali che facciano pensare a una svolta politica o ad accordi di pace imminenti.

    Il referendum sull’autodeterminazione, condizione alla base del cessate il fuoco del 1991, è poco meno che un miraggio, mentre il rispetto dei diritti umani assume sempre più risvolti inquietanti e drammatici.

    A rinfocolare le flebili speranze del popolo del deserto, in realtà, è l’attenzione che la comunità internazionale ha infine dedicato all’ultimo caso di colonizzazione africana per opera di uno stesso paese del continente.

    Lo special envoy dell’Onu, Christopher Ross, si è fatto vedere da quelle parti ben 3 volte nell’ultimo anno, smuovendo meccanismi arrugginiti e fornendo la netta sensazione di voler imporre un’accelerazione finale al processo.

    Dall’Europa giunge la notizia che il parlamento svedese ha formalmente chiesto al proprio governo di riconoscere la Rasd (Repubblica Araba Saharawi Democratica) e di aprirvi sedi diplomatiche. Si tratterebbe del primo Stato occidentale a unirsi ai molti Stati africani (Unione Africana compresa), sudamericani e asiatici che già ritengono la Rasd un soggetto statuale a tutti gli effetti.

    Perfino il presidente Usa Obama ha dedicato alle vicende del Sahara Occidentale un riferimento speciale nel comunicato congiunto rilasciato il 22 novembre scorso a seguito dell’incontro con Mohammed VI, re del Marocco, auspicando che "si trovi una soluzione reciprocamente accettabile" e ribadendo il proprio sostegno agli sforzi di Ross, ricusato e poi riabilitato da Rabat oltre un anno fa.

    Per far luce sull'attuale scenario internazionale, sullo stallo del processo di pace e sull’interesse che finalmente la questione sta suscitando nel resto del mondo, abbiamo incontrato a Roma, a margine della plenaria della 38esima Conferenza europea dei comitati di solidarietà con il popolo sahrawi (Eucoco), il presidente della Rasd Mohamed Abdelaziz e il ministro per i Rapporti con l’Europa Mohamed Sidati.

    LIMES Presidente, di recente (in ottobre) Christopher Ross è nuovamente tornato nell’area e spinge per una soluzione. Vede già i risultati concreti di questa nuova strategia dell’Onu?
    ABDELAZIZ Purtroppo il Marocco continua a erigere un muro anche nei confronti dell’inviato delle Nazioni Unite e impedisce che ci si muova nella direzione di un accordo. Il fatto però che Ross sia venuto così spesso nel corso dell’ultimo anno ci fa comprendere innanzitutto che non siamo isolati né dimenticati; che la comunità internazionale conosce il problema e vuole provare ad aiutare noi e il Marocco a risolverlo.
    Inoltre, le visite dell’inviato mettono una sana pressione sugli attori del conflitto - Fronte Polisario e Marocco, ma anche paesi limitrofi e occidentali coinvolti - affinché smettano di frapporre ostacoli e si impegnino seriamente a giungere a una soluzione condivisa. Tutta questa attenzione, poi, non può che fare luce sulla situazione dei diritti umani nei territori occupati e sul nostro popolo e quindi aumentare le nostre speranze.

    LIMES Un anno fa, Ross si recava in visita per la prima volta nei territori occupati [aveva precedentemente visitato i campi profughi e la regione, ma non era mai entrato nell’area colonizzata, ndr] e inaugurava una nuova strategia che prevedeva il coinvolgimento dei paesi terzi interessati a vario titolo alla questione sahrawi (Francia, Spagna e paesi limitrofi). Ricordo il grande entusiasmo che si respirava allora: 12 mesi dopo, vede dei miglioramenti?
    ABDELAZIZ Quando Christopher Ross, nell’ottobre 2012, fece visita al nostro popolo, fu per lui, e quindi per le Nazioni Unite, l’occasione di prendere direttamente contatto con la nostra gente e vedere di persona cosa avviene nella nostra terra. Gli Stati Uniti hanno proposto nell’aprile scorso di includere nel mandato della Mimurso (missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale) la supervisione del controllo sulle violazioni dei diritti umani: un passo decisivo che va nella direzione giusta. Inoltre, sono stati pubblicati diversi rapporti ufficiali riguardanti la questione del Sahara Occidentale redatti dal dipartimento di Stato americano, l'Ua, l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite, il Parlamento europeo, Human rights watch, la Fondazione Kennedy e tanti altri, che fotografano la situazione e prendono atto della sistematica violazione dei diritti umani.
    Tutto ciò responsabilizza il Marocco e preme perché il rispetto dei diritti venga supervisionato dalla comunità internazionale. Per rispondere alla sua domanda, quindi, se è difficile ancora parlare di risultati concreti e visibili, possiamo di certo testimoniare le tante attenzioni che puntano a denunciare la violazione di diritti umani e a sottolineare che per risolvere i problemi c’è solo un modo: celebrare il referendum.
    LIMES A ottobre, dopo una lunga fase di stallo, Mohammed VI ha nominato il nuovo governo marocchino. Che giudizio da del nuovo esecutivo?
    ABDELAZIZ Sta avvenendo qualcosa di nuovo in Marocco, dove si percepiscono segnali positivi, con voci nuove che cominciano a farsi sentire anche tra i media. Sono sempre più quelli che domandano il rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale. È innegabile che in Marocco vi sia una grossa crisi in atto: per formare il governo ci hanno messo molto tempo, la crisi economica sta assumendo dimensioni gravi e si percepisce la sensazione di essere stati messi all’angolo su tante questioni, prima fra tutti quella saharawi. Il governo e le forze politiche classiche cercano di nascondere i veri motivi della crisi attaccando sedicenti nemici esterni come l’Algeria o assumendo posizioni ultranazionalistiche sulla questione del Sahara Occidentale.
    Il conflitto ha ormai 40 anni, il tribunale dell’Aia ha dichiarato che non vi è nessuna autorità riconosciuta del Marocco sul Sahara Occidentale mentre l’Unione Africana ha dichiarato che si tratta di un’aggressione di uno Stato membro contro un altro. Le Nazioni Unite e gli Usa spingono perché la Minurso ottenga il mandato per la supervisione dei diritti umani e, cosa determinante, l’America nel trattato di libero scambio col Marocco non comprende i territori e il mare che sono di pertinenza dei saharawi.
    L’Europa, al contrario, sotto l’influenza della Francia e della Spagna, va in direzione opposta. Prendiamo ad esempio il trattato per la pesca [il pescato nelle acque al largo del Sahara Occidentale, una delle zone più pescose dell’area, è considerato marocchino, ndr]: è come se al Marocco venisse assicurato una sorta di statuto speciale negli accordi di commercio. Vorrei infine rivolgere un appello, da Roma, nel cuore dell’Europa, al vecchio continente perché da problema si trasformi a tutti gli effetti a parte della soluzione.
    LIMES Ministro Sidati, lei è responsabile dei rapporti con l’Europa, ma non esiste alcuno Stato europeo che abbia ancora riconosciuto la Rasd. Partiamo da qui.
    SIDATI La nostre speranza è che l’Europa sia finalmente partner della pace, non necessariamente dei sahrawi. L’accordo che sta per firmare con il Marocco sulla pesca incoraggia il regno a continuare l’occupazione illegale del Sahara Occidentale. In realtà noi condividiamo molto con l’Europa e abbiamo presa nella società civile europea: lo può comprendere anche dal fatto che il Parlamento europeo ha di recente redatto rapporti e preso una posizione nei confronti della questione. I rapporti storici dell’Europa col Marocco dovrebbero spingere i paesi europei e la Ue a giocare un ruolo decisivo nel processo di pace. In questo modo l’Europa potrà difendere i propri interessi nell’area che al momento sono messi in serio pericolo dalla situazione. L’Europa, inoltre, deve sostenere senza condizioni Christopher Ross e le Nazioni Unite.
    LIMES Da quando Hollande è stato eletto presidente della Francia crede che le cose siano cambiate?
    SIDATI
    Purtroppo non ci sono grandi novità. Non abbiamo visto concreti cambiamenti nella politica della Francia verso il Sahara Occidentale; possiamo dire che ci sono piccoli miglioramenti, che la situazione è migliorata rispetto a prima, ma ci aspettiamo molto di più perché la Francia potrebbe divenire un formidabile volano per l'intero processo di pace.

  2. #2
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    Predefinito Re: “L’Europa e il mondo si stanno accorgendo della questione saharawi”

    Mah, i riconoscimenti senza effettiva sovranità lasciano il tempo che trovano. E' innegabile che il Sahara Occidentale è sotto occupazione coloniale e privo di ogni libertà.

    Però, il problema è anche come non farlo precipitare da una occupazione all'altra e impedire che diventi preda degli estemisti islamici, già presenti nella regione, dall'Algeria alla Nigeria.

    Insomma ci vorrebbe una indipndenza pilotata, sotto la supervisione di Spagna e Francia.
    Ultima modifica di ConteMax; 03-12-13 alle 06:58

 

 

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