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turbociclo
La nemesi degli ex comunisti: da trascinatori delle masse a “profanati” Di
Pietro Torri, il 12 dicembre 2013
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Che il comunismo fosse una vera e propria religione e non solo un’ideologia politica si sapeva, d’altronde cosa altro potrebbe promettere l’uguaglianza e la felicità in terra senza neanche dover aspettare l’aldilà?
Che i militanti avessero nella causa una vera e propria fede, che li poteva anche spingere al martirio laico nella lotta rivoluzionaria, anche questo si sapeva.
Che i dirigenti del partito, forti della loro “oggettiva” superiorità morale nei confronti di tutti gli altri politici, corrotti ed infingardi, si considerassero quasi una casta sacerdotale, era un sospetto che ci era venuto da tempo.
Ma che questi dirigenti considerassero la sezioni di partito luoghi sacri, quasi fossero dei templi della religione laica, è una notizia di oggi. Se avete ascoltato il discorso dell’ormai ex segretario del PD Epifani, tenuto in occasione della dichiarazione di voto per la fiducia al governo Letta, non può esservi sfuggito il passaggio in cui si riferisce all’irruzione compiuta da un gruppo di facinorosi nella sede del PD di via dei Giubbonari:
“E lo dico proprio nel momento e in ragione di questa violenza sulla quale si soffia sul fuoco che le nostre sedi vengono attaccate, vengono oltraggiate, vengono vilipese, e anche questo non può essere consentito in uno Stato democratico e in uno Stato di diritto!”
Oltraggio e vilipendio sono termini usualmente riferiti a qualcosa considerato sacro come le tombe, i cadaveri, le chiese, la bandiera e, ma forse ancora per poco, il Presidente della Repubblica. Il fatto che Epifani li usi per le loro sedi dà la cifra di come queste vengano considerate e stride nei confronti della storia di un partito che ha sempre fatto delle manifestazioni di protesta, degli scioperi generali indetti per finalità squisitamente politiche e dello scontro di piazza una potente arma di lotta politica.
Per gli eredi del PCI il risveglio deve essere stato piuttosto brutale. La folla, fra cui si nascondono da sempre i violenti, non si avvolge più nelle bandiere rosse con la falce ed il martello, non è più quella blandita e coccolata che assaltava le sedi del MSI al grido di simpatici slogan quali “se vedi un basco nero spara a vista, o è un Carabiniere o è un Fascista” durante gli “anni meravigliosi” tanto rimpianti da Capanna. Adesso questa folla si riconosce in Grillo e se la prende anche con i loro parlamentari e le loro sedi.
Sono vittime di una curiosa nemesi: un tempo erano loro a guidare le masse, a usarle come clave per colpire gli avversari o per condizionare la vita politica come altrimenti non avrebbero potuto fare visto i risultati elettorali sempre minoritari. Adesso sono diventati anche loro bersagli, sono il famoso PD meno L considerato complice dello stato attuale dell’Italia e si scoprono strenui sostenitori dell’accoppiata legge e ordine, come si evince da un altro passaggio di Epifani: “Su questo tutto il Parlamento non può che essere unito, perché non puoi pensare che le proteste e le tue buone ragioni possano sfociare nella violenza; non ci può essere nessuna indulgenza, e per questo bisogna evitare che le forze politiche e i movimenti politici soffino sulla protesta, gettino olio, benzina sul fuoco, perché sai che ci vuole niente ad accendere un fuoco e poi ti accorgi che non sai più come spegnerlo e spegnerne le conseguenze.”
Probabilmente parlano per esperienza diretta, non per niente per anni hanno definito le Brigate Rosse “sedicenti” o “compagni che sbagliano” e un giornalista idolatrato dalla sinistra, l’ineffabile Giorgio Bocca, scrisse nel 1975 per Il Giorno l’articolo “L’eterna favola delle Brigate Rosse” dove affermava: “A me queste Br fanno un curioso effetto, di favola per bambini scemi o insonnoliti; e quando i magistrati e gli ufficiali dei Carabinieri e i Prefetti cominciano a narrarla, mi viene come un’ondata di tenerezza, perché la favola è vecchia, sgangherata, puerile, ma viene raccontata con tanta buona volontà che proprio non si sa come contraddirla … Questa storia è penosa al punto da dimostrare il falso, il marcio che ci sta dietro: perché nessun militante di sinistra si comporterebbe, per libera scelta, in modo da rovesciare tanto ridicolo sulla sinistra”.