Marino regala ai romani un Natale «diverso»

La «luminaria» coi colori dell’arcobaleno scelti per difendere i diritti di gay, lebsiche e trans






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Un’altra sorpresa dal sindaco «marziano» Ignazio Marino. La via più centrale della Capitale dove da qualche anno a questa parte viene installato un meravglioso "nastro" luminoso che collega piazza Venezia a piazza del Popolo si tinge d’arcobaleno. Nel 2011, anno dell’esordio, venne scelto il Tricolore in omaggio ai 150 anni dell’unità nazionale. Poi un bianco Natale, appunto. Una scelta evidentemente troppo convenzionale per il primo cittadino di Roma Capitale, da sei mesi al comando del Campidoglio e del quale ad oggi si ricorda ben poco oltre la parziale pedonalizzazione dei Fori Imperiali e diverse, indimenticabili, gaffe. Adesso la sorpresa dei colori dell’arcobaleno. Certamente non per rimandare a fiabeschi ricordi dell’infanzia ma per un messaggio politico che preclude a una «dominazione» culturale che non spetterebbe al Comune dare. L’arcobaleno ormai è simbolo non solo di pace ma soprattutto dei diritti gay. Diritti che il sindaco Marino è pronto a riconoscere con l’istituzione del registro delle unioni civili - la delibera a firma della consigliera Sel Imma Battaglia è pronta da luglio - e non ha nascosto di essere favorevole anche all’adozione di minori da parte di coppie omosessuali. Questo perché la figlia, come lui stesso ha raccontato, studia all’estero e in classe ha figli di coppie gay. Verrebbe da chiedere al primo cittadino se nella città dove studia la figlia i mezzi pubblici funzionano bene, le strade sono asfaltate, i servizi sociali riescono a soddisfare le esigenze dei più deboli e se imprenditori, commercianti, proprietari di case sono oberati dalle tasse senza avere in cambio servizi adeguati. Ecco, magari si potrebbe cominciare col prendere ad esempio queste "piccole" cose, quelle che spettano all’amministrazione comunale. Il resto rientra in un dibattito più ampio, più profondo e alle sfere costituzionalmente competenti. Utilizzare le luminarie di Natale per un mega spot pro gay è politicamente scorretto. Non perché venga messa in discussione l’eguaglianza dei diritti ma la prevaricazione di alcuni rispetto ad altri. A confermare la volontà politica di utilizzare le luminarie come messaggio per i diritti degli omosessuali (che ricordiamo a Roma hanno una via dedicata), è proprio Imma Battaglia, consigliera capitolina di Sel e neo fondatrice dell’associazione Gay project, la stessa che ha fatto approvare all’unanimità dall’Assemblea capitolina l’installazione della bandiera arcobaleno in Campidoglio dal 9 al 14 gennaio. «L’arcobaleno è il miglior simbolo che Roma potesse scegliere per Natale. Esso appare dopo la tempesta ed è segno di rinascita: è la luce di cui la città, che si era spenta dopo cinque anni di governo di centro-destra, ha bisogno per trovare la speranza e la forza di combattere contro la crisi. Nell’arcobaleno ci sono anche i colori della Rainbow, simbolo dei diritti lgbt - dice Battaglia - per questo un sindaco colto come Marino ha scelto di inondare la città di pace, uguaglianza e diritti, inclusi quelli civili. Perché, come me, sa che non esiste pace senza diritti, senza uguaglianza, senza rispetto per tutti». Un proclama politico al quale replicano gli esponenti capitolini di Fratelli d’Italia De Priamo e Mollicone: «Pensavamo che il significato fosse riferito solo al valore pacifista dell'arcobaleno e, invece, apprendiamo che ha anche il valore di rivendicazione di città gay friendly. Una forma di arroganza e una vera ennesima gaffe di Marino quella di imporre l'estetica e i simboli di una minoranza rispetto al valore condiviso di una maggioranza cristiana e nazionalista durante le feste natalizie. Crediamo che i diritti vadano rivendicati nelle forme e nelle sedi deputate per questo, non imposti per diktat. Dopo l'ennesima provocazione, per questo Natale, ci aspettiamo ora un bel presepe vivente omosex con Genitore 1 e Genitore 2 e il bambinello in centro». Punta più in alto il consigliere capitolino FdI, Dario Rossin consigliando il sindaco a rimettere il Tricolore per ricordare i nostri marò. Di «critiche oscurantistiche» parla la deputata Sel Ileana Piazzoni. Insomma, il Natale politicizzato ce lo poteva dare solo un «marziano».
Susanna Novelli

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certo che i romani andarsi a scegliere Marino come Sindaco.... contenti loro...



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