Napoletano (Il Sole 24 Ore): Letta cambi passo, la stabilità è populista
Il direttore de ‘Il Sole 24 Ore’, Roberto Napoletano, non lascia a difficili interpretazioni il giudizio sul Governo: “L’impegno tradito di Letta” è il titolo del suo editoriale lungo le colonne del ‘Sole’ di stamane. L’appello è chiaro: Letta torni a respirare aria buona o morirà di smog. Il suo obiettivo deve essere “ascoltare il paese ed avere come stella polare della sua legge di stabilità il lavoro, l’industria e la domanda interna”.
Bisogna guardare il “futuro, vincolando in modo automatico le risorse derivanti da una buona spending review e dalla lotta all’evasione a favore della riduzione del cuneo fiscale per attenuare disparità competitive abnormi tra le nostre imprese e la concorrenza estera, tutelare il reddito reale italiano e restituire un minimo di potere d’acquisto ai nostri lavoratori”. Napoletano scrive sentendosi rappresentante del “cuore profondo” italiano. Di tutti quei lavoratori ed impresari che stanno sul pezzo quotidianamente, rischiando capitali personali, salute, vigore: parla del manifatturiero, eroico settore reso famoso ai quattro angoli del mondo da una generazione imprenditoriale.
Il sogno di queste forze? “Un percorso credibile per reperire risorse dallo spreco pubblico nazionale e territoriale e impiegarle nel motore produttivo del Paese alleggerendo il peso dei fardelli fiscali-contributivi e offrendo una prospettiva a una leva di giovani di talento che continuano a fare il giro del mondo per poter esprimere il valore costruito negli anni di studio in Italia”. Il direttore del Sole chiede competitività, pari opportunità e fiducia. Sarà possibile ripagare tutto ciò grazie a ricerca ed internazionalizzazione della produzione.

Ma non è così, la realtà è completamente diversa: “Non c’è il sogno, non c’è il tracciato di un percorso credibile”, scrive pesantemente Napoletano. “Le risorse che verranno ipoteticamente conferite al fondo per ridurre il cuneo fiscale – continua il giornalista – sono destinate, in partenza, ad essere assorbite da ‘clausole di salvaguardia’ e impegni inderogabili e, successivamente, anche quel pochissimo che riuscirà a ‘sopravvivere’ non viene riservato direttamente a lavoratori e imprese ma è destinato a polverizzarsi in mille rivoli su una platea allargata che coinvolge pensionati, professionisti, ogni tipo di lavoro autonomo e di azienda. Insomma, il sogno non c’è, è nato morto”.
Ovvia la delusione rivolta al Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Pur riconoscendo il valore del democratico pisano, Napoletano sostiene che la Legge di Stabilità sia “populista”. Del resto “La priorità è far ripartire il Paese e un obiettivo così ambizioso non si ottiene elevando l’imposta di bollo sulle imprese, operando odiose distinzioni fiscali tra aziende manifatturiere e agricole, distribuendo a pioggia risorse destinate a sostenere flussi di credito (vitali) per imprese sane ma che vivono da tempo una fase di difficoltà finanziaria”.
Nelle conclusioni la delusione non si attenua: “La Stabilità tradisce pesantemente l’interesse generale”. Napoletano parla di un governo immobile ed impotente, quando il paese richiede soluzioni reali. Altrimenti il clima peggiorerà sempre. “Di fronte al male dell’Italia si ha il dovere di dire la verità e l’obbligo di gridare che non è giusto che questo Paese, con tutte le sue contraddizioni e i suoi errori, sia costretto a morire di smog”. Ed il Parlamento, come il sentimento generale del paese, sembra sempre più un acquitrino, una palude dalla quale si rischia, oggi più che mai, di restare impantanati.



Scritto da: Daniele Errera
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