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  1. #11
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    9 DICEMBRE 2013: infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione

    Consideriamo Maria Immacolata che viene al mondo nove mesi dopo la sua Concezione, e conferma di giorno in giorno le speranze della terra. Ammiriamo la pienezza di grazia che Dio aveva posta in essa, e contempliamo i santi Angeli che la circondano del loro rispetto e del loro amore, come la futura Madre di Colui che deve essere il capo della natura angelica e dell'umana. Seguiamo l'augusta Regina nel Tempio di Gerusalemme, dove viene presentata dai genitori sa Gioacchino e sant'Anna. Di tre anni appena, è già iniziata ai segreti del divino amore: "Mi alzavo sempre nel cuore della notte - ha detto essa stessa in una rivelazione a sant'Elisabetta d'Ungheria - e mi portavo davanti all'altare del Tempio dove chiedevo a Dio di farmi osservare tutti i precetti della sua legge, e lo supplicavo di concedermi le grazie di cui avevo bisogno per essergli gradita. Gli chiedevo soprattutto che mi facesse vedere il tempo in cui sarebbe venuta quella Vergine santissima che doveva dare alla luce il Figlio di Dio. Lo pregavo di serbare i miei occhi per vederla, la mia lingua per lodarla, le mie mani per servirla, i miei piedi per camminare ai suoi ordini e i miei ginocchi per adorare il Figlio di Dio fra le sua braccia".
    Questa Vergine estremamente degna di lode eri tu s6tessa, o Maria! Ma il Signore te lo nascondeva ancora; e la tua celeste umiltà non ti avrebbe mai permesso di fermare anche un solo istante il pensiero su così alta dignità come se potesse essere riservata a te. Del resto, tu avevi legata la tua fede al Signore. Nel timore che la felice prerogativa di Madre del Messia recasse un disturbo, per quanto minimo, al voto di verginità che ti univa a Dio solo, tu avevi, prima ed unica tra le fanciulle d'Israele, rinunciato per sempre all'onore di pretendere a un favore così sublime. Il tuo matrimonio con il casto Giuseppe fu dunque un trionfo di più per la tua incomparabile verginità, come era, nei decreti della somma Sapienza, un modo ineffabile di assicurarti un appoggio nelle sublimi necessità che avresti conosciute. Noi ti seguiamo, o sposa di Giuseppe, nella casa di Nazareth dove si svolgerà la tua vita; ti contempliamo qui come la Donna forte della Scrittura, mentre attendi tutti i tuoi doveri, e come l'oggetto delle compiacenze del gran Dio e dei suoi Angeli. Raccogliamo le tue preghiere per la venuta del Messia e i tuoi omaggi alla sua futura Madre; e supplicandoti di associarci al merito dei tuoi desideri verso il divino Liberatore, osiamo salutarti come la Vergine predetta da Isaia alla quale, e non ad un'altra, spetta la lode e l'amore da parte dellaCittà riscattata.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 289-290

  2. #12
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    10 DICEMBRE 2013: SAN MELCHIADE, PAPA E MARTIRE - infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione

    La Chiesa celebra in questo giorno la commemorazione del santo Papa Melchiade. Questo illustre Pontefice, che sant'Agostino chiama il vero figlio della pace di Gesù Cristo, il degno Padre del popolo cristiano, salì sulla Santa Sede nel 311 mentre il fuoco della persecuzione era ancora nel suo pieno furore: per questo egli è onorato della qualifica di Martire, come parecchi altri suoi predecessori che, pur non avendo, è vero, sparso il proprio sangue per il nome di Gesù Cristo, hanno tuttavia partecipato alla gloria dei Martiri a motivo delle sofferenze e delle persecuzioni che dovettero sopportare insieme con tutta la Chiesa del loro tempo. Ma il Pontificato di san Melchiade presenta questo di notevole che, avendo affondato le sue radici nella tempesta, si è concluso nella pace. Fin dal 312 Costantino rese la libertà alle Chiese; e Melchiade ebbe la gloria di veder sorgere l'era della prosperità temporale dei figli di Dio. Morì nel 314. Ora il suo nome risplende nel Ciclo liturgico, e ci annuncia la Pace che presto discenderà dal cielo.
    Degnati dunque, o Padre del popolo cristiano, di supplicare per noi il Principe della Pace, affinché, venendo in noi, distrugga ogni agitazione, calmi ogni resistenza, e regni padrone sui nostri cuori, sulle nostre menti e sui nostri sensi. Chiedi anche la Pace per la santa Romana Chiesa, di cui fosti lo sposo, e che ha custodito la tua memoria fino ad oggi; guidala sempre dall'alto dei cicli e ascolta le preghiere che ti rivolge.
    PREGHIAMO
    Pastore eterno, guarda favorevolmente il tuo gregge, e custodiscilo sotto la tua perpetua protezione per il Beato Melchiade, tuo Martire e Sommo Pontefice che hai costituito Pastore di tutta la Chiesa.

    * * *

    Consideriamo la purissima Maria che riceve la visita dell'Angelo Gabriele e concepisce nel suo casto seno il Creatore dell'universo, il Redentore dell'umanità. Ma per meglio gustare il frutto di così sublime mistero, prestiamo devoto orecchio al serafico san Bonaventura il quale, nelle sue ineffabiliMeditazioni sulla vita di Nostro Signore narra con una unzione che nulla potrebbe uguagliare, magnifiche scene del Vangelo alle quali pare che lo Spirito Santo l'abbia fatto assistere.
    "Ora, dopo che fu giunta la pienezza del tempo nel quale la suprema Trinità aveva stabilito di provvedere con l'Incarnazione alla salvezza del genere umano, verso il quale si sentiva portata da una estrema carità, allorché la beata Vergine Maria fu tornata a Nazareth, il Dio onnipotente, nella sua misericordia e acconsentendo alle pressanti sollecitazioni dello Spirito Santo, chiamò l'Angelo Gabriele e gli disse: 'Va' a trovare la nostra diletta figlia Maria, sposa di Giuseppe, colei che è la più cara fra tutte le creature; dille che il mio Figliuolo ha desiderato la sua bellezza e se l'è scelta per Madre, e pregala che lo accetti con gioia, poiché mediante essa ho stabilito di compiere la salvezza di tutto il genere umano, e voglio dimenticare l'ingiuria a me fatta'.
    Levandosi dunque Gabriele, lieto e contento, si parti dal cielo, e sotto sembianze umane, in un istante fu davanti alla Vergine Maria, la quale allora si trovava nella stanza da letto della sua casetta. Ma non volò così rapido da non essere preceduto da Dio: e trovò ivi la santissima Trinità che prevenne il suo messaggio. Allorché dunque fu entrato dalla Vergine Maria, Gabriele, il suo fedele Paraninfo, le disse: Ave, piena di grazia; il Signore è con te: tu sei benedetta fra tutte le donne. Ma essa turbata, non rispose parola: non già che fosse turbata di un colpevole turbamento, né della visione dell'Angelo, poiché era solita vederne spesso; ma, secondo le parole del Vangelo, fu turbata per il linguaggio da lui usato, poiché non era solito salutarla in quel modo.
    Orbene, siccome in quel saluto si vedeva complimentata di tre cose, non poteva, quell'umile donna, non turbarsi. Infatti, la si complimentava perché era piena di grazia, perché il Signore era con lei e perché era benedetta sopra tutte le donne; ma l'umile non può ascoltare il suo elogio senza arrossire e turbarsi. Cosicché il suo turbamento derivò da un onesto e virtuoso pudore. Cominciò quindi a temere e a dubitare che fosse veramente così: non già che credesse l'Angelo capace di non dire il vero, ma perché è proprio degli umili non riflettere mai sulle loro virtù, ma di pensare piuttosto ai loro difetti, onde poter sempre progredire, stimando sempre piccola la loro grande virtù e grandi i loro piccoli difetti. Così dunque, come donna prudente ed accorta, timida e modesta, la Vergine non rispose nulla. E infatti che avrebbe risposto? Impara anche tu, sul suo esempio, ad osservare il silenzio e ad amare la taciturnità, poiché molto apprezzabile ed utile è tale virtù. Cosicché ella ascoltò due volte prima di rispondere una sola volta, poiché è abbominevole cosa per una vergine essere chiacchierona.
    Conoscendo dunque l'Angelo il motivo del suo dubbio, le disse: 'Non temere, Maria, non arrossire delle lodi che ti ho fatte, poiché è così, anzi, non solo tu sei piena di grazia, ma l'hai riacquistata e ritrovata con Dio per tutto il genere umano. Infatti ecco che concepirai e partorirai il Figlio dell'Altissimo. Colui che ti ha scelta per essere la Madre sua salverà tutti coloro che spereranno in lui'. Allora essa rispose, senza tuttavia confessare o negare l'esattezza delle lodi che le erano state fatte: vi era infatti un altro punto sul quale voleva essere rassicurata; riguardo cioè alla sua verginità che soprattutto aveva timore di perdere. Interrogò quindi l'Angelo sul modo di tale concezione dicendo: 'Come avverrà ciò, se io ho consacrato in perpetuo la mia verginità al Signore, per non conoscere mai uomo?'. E l'Angelo le disse: 'Avverrà per opera dello Spirito Santo, il quale ti adombrerà in maniera del tutto speciale, e per sua virtù concepirai, salva restando la tua verginità; per questo il figlio tuo sarà chiamato Figlio di Dio: poiché nulla è impossibile a lui. Guarda Elisabetta tua cugina: per quanto fosse molto avanzata in età e sterile, sono già sei mesi che ha concepito un figlio per virtù di Dio'.
    "Considera, per la gloria di Dio, e medita come sia presente qui tutta la Trinità, ad attendere la risposta e il consenso di quella sua singolare Figlia e a guardare con amore e compiacenza la sua modestia, i suoi costumi e le sue parole. Contempla Gabriele che sta inchinato e riverente dinanzi alla sua Signora, con il viso tranquillo e sereno, ad eseguire fedelmente la sua ambasciata e ad osservare attentamente le parole della sua dilettissima Signora onde poterle rispondere esattamente, e compiere in quell'opera meravigliosa la volontà del Signore. Considera come la Vergine resta timida e umile, con il viso coperto di pudore, quando è così d'improvviso intervistata dall'Angelo. Alle parole di quest'ultimo non si innalza né si esalta. Anzi, siccome sente dire di sé cose tanto sublimi come mai furono dette, attribuisce tutto alla grazia divina. Impara dunque, sul suo esempio, ad essere modesto ed umile, poiché senza questo la verginità vale ben poco. Eccola che gioisce, la prudentissima Vergine, e acconsente alle parole udite dalla bocca dell'Angelo. Allora, come è riferito nelle sue Rivelazioni, si mise in ginocchio, con profonda devozione, e con le mani giunte disse: 'Ecco la serva del Signore: sia fatto di me secondo la tua parola'. Così dunque il Figlio di Dio entrò subito e tutto e senza ritardi nel seno della Vergine, e vi prese carne, mentre rimase pure tutto nel seno del Padre.
    Allora anche Gabriele si mise in ginocchio con la sua Signora e Padrona, e poco dopo alzandosi con lei, inginocchiandosi quindi nuovamente e dicendole addio, scomparve; dopo di che, tornando nella sua patria, raccontò tutto; e vi fu in cielo nuova allegrezza, nuova festa e nuova esultanza come non mai. La Vergine da parte sua, tutta infiammata e più del solito bruciante d'amore, per Dio, sentendo di aver concepito, rese grazie, in ginocchio, di così gran dono, supplicando umilmente e devotamente lo stesso Signore Iddio che si degnasse di istruirla di modo che, tutto ciò che sarebbe Stato necessario fare circa il figlio suo, potesse farlo senza difetti".
    Così ha parlato il Dottore Serafico. Adoriamo profondamente il nostro Creatore, nello stato al quale l'hanno ridotto il suo amore per noi e il desiderio di sovvenire alla nostra miseria; e salutiamo anche Maria, la Madre di Dio e nostra.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 290-293

    Ultima modifica di Luca; 10-12-13 alle 13:37

  3. #13
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    11 DICEMBRE 2013
    SAN DAMASO, PAPA E CONFESSORE - infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione

    Questo grande Pontefice appare nel Ciclo, non più per annunciare la Pace come san Melchiade, ma come uno dei più illustri difensori del grande Mistero dell'Incarnazione. Egli rivendica la fede delle Chiese nella divinità del Verbo, condannando, come il suo predecessore Liberio, gli atti e i fautori del troppo famoso concilio di Rimini, e attesta con la sua suprema autorità l'Umanità completa del Figlio di Dio incarnato proscrivendo l'eresia di Apollinare. Infine, possiamo considerare come una nuova e luminosa testimonianza della sua fede e del suo amore verso l'Uomo-Dio l'incarico che diede a san Girolamo di attendere a una nuova versione del Nuovo Testamento sull'originale greco, per uso della Chiesa Romana. Onoriamo questo grande Pontefice che il Concilio di Calcedonia chiama l'ornamento e la forza di Roma per la sua pietà, e che il suo illustre amico e protetto san Girolamo qualifica come uomo eccellente, incomparabile, dotto nelle Scritture, Dottore vergine d'una Chiesa vergine.
    VITA. - San Damaso, romano di origine, successe sulla sede di Roma al Papa Liberio, nel 366. Non solo vegliò alla purezza della dottrina, ma conservò gli antichi monumenti cristiani, restaurò le Catacombe, ornò le tombe dei martiri di eleganti iscrizioni, fece prevalere il primato della sede di Roma e lo fece riconoscere da tutto l'Oriente e l'Occidente. Regolò l'ordinanza della preghiera pubblica con il canto dei Salmi, a due cori; incaricò san Girolamo di tradurre il Salterio e mori nel 384. Le sue reliquie sono state trasportate nella Chiesa di San Lorenzo che porta il suo nome: in Damaso.
    Santo Pontefice Damaso, tu sei stato per tutta la vita la fiaccola dei figli della Chiesa, poiché hai fatto loro conoscere il Verbo incarnato, li hai premuniti contro le dottrine perverse mediante le quali l'Inferno cercherà sempre di distruggere quel glorioso Simbolo nel quale sono scritte la suprema misericordia d'un Dio per l'opera delle sue mani e la sublime dignità dell'uomo riscattato. Dall'alto della Cattedra di Pietro, hai confermato i tuoi fratelli, e la tua fede non è venuta meno poiché Cristo aveva pregato per te. Noi ci rallegriamo della ricompensa infinita che il Principe dei Pastori ha concesso alla tua integrità, o Dottore vergine della Chiesa vergine! Dall'alto del cielo, fa' discendere fino a noi un raggio di quella luce nella quale il Signore Gesù si mostra a te nella sua gloria, affinché possiamo anche noi vederlo, riconoscerlo e gustarlo nell'umiltà sotto la quale si mostrerà presto a noi. Ottienici l'intelligenza delle sacre Scritture, nella cui scienza tu fosti così eccelso Dottore, e la docilità agli insegnamenti del Romano Pontefice, cui è stato detto, nella persona del Principe degli Apostoli: Duc in altum: Prendi il largo.
    Fa' o potente successore del pescatore di uomini, che tutti i Cristiani siano animati dagli stessi sentimenti di Girolamo, quando mirando il tuo Apostolato, in una celebre Epistola, diceva: "È la Cattedra di Pietro che voglio consultare; voglio che da essa mi venga la fede, e il nutrimento dell'anima. La vasta estensione dei mari, la distanza delle terre non mi fermeranno nella ricerca di questa perla preziosa: dove si trova il corpo è giusto che si radunino le aquile. È all'Occidente che si leva ora il Sole di Giustizia: per questo io chiedo al Pontefice la Vittima della salvezza e dal Pastore io che sono la pecorella imploro l'aiuto. Sulla Cattedra di Pietro è fondata la Chiesa: chiunque mangia l'Agnello fuori di questa Casa è un profano; chiunque non sarà nell'Arca di Noè, perirà nelle acque del diluvio. Io non conosco Vitale, non ho nulla in comune con Melezio e mi è ignoto Paolino: chiunque non raccoglie con te, o Damaso, disperde ciò che ha ammassato, poiché chi non è di Cristo è dell'Anticristo".

    * * *

    Consideriamo il nostro divin Salvatore nel seno della purissima Maria madre sua; e adoriamo, con i santi Angeli, il profondo annientamento al quale si è ridotto per amor nostro. Contempliamolo mentre si offre al Padre per la redenzione del genere umano e comincia fin da allora a compiere l'ufficio di Mediatore del quale si è degnato incaricarsi. Ammiriamo con tenerezza quell'amore infinito che non è soddisfatto di quel primo atto d'abbassamento il cui merito è tanto grande che sarebbe bastato per riscattare milioni di mondi. Il Figlio di Dio vuoi completare, come gli altri bambini, il soggiorno di nove mesi nel seno della Madre sua, nascere quindi nell'umiliazione, vivere nel lavoro e nella sofferenza, e farsi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. O Gesù, sii benedetto, sii amato per tanto amore! Eccoti dunque disceso dal cielo per essere l'Ostia che sostituirà tante altre ostie sterili, con le quali non si è potuta cancellare la colpa dell'uomo. La terra porta ora il suo Salvatore, per quanto ancora non l'abbia contemplato. Dio non la maledirà, questa terra ingrata, arricchita com'è di un simile tesoro.
    Ma riposa ancora, o Gesù, nel casto seno di Maria, in questa vivente Arca, nel cui seno tu sei la vera Manna destinata al nutrimento dei figli di Dio. Tuttavia, o Salvatore, si appressa l'ora in cui bisognerà che tu esca da quel santuario. Invece della tenerezza di Maria, dovrai conoscere la malizia degli uomini. Ciò nonostante, te ne supplichiamo e abbiamo l'ardire di ricordartelo, è necessario che tu nasca nel giorno stabilito: è la volontà del Padre tuo, è l'attesa del mondo, è la salvezza di quelli che ti avranno amato.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 294-296
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 11-12-13 alle 14:29

  4. #14
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    12 DICEMBRE 2013: infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione

    Consideriamo la purissima Maria che ha concepito nel suo seno il Verbo di Vita ed è tutta ripiena dei sentimenti che le ispira la sua profonda religione verso il sommo Signore e la sua ineffabile tenerezza di madre verso un tale figlio. Ammiriamo così alta dignità, rendiamole omaggio, e glorifichiamo la Madre d'un Dio. In essa si compie la profezia d'Isaia: Una Vergine concepirà e partorirà un Figlio; oracolo che gli stessi Gentili avevano misteriosamente raccolto, e così la gloria della città di Chartres che ha dedicato un altare alla Vergine partoriente, Virgini pariturae, lungi dall'essere dubbia, come parve agli occhi d'un secolo ancor più ignorante che razionalista, dev'essere ugualmente attribuita a parecchie altre città dell'Occidente. Ma chi potrebbe narrare la dignità di questa Vergine che porta nelle sue viscere benedette la Salvezza del Mondo? Se Mosè, uscendo da un semplice colloquio con Dio, apparve agli occhi del popolo d'Israele con il capo circondato dai raggi della maestà di Jahvé (Es 34,29-35), quale aureola doveva circondare Maria, che racchiudeva in sé, come un cielo vivente lo stesso sommo Signore? Ma la divina Sapienza mitigava quello splendore agli occhi degli uomini, affinché l'umiltà che il Figlio di Dio aveva scelta come il mezzo per manifestarsi ad essi, non fosse fin dall'inizio annientata dalla gloria prematura che avrebbe dovuto risplendere nella Madre sua.
    I sentimenti del Cuore di Maria in quei nove mesi della sua ineffabile unione con il Verbo divino ci sono descritti nel sacro Cantico, allorché la Sposa dice nel suo amore: "Eccomi posta all'ombra di Colui che desideravo, e il suo frutto è dolce alla mia bocca; se dormo, il mio cuore veglia. La mia anima si scioglie al rumore della voce del mio Diletto; io sono sua ed egli è mio, Colui che si pasce tra i gigli della mia verginità, fino a quando spunti il giorno della sua Natività, e scompaiono infine le ombre del peccato". Ma spesso ancora, troppo debole nella sua mortalità per sostenere l'amore che l'opprime, esclama alle anime pie sue compagne: "O figlie di Gerusalemme, copritemi di fiori, circondatemi di frutti odorosi, poiché languisco d'amore". - "Queste dolci parole - dice il venerabile Pietro di Celle in un suo Sermone per la Vigilia di Natale - queste dolci parole sono della Sposa che abita nei giardini, e che vede appressarsi il tempo del suo divino parto. Che c'è di più amabile fra tutte le creature di questa Vergine, l'amante del Signore, ma innanzitutto amata da lui? È essa che, nel Cantico, è chiamata la cerva per sempreamata. Che c'è ancora di più amabile del Figlio di Dio, nato eternamente ed eternamente amato; formato - come dice l'Apostolo - alla fine dei tempi, nel seno della diletta e divenuto, secondo l'espressione del Cantico, il cerbiattooggetto della sua tenerezza? Cogliamo dunque, e prepariamo i nostri fiori per offrirli al figlio, e alla Madre. Ma ecco i fiori che dobbiamo presentare in modo speciale alla Vergine: purifichiamo e rinnoviamo i nostri corpi mediante Gesù che dice di essere il Fiore del campi e il Giglio delle valli, e sforziamoci di accostarci a lui mediante la castità. Quindi, difendiamo il fiore della purezza da ogni contatto estraneo, poiché essa si sciupa e appassisce in un istante se la si espone al minimo soffio. Laviamoci le mani per offrirlo nell'innocenza; e con un cuore puro e un corpo casto, con una bocca santificata e un'anima intatta cogliamo nel giardino del Signore i fiori nuovi, per la nuova Natività del nuovo Re; adorniamo di questi fiori la Santa delle Sante, la Vergine delle Vergini, la Regina delle Regine, la Signora delle Signore, per meritare di partecipare anche noi al suo divino Parto".

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 296-297

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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    13 DICEMBRE 2013
    SANTA
    LUCIA,
    VERGINE
    E
    MARTIRE - infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione
    Il nome di Lucia si trova unito a quello di Agata, di Agnese e di Cecilia nel Canone della Messa. Nei giorni dell'Avvento, il nome di Lucia annuncia la Luce che si appressa, e consola meravigliosamente la Chiesa. Lucia è anche una delle tre glorie della Sicilia cristiana; trionfa a Siracusa come Agata brilla a Catania, e come Rosalia cosparge dei suoi profumi Palermo. Festeggiamola dunque con amore, affinché ci sia d'aiuto in questo sacro tempo, e ci introduca presso Colui il cui amore l'ha resa vittoriosa sul mondo. Comprendiamo ancora che se il Signore ha voluto che la culla del Figlio suo apparisse così circondata da una schiera di Vergini, e se non si è contentato di farvi figurare gli Apostoli, i Martiri e i Pontefici, è perché nella gioia di tale venuta i Figli della Chiesa non dimentichino di recare alla mangiatoia del Messia, insieme con la fede che lo onora come il sommo Signore, quella purezza del cuore e dei sensi che nulla potrebbe sostituire in coloro che vogliono accostarsi a Dio.
    VITA. - Benché il Martirologio geronimiano non dica che fu martire, la sua festa è segnata nel Sacramentario gregoriano e in quello gelasiano e il suo nome viene pronunciato nel canone romano e in quello ambrosiano. Senza numero sono i monumenti che testimoniano la venerazione dei fedeli verso di lei. San Gregorio, nel 597, parla d'un monastero di S. Lucia a Siracusa. Numerosi templi furono consacrati in suo onore nel mondo intero. I suoi atti tuttavia hanno, secondo parecchi autori, un carattere leggendario. Santa Lucia è nominata nelle Litanie dei Santi e in quelle degli agonizzanti. È invocata per guarire la cecità e il mal d'occhi.
    Ci rivolgiamo a te, o Vergine Lucia, per ottenere la grazia di vedere nella sua umiltà Colui che contempli ora nella gloria. Degnati di prenderci sotto il tuo potente patrocinio. Il nome che hai ricevuto significa Luce: sii dunque la nostra fiaccola nella notte che ci circonda. O lampada sempre risplendente della bellezza della verginità, illumina i nostri occhi; guarisci le ferite che ha prodotte in esse la concupiscenza, affinché si alzino, al di sopra della creatura, fino a quella Luce vera che risplende nelle tenebre, e che le tenebre non comprendono. Fa' che il nostro occhio purificato veda e conosca nel Bambino che sta per nascere, l'Uomo nuovo, il secondo Adamo, il modello della nostra vita rigenerata. Ricordati anche, o Vergine Lucia della santa Romana Chiesa e di tutte quelle Chiese che attingono da essa la forma del Sacrificio, poiché pronunciano ogni giorno il tuo nome all'altare, davanti all'Agnello tuo Sposo, al quale è gradito sentirlo. Spandi le tue benedizioni speciali sull'isola che ti diede la vita terrena e la palma dell'eternità. Conserva in essa l'integrità della fede, la purezza dei costumi, la prosperità temporale, e guarisci i mali che tu conosci.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 297-298

  6. #16
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    14
    DICEMBRE 2013: infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione
    Consideriamo la purissima Maria, nella casa di santa Elisabetta, mentre offre con ineffabile carità ogni sorta di servigi alla beata cugina, la consola con dolci colloqui, assiste alla gloriosa Natività di san Giovanni Battista e ritorna infine, dopo aver compiuto la sua missione, nell'umile dimora di Nazareth. Ma per meglio penetrare tutti questi divini misteri chiediamo ancora l'aiuto del Dottore Serafico: "Ordunque, giunto il momento, Elisabetta diede alla luce un figlio, che la Vergine prese e coprì d'ogni cura, secondo il bisogno. Ora, il piccino guardava lei, come se già avesse la conoscenza; e quando la Vergine voleva darlo alla madre, volgeva il capo verso di lei, e solo in lei si sentiva felice; ed essa, da parte sua, giocava lietamente con lui, lo abbracciava e lo baciava festosa. Considerate la fortuna di Giovanni: mai alcun lattante ebbe una simile portatrice. Si narrano tanti altri privilegi di lui, sui quali non insisto per ora.
    L'ottavo giorno, poi, il bambino fu circonciso, e fu chiamato Giovanni. Allora si aprì la bocca di Zaccaria, ed egli profetò dicendo: Benedetto il Signore Dio d'Israele! e così in quella casa furono creati due bellissimi Cantici, cioè il Magnificat e il Benedictus. Intanto la Vergine, stando dietro una tenda per non essere vista dagli uomini che si erano radunati per la circoncisione di Giovanni, ascoltava attentamente quel Cantico, nel quale si faceva menzione del Figlio suo, e raccoglieva ogni cosa nel suo cuore, con molta sapienza. Finalmente, dicendo addio ad Elisabetta e a Zaccaria e benedicendo Giovanni, tornò con lo sposo alla sua dimora in Nazareth. In questo ritorno, richiama alla tua mente la sua povertà. Essa torna infatti verso una casa in cui non troverà né pane né vino né le altre cose necessarie; e si deve aggiungere ch'essa non aveva né beni né denaro. È stata per quei tre mesi presso le oneste persone che abbiamo detto, le quali forse erano ricche; ma eccola ora tornare alla sua povertà e lavorare, con le proprie mani, per guadagnarsi da vivere. Unisciti ad essa, ed infiammati di amore per la povertà".

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 302-303

  7. #17
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    15 dicembre 2013: TERZA DOMENICA DI AVVENTO (con memoria dell'Ottava dell'Immacolata Concezione)

    Il gaudio della Chiesa aumenta vieppiù in questa Domenica. Ella sospira sempre verso il Signore; ma sente che ormai è vicino, e crede di poter temperare l'austerità di questo periodo di penitenza con l'innocente letizia delle pompe religiose. Innanzi tutto, questa Domenica ha ricevuto il nome diGaudete, dalla prima parola del suo Introito; ma, inoltre, vi si osservano le commoventi usanze che sono proprie della quarta Domenica di Quaresima chiamata Laetare. Alla Messa si suona l'organo; gli ornamenti sono di color rosa; il Diacono riprende la dalmatica, e il Suddiacono la tunicella; nelle Cattedrali, il Vescovo assiste, ornato della mitra preziosa. O mirabile condiscendenza della Chiesa, che sa unire così bene la severità delle credenze alla graziosa poesia delle forme liturgiche! Entriamo nel suo spirito, e rallegriamoci in questo giorno per l'avvicinarsi del Signore. Domani, i nostri sospiri riprenderanno il loro corso; poiché, per quanto egli non debba tardare, non sarà ancora venuto.
    La Stazione ha luogo nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Questo tempio augusto che ricopre la tomba del Principe degli Apostoli, è l'asilo universale del popolo cristiano; è quindi giusto che sia testimone delle gioie come delle tristezze della Chiesa.
    L'Ufficio della notte comincia con un nuovo Invitatorio, che è un grido di letizia per la Chiesa; tutti i giorni, fino alla Vigilia di Natale, essa apre i Notturni con queste belle parole:

    Il Signore è ormai vicino: venite, adoriamolo.
    Prendiamo ora il libro del Profeta, e leggiamo con la santa Chiesa:

    Lettura del Profeta Isaia
    Fiducia in Dio, Egli umilia i superbi.
    Allora si canterà questo cantico nella terra di Giuda:
    Città forte è la nostra;
    la salvezza vi ha messo mura e baluardo.
    Aprite le porte, che vi entri il popolo giusto, mantenitore della fede.
    Gente di saldo cuore, conserverai la pace,
    pace, perché in te è fiducia.
    Abbiate fiducia nel Signore sempre, in perpetuo,
    perché il Signore è rocca per secoli;
    perché ha avvallati gli abitatori delle altezze,
    la città sì elevata l'ha gettata giù,
    l'ha gettata giù sino a terra,
    l'ha rasa al suolo.
    Ora la calpestano i piedi dei miseri
    i passi dei tapini.
    Il giusto aspetta il regno della giustizia e rimane fedele a Dio.
    Piano è il cammino per il giusto,
    il sentiero del giusto Tu livelli o Signore.
    Sì, per la via dei tuoi giudizi noi Ti attendiamo,
    al tuo Nome, al tuo ricordo va l'anelito dell'anima.
    L'anima nostra a Te aspira di notte;
    ancora al mattino il nostro cuore Ti ricerca.
    (Is 26,1-9)
    O santa Chiesa Romana, nostra roccaforte, eccoci raccolti entro le tue mura, attorno alla tomba di quel pescatore le cui ceneri ti proteggono sulla terra, mentre la sua immutabile dottrina ti illumina dall'alto del cielo. Ma se tu sei forte, è per il Signore che sta per venire. Egli è il tuo baluardo, poiché è lui che abbraccia tutti i tuoi figli nella sua misericordia; egli è la tua fortezza invincibile poiché per lui le potenze dell'inferno non prevarranno contro di te. Apri le tue porte, affinché tutti i popoli facciano ressa nella tua cinta: poiché tu sei la maestra della santità, la custode della verità. Possa l'antico erroreche si oppone alla fede cessare presto, e la pace stendersi su tutto il gregge! O santa Chiesa Romana, tu hai riposto per sempre la tua speranza nel Signore; ed egli a sua volta, fedele alla promessa, ha umiliato davanti a te le alture superbe, le roccaforti dell'orgoglio. Dove sono i Cesari, che credettero di averti annegata nel tuo stesso sangue? Dove sono gli IMperatori che vollero attentare all'inviolabile verginità della tua fede? Dove i settari che ogni secolo, per così dire, ha visto accanirsi l'uno dopo l'altro intorno agli articoli della tua dottrina? Dove sono i prìncipi ingrati che tentarono di asservirti dopo che tu stessa li avevi innalzati? Dov'è l'Impero della Mezzaluna che tante volte ruggì contro di te, allorché, disarmata, ricacciavi lontano l'orgoglio delle sue conquiste? Dove sono i Riformatori che pretesero di costituire un Cristianesimo senza di te? Dove sono quei sofisti moderni, ai cui occhi non eri più che un fantasma impotente e tarlato? Dove saranno, fra un secolo, quei re tiranni della Chiesa, quei popoli che cercano la libertà fuori della verità?
    Saranno passati con il rumore del torrente; e tu invece sarai sempre calma, sempre giovane, sempre senza rughe, o santa Chiesa Romana, assisa sulla pietra inamovibile. Il tuo cammino attraverso tanti secoli, sotto il sole che fuori di te illumina sole le variazioni dell'umanità. Donde ti viene questa solidità, se non da colui che è la Verità e la Giustizia? Gloria a lui in te! Ogni anno, egli ti visita; ogni anno, ti reca nuovi doni, per aiutarti a compiere il pellegrinaggio, e sino alla fine dei secoli, verrà sempre a visitarti, a rinnovarti, non solo mediante la potenza di quello sguardo con il quale rinnova Pietro, ma riempiendoti di se stesso, come riempì la Vergine gloriosa; l'oggetto del tuo più tenero amore, dopo quello che porti allo Sposo. Noi preghiamo con te, o Madre nostra, e diciamo: Vieni, Signore Gesù! Il tuo nome e il tuo ricordo sono il desiderio delle anime nostre; esse ti desiderano durante la notte, e i nostri intimi sospiri ti cercano.

    MESSA
    EPISTOLA (Fil 4,4-7). - Fratelli, state sempre allegri nel Signore, lo ripeto, state allegri. La vostra modestia sia nota a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Non vi affannate per niente, ma in ogni cosa siano le vostre petizioni presentate a Dio con preghiere e suppliche unite a rendimento di grazie. E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù Signor nostro.
    Dobbiamo dunque rallegrarci nel Signore, poiché il Profeta e l'Apostolo concordano nell'incoraggiare i nostri desideri verso il Signore: l'uno e l'altro ci annunciano la pace. Stiamo dunque tranquilli: Il Signore è vicino; è vicino alla sua Chiesa; è vicino a ciascuna delle nostre anime. Possiamo forse restare presso un fuoco così ardente, e rimanere freddi? Non le sentiamo forse venire, attraverso tutti gli ostacoli che la sua suprema elevazione, la nostra profonda bassezza e i nostri numerosi peccati gli suscitano? Egli supera tutto. Ancora un passo, e sarà in noi. Andiamogli incontro con lepreghiere, le suppliche, i rendimenti di grazie di cui parla l'Apostolo. Raddoppiamo il fervore e lo zelo per unirci alla santa Chiesa, i cui sospiri verso colui che è la sua luce e il suo amore diventano ogni giorno più ardenti.

    VANGELO (Gv 1,19-28). - In quel tempo, i Giudei di Gerusalemme mandarono a Giovanni dei sacerdoti e dei leviti per domandargli: Tu chi sei? Ed egli confessò e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: Chi sei dunque? Sei Elia? Ed egli: No. Sei tu il profeta? No, rispose. Allora gli dissero: E chi sei, affinché possiamo rendere conto a chi ci ha mandati: che dici mai di te stesso? Rispose: Io sono la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia. Or quelli che erano stati inviati a lui erano dei Farisei; e l'interrogarono dicendo: Come dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro: Io battezzo coll'acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Questi è colui che verrà dopo di me, ed a cui non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Questo accadeva in Betania oltre il Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
    In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, dice san Giovanni Battista ai messi dei Giudei. Il Signore può dunque essere vicino; può anche essere venuto, e tuttavia rimanere ancora sconosciuto a molti. Questo divino Agnello è la consolazione del santo Precursore, il quale ritiene un grande onore l'essere la mera voce che grida agli uomini di preparare le vie del Redentore. San Giovanni è in questo il tipo della Chiesa e di tutte le anime che cercano Gesù Cristo. La sua gioia è completa per l'arrivo dello Sposo; ma è circondato da uomini per i quali il Divino Salvatore è come se non ci fosse. Ora, eccoci giunti alla terza domenica del sacro tempo dell'Avvento: sono scossi tutti i cuori alla voce del grande annunzio dell'arrivo del Messia? Quelli che non vogliono amarlo come Salvatore, pensano almeno a temerlo come Giudice? Le vie storte si raddrizzano? Le colline pensano ad abbassarsi? La cupidigia e la sensualità sono state seriamente attaccate nel cuore dei cristiani? Il tempo stringe: Il Signore è vicino! Se queste righe cadessero sotto gli occhi di qualcuno di quelli che dormono invece di vegliare nell'attesa del divino Bambino, lo scongiureremmo di aprire gli occhi e di non aspettare oltre a rendersi degno d'una visita che sarà per lui, nel tempo, l'oggetto d'una grande consolazione, e che lo rassicurerà contro tutti i terrori dell'ultimo giorno. O Gesù, manda la tua grazia con maggiore abbondanza; costringili ad entrare, affinché non sia detto del popolo cristiano quello che san Giovanni diceva della Sinagoga: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

    PREGHIAMO
    Deh, Signore, volgi il tuo orecchio alle nostre preghiere e con la grazia della sua venuta rischiara le tenebre della nostra mente.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 62-66

  8. #18
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    15 DICEMBRE 2013: Ottava dell'Immacolata Concezione

    Questo giorno, l'ottavo a partire da quello in cui abbiamo celebrato l'Immacolata Concezione di Maria, si chiama propriamente l'Ottava; mentre i giorni precedenti erano designati semplicemente con il nome di giorni fra l'Ottava. L'usanza di celebrare per un'intera settimana le Feste principali appartiene al numero di quelle che sono passate dalla Sinagoga nella Chiesa cristiana. Il Signore aveva detto nel Levitico: "Il primo giorno della festa sarà il piùsolenne e il più santo; non farete in esso alcuna opera servile. L'ottavo giorno sarà anch'esso solennissimo e santissimo; offrirete in esso un olocausto al Signore; sarà un giorno di adunanza, e non farete nemmeno allora alcuna opera servile". Parimenti leggiamo nel Libro dei Re che Salomone, avendo convocato tutto Israele a Gerusalemme per la Dedicazione del Tempio, rimandò il popolo solo all'ottavo giorno.
    I libri del Nuovo Testamento ci insegnano che questa usanza era ancora osservata al tempo di nostro Signore, il quale autorizzò con il suo esempio quel genere di solennità. Leggiamo infatti in san Giovanni che Gesù venne una volta a partecipare a qualcuna delle Feste della Legge, solo nel mezzo dell'Ottava; e lo stesso Evangelista nota, in un altro punto, che quando si sentì il Salvatore, nella Festa di Pasqua, esclamare al popolo: Chi ha sete venga a me e sarà dissetato, quel giorno era l'ultimo giorno della festa, il giorno dell'Ottava.

    * * *

    Inchiniamoci ancora una volta davanti al sublime Mistero di Maria concepita senza peccato; il nostro Emmanuele si compiace di veder glorificata la Madre sua. Non è stato forse per essa che egli è stato creato e che il radioso sorgere di quel purissimo astro è stato preparato da tutta l'eternità? Quando esaltiamo l'Immacolata Concezione di Maria, rendiamo onore alla divina Incarnazione. Gesù e Maria sono inseparabili. Isaia ce l'ha detto: essa è il ramo, e lui il fiore.
    Ti siano rese dunque grazie, o Emmanuele, che ti sei degnato di chiamarci all'esistenza in tempi che seguono la proclamazione, sulla terra, del privilegio di cui hai abbellito il primo istante di vita di colei dalla quale dovevi attingere la natura umana! La tua santità infinita brilla d'un nuovo splendore ai nostri sguardi, e comprendiamo meglio l'armonia dei tuoi misteri. Nello stesso tempo sentiamo che, chiamati noi stessi a contrarre con te i più intimi legami in questa vita e a contemplarti faccia a faccia nell'altra, dobbiamo tendere a purificarci sempre più delle nostre più piccole macchie. Tu hai detto: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". L'Immacolata Concezione della Madre tua ci rivela a sua volta le esigenze della tua somma santità. Degnati, o Emmanuele, per l'amore che le hai portato, preservandola dall'alito del nemico, di soccorrere quelli dei quali pure è la madre. Ecco che tu vieni; fra pochi giorni essi ardiranno venire presso la tua culla. Le conseguenze del peccato originale sono ancora visibili in loro, e per colmo di sventura hanno aggiunto le proprie mancanze alla prevaricazione del progenitore. Purifica, o Gesù, i loro cuori e i loro sensi, affinché possano comparire davanti a te. Essi sanno che nessuna creatura raggiungerà mai la santità della Madre tua; ma ti chiedono il perdono e il ritorno della tua grazia, l'avversione per il mondo e per le sue massime, e la perseveranza nel tuo amore.
    Tu che sei lo Specchio creato della Giustizia divina, più pura dei Cherubini e dei Serafini, in cambio degli omaggi che ti furono offerti nel giorno in cui fu proclamata per acclamazione di tutta la terra la gloria della tua immacolata Concezione, degnati di effondere su di noi il tuo tesoro di tenerezza e di protezione. Il mondo scosso fino alle fondamenta chiede, per ristabilirsi, l'aiuto della tua mano materna. L'inferno ha scatenato sul genere umano i più terribili spiriti di malizia i quali respirano solo bestemmia e distruzione; ma nello stesso tempo la Chiesa del tuo Figlio sente in sé una gioia nuova, e il seme della divina parola si spande e germoglia in tutti i luoghi. Si è scatenata una lotta formidabile, e spesso siamo tentati di chiederci chi la vincerà, ovvero se stia ormai per spuntare l'ultimo giorno del mondo!
    O Regina degli uomini! L'astro della tua immacolata Concezione brillerebbe forse nel cielo per illuminare delle rovine? Il segno annunciato da Giovanni il Prediletto, la Donna che appare in cielo rivestita di sole, con la fronte cinta d'un diadema di dodici stelle e nell'atto di calpestare la mezzaluna, quel segno non ha forse maggior splendore e potenza dell'arco che apparve nel cielo per annunciare la pacificazione dell'ira divina nei giorni del diluvio? È una Madre che risplende su di noi, che scende verso di noi per consolare e guarire. È il sorriso del cielo misericordioso alla terra infelice e colpevole. Abbiamo meritato il castigo; la divina giustizia ci ha provati e ha il diritto di esigere ancora altre espiazioni; ma si lascerà piegare. La nuova effusione di grazie che il Signore ha sparso sul mondo, nel grande giorno di cui celebriamo la memoria, non rimarrà sterile; da allora il mondo è entrato in un altro periodo. Maria, che l'eresia bestemmiava da più di tre secoli, scende verso di noi per regnare; viene a dare il colpo di grazia agli errori da cui le genti sono state troppo a lungo sedotte; farà sentire il suo piede vittorioso al drago che si agita con tanta rabbia, e il divin Sole di giustizia di cui è rivestita verserà sul mondo rinnovato i fiotti d'una luce più splendente e più pura che mai. I nostri occhi non vedranno ancora quel giorno, ma possiamo già salutarne l'aurora.
    Nel XVII secolo, un servo di Dio che la Chiesa ha poi innalzato alla gloria degli altari, il tuo devoto servo Leonardo da Porto Maurizio, o Maria, sembrava aver indicato l'epoca del tuo futuro trionfo come quella in cui il mondo doveva riconquistare la pace. Le agitazioni in mezzo alle quali scorre la nostra esistenza sono, vorremmo credere, il preludio di quella beata pace in seno alla quale la divina parola potrà percorrere il mondo senza ostacoli, e la Chiesa terrena cogliere i suoi frutti per la Chiesa celeste. O Madre di Dio, il mondo fu agitato anche nei tempi che precedettero il tuo divino parto; ma regnava la pace in tutta la terra quando, in Betlemme, tu gli desti il Salvatore. Aspettando l'ora in cui spiegherai la forza del tuo braccio, assistici negli anniversari che stanno per ricorrere; rendici puri e senza macchia, in quella notte gloriosa nella quale uscirà da te Gesù Cristo, Figlio di Dio, Luce eterna.



    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 303-306

  9. #19
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    16 DICEMBRE 2013
    SANT'EUSEBIO,
    VESCOVO DI VERCELLI E MARTIRE

    Ai gloriosi nomi dei difensori della divinità del Verbo dei quali la Chiesa onora la memoria nel tempo dell'Avvento, viene ad associarsi da sé il nome dell'intrepido Eusebio di Vercelli. La fede cattolica, scossa nelle sue fondamenta nel IV secolo dall'eresia ariana, si mantenne in piedi per opera di quattro insigni Pontefici: Silvestro, che confermò il Concilio di Nicea; Giulio, che costituì l'appoggio di sant'Atanasio; Liberio la cui fede non venne meno e che, reso alla libertà, confuse gli Ariani; e Damaso, che finì di distruggere le loro speranze. Uno di questi quattro Papi è festeggiato dalla Chiesa nel tempo dell'Avvento: è Damaso, del quale abbiamo celebrato già la memoria. A fianco dei Pontefici romani, combattono per la divinità del Verbo quattro grandi Vescovi, dei quali si può affermare che la loro causa personale era nello stesso tempo quella del Figlio di Dio, di modo che lanciare l'anatema ad essi significava lanciarlo a Cristo stesso; tutti e quattro potenti in opere e in parole, fiaccola della Chiesa, amore del popolo fedele, invitti testimoni di Cristo. Il primo e il più grande dei quattro è il Vescovo della seconda Sede della Chiesa, sant'Atanasio, Patriarca di Alessandria; il secondo è sant'Ambrogio di Milano, che abbiamo festeggiato pochi giorni fa; il terzo è la gloria delle Gallie, sant'Ilario, Vescovo di Poitiers; e il quarto è sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli, che dobbiamo onorare oggi. Ilario aspetta il suo turno e confesserà presto il Verbo eterno presso la sua stessa culla; quanto ad Atanasio, apparirà anch'egli a suo tempo, e celebrerà nella sua Trionfante Risurrezione Colui che egli proclamò con magnanimo coraggio in quei giorni di tenebre, in cui la sapienza umana avrebbe voluto volentieri che il regno di Cristo, dopo aver superato tre secoli di persecuzioni, non sopravvivesse a cinquanta anni di pace. Sant'Eusebio è stato dunque eletto dalla somma Provvidenza di Dio per guidare il popolo fedele alla mangiatoia, e rivelargli il Verbo divino sotto le sembianze della nostra fragile mortalità. Le sofferenze che ha subite per la divinità di Cristo sono state tali, che la Chiesa gli ha attribuito gli onori del Martirio, benché egli non abbia sparso il proprio sangue nei supplizi.

    VITA. - Nacque in Sardegna, fu lettore della Chiesa Romana e quindi nominato vescovo di Vercelli. Fu il primo tra i vescovi d'Occidente a introdurre nella sua Chiesa i monaci per compiervi le funzioni dei chierici. Combatté l'arianesimo e andò a chiedere all'imperatore, in nome del papa Liberio, la celebrazione d'un concilio. Questo ebbe luogo a Milano. Eusebio vi si recò, ma rifiutò di unirsi ai vescovi ariani che lo fecero condannare all'esilio. Mandato a Scitopoli e deportato in seguito in Cappadocia e infine nella Tebaide, ebbe a soffrirvi molto per la fede. Alla morte dell'imperatore Costanzo poté tornare in patria, dopo essersi fermato al Concilio di Alessandria. Pubblicò allora i commenti di Origene e di Eusebio di Cesarea sui Salmi che aveva tradotti dal greco in latino. Morì il 1° agosto del 371.
    Invitto atleta del Cristo che aspettiamo, o Eusebio, Martire e Pontefice, come sono state grandi le tue fatiche e le tue sofferenze per la causa del divino Messia! Esse ti sono parse tuttavia lievi in confronto di quanto si deve a quel Verbo eterno del Padre che l'amore ha portato a diventare, mediante l'Incarnazione, il servo della sua creatura. Noi abbiamo, verso il divin Salvatore, gli stessi obblighi tuoi. È per noi che egli nascerà da una Vergine, come per te. Prega dunque affinché il nostro cuore gli sia sempre fedele nella guerra come nella pace, di fronte alle nostre tentazioni e alle nostre inclinazioni, come se si trattasse di confessarlo davanti alle potenze del mondo. Fortifica i Pontefici della santa Chiesa, affinché nessun errore possa intaccare la loro vigilanza e nessuna persecuzione indebolire il loro coraggio. Siano essi fedeli imitatori del buon Pastore che dà la sua vita per le pecorelle, e pascolino sempre il gregge nell'unità e nella carità di Gesù Cristo.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 306-307

  10. #20
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    Predefinito re: 31 dicembre 2013: San Silvestro - infra l'Ottava della Natività

    17 DICEMBRE 2013
    I ANTIFONA
    O Sapienza, che sei uscita dalla bocca dell'Altissimo, che attingi l'uno e l'altro estremo, e disponi di tutte le cose con forza e dolcezza: vieni ad insegnarci le vie della prudenza.
    O Sapienza increata che presto ti renderai visibile al mondo, come si vede bene in questo momento che tu disponi tutte le cose! Ecco che, con il tuo divino permesso, è stato emanato un editto dell'imperatore Augusto per fare il censimento dell'universo. Ognuno dei cittadini dell'Impero deve farsi registrare nella sua città d'origine. Il principe crede nel suo orgoglio di aver mosso a suo vantaggio tutto il genere umano. Gli uomini si agitano a milioni sul globo, e attraversano in ogni senso l'immenso mondo romano; pensano di obbedire a un uomo, e obbediscono invece a Dio. Tutto quel grande movimento non ha che uno scopo: di condurre cioè a Betlemme un uomo e una donna che hanno la loro umile dimora in Nazareth di Galilea, perché quella donna sconosciuta dagli uomini e amata dal cielo, giunta al termine del nono mese dalla concezione del suo figliuolo, dia alla luce a Betlemme il figlio di cui il Profeta ha detto: "La sua origine è fin dai giorni dell'eternità; o Betlemme, tu non sei affatto la più piccola fra le mille città di Giuda, poiché da te appunto egli uscirà". O sapienza divina, quanto sei forte, per giungere così ai tuoi fini in un modo insuperabile per quanto nascosto agli uomini! Quanto sei dolce, per non fare tuttavia alcuna violenza alla loro libertà! Ma quanto sei anche paterna nella tua premura per i nostri bisogni! Tu scegli Betlemme per nascervi, perché Betlemme significa la Casa del Pane. Ci mostri con ciò che tu vuoi essere il nostro Pane, il nostro nutrimento, il nostro alimento di vita. Nutriti d'un Dio, d'ora in poi non morremo più. O Sapienza del Padre, Pane vivo disceso dal cielo vieni presto in noi, affinché ci accostiamo a te, e siamo illuminati dal tuo splendore; e dacci quella prudenza che conduce alla salvezza.

    da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. GRAZIANI, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.

 

 
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