Sul testamento biologico patto obbligato Vaticano-"papi"
di Susanna Turco
Doveva essere il giorno della perdonanza, è stato il giorno dello strike: Fini e Bossi prima, Berlusconi adesso. Così, alla fine di una settimana francamente difficile sul fronte dei rapporti tra governo e Chiesa, tra i leader del centrodestra non rimane in piedi nemmeno un interlocutore possibile. Gianfranco Fini ha fatto abbastanza sul fronte dei temi etici per mettersi con un piede, se non due, fuori dalle grazie vaticane. I rapporti con la Lega di Umberto Bossi, dagli scontri sugli immigrati fino alla minaccia poi ritirata di rivedere il Concordato, mai stati così giù. E, ora, persino il tentativo di Silvio Berlusconi - dopo le polemiche su escort e moralità - di riavvicinarsi alle gerarchie via cena aquilana con il cardinal Bertone, è andato fallito. Trasformandosi, via attacco del Giornale ad Avvenire, in un boomerang. La cui genesi e il cui autentico significato sfuggono persino agli osservatori più attenti di Palazzo Grazioli, incerti se considerare la mossa un segno di forza o decadenza. «Un autogol micidiale», è il commento più diffuso.
Il colpo, a maggior ragione, coglie di sorpresa lo stesso centrodestra. Che d’improvviso si ritrova con uno scenario completamente cambiato, Ieri mattina, infatti, il copione pareva già scritto. Scontato, al limite. Rilucidato l’asse tra il Cavaliere e la Lega - con Gianni Letta implacabile tessitore anche sul fronte Vaticano -, il presidente della Camera ben isolato tra un Gasparri e un Quagliariello sulla laicità, e un antipasto di riavvicinamento tra premier e Chiesa già pronto sul piatto.
E, invece, qualche ora dopo, strike. Il mai più realizzato obiettivo vaticano di trovare un Andreotti degli anni Duemila, pare davvero un miraggio. Non per caso, forse, lo stesso Divo Giulio compare in tv a spiegare cosucce del tipo che «i rapporti tra lo Stato e la Chiesa non devono cambiare». Del resto, che Berlusconi - per formazione e cultura - non si sia mai voluto uniformare a quel modello, e che non sia mai stato perciò particolarmente amato dalla Chiesa, non è un segreto. Quel che però nel Pdl ci si chiede in queste ore è però, piuttosto, che riflessi avrà questo ulteriore strappo sui rapporti di forze interni. E quanto tutto ciò finirà per influire sulla linea politica prossima ventura.
Nonostante quella sorta di “me ne frego del voto cattolico”, che alcuni berluscones fanno circolare nella forma di sondaggi - con l’obiettivo di sostenere che, in fondo, il Cavaliere di quel sostegno vorrebbe o potrebbe fare a meno -, infatti, da varie parti del centrodestra risulta piuttosto chiaro che, alla fine, di quel sostegno il premier non vorrà, né potrà fare a meno. «Non bisogna dimenticarsi che l’uomo, alla fine, non sa rinunciare nemmeno al sostegno dei pensionati». Complice il sostegno di Letta, che sul punto è il più fecondo interprete della succitata scuola democristiana, presto o tardi - ma più prima che poi - il lavorio di ritessitura ricomincerà. E di ciò, ragionano gli interlocutori più vicini a Fini, è destinato a fare le spese anzitutto il biotestamento. «Prenderanno la prima legge che gli capita per riguadagnare posizioni, cioè quella», è la vulgata.
Sul testo Calabrò, infatti, il dibattito del Pdl ferve. Ma, paradossalmente, più difficili sono i rapporti con il Vaticano, più forte sarà la spinta a far rientrare tutti nei ranghi. Anzitutto quelli che sarebbero tiepidamente disposti a favorire una modifica. Ma che, richiamati all’ordine, si uniformerebbero senz’altro. Il discorso, fanno notare, vale a partire dal Cavaliere. Proprio Berlusconi, infatti, si guarda bene dal dire alcunché sui temi etici - salvo casi d’emergenza. La sua indole liberale, del resto, trova proprio su quegli argomenti uno dei fortini più resistenti. «D’altra parte, se avesse posizioni identiche a quelle della Chiesa, lo sapremmo: i suoi silenzi, invece, valgono altrettanti dissensi», spiega chi lo conosce a fondo. Silenzi che però non sono mai diventati una bandiera. E che al contrario, in caso di «emergenza recupero rapporti», farebbero presto a tramutarsi in letterine di consigli ai signori deputati. È già accaduto in Senato, cinque mesi fa.
29 agosto 2009 Sul testamento biologico patto obbligato Vaticano-"papi" - l'Unità.it