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Discussione: Putìn

  1. #21
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    Predefinito Re: Putìn

    I fragili superpoteri di Vladimir Putin - rivista italiana di geopolitica - Limes


    [Carta di Laura Canali, per ingrandire clicca qui]
    La Russia è Vladimir Putin. O almeno così pare. Il padrone del Cremlino decide e revoca, premia e punisce, fissa la rotta e tiene la barra.

    Lo spettacolare doppio colpo di Natale, con la grazia a Mikhail Khodorkovskij e la scarcerazione delle Pussy Riot, conferma che Putin resta l’alfa e l’omega del sistema. Il vertice della “verticale del potere”, che nella sua visione - in ciò non diversa da quella degli zar o dei bolscevichi - è la condizione stessa dell’esistenza della Russia.

    Il titolo di uomo più potente del pianeta, assegnatogli quest’anno prima da Foreign Policy poi da Forbes, è dunque ben meritato. La questione è semmai quanto solidi siano i superpoteri di Putin. E quanto utili al suo paese. Con un tasso di approvazione del 61%, la sua popolarità resta alta. Le recenti performance, dal caso Snowden alla Siria e all’Ucraina, ne esaltano l’abilità strategica e diplomatica.
    Tale da permettersi quell’aria di annoiata sufficienza che tanto infastidisce Obama, e non solo lui. La piazza di Mosca, dopo una intensa ma breve stagione di contestazione, sembra di nuovo infiacchita, i suoi fatui leader impegnati a beccarsi più che a organizzare l’opposizione.

    Insomma, nulla di nuovo sul fronte russo? Non proprio.

    Nel febbraio 2002, quando Putin non era ancora il padrone della Federazione Russa e il brillantissimo quanto spregiudicato oligarca Khodorkovskij accarezzava l’idea di succedergli - che gli costerà dieci anni di galera - la rispettata Nezavisimaja Gazeta definiva il paese «un Alto Volta con missili nucleari, grandi atleti e silenziosi funzionari». A tenerlo in piedi, l’immenso tesoro energetico, quasi nient’altro. A minacciarne l’integrità, i separatismi latenti nelle periferie dell’impero e le contese per l’accesso alle ricchezze e alle casseforti pubbliche.

    Oggi Putin può esibire la riconquistata sovranità della Russia, la ricomposizione delle fratture geopolitiche che dopo il suicidio dell’Urss rischiavano di balcanizzare l’impero. Ma a ben guardare, le cause strutturali dell’arretratezza russa non sono state curate.

    L’economia è sempre idrocarburi, armi e traffici mafiosi. I due terzi delle entrate fiscali derivano da gas e petrolio. Per tenere in equilibrio il bilancio dello Stato occorrerebbe che il prezzo del greggio si collocasse stabilmente intorno ai 120 dollari al barile. La demografia resta più che deludente. L’aspettativa di vita dei russi (63 anni per gli uomini, 75 per le donne) è condizionata dall’alcolismo di massa e dalle deficienze della sanità pubblica. La corruzione continua a corrodere Stato e società civile. Non stupisce quindi che nel 2013 l’economia risulti in quasi stagnazione (+ 1,4%, meno della metà del previsto) e che le prospettive per i prossimi anni non siano esaltanti.
    È in questa luce che conviene leggere la liberazione di Khodorkovskij e l’amnistia promulgata per il ventesimo anniversario della costituzione russa. Tali mosse non si spiegano con il cedimento alle pressioni dell’opinione pubblica occidentale, né solo con l’imminenza delle Olimpiadi di Sochi, che pure sono costate già 50 miliardi di dollari e rappresentano il massimo investimento d’immagine mai azzardato dalla Federazione Russa.

    Più convincenti appaiono due altre interpretazioni. In primo luogo, il Cremlino ha bisogno di investimenti esteri per diversificare e modernizzare l’economia, dunque deve dare qualche segnale di apertura alla comunità degli affari. Ma soprattutto, Putin adotta una strategia flessibile per dividere e cooptare le opposizioni. Sotto questo profilo, il destino di Khodorkovskij è esemplare.

    Di fatto, l’ex uomo più ricco della Russia ha scambiato la libertà con l’esilio. In linea con gli altri oligarchi della prima e della seconda ora, ai quali Putin offrì subito l’alternativa secca: o dedicarsi agli affari rinunciando alla politica oppure scegliere fra carcere e gaudente quanto obbligato soggiorno oltre frontiera. Le prime dichiarazioni di Khodorkovskij, fra no comment su Putin e ostentata rinuncia alla politica, hanno rassicurato il Cremlino. Allo stesso tempo, l’ex capo della Yukos ha criticato la debolezza dell’opposizione e la tendenza dei suoi dirigenti a giocare all’“uomo forte”: «Se continuano così, avremo un secondo Putin». Ma se è vero, secondo Khodorkovskij, che la società russa non vuole ancora cambiare sistema per emanciparsi dal paternalismo dello zar di turno, cresce il numero dei cittadini decisi a prendere in mano il proprio destino («molti più di cinque o dieci anni fa»).

    Sicché Putin alterna bastone e carota. Nelle stesse ore della liberazione di Khodorkovskij, finiva in carcere il noto agitatore ecologista Evgenij Vitishko, disturbatore della quiete olimpica con le sue campagne nel Caucaso settentrionale. Insieme, negli ultimi mesi il Cremlino ha aperto il dialogo con la parte più addomesticabile dell’opposizione nazional-populista, offrendo cariche e prebende in periferia onde sradicarla dalle basi urbane (Mosca e San Pietroburgo), assai più strategiche per la stabilità del sistema.

    Con l’economia in sofferenza e la rendita energetica sempre meno copiosa, la gestione degli oppositori non basta.
    Conquistato un posto d’onore nel Pantheon della storia patria come salvatore di ciò che residua dell’impero, ma non avendo affatto rinunciato all’idea di recuperare gran parte delle terre perdute nel 1991, Putin non può sperare di offrire un futuro dignitoso alla Russia senza riformare alle radici un regime asfittico. A costo di rischiare quel posto che Khodorkovskij non può più contendergli.

    Dopo il confronto televisivo del febbraio 2003, quando l’allora petroliere e finanziatore delle opposizioni filo-occidentali lo mise alle strette, Putin confidò al capo della British Petroleum, Lord Browne: «Da quell’uomo ho mangiato più polvere del necessario». Khodorkovskij l’ha pagata cara.

    Resta da stabilire quanta polvere dovranno mangiare i russi prima di vedere qualcuno - soprattutto qualcosa - di nuovo al Cremlino.

  2. #22
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    Predefinito Re: Putìn

    I russi mancano di fantasia, per quanto intelligenti.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  3. #23
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    Predefinito Re: Putìn

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    I russi mancano di fantasia, per quanto intelligenti.
    Mica crederai a Limes per caso?
    Articolo quanto mai fazioso, come al solito.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  4. #24
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    Predefinito Re: Putìn

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Mica crederai a Limes per caso?
    Articolo quanto mai fazioso, come al solito.
    No, facevo solo un'appunto, perché è un problema necessario alla loro sopravvivenza , visto che i loro nemici di fantasia ne hanno parecchia.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  5. #25
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    Predefinito Re: Putìn

    Ha liberato le pussy riots. Peccato!
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  6. #26
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    Predefinito Re: Putìn

    Lui è un Signore.
    Lui.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  7. #27
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    Predefinito Re: Putìn

    Vendetta dei soliti noti.O soliti n_____ato .

    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  8. #28
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    Predefinito Re: Putìn

    Non mi dispiace il signor Putin. D' altro canto non ho molti dubbi sul fatto che il "suo" sistema sia una manna per certe mafie nazionali. Un sistema di oligopoli e mazzette a go go per una classe politica semidelinquenziale. Da molti punti di vista la politica sovietica (gira e rigira son ancora gli stessi) non é molto dissimile da un cleptocrazia occidentale con una differenza di fondo: Putin ha un' idea chiara su come dirigere il paese. Lascia arraffare i suoi cortigiani e i vari boiardi sempre e quando seguano e rispettino le linee di politica economica e sociale (pseudo etica) che lui detta. Insomma stan meglio che l' itaglia: i russi avran pure, come il paese di pulcinella, un governo di guitti, ma almeno hanno linee politiche chiare e che vengono portate avanti. Putin, in due parole, ha una visione di paese.

  9. #29
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    Predefinito Re: Putìn

    Citazione Originariamente Scritto da Wotan Visualizza Messaggio
    Non mi dispiace il signor Putin. D' altro canto non ho molti dubbi sul fatto che il "suo" sistema sia una manna per certe mafie nazionali. Un sistema di oligopoli e mazzette a go go per una classe politica semidelinquenziale. Da molti punti di vista la politica sovietica (gira e rigira son ancora gli stessi) non é molto dissimile da un cleptocrazia occidentale con una differenza di fondo: Putin ha un' idea chiara su come dirigere il paese. Lascia arraffare i suoi cortigiani e i vari boiardi sempre e quando seguano e rispettino le linee di politica economica e sociale (pseudo etica) che lui detta. Insomma stan meglio che l' itaglia: i russi avran pure, come il paese di pulcinella, un governo di guitti, ma almeno hanno linee politiche chiare e che vengono portate avanti. Putin, in due parole, ha una visione di paese.
    vero quelli "magnano" (pochi in percentuale rispetto all'itaglia) ma fanno gli interessi dei Russi, qui "magnano" e in cambio ci fanno morire

  10. #30
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    Predefinito Re: Putìn

    L'ho preso di brutto da socialismo nazionale , ringraziate il buon Avanguardia.
    Preso di brutto da socialismo nazionaleVladimir Putin uomo della Tradizione, Alfonso Piscitelli

    di Alfonso Piscitelli - 29/12/2013

    Fonte: Centro Studi La Runa [scheda fonte]

    Nel suo discorso nel Giorno della Costituzione del 12 dicembre 2013 Vladimir Putin cita due personaggi russi significativi: il Primo Ministro Stolypin e il filosofo Berdaiev. Stolypin negli ultimi anni dell’Impero Zarista cercò di portare avanti una riforma agraria che diffondesse la piccola proprietà contadina, di affermare il principio dell’auto-governo locale (Zemtsvo) e di porre le basi di una grande modernizzazione industriale. Insomma Stolypin cercava di opporsi alla marea montante del comunismo rivoluzionario sviluppando una politica di riforme graduali, che salvaguardassero i due pilastri della tradizione politica russa: lo Zarismo e l’Ortodossia.A rivoluzione russa avvenuta, l’altro nome citato da Putin, Berdaiev abbandonò il proprio paese e in esilio sviluppò i principi della sua filosofia esistenzialista e cristiana: Berdaiev era infatti un discepolo di Dostoevskij e cercava una terza via tra collettivismo marxista e individualismo liberale. Davvero significativa è la sua citazione nel discorso del 12 dicembre. Putin si definisce conservatore nei valori e aggiunge: “citando le parole di Nikolaj Berdaiev, l’essenza del conservatorismo non è l’impedire il movimento in avanti e verso l’alto, ma l’impedire il movimento all’indietro e verso il basso, nella tenebra del caos e nel ritorno a uno stato primitivo”. Con questi riferimenti molto alti lo statista russo indica le basi di filosofia politica delle ultime decisioni significative assunte dalla Federazione Russa: no alle adozioni gay, no alla propaganda della sessualità non tradizionale ai minori, disincentivo ai divorzi, lotta all’aborto, politiche per la natalità, lotta alla diffusione della droga.Putin si definisce apertamente “uomo della Tradizione” e sottolinea che tutta la sua azione di governa è finalizzata alla difesa dei “valori tradizionali”. Ovviamente il tradizionalismo nei valori si coniuga nel suo pensiero politico con un “progressismo sociale”, ereditato anche dalla esperienza ideologica del socialismo di Stato. Nel precedente discorso del Giorno della Costituzione del 2012 Putin aveva ribadito i valori della “uguaglianza per tutti” e la necessità di una modernizzazione per estendere a tutti i cittadini la prosperità propiziata dalla crescita economica della Russia a partire dal 2000.Il riferimento ai valori tradizionali si lega in Putin a un riferimento esplicito a una concezione spirituale della vita. Del resto lo abbiamo visto al fianco di papa Francesco baciare l’icona della Madonna di Vladimir, una icona importantissima nel suo intreccio con la storia religiosa e politica della Russia. Dice Putin: “La distruzione dei valori spirituali non solo porta a conseguenze negative per la società, ma è anche essenzialmente antidemocratico, dal momento che viene effettuata sulla base di idee astratte ideologiche, in contrasto con la volontà della maggioranza, che non accetta le variazioni avvenute o le proposte di revisione dei valori”. Il riferimento è a quei gruppi di pressioni e a quelle lobby che egemonizzando i mass media occidentali tentano di imporre cambiamenti (pensiamo all’ideologia del Trans-Gender o alla folle concezione dello “ius soli”) ai quali si oppone la maggioranza delle persone sensate: una maggioranza che spesso purtroppo rimane “maggioranza silenziosa” e indifesa.Nelle parole del presidente Putin si avverte anche l’eco di una delle preoccupazioni fondamentali del grande pontefice Benedetto XVI: “Oggi molte nazioni stanno revisionando i loro valori morali e le norme etiche, erodendo tradizioni etniche e differenze tra popoli e culture. Le società sono oggi spinte ad accettare non solo il diritto di ognuno alla libertà di coscienza, di opzione politica e di privacy, ma anche ad esse è richiesto di accettare l’equiparazione assoluta dei concetti di bene e male”. La problematica additata è insomma quella del relativismo, quella concezione scettica secondo la quale non solo tutte le vacche di hegeliana memoria ma anche tutte le scelte morali sono “nere”, indifferenti. Il relativismo non è solo una posizione filosofica, ma è anche quell’atteggiamento di fondo che rende oggi gli uomini occidentali caratterialmente deboli, umbratili, alla mercé di poteri forti.Tuttavia, di contro al modello occidentale Putin non ha un “russian style of life” da imporre: egli non crede nella necessità di imporre a livello mondiale un’unica regola, crede invece nel diritto dei popoli e delle civiltà di preservare le loro diversità e le loro tradizioni: “Noi non pretendiamo di essere alcun tipo di superpotenza con pretesa di egemonia globale o regionale; non imponiamo il nostro patrocinio su nessuno e non cerchiamo di insegnare agli altri come vivere la loro vita. Ma ci sforzeremo di esercitare la nostra leadershipdifendendo il diritto internazionale, lottando per il rispetto delle sovranità nazionali e l’indipendenza e l’identità dei popoli”.L’importante però è che nessun popolo si senta “eletto” e nessuno si arroghi una missione “eccezionale”. Questo era anche il senso del finale della sua storica lettera al New York Times nei giorni della crisi siriana: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la gente a vedersi eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono paesi grandi e piccoli, paesi ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che stanno ancora trovando la strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono diverse. Siamo tutti diversi, ma anche quando chiediamo la benedizione del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali”.Il discorso di Putin ha toccato tutte una serie di questioni ovviamente non solo morali, ma anche pratiche e organizzative: il presidente ha parlato di valorizzazione delle aree rurali, della necessità di incoraggiare i russi a ripopolare le campagne, l’importanza di giungere a una piena autarchia anche nel settore alimentare. Con soddisfazione Putin sottolinea “Abbiamo già investito molti soldi nello sviluppo del settore agricolo. Il settore sta mostrando un momento di dinamica positiva. In molte aree ora possiamo coprire interamente la domanda interna con prodotti interni russi”.Per quanto riguarda lo sviluppo economico, le priorità sono indicate da Putin nella formazione professionale, nello sviluppo tecnologico, in un mercato del lavoro flessibile e in “un buon clima per gli investimenti” (abbassando ulteriormente la pressione fiscale e creando in Siberia aree di completa esenzione per le imprese che investono). Un fondo scientifico specifico è stato concepito da Putin per incrementare il livello tecnologico del paese.Un progetto importante della Federazione è quella della costruzione di alloggi. Lo Stato interviene direttamente nel settore edilizio per realizzare un imponente “Piano Casa”: “Il governo ha già predisposto le misure strategiche necessarie per l’attuazione del programma per la costruzione di alloggi a prezzi accessibili. Questo programma prevede la costruzione di almeno 25 milioni di metri quadrati di nuove abitazioni, completi con la corrispondente infrastruttura sociale, entro il 2017”.Il piano di costruzione degli alloggi rappresenta indubbiamente la “base solida” della politica di incremento demografico che Putin sta portando avanti: la vasta diffusione degli aborti in epoca sovietica e il drammatico impoverimento degli anni Novanta avevano condotto la demografia russa in una spirale “recessiva” preoccupante. A partire dal 2000 il governo si è posta l’esigenza di favorire la natalità per risollevare le sorti della demografia russa. Putin con soddisfazione sottolinea che il trend demografico è ritornato ad essere positivo. Sullo sfondo di tali prese di posizione vi è anche una questione geopolitica fondamentale: la Russia con il suo completamento siberiano è un territorio immenso e ricchissimo di risorse del sottosuolo. Si capisce a quale esito può portare il rapporto tra una popolazione che invecchia e un ricchissimo territorio, circondato da popolazioni asiatiche (i cinesi, gli indiani) che superano il miliardo… Nell’ambito della politica in favore della natalità si inserisce anche il programma culturale che punta a un fortissimo disincentivo dei divorzi e degli aborti.Politica di natalità e salute della popolazione sono strettamente intrecciati, per cui Putin ribadisce anche quello che era un cardine della vecchia politica sanitaria sovietica: il valore dell’assistenza medica estesa a tutti e completamente gratuita. Nella Russia attuale i cittadini sono chiamati a pagare una assicurazione per le malattie che consta di una cifra simbolica irrisoria, che consente cure che Obama neppure osa sognare di notte, per paura di essere accusato di “socialismo”. Dal punto di vista pratico rimane il problema di ri-organizzare la sanità dopo gli anni di caos succeduti allaperestrojka. E tuttavia Putin ha progetti ambiziosi sul versante della salute e della prevenzione: “A partire dal 2015 tutti i bambini e gli adolescenti dovranno usufruire di un check-up medico obbligatorio gratuito annuale, mentre gli adulti dovranno essere sottoposti a tale esame ogni tre anni”.Prevenzione e salute, a livello giovanile si sposano con l’enfasi posta sullo sport. Da qualche mese sono tornati nelle scuole i “giochi ginnico-militari”: un misto di educazione fisica e militare. In questa ottica si inserisce l’esigenza di un ampliamento delle palestre, dei campi sportivi: “Dobbiamo continuare a sviluppare una vasta gamma di infrastrutture sportive per bambini e ragazzi. Dobbiamo fare di tutto per aumentare la popolarità di stili di vita attivi. Questa è stata l’idea principale alla base delle Universiadi che si sono svolte con successo a Kazan”.Per quanto riguarda i docenti Putin annuncia aumenti salariali per riqualificare il valore dell’insegnamento: “Stiamo alzando i salari nel settore dell’istruzione e della sanità in modo che il lavoro di insegnanti, professori e dottori diventi di nuovo prestigioso, per attirare validi laureati”. L’insegnamento scolastico viene concepito come un settore strategico: da un lato per trasmettere un metodo di pensiero “creativo ed indipendente”, dall’altra per rafforzare il senso dell’identità trasmettendo i valori della nazione, la storia e le tradizioni.Il tema della identità viene riproposto anche in relazione al delicato problema della immigrazione. Avendo la Russia di Putin un ritmo di crescita molto superiore a quello dei paesi UE, negli ultimi anni il flusso migratorio (soprattutto dalle repubbliche ex sovietiche) si è fatto più ingente e, anche alla luce di recenti fatti di sangue, l’esigenza di regolare con chiarezza tali flussi è divenuta impellente. Ovviamente per Putin gli ingressi clandestini sono inaccettabili, gli immigrati regolari hanno il dovere di rispettare i valori e la cultura della Russia, di adeguarsi ad essa. Rispetto e reciprocità sono i principi cardine per regolare l’immigrazione. E già qualche mese fa, alla richiesta di costruire nuove moschee in Russia, Putin – forse ironicamente … – aveva subordinato l’esaudimento di tale richiesta al principio di reciprocità, richiedendo la costruzione di chiese in Arabia Saudita.E tuttavia Putin ha ritenuto di porre un argine alle ondate di xenofobia che si diffondono anche in Russia in conseguenze di crimini gravi compiuti da immigrati. Putin tiene a sottolineare che non è l’origine etnica ad essere “male in sé”: “Tali tensioni non sono provocate dai rappresentanti di una specifica nazionalità, ma da persone prive di cultura e di rispetto delle tradizioni, sia delle proprie che di quelle altrui. Essi sono espressione di una sorta di Internazionale dell’Amoralità”. Insomma il problema non è l’appartenenza etnica, l’identità nazionale, ma appunto l’abbandono di quella identità e lo sradicamento in nome della mescolanza multietnica.Certo in Russia ci sono forze più estremiste, di opposizione, che soffiano il fuoco sulla protesta, pensiamo ai nazionalisti di opposizione o anche ai neocomunisti, che di volta in volta invocano uno Stato più forte e meno influenzato dalle degenerazioni politiche e di costume che provengono dalla mentalità occidentale. Di fronte a questi atteggiamenti più intransigenti, il partito di Putin si pone come una forza più “centrista”, questo è anche il motivo del vasto consenso democratico che Russia Unita ha riscosso nelle ultime elezioni politiche.Putin ha ribadito peraltro il riconoscimento del valore del pluripartitismo, segnando un distacco netto dal vecchio sistema del partito unico, di epoca sovietica: “Ritengo importante che molti nuovi partiti abbiano fatto sentire la loro presenza. Conquistando posti negli organismi comunai e regionali, hanno gettato le basi per la partecipazione alle prossime campagne elettorali federali. Sono sicuro che sapranno degnamente competere con i protagonisti politici di vecchia data. La Russia oggi richiede un ampio dibattito politico per arrivare a risultati concreti”.Tipico del pensiero storico-politico di Putin è di non rinnegare nessuna fase della storia russia (dallo zarismo al sovietismo), ma nello stesso tempo di restaurare esperienze politiche ormai consunte e slegate dalle esigenze del momento. Già al forum di Valdai del 19 settembre aveva affermato: “Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno. Chi propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza la Russia pre-1917, sembra ugualmente lontano dal realismo, così come sono i sostenitori di un liberalismo estremo, all’occidentale”. Indubbiamente anche il liberalismo-liberismo-libertarismo occidentale è una ideologia consegnata al passato, così come l’attuale crisi economica e morale dell’Occidente testimonia.Andando oltre le ideologie del passato Putin prospetta l’idea di una “sintesi” tra le istanze migliori che sono emerse appunto nelle ideologie politiche di massa, e prospetta l’idea di una “terza via”. Già a Valdai si espresse in tal senso: “tutti noi – i cosiddetti neo-slavofili e i neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta la società deve lavorare insieme per creare i fini comuni di sviluppo. Ciò significa che i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti della sinistra e che d’altro canto i nazionalisti devono ricordare che la Russia è stata formata specificamente come Stato pluri-etnico e multiconfessionale fin dalla sua nascita”.Terza via significa anche conciliare in un sistema politico Ordine e Libertà. In tal senso egli interpreta e celebra la Costituzione Federale Russa dopo un ventennio dalla sua proclamazione: “La nostra Costituzione – dice Putin – mette insieme due priorità fondamentali, il supremo valore dei diritti e delle libertà dei cittadini e uno Stato forte, sottolineando il loro obbligo reciproco di rispettarsi e proteggersi a vicenda”.Questi sono i temi del pensiero politico di Vladimir Putin. Sono temi che indubbiamente sollecitano una riflessione anche per ambienti che si riuniscono attorno alla rivista “Confini”, riguardo all’opportunità di costituire uno schieramento politico, economico, culturale che vada da Roma a Mosca: incentivando le interazioni economiche e i rapporti imprenditoriali; costituendo insieme agli amici russi una “Internazionale Europea” basata sui principi cristiani, nazionali, sociali comuni; approfondendo l’idea di Europa sulla scia delle grandi intuizioni di Charles De Gaulle (l’Europa Unita dall’Atlantico a Vladivostok) e di Giovanni Paolo II (i due polmoni dell’Europa: cattolicesimo e ortodossia).Share|

    Alfonso Piscitelli
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