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  1. #11
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    Predefinito re: Per una sinistra rivoluzionaria

    ASSENTI ALLE EUROPEE. PRESENTI ALLE AMMINISTRATIVECONTRO RENZI, BERLUSCONI, GRILLO, PER UNA ALTERNATIVA DEI LAVORATORI - Partito Comunista dei Lavoratori

    ASSENTI ALLE EUROPEE. PRESENTI ALLE AMMINISTRATIVE CONTRO RENZI, BERLUSCONI, GRILLO, PER UNA ALTERNATIVA DEI LAVORATORI


    COMUNICATO STAMPA


    30 Aprile 2014




    Il PCL viene impossibilitato a partecipare alle elezioni europee da una legge discriminatoria. Ma è presente alle elezioni amministrative in diverse città capoluogo ( Firenze, Livorno, Pavia, Forlì, Pesaro) e in diversi centri minori in Liguria, Piemonte, Toscana, Emilia, Marche, Lazio. Ovunque col nostro simbolo e con la nostra autonomia.

    Siamo l'unica sinistra presente alle elezioni con la propria riconoscibilità di partito comunista, contro ogni logica di subordinazione al centrosinistra o di imboscamento subalterno in liste civiche.

    Useremo la tribuna delle elezioni amministrative per sviluppare una campagna politica contro il governo del Bonaparte Renzi ; contro l' operazione truffaldina delle “80 euro”, l' ulteriore devastante precarizzazione del lavoro, una legge elettorale reazionaria senza precedenti. Così denunceremo l'assenza scandalosa di ogni reale opposizione a Renzi da parte di Camusso, Landini, Vendola, a tutto vantaggio del qualunquismo reazionario di Grillo. La cui campagna contro “la peste rossa” usa il linguaggio della “peste nera”.

    Useremo la tribuna delle elezioni amministrative anche per dire la nostra sulle elezioni europee. Per denunciare la bandiera “pro Euro” e la bandiera “pro Lira”, come due truffe speculari contro i lavoratori, al solo fine di mascherare e difendere la vera ragione della crisi: il capitalismo e il suo fallimento. In Italia, in Europa, nel mondo.

    Su ogni terreno presenteremo il programma anticapitalista e rivoluzionario del governo dei lavoratori- nelle sue articolazioni locali, nazionali, europee- quale unica via d'uscita dalla crisi. Contro la dittatura degli industriali , dei banchieri, di tutti i poteri forti. Vaticano incluso.

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  2. #12
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    Predefinito re: Per una sinistra rivoluzionaria

    IL DECRETO RENZI /SACCONI E' UN'INFAMIA CONTRO IL LAVORO.COSA ASPETTANO CAMUSSO E LANDINI A PROMUOVERE UNA MOBILITAZIONE VERA PER IL SUO RITIRO? - Partito Comunista dei Lavoratori


    Non è il decreto Poletti. E' il decreto Renzi/ Sacconi . Il decreto Lavoro è un'aggressione al lavoro. Non serve a “creare nuovi posti di lavoro” come recita la propaganda ipocrita del governo, ma a peggiorare la condizione di chi lavora e di chi cerca lavoro, regalando alle imprese un' illimitata libertà di sfruttamento, e ai lavoratori ad una ricattabilità senza fine.

    Se Camusso lo riconosce- come sembra- cosa aspetta a promuovere un'immediata mobilitazione nazionale per il ritiro del decreto contro il governo che l'ha varato? La stessa considerazione vale per Landini: può continuare a proporsi come interlocutore di Renzi dopo l'enormità di questo decreto? Non bastano le parole in TV a difesa degli operai, se non si contrasta chi li aggredisce.

    Questo drammatico vuoto di opposizione reale non è solo il lasciapassare al “rullo compressore” di un populista confindustriale contro i lavoratori. E' anche un insperato regalo a quel populismo reazionario a 5 Stelle che da un lato vuol chiudere le fabbriche in crisi e licenziare gli operai con un salario di cittadinanza di 600 euro, e dall'altro grida contro ..” la precarizzazione del lavoro”per avere il voto degli operai. Imbroglioni!

    Solo una mobilitazione unitaria, radicale, di massa, può fermare la valanga, fare piazza pulita di tutti i demagoghi e ciarlatani, e riporre al centro della scena un programma dei lavoratori per i lavoratori.

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  3. #13
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    Predefinito re: Per una sinistra rivoluzionaria

    CORRUZIONE E CAPITALISMO .NUOVA TANGENTOPOLI, VECCHIA TRUFFA - Partito Comunista dei Lavoratori

    La nuova Tangentopoli lombarda non è la riproposizione della Tangentopoli della Prima Repubblica. In compenso è l'occasione per riproporre la stessa truffa ideologica di allora.

    Nei primissimi anni 90, quando emerse sul piano giudiziario il mercimonio quotidiano tra la classe dei capitalisti, i suoi partiti ( DC e PSI craxiano in primis) e il suo apparato dello Stato, tutta la vulgata populista e giustizialista dirottò lo sdegno popolare contro la “casta politica”. Si disse ai quattro venti che le tangenti erano frutto dell'invadenza della “politica” e dei “partiti” nell' “economia”, che la “liberalizzazione dell'economia” avrebbe fatto piazza pulita delle tangenti, che l'abolizione del sistema elettorale proporzionale e del sistema delle preferenze avrebbe eliminato clientelismi e corruzione a favore del libero mercato e di una “nuova politica”.

    20 anni dopo si ripropone la stessa solfa. Ieri Bossi, oggi Grillo. Cosa dimostrerebbero il caso Expo, l'affare della sanità lombarda, l'enorme giro di tangenti e faccendieri che nuovamente emerge? La “corruzione dei partiti e della politica”, che “sono tutti dentro fino al collo nelle ruberie”, “pensano solo ai propri affari e al proprio portafoglio”, “offendono il prestigio internazionale dell'Italia e delle sue istituzioni”! (e chi ne ha più ne metta). Come 20 anni fa si tratterebbe di “cacciare i partiti, tutti corrotti”, a garanzia di un'”economia finalmente sana”, liberata dalle “ruberie della politica”. E magari accompagnata se possibile da nuove e più pesanti iniezioni di “maggioritario”.

    Oggi come ieri si tratta di una truffa clamorosa. Dove sta l'aspetto truffaldino? Nell'assoluzione dei capitalisti. Non sempre ( necessariamente) dal punto di vista individuale o giudiziario, ma sempre e comunque dal punto di vista del ruolo sociale della loro classe e della loro economia.


    CORROTTI E CORRUTTORI. I CAPITALISTI E I (LORO) “POLITICI”

    E' curioso. Logica vorrebbe che se ci sono i corrotti, ci siano necessariamente i corruttori. Invece i politici corrotti guadagnano la scena di imputati, i capitalisti che li corrompono scivolano dietro le quinte. I primi sono esposti al meritato linciaggio del disprezzo popolare, i secondi sono addirittura oggetto di commiserazione. Hanno pagato mazzette, magari scaricandole su costi e prezzi di opere e servizi? Poveracci, erano e sono costretti dal sistema di corruzione dei “politici”, dal fatto che che “se non paghi non fai affari e dunque non dai lavoro”, dall'assenza di quel “libero mercato” degli appalti che offrirebbe a tutti pari opportunità, ecc. In altri termini i capitalisti corruttori sono gli eroi costretti a subire le angherie dei politici pur di “servire l'interesse generale del Paese”. Ma i politici borghesi non sono innanzitutto i LORO politici? Quelli che stanno regolarmente sul libro paga di banche e imprese, che incassano i loro legali contributi e regalie ( ancor più con l'abolizione del finanziamento pubblico), che fedelmente eseguono le loro commissioni quando si tratta di tagliare scuola sanità pensioni, precarizzare il lavoro, smantellare contratti e diritti, pur di versare ogni anno decine di miliardi nei portafogli di grandi industriali, banchieri, Vaticano ? La verità è che ciò che i capitalisti incassano dai propri partiti di governo è infinitamente superiore a ciò che pagano loro in fatto di mazzette. I costi sociali dell'ordinario sfruttamento capitalista su lavoratori, precari, disoccupati, sono infinitamente maggiori dei costi di mantenimento dei partiti di governo, dei loro faccendieri, dei loro servizi. Il fatto che la borghesia e la sua stampa scarichi i propri politici una volta che sono colti con la mazzetta in mano, non è solo un caso di ingenerosa ingratitudine o di ipocrisia. E' un modo di dirottare contro di loro la rabbia sociale per impedire che si rivolga contro la borghesia. E' un modo per coprire e continuare la propria rapina sociale a difesa del proprio ordine sociale. Il populismo è solo la copertura protestataria di questa truffa.

    LA SECONDA REPUBBLICA VOLANO DI CORRUZIONE

    La truffa è tanto più clamorosa per il fatto che il lungo ciclo della seconda Repubblica ha enormemente ingrassato la corruzione: e proprio grazie a quella combinazione di liberalizzazioni economiche e di americanizzazione politica che avrebbe dovuto debellarla. Esternalizzazioni, privatizzazioni, liberalizzazione degli appalti al massimo ribasso, urbanistica contrattata, liberalizzazione dei derivati, abbattimento di regole e controlli, non solo non hanno limitato il peso delle mazzette, ma hanno rappresentato un loro volano gigantesco. Moltiplicando spazi e occasioni di intermediazione politica, incoraggiando lo sgomitamento fra capitalisti per ottenere appalti e favori, spingendo funzionari e amministratori a farsi garanti di cricche e cordate d'affari, l'una contro l'altra armate. Parallelamente la disgregazione dei vecchi partiti borghesi, la crisi del loro tradizionale centralismo, la loro trasformazione in una somma di potentati locali e/o nazionali, ha allargato a sua volta la base materiale della corruzione, mutandone le forme: da una corruzione stabile e strutturata, legata all'intermediazione regolata tra grandi famiglie capitaliste e i loro partiti, si è passati ad una corruzione anarchica e incontrollata, in cui il peso degli arricchimenti individuali, delle ruberie private, delle cupole politiche estorsive, delle grandi e piccole consorterie, si è fatto enormemente superiore e diffuso sull'intero territorio nazionale. Con un intreccio ancor più profondo con la peggiore criminalità organizzata .

    La Lombardia e il caso Expo sono solo la punta dell'iceberg. Non l'eccezione “scandalosa”, ma lo scandalo della norma. Compagnia delle Opere e Lega delle Cooperative sono due enormi compagnie capitalistico finanziarie che, in competizione o in accordo, si spartiscono da decenni una cospicua fetta degli affari del capitalismo italiano (e dello sfruttamento selvaggio del lavoro) al pari degli altri poteri forti. Hanno propri ministri nel governo della Repubblica, propri assessori nelle giunte di ogni livello, proprie espressioni politiche nei partiti borghesi, proprie entrature istituzionali ( Vaticano incluso), infine... propri faccendieri di riferimento, per l'ordinario giro di mazzette. I Greganti e i Frigerio sono solo l'impresentabile sottobosco, oggi esposto alla gogna, di quella legale associazione a delinquere che si chiama capitalismo italiano. Osannata e riverita da tutti i difensori della “legalità” e della “moralità pubblica”.

    Il fallimento delle promesse della seconda Repubblica non poteva essere più clamoroso.


    SOLO UNA REPUBBLICA DEI LAVORATORI PUO' FARE PULIZIA

    Ma il fallimento della Seconda Repubblica è a sua volta il fallimento del populismo liberale e/o giustizialista che l'ha accompagnata. Cosa mostra questa esperienza? Che la decantata “economia” capitalista è la base materiale della corruzione. Che la corruzione della politica borghese, comunque organizzata, è inseparabile dall'economia capitalista, da un'organizzazione della società fondata sulla concorrenza e sul profitto, da un'organizzazione burocratica dello Stato posta a tutela di questa società. Rimuovere questa verità significa ingannare i lavoratori, a vantaggio dei capitalisti e della continuità della corruzione. Renzismo e grillismo sono attori diversi, con ruoli diversi, di questa commedia dell'inganno. Come Bossi, Di Pietro, “Mani Pulite”, lo furono 20 anni fa.

    Ai lavoratori diciamo: non fatevi ingannare. Alla parola d'ordine “Via i Politici” contrapponiamo la parola d'ordine “ Via i capitalisti e i loro politici”. Alla parola d'ordine “ Liberiamo le banche dai partiti” contrapponiamo la parola d'ordine “ “Via i banchieri e i loro partiti”. Alla parola d'ordine della “libera economia di mercato” sotto “il controllo dei magistrati” contrapponiamo la parola d'ordine di un'”economia libera dal mercato”, sotto il controllo dei lavoratori.

    Solo una Repubblica dei lavoratori può fare pulizia. Debellando capitalismo e corruzione.

    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORi

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  4. #14
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    Predefinito re: Per una sinistra rivoluzionaria

    NASCE LA SEZIONE DI TARANTO DEL PCL, TRA I FUMI DELL'ILVAL'APPELLO DI UN OPERAIO ILVA PER L'ADESIONE AL NOSTRO PARTITO - Partito Comunista dei Lavoratori

    PRIMA PAGINA

    NASCE LA SEZIONE DI TARANTO DEL PCL, TRA I FUMI DELL'ILVA L'APPELLO DI UN OPERAIO ILVA PER L'ADESIONE AL NOSTRO PARTITO



    29 Giugno 2014






    Sviluppi del PCL in Puglia.

    Due settimane fa un gruppo di compagni del PRC di Taranto, del quartiere Tamburi, ha dichiarato le proprie dimissioni dal partito, contestando la sua linea nazionale e locale. Tra questi anche compagni del Comitato federale del PRC.

    Successivamente questi compagni manifestavano la volontà di aderire al Partito Comunista dei Lavoratori. Venerdì 26 Giugno, nel quartiere Tamburi, si è tenuta un'assemblea dibattito promossa dai compagni usciti dal PRC ( e da alcuni in procinto di farlo), con la presenza Marco Ferrando e di una delegazione del PCL pugliese. L'assemblea è stata introdotta da un compagno operaio dell' Ilva, iscritto al sindacato USB, che ha motivato la propria adesione al PCL e ha fatto appello ad altri compagni e lavoratori dell'ILVA a fare altrettanto. (Riportiamo il testo dell'intervento al termine di questa nota).

    L'assemblea ha dunque avviato la costituzione della sezione tarantina del PCL, col relativo ingresso del nostro partito fra i lavoratori dell'ILVA. All'assemblea ha anche partecipato un delegato operaio dell' USB della fabbrica tarantina ( l'Usb ha 700 iscritti in fabbrica, secondo sindacato in azienda). L'assemblea ha inoltre discusso l'importanza dell'intervento comunista sulla situazione drammatica del quartiere Tamburi e della crisi tarantina, connettendo il tema della salute e del lavoro alla necessità di una soluzione anticapitalistica.

    La nascita della sezione tarantina, che unifica i compagni di Taranto con il nucleo del PCL già presente in provincia ( a Manduria), si accompagna all'ingresso nel partito di nuovi compagni in altre provincie pugliesi. Con la formazione in particolare di un nucleo militante del PCL a Bari, e con nuove adesioni a Lecce.

    A tutti i nuovi compagni va l'abbraccio e il sostegno dell'intero PCL


    ------


    Care compagne cari compagni
    Scusate l’emozione ma era da tempo che non usavo questa parola in un assemblea politica come questa ma solo oggi ne do il giusto profondo significato e valore a differenza di quanto in questi anni dalla caduta del PCI a oggi è stata usata e abusata da tanti partiti nati su quelle rovine ma che col tempo si sono rilevati poltronisti e disfattisti di quella politica di lotta :
    • al capitalismo
    • al neo liberismo
    • alla lotta di classe
    • e al precariato

    quelle lotte e quelle idee comuniste basate su una rivoluzione innanzitutto politica culturale e sociale :
    molti politici che un tempo si definivano comunisti e che orgogliosamente si vestivano solo simbolicamente della tessera e della bandiera del pci o del prc hanno forse dimenticato indossando realmente la giacca e la cravatta per stare comodi sulle poltrone dimenticato cosa vuol dire essere comunisti
    comunisti significherebbe
    cosa comune, pubblico, che appartiene a tutti,
    realizzabile grazie ad un insieme di idee economiche, sociali e politiche,
    messe insieme grazie alla prospettiva di una stratificazione sociale paritaria ancor oggi assente ,ma necessaria e realizzabile .
    grazie a quelle idee e lotte che in altre nazioni sono state fondamentali quali il
    Marxismo rivoluzionario,
    Trotskismo,
    Socialismo rivoluzionario
    Capaci di creare e realizzare una rivoluzione che instauri una dittatura proletaria.
    Li dove il pci non è riuscito
    Li dove molti partiti post-pci non hanno mai voluto intraprendere una nuova rivoluzione .
    Anzi definendo utopici quei compagni che non hanno mai smesso di dosso la bandiera rossa .
    A distanza di tanti anni dalla nascita del pci il 21 gennaio 1921 alla sua fine nel 1991 il comunismo in Italia oggi sarà pur utopia per molti benpensanti , vecchi e nuovi borghesi travestiti da fascisti in doppio petto,
    ma oggi ancora ascoltiamo increduli e un po’ utopici
    che ieri era tangentopoli e oggi expo
    ieri si chiamava lotta di classe oggi precariato
    ieri era finanziamento pubblico ai partiti oggi piscine e statue d’oro in soggiorno
    ieri era stato sociale oggi povertà assoluta di chi nelle fabbriche se non ci è morto allora muore oggi con l’inps mentre i dirigenti pubblici si lamentano di irrisolti e mai realizzati tagli agli stipendi o alle pensioni d’oro.
    Sarà si utopia quella dei comunisti ma se la realtà di oggi e la stessa di ieri allora si sono utopico ,
    ma sono un utopico comunista (inkkazzato!!!!).

    oggi qui a Taranto si cerca di dare una svolta politica in una realtà industriali quali:
    eni,cementir,ilva.
    Ilva:
    la quale ieri era italsider –gruppo iri-poi ilva il risultato negli anni non è cambiato se non in negativo perché se prima si moriva utopicamente oggi si muore e basta .
    negli anni con padron riva si è assistiti ad un incremento dei fatturati ma non a gli stipendi ,
    ad un incremento della produzione e qui di contro si è verificato un incremento ma quello delle morti per patologie tumorali e leucemie.
    Ad un incremento di fondi europei per la tutela e la sicurezza dei dipendenti ma al tempo stesso un aumento di morti bianche.
    Il tutto avvallato e coperto da un sistema di politici funzionari pubblici e sindacati che oggi dentro e fuori la fabbrica hanno anche il buon gusto di criticare l’attuale situazione e l’operato dei vari sub commissari criticabile si ma non da chi ha creato tutto ciò
    L’ilva può riprendersi solo attraverso la NAZIONALIZZAZIONE realizzabile da un vero progetto politico e non a suon di decreti salva ilva o salva riva ma impegnando risorse economiche reali per risarcire una città di quello che i riva hanno finito di fare ma che i governi in passato hanno iniziato
    Rivendichiamo investimenti sul nostro territorio come quello sul
    • Porto: di taranto potrebbe a mio avviso portare uno sviluppo economico e posti di lavoro sui trasporti mercantili metterebbero in condizione lo scalo jonico di rafforzare quelle funzioni nel mediterraneo che fin ora non e stata mai realizzata ho in minima parte come per esempio diga foranea, dragaggio dei fondali ,nuove panchine porterebbero taranto a farla diventare una città portuali piu importanti del sud che fin ora non e mai stata.

    • Turismo: sulla nostra litoranea jonica dove da sempre ha le sue bellezze partendo da taranto fino ad arrivare nel salento a lecce una litoranea da molto tempo abbandonata ma con dei giusti investimenti porterebbe turismo e occupazione. questi devono essere progetti concreti da cui dobbiamo lavorare per eliminare quelle idee che fin ora hanno catalogato taranto come una città esclusivamente industriale ma quando invece in realtà taranto e nata come una città turistica.





    • le proprie ricchezze : La nostra citta e sempre stata caratterizzata come una citta di maggior produttrice di ostriche e di cozze.l’attività dei miticoltori e stata una delle maggiori ricchezze del territorio anche e soprattutto in allevamento di cozze tarantine,e pure abbiamo subito un duro colpo da parte dell’industrie avvelenando e distruggendo tutto .

    • sanità: ancora oggi a taranto abbiamo il problema sanità non ci sono strutture adeguate e tecnologicamente avanzate costringendo la gente ai viaggi della speranza.
    Non occorre creare un nuovo ospedale per far comodo a politici chiesa e faccendieri occorre solamente riorganizzare le attuali strutture in senso tecnico infermieristico strumentale e soprattutto (oggi igienico ………… ) valorizzando le nostre risorse umane mediante una vera sana e corretta politica del malato istituendo innanzitutto il registro dei tumori e il riconoscimento del rischio sanitario


    • l’università: taranto ha da sempre sofferto questo problema non avendo mai creato un vero e proprio polo universitario ma dovendo appoggiarsi a bari o costringendo i nostri giovani a spostarsi fuori in altre regioni creando non pochi disaggi economici nelle proprie famiglie il tutto avvallato da una politica dell’istruzione a livello nazionale che si è preoccupata principalmente delle scuole private a scapito di quelle pubbliche.

    per tutto questo per iniziare una rivoluzione io mi rivolgo a tutti voi e hai compagni come me fuori usciti da rifondazione vi invito di aderire al pcl per aprire una stagione di lotta su tutti i fronti. grazie!!!

    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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  5. #15
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    LETTERA AGLI ATTIVISTI DELLA “LISTA TSIPRAS” . - Partito Comunista dei Lavoratori

    LETTERA AGLI ATTIVISTI DELLA “LISTA TSIPRAS” .

    testo del volantino che sarà distribuito in occasione dell' assemblea nazionale della lista Tsipras a Roma sabato prossimo

    17 Luglio 2014



    UNA LISTA E UN INGANNO

    LETTERA AGLI ATTIVISTI DELLA “LISTA TSIPRAS” .


    Il quorum raggiunto dalla lista Tsipras ha rappresentato e misurato una domanda di rappresentanza di una parte del popolo della sinistra. E' una domanda positiva, verso cui portiamo rispetto. Ma la risposta a questa domanda da parte dei soggetti promotori e costituenti della lista è stato ed è un inganno .

    La lista Tsipras “all'italiana” non è stata la semplice riproposizione di un illusorio compromesso “riformatore” col capitalismo, quale quello perseguito da Syriza, e dai partiti della “Sinistra Europea”. E' stato il confuso assemblaggio dei gruppi dirigenti responsabili della disfatta della sinistra italiana, e dei loro diversi interessi politici (“ lista last minute” per SEL quale tram verso il PD, o lista di pura sopravvivenza per l'attuale segreteria del PRC) con un ambiente giornalistico intellettuale liberal progressista, legato a Repubblica, estraneo al movimento operaio e alla tradizione della sinistra, cui le stesse sinistre hanno affidato, chiavi in mano, composizione della lista, campagna elettorale, e di fatto rappresentanza istituzionale ( Spinelli, Maltese). I militanti e attivisti cui si è chiesto di raccogliere le firme sono stati usati come manovalanza dell'operazione. Che ciò sia avvenuto nel nome di una “nuova concezione della politica”, e di una “nuova pratica della democrazia”, aggiunge solo il grottesco all'inganno.

    Il punto è che i pasticci presentano il conto. Il buio e la confusione della prospettiva è indicativo. La scissione di SEL, la scomposizione e implosione delle diverse componenti di ciò che resta del PRC, la contrapposizione tra partiti e personalità intellettuali “garanti” ( di cosa?), ne sono il risvolto. Tutto questo non ci riguarda. Ci riguarda invece la domanda di riferimento di tanti compagni e compagne che attorno alla lista si sono raccolti e che in essa hanno cercato risposte che non potevano trovare.

    QUALE BILANCIO A SINISTRA?

    Non si ridefinisce una prospettiva senza fare un bilancio. Perchè la sinistra italiana è a pezzi?

    I capi della sinistra dicono:” Perchè la sinistra è divisa”. Mentono. I gruppi dirigenti della sinistra non sono mai stati tanto uniti quando si trattava di votare in Parlamento, a braccetto dei DS e del PD, le leggi di precarizzazione del lavoro, le privatizzazioni, il taglio fiscale per i padroni e persino le missioni e spese di guerra ( primo e secondo governo Prodi, 96/98 e 2006/2008, per 5 anni complessivi). Ne è mancata o manca l'unità della “sinistra” quando si tratta di prendere assessorati o deleghe nelle giunte di centrosinistra, da Venezia alla Liguria all'Umbria. La verità è che proprio questa unità nella compromissione con l'avversario, senza paragoni in Europa, ha combinato un disastro senza paragoni. Le cosiddette “ frammentazioni” sono state semmai un effetto collaterale del disastro vero: i colpi inferti da quelle politiche “unitarie” alle condizioni dei lavoratori, alle loro lotte, alla loro coscienza. Oggi celebrare la lista Tsipras come ritrovata “unità della sinistra” senza bilancio di quel disastro significa riproporre per l'ennesima volta l'inganno di 20 anni. Per di più senza effetto unitario. E' un caso che proprio il nodo del rapporto col PD resti un fattore irrisolto di nuove divisioni e lacerazioni, alla vigilia delle elezioni amministrative regionali ( mentre assessori di SEL e del PRC restano a braccetto del PD in mezza Italia) ?

    A QUALE CLASSE CI RIVOLGIAMO ?

    Un secondo nodo è la classe sociale di riferimento che si vuole scegliere. La lista Tsipras assume la cosiddetta “cittadinanza attiva e progressista” come proprio riferimento. Il sottotraccia è che ormai le classi sono scomparse, o è scomparsa la lotta di classe, o in ogni caso la politica, anche a sinistra, non può più usare quelle vecchie categorie.

    E' un inganno. É una subordinazione a quella ideologia dominante che per 20 anni in tutto l'occidente ha predicato la scomparsa della lotta di classe proprio in funzione della propria aggressione, senza precedenti nel dopoguerra, contro la classe dei salariati. Di più: è tanto più oggi una subordinazione, dal versante “progressista”, a quelle culture populiste, come il grillismo, che usano il richiamo indistinto ai cittadini, senza classe, come richiamo elettorale reazionario, magari per rivendicare l'abolizione del sindacato in quanto tale e contrapporsi al lavoro. ( Le aperture di Spinelli al grillismo, in piena campagna elettorale, nel nome di una “convergenza di programmi” è stata davvero sconcertante). Del resto, le stesse fortune dell'aspirante Bonaparte Matteo Renzi non hanno pescato a piene mani al retroterra “populista” di questi anni?

    No. Bisogna reagire a questa cultura della sconfitta. Occorre ripartire dalla realtà. Assumendo la classe lavoratrice e il movimento operaio come riferimento centrale dell'alternativa. Non si tratta di abbandonare o considerare secondari i terreni della battaglia per l'acqua pubblica, per i beni comuni, per la democrazia. Al contrario. E' che non è possibile pensare di vincere e consolidare risultati su quegli stessi terreni senza rovesciare i rapporti di forza complessivi tra le classi. E non è possibile farlo senza una ripresa della lotta di milioni di salariati, la ricomposizione della loro unità, la radicalizzazione della loro mobilitazione. E' un caso che l'arretramento drammatico dei lavoratori in questi anni, con responsabilità decisiva delle burocrazie sindacali e delle sinistra politiche, abbia accompagnato l'arretramento dei diritti democratici e sociali su tutti i terreni ( ambiente, casa, scuola, sanità, trasporti..)? Di più: non puoi ricostruire oggi un'opposizione di massa al populismo renzista se non a partire da una frontiera di classe e una demarcazione tra sfruttatori e sfruttati. Si può non vederlo?

    PER QUALE PROSPETTIVA CI BATTIAMO?

    Ma alla base di tutto c'è la questione del programma. Verso quale prospettiva indirizziamo le mille lotte di resistenza che ci impegnano ogni giorno? Tutte le componenti dirigenti ( politiche e intellettuali) della lista Tsipras, e lo stesso Tsipras, rispondono:” Un'altra Italia e un'altra Europa”. Bene. Ma traducono questa banalità nell'ennesima riproposizione, nel nome del “nuovo”, della vecchia concezione del New Deal del liberale Roosvelt e del “welfare state” del dopoguerra: il vecchio “compromesso di progresso” tra capitale e lavoro. Un tempo usato per disinnescare le rivoluzioni anticapitaliste. Oggi riproposto oltretutto in un contesto storico completamente diverso ( crollo dell'URSS e assenza del boom economico) che rende quelle stesse ricette liberali totalmente utopiche. Forse possono servire per rendersi culturalmente e politicamente accettabili a futura memoria agli occhi delle classi dominanti e dei loro partiti, in vista di possibili eventuali ministeri o assessorati. Certo non servono per cambiare le condizioni della società.

    No. Bisogna ripartire dalla realtà. La realtà è che siamo di fronte non alla crisi del “liberismo” ma del capitalismo. Di un intero sistema sociale fondato sullo sfruttamento del lavoro e della natura. Ogni sopravvivenza di questo sistema fallito si regge sull'ulteriore regressione delle condizioni di vita degli sfruttati. Distruzione quotidiana dei diritti, ritorno della xenofobia, ripresa del populismo reazionario e persino di tendenze fasciste in diversi paesi europei, sono facce diverse dell'imbarbarimento che avanza. Non c'è prospettiva di progresso fuori dal rovesciamento del capitalismo, e quindi da una prospettiva di rivoluzione. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, basato sulla loro organizzazione e sulla loro forza, può realizzare un programma anticapitalista: espropriare i capitalisti e i banchieri, concentrare tutte le leve dell'economia e della società nelle mani degli sfruttati, riorganizzare su basi nuove la società. In Italia, in Europa ( Stati Uniti socialisti d'Europa), nel mondo. Portare questa consapevolezza fra i lavoratori e tutti gli sfruttati, ricondurre ogni lotta parziale ( sociale, ambientale, democratica) a questa prospettiva è l'unico modo di liberare un futuro di verso per l'umanità.

    LE RAGIONI DI UN PARTITO RIVOLUZIONARIO

    Ma per questa prospettiva c'è bisogno di un partito, in Italia e su scala internazionale. Non ce n'è bisogno per sventolare una bandiera progressista o anche per limitarsi alla resistenza quotidiana. Ce n'è bisogno per una prospettiva di rivoluzione.

    Il PCL è nato e lavora per questo- assieme ad altre organizzazioni rivoluzionarie di altri paesi- aperto alla confluenza di tutti coloro che condividono questo programma. Siamo sempre stati e saremo sempre, incondizionatamente, a favore dell'unità di lotta più ampia di tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento, contro i comuni avversari: le classi dominanti, i partiti borghesi, i populismi reazionari. Ma lo siamo portando in ogni lotta e in ogni battaglia comune il progetto di rivoluzione. La sola che può cambiare le cose.

    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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  6. #16
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    Predefinito re: Per una sinistra rivoluzionaria

    Thyssen Krupp di Terni: contro i 550 licenziamenti - Partito Comunista dei Lavoratori

    Thyssen Krupp di Terni: contro i 550 licenziamenti



    4 Agosto 2014

    Testo volantino


    Thyssen Krupp di Terni e il licenziamento di 550 lavoratori


    1) Il Partito Comunista dei Lavoratori è dalla parte degli operai per l’OCCUPAZIONE della fabbrica da parte dei lavoratori finché il piano industriale non sia ritirato da parte dell’azienda.

    2) Proponiamo la NAZIONALIZZAZIONE e l’ESPROPRIO della fabbrica senza INDENNIZZO e sotto il controllo dei lavoratori, perché l’indennizzo, è già stato ripreso da anni, tramite lo sfruttamento dei lavoratori. Di fronte alla più grande aggressione sociale contro il mondo del lavoro da parete dei “padroni” occorre rispondere con un azione di lotta altrettanto forte. Solo un’azione di lotta radicale e di massa può strappare risultati a favore dei lavoratori partendo dalla difesa incondizionata di tutti i posti di lavoro.

    3) L'Italia è oggi governata dai capitalisti, smantellando diritti e salario ai lavoratori e dalla legge del profitto. E' ora che comandi il mondo del lavoro, solo un governo dei lavoratori, che rovesci la dittatura dei capitalisti, può riorganizzare su basi nuove la società. Solo una rivoluzione socialista può cambiare le cose.
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  7. #17
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    ALLA DIREZIONE DELLA CGIL E DELLA FIOM: PER UNA SVOLTA RADICALE DEL MOVIMENTO OPERAIO CONTRO IL RENZISMO. - Partito Comunista dei Lavoratori

    ALLA DIREZIONE DELLA CGIL E DELLA FIOM: PER UNA SVOLTA RADICALE DEL MOVIMENTO OPERAIO CONTRO IL RENZISMO.



    26 Settembre 2014




    ALLA DIREZIONE DELLA CGIL E DELLA FIOM:
    PER UNA SVOLTA RADICALE DEL MOVIMENTO OPERAIO CONTRO IL RENZISMO.


    Il senso di questa lettera pubblica è molto semplice. Siamo in presenza di una svolta politica reazionaria. Voi siete di fatto la direzione maggioritaria del movimento operaio italiano. La vostra responsabilità è politica, non solo sindacale, tanto più a fronte della crisi verticale della sinistra politica italiana. Noi pensiamo che le vostre scelte di fondo di lungo corso, in forme e con ruoli diversi, abbiano favorito in misura decisiva la deriva in corso. Per questo rivendichiamo una svolta radicale di indirizzo, capace di trarre un bilancio di verità e di affrontare un livello di scontro politico e sociale per molti aspetti nuovo. Senza una svolta di indirizzo, finirete complici di una disfatta del movimento operaio e di un successo reazionario. Che colpirà la stessa CGIL e la FIOM.


    MATTEO RENZI, FRA THATCHER E BONAPARTE

    La situazione politica e sociale italiana è segnata sempre più pesantemente da un corso politico reazionario. Il governo Renzi non è la semplice continuità dei governi Monti e Letta. Incarna una tendenza bonapartista alla concentrazione dei poteri nelle mani del premier con ampie ricadute sull'intero sistema delle relazioni sociali, politiche, istituzionali.

    Il nuovo populismo di governo cerca la relazione diretta con la cosiddetta “opinione pubblica” fuori e contro le forme tradizionali della rappresentanza. Da un lato droga il senso comune con una recitazione d'immagine totalmente falsa che riprende in forma diversa il canovaccio del berlusconismo come di ogni populismo reazionario ( nuovo contro vecchio, futuro contro passato, giovani contro anziani, cittadini contro politici , sognatori contro burocrati..); dall'altro usa il consenso drogato, così costruito, come randello contro il movimento operaio , i suoi diritti, le sue organizzazioni.

    L'operazione elettorale truffa degli 80 euro, messi a carico dei beneficiari, ha coperto e copre un ulteriore salto devastante sul terreno della precarizzazione del lavoro ( dal decreto Poletti allo smantellamento definitivo dell'articolo 18), col sostegno entusiasta di Sacconi e Berlusconi.
    La campagna d'immagine sulla “buona scuola”, copre un passo avanti ulteriore nella privatizzazione strisciante dell'istruzione pubblica, col plauso pubblico di Gelmini e di Aprea.
    La “riforma della pubblica amministrazione” maschera tagli ulteriori di decine di miliardi sulla spesa sociale, la continuità del blocco contrattuale per milioni di lavoratori , scelte discriminatorie e antisindacali in linea con Brunetta e con l'ammirazione di Brunetta.

    Intanto i sindacati, a partire dalla CGIL, diventano bersaglio di una campagna pubblica sprezzante, e persino di irrisione, da parte del Presidente del Consiglio: che punta a fare della contrapposizione al sindacato una leva del proprio richiamo popolare. Mentre avanza un disegno reazionario di riforma elettorale e istituzionale- pattuito tra Renzi e Berlusconi- senza precedenti nella storia della Repubblica.


    LE VOSTRE RESPONSABILITA'.

    L'avanzata di questo populismo di governo chiama in causa le vostre responsabilità.

    Gli 80 euro hanno brillato agli occhi di tanti lavoratori in misura proporzionale alla svendita per tanti anni dei loro interessi e all'assenza di una azione reale di mobilitazione contro le politiche dominanti e contro il padronato.

    Prima la compromissione del gruppo dirigente CGIL nelle politiche di sacrifici del governo Prodi, in compagnia di tutta la sinistra politica italiana ( riduzione dell'Ires sui profitti di banche e imprese, precarizzazione del lavoro, riduzione del cuneo fiscale tutto a vantaggio dei padroni); poi la sua volontà di subordinare l'opposizione di massa antiberlusconiana alla riproposizione ( fallita) del centrosinistra, col risultato di disperderne potenzialità e radicalità; poi la sua sottomissione passiva alla macelleria di Monti contro lavoro e pensioni, in omaggio al patto con Bersani e in obbedienza a Napolitano e alla UE; parallelamente la politica di blocco con Confindustria sulla derogabilità dei contratti e sulla incontestabilità dei contratti in deroga, quale sponda auspicata e fallita di un nuovo patto di centrosinistra: l'insieme di queste scelte della CGIL ha non solo rappresentato una sconfessione delle ragioni del lavoro negli anni cruciali della grande crisi capitalista , ma un fattore decisivo di demoralizzazione, disgregazione, passivizzazione sociale, arretramento e confusione della coscienza politica di milioni di lavoratori. Il populismo reazionario ha pescato a piene mani proprio in questo arretramento, sia nella variante reazionario plebiscitaria del grillismo, sia in quella bonapartista del renzismo.

    La FIOM ha in parte contrastato questa politica, in contrapposizione a Marchionne e a Monti. Ma non ha indicato un'alternativa di linea sul terreno dell'azione di massa e della sua prospettiva. E ha finito col rispondere alla propria sconfitta sindacale prima col tentativo di una ricomposizione pattizia con la maggioranza CGIL, poi con una spregiudicata apertura di credito verso Renzi contro i vertici CGIL. Nella ricerca ostentata ( e grave) di un asse diretto concertativo col Capo di un governo antisindacale. La copertura di CGIL e FIOM all'operazione truffa degli 80 euro ha rappresentato, con logiche diverse, una comune politica subalterna contro un principio elementare di verità. E un ulteriore fattore di confusione della coscienza di classe a vantaggio del populismo di governo, e della sua marcia contro il lavoro. Il fatto che l'infame decreto Poletti sia passato senza il contrasto di una sola ora di sciopero dietro la bandiera degli 80 euro, rappresenta una enormità. Ma anche la misura di una vostra politica disarmante.


    PER UNA RISPOSTA PROPORZIONALE ALL'ATTACCO
    PER UN'ALTRA DIREZIONE DEL MOVIMENTO OPERAIO

    Il punto è che queste vostre politiche sono fallite. Non è un punto di critica, è un dato obiettivo. Il rullo compressore del renzismo avanza non solo contro i lavoratori ma anche contro di voi. L'aggressione finale contro l'articolo 18, in aperta sfida al movimento operaio e sindacale, torna ad essere la linea di raggruppamento dell'intero fronte padronale. Di più: Renzi fa dell'attacco frontale all'articolo 18 la bandiera della propria credibilità internazionale di uomo di rottura e sfondamento contro il movimento operaio e i sindacati. Siamo a un thatcherismo in versione populista, e per questo tanto più minaccioso.

    E' l'ora di una risposta proporzionale all'attacco.

    Le politiche di attesa “critica” o di ammiccamento equivoco vanno definitivamente archiviate. Ogni ipotesi di subordinazione alla dialettica interna al PD, in una logica di alleanza con i liberali della vecchia guardia contro i nuovi reazionari, non porterebbe da nessuna parte. Non sarà Massimo D'Alema, già guida in altre stagioni dell'attacco contro i lavoratori, la ciambella di salvataggio del movimento operaio italiano. Non sarà Stefano Fassina, già ministro del governo Letta e delle politiche di austerità, la clausola di salvaguardia della CGIL e tanto meno dei lavoratori. Ogni ennesima ricerca di un nuovo centrosinistra sarebbe al tempo stesso, tanto più oggi, subalterna e velleitaria. L'unica sua conseguenza concreta sarebbe la rimozione della mobilitazione di massa, a tutto vantaggio di Renzi (e di Grillo).

    “Alla guerra occorre andare come alla guerra”. Renzi ha dichiarato guerra al movimento operaio e ai sindacati riunendo attorno a sé il fronte padronale. Il movimento operaio dichiari guerra al renzismo unendo attorno a sé - attorno ad una propria piattaforma di lotta indipendente - il grosso dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, della popolazione povera del Paese. Non bastano appuntamenti di contestazione simbolica delle misure del governo, per di più eventualmente divisi e concorrenziali fra loro. E' necessario unire le forze in uno scontro vero e prolungato. Il PCL, i suoi militanti e attivisti sindacali, si battono da anni per una svolta unitaria e radicale dell'azione di lotta del movimento operaio , ponendo questa esigenza in ogni lotta, in ogni sindacato di classe, in ogni occasione di confronto . Tanto più lo facciamo e lo faremo pubblicamente in questo momento cruciale della lotta di classe in Italia e in Europa.

    Su di voi ricade una responsabilità enorme.
    Su di noi quella di batterci fra i lavoratori e in ogni lotta per un'altra direzione del movimento operaio e sindacale, coerentemente classista e anticapitalista. La costruzione di un partito rivoluzionario, radicato nell'avanguardia della classe lavoratrice, è parte decisiva di questa battaglia.

    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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  8. #18
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    GENOVA SOTT' ACQUA: UNA VITTIMA E MILIONI DI DANNI. L' ENNESIMA TRAGEDIA CAUSATA DAL CAPITALISMO - Partito Comunista dei Lavoratori
    GENOVA SOTT' ACQUA: UNA VITTIMA E MILIONI DI DANNI. L' ENNESIMA TRAGEDIA CAUSATA DAL CAPITALISMO


    comunicato stampa del PCL - sez. Genova


    11 Ottobre 2014



    Una vittima e milioni di danni a negozi, edifici, strade ed autoveicoli: è il drammatico bilancio dell' alluvione dei giorni scorsi, che ha colpito la città di Genova e alcune zone della provincia (Montoggio e zona del Tigullio). Dopo le devastanti alluvioni del 1970, che provocò 25 morti, di quelle degli anni ‘ 93 -’98 e 2000 che provocarono ingenti danni in varie zone della città. E dopo quella del 2010 che devastò Sestri Ponente, fino a quella del 4 Novembre 2011, che provocò 6 morti e milioni di danni. Quella dei giorni scorsi rappresenta l' ennesima tragedia per la città, e l' ennesimo crimine del Capitalismo.
    Sono tutte catastrofi causate dalla legge imperante del profitto: che ha tagliato le risorse per la ripulitura dei fiumi e per lo scollamento del Bisagno, ha autorizzato costruzioni edilizie a pochi metri dai corsi fluviali e massicce cementificazioni nelle zone costiere. E’ un fatto indiscutibile, per es., che da diversi anni, in questa città e in buona parte della Regione, le Amministrazioni locali applicano tagli continui nel settore delle manutenzioni ambientali e della pulizia di strade e tombini. Governi nazionali, di centrosinistra e centrodestra, impegnati a pagare ogni anno più di 50 miliardi di interessi alle banche strozzine o a finanziare mega speculazioni come il Terzo Valico, la Gronda e la TAV,hanno “risparmiato” sulla protezione della natura e della vita . Per questo sono i responsabili politici e morali di quanto è avvenuto. Assieme ai sindaci e ai governatori regionali che li hanno coperti e assecondati: sono tutti tenuti a dimettersi...!
    Solo un governo dei lavoratori, rompendo con la legge del profitto, può investire uomini e risorse nel riassetto idrogeologico del territorio evitando, per sempre, il ripetersi di simili tragedie.

    PCL - GENOVA

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  9. #19
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    OCCUPARE LE ACCIAIERIE DI TERNI - Partito Comunista dei Lavoratori

    OCCUPARE LE ACCIAIERIE DI TERNI



    11 Ottobre 2014




    Il licenziamento di centinaia di operai da parte dell'AST di Terni, unito all'abbattimento del salario degli occupati “superstiti”, è una provocazione inaccettabile. Il sostegno del governo all'azienda chiarisce coi fatti una volta di più la natura delle politiche del lavoro di Matteo Renzi.

    Ma i sindacati non possono limitarsi ora a respingere la provocazione esprimendo “dissenso”. Debbono assumersi la responsabilità di una risposta radicale all'altezza dell'attacco subito. L'occupazione immediata della fabbrica da parte degli operai è la sola risposta adeguata. Il PCL l'ha sostenuto controcorrente sin dall'inizio della vicenda. I fatti ora dimostrano che è l'unica via. L'unica che può incidere sui rapporti di forza e strappare risultati.

    Dopo aver blandito per mesi Matteo Renzi, ora Landini ha alluso alla possibilità di “occupare le fabbriche” contro i licenziamenti. Meglio tardi che mai. Ma è il momento di passare ai fatti. L'occupazione delle acciaierie di Terni potrebbe rappresentare un esempio contagioso per centinaia di altre vertenze e innescare una svolta radicale del movimento operaio.

    E' l'unico evento che Renzi teme: non la manifestazione del 25 ottobre, ma l'azione di forza dei lavoratori . Se CGIL e FIOM rinunciano alla occupazione delle acciaierie di Terni non solo rinunciano alla difesa reale degli operai ternani e del loro lavoro. Ma fanno un enorme regalo al governo più anti sindacale degli ultimi 60 anni.

    PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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  10. #20
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    Per un intervento rivoluzionario alle prossime elezioni Risoluzione dell'EEK - conferenza straordinaria del 28 dicembre 2014 - Partito Comunista dei Lavoratori

    Per un intervento rivoluzionario alle prossime elezioni Risoluzione dell'EEK - conferenza straordinaria del 28 dicembre 2014



    6 Gennaio 2015








    1. La bancarotta economica del Paese e la disintegrazione sociale hanno portato alla più acuta crisi di potere politico. Il governo Samaras-Venizelos, al collasso, legato al memorandum della troika, non è più in grado di governare; ed un successivo governo basato su Syriza non è un'opzione attuabile né per le classi dominanti né per le masse popolari che presumibilmente lo voteranno.

    La corsa a capofitto di Samaras verso l'obiettivo del completamento del memorandum, con la sua retorica fallita da “storia di successo”, è terminata in una tragicommedia. La troika, innanzitutto lo stesso FMI e Schäuble, hanno fatto mancare il terreno sotto i piedi del governo Samaras-Venizelos chiedendo nuove devastanti misure antipopolari, e così accelerando verso le elezioni presidenziali ed elezioni politiche anticipate. Non c'è dubbio che l'ultimatum della troika abbia avuto come destinatario finale non l'attuale dimissionario primo ministro di destra, bensì il prossimo, di sinistra. Il cinico ricatto della UE è chiaro: o Syriza si piegherà a rifiutare le attese popolari o sarà schiacciata dai “mercati” – come a mandare un messaggio a Podemos in Spagna e a Sinn Féin in Irlanda.
    Da parte della UE non c'è spazio per compromessi, dal momento che sta colando a picco nella recessione, nell'ultraindebitamento e nella deflazione, e che la crisi sistemica capitalista dalla periferia minaccia ora il centro: Italia, Francia e la stessa Germania. Dall'altro lato, la subordinazione politica della destra alla troika e al capitale sta ora eccedendo tutti i limiti di sopravvivenza del popolo. La politica di Syriza di ridurre l'austerità attraverso la negoziazione e il compromesso con la UE, il FMI e il capitale greco e internazionale eccede i limiti imposti dal peggioramento della crisi del capitalismo.
    La reazione si sta preparando per il confronto, rafforzando le sue posizioni negli apparati statali, parastatali, repressivi, giudiziari, ideologici, così come nelle gang fasciste, per trasformare un governo Syriza in una “parentesi di sinistra” prima che l'estrema destra torni a prendersi la rivincita di una controrivoluzione sociale.
    Le prossime elezioni sono indubbiamente un episodio cruciale della nuova fase della lotta di classe. In ogni caso, qualsiasi risultato possa esserci, è certo che esse non risolveranno ma esaspereranno ulteriormente la crisi politica e, alla fine, la crisi generale delle classi dominanti. I capitalisti non sono in grado di portare la società fuori dalla crisi del loro sistema. Solo la classe lavoratrice, appoggiata dalle classi popolari che oggi la crisi sta distruggendo, può garantire un'uscita dalla crisi, preparando l'abbandono di questo sistema di dominazione borghese e imperialista per il socialismo internazionale nella regione, in Europa e nel mondo intero.
    Dal momento che l'epicentro del tutto è la crisi di potere stessa, la questione primaria di una strategia che si dica rivoluzionaria (tattiche di lotta di classe; tattiche elettorali; programma di transizione; posizione su debito, misure di “austerità” e UE; fronti, alleanze ecc.) deriva da ed è connessa con questo punto strategico fondamentale.


    2. L'attuale battaglia politica si gioca sul campo nemico del parlamentarismo borghese, controllato dal capitale, dai partiti del sistema e dai media, che condanna al silenzio le voci della sinistra rivoluzionaria. Ciononostante, la battaglia prende corpo esattamente nelle condizioni di decomposizione avanzata del parlamentarismo borghese e sotto le grida di protesta popolari, che forniscono un'arena importante per un intervento rivoluzionario del EEK.


    Queste elezioni politiche anticipate, con la loro puzza soffocante di scandali, “acquisti”, tangenti, concussioni e voltafaccia, hanno aumentato il decadimento del sistema politico. Hanno completamente smascherato un Parlamento zombie che ratifica decisioni preapprovate da un regime borghese in stato di “emergenza”. In nome dell'agonizzante democrazia borghese, i governanti, guidati dai bisogni della guerra di classe, hanno deciso di costruire prigioni “di tipo C” destinate non solo ai detenuti, ma a qualsiasi tipo di resistenza: per il confino dell'intera società. Le elezioni non resusciteranno un parlamentarismo morto vivente, sebbene illusioni parlamentari possano crescere con l'aspettativa di un “governo di sinistra”.
    La strada per la libertà non passa attraverso “maggioranze” elettorali o coalizioni parlamentari e compromessi fra sinistra e centrosinistra o nazionalisti di destra del tipo di AN.EL. Greci Indipendenti (partito di destra anti-austerità – NdT), ma attraverso l'autorganizzazione dei lavoratori e la lotta di massa per il loro potere, il potere di chi “sta in basso” contro il potere di chi “sta in alto”. Questo sistema ha raggiunto i suoi limiti, e deve quindi essere abbattuto.



    3. Il governo Samaras e i partiti dell'opposizione ufficiale stanno gareggiando per convincere i cittadini su chi sarà, nel febbraio 2015, “il più affidabile ed efficace negoziatore con la UE, la BCE e il FMI” fra il negoziatore di destra, le “facce familiari” a Juncker, Moscovici e Merkel, e il negoziatore di sinistra, “più duro”. In realtà, comunque sia, non c'è nessuno spazio per vere negoziazioni. Da una parte, i diktat di Berlino, Bruxelles e Washington non sono negoziabili; dall'altra parte, le nostre vite, le vite delle masse hanno raggiunto, se non già superato, i loro limiti, e non possono essere negoziate da nessuno.

    Non scegliamo i negoziatori delle nostre vite! Il memorandum non sarà stracciato da nessun governo borghese, ma dagli stessi lavoratori con uno sciopero politico generale a oltranza come arma per la sua abolizione e per la connessa cancellazione del debito estero per gli usurai internazionali!
    Chiunque sia eletto, l'unica scelta è la continuazione della lotta di classe fino alla vittoria dei lavoratori e di tutti gli oppressi.
    Se, come molto probabile, la destra, sgretolata, sarà mandata via, non dovrà esserci un giorno né un'ora di tregua, negligenza o inattività, in attesa del “periodo di grazia” concesso al nuovo governo. La potenza delle masse deve immediatamente essere esercitata attraverso tutte le forme di mobilitazione e autorganizzazione delle sue forze nei quartieri, negli spazi pubblici, nei posti di lavoro e di studio. Se la causa della nostra liberazione dalla sofferenza è lasciata nelle mani dei “negoziatori”, la reazione nazionale e internazionale che si prepara in agguato per la sua vendetta vincerà. Quella della vittoria è una questione strategica al fine di organizzare la battaglia per il potere della parte degli oppressi, lavoratori e disoccupati, poveri e nuovi poveri causati dalla spirale del memorandum.

    4. L'EEK non è indifferente né politicamente sprezzante nei confronti delle larghe masse che sperano in una vittoria di Syriza per poter avere anche il minimo respiro dal soffocamento dell'austerity. Non teniamo un atteggiamento di equidistanza e non minimizziamo le differenze fra la destra e Syriza, come fa il KKE stalinista. Condividiamo la rabbia del popolo e ci uniamo alla sua lotta. Siamo pronti per l'azione unitaria contro la troika, il memorandum, la destra nero-blu-verde (dai colori di riferimento rispettivamente di Alba Dorata, Nea Democratia e Pasok. "NdT")
    e il comune nemico di classe.


    Riconosciamo le condizioni e anche i limiti dello spostamento di massa a sinistra che a partire dal 2012 ha preso la forma di un sostegno politico di massa a Syriza, vista non più soltanto come una forza di opposizione e di pressione al potere borghese, ma come un'alternativa di governo della sinistra. Ma insieme con le speranze di molti, non ignoriamo le aspirazioni di alcuni “ex” pro-troika, “ex” Pasok, “ex” Sinistra Democratica, e altri furfanti che cercano in Syriza la piscina di Siloam in grado di assolverli dai loro peccati pubblici e di raggiungere la cucchiaiata di miele del potere borghese. Soprattutto, non perdiamo di vista quei gruppi capitalistici, circoli, e politici borghesi che sostengono “alleanze necessarie con un governo basato su Syriza” che rimanga sempre nel sistema capitalistico e nell'UE, e che porterà un domani a politiche di collaborazione di classe.
    L'accettazione di una tale collaborazione di classe, che può solo essere contraria agli interessi dei lavoratori e del popolo, è già presente nella dichiarazione di lealtà della leadership di Syriza, tesa alla “continuità dello Stato” - nel momento della sua crisi di potere, a rimanere nell'UE e nella NATO e ad accettare le condizioni del soffocante coinvolgimento e dominazione imperialista nella nostra regione.

    Facciamo appello alle forze che all'interno della classe lavoratrice, dei giovani, degli intellettuali appoggiano Syriza o investono in essa le loro speranze, a chiedere alla sua leadership di rompere con la borghesia, con i suoi politici, con tutti gli opportunisti e tutti gli attori del potere capitalista. Facciamo appello ad essi perché rifiutino la politica della “continuità dello Stato” e gli accordi con l'imperialismo, il capitalismo in bancarotta, la UE, il FMI e la NATO.

    Ad ogni passo che la base popolare di Syriza farà in questa direzione, noi saremo al loro fianco, pur mantenendo la nostra indipendenza politica, le nostre critiche e i nostri avvertimenti sul fatto che i leader riformisti non sono affatto pronti a queste necessarie rotture. Essi stanno già mostrando la loro servilità con le dichiarazioni rassicuranti nei confronti del capitale e della UE, con le loro azioni, e specialmente con il loro programma.
    Le misure di austerità non possono essere cancellate senza un annullamento unilaterale e senza esenzioni del debito nei confronti della prigione della UE, della BCE e del FMI. Le misure di austerità, il debito e la troika sono le teste di un'idra: non possiamo tagliare solo una delle teste lasciando in pace le altre. Il “programma di Salonicco” (avanzato da Syriza), totalmente inadeguato, vorrebbe svuotare l'oceano delle sofferenze popolari con un cucchiaino. Tutta la sua lealtà alla “continuità dello Stato” apre la strada ad una tragedia di tipo cileno del 1973.
    Per avere pane, lavoro, sanità, istruzione, libertà, è necessario rovesciare il sistema di fame, disoccupazione, ignoranza e repressione. Altrimenti saremo sepolti sotto le rovine della bancarotta del capitalismo. Occorre una radicale riorganizzazione dell'economia su nuove basi sociali, cioè socialiste, secondo un piano scelto democraticamente, che vada incontro ai bisogni sociali; con la nazionalizzazione dei settori strategici, senza indennizzo agli squali capitalisti, sotto il controllo e la direzione dei lavoratori.
    Occorre un potente fronte unico di tutti i lavoratori e delle organizzazioni popolari, movimenti, associazioni, di tutti i centri di resistenza sociale e di lotta contro la crisi esistenti e che nasceranno, di tutti i militanti della sinistra e del movimento rivoluzionario – dal KKE a Syriza ad ANTARSYA all'EEK alle altre organizzazioni di sinistra, agli anarchici e ai movimenti antiautoritari; che distrugga la reazione, il dominio imperialista, lo Stato di polizia, il parastato fascista, la schiavitù sociale, e che apra la strada all'universale emancipazione umana, che per l'EEK non è altro che l'universale comunismo della libertà.

    5. La crisi non è una peculiarità della Grecia, ma un processo mondiale. All'epicentro di questa crisi capitalista mondiale c'è l'Europa. Una definitiva fuoriuscita dalla crisi non è praticabile se essa riguarda un solo Paese, con un'”autarchia” o un trinceramento nazionale. Il nazionalismo economico, che causò tragedie tra le due Guerre e portò al secondo conflitto mondiale, divampa ancora, specialmente nell'Unione Europea, con caratteristiche di estrema destra, di destra o “di sinistra”, a causa delle misure di cannibalismo sociale della UE e dei suoi governi. Se nel passato il nazionalismo economico ha dimostrato di essere inutile e distruttivo, oggi è un'utopia reazionaria, una ricetta per disastri. L'EEK dichiara senza ambiguità: nessun compromesso con il devastante nazionalismo economico, anche avente un segno “di sinistra”. La salvezza per le masse richiede nient'altro che una rivoluzione sociale. La lotta rivoluzionaria può iniziare in Grecia o in un altro Paese, ma la sua vittoria non può essere conseguita se non in scala internazionale, con l'unificazione di tutte le lotte rivoluzionarie, per l'unificazione socialista della nostra regione e dell'Europa sulle rovine dell'UE imperialista.


    6. Tutte le necessità, le opportunità e i rischi del momento storico che stiamo vivendo richiedono che l'indipendenza politica della classe lavoratrice sia costruita e preservata da un nuovo Trattato di Varkiza [l'accordo del 1945 fra l'imperialismo britannico e i partigiani dell'ELAS traditi dallo stalinismo]. Ciò che rende più che mai necessario e urgente l'intervento politico indipendente delle forze rivoluzionarie, della sinistra rivoluzionaria e dell'EEK nell'imminente e, per le masse, cruciale battaglia elettorale.

    È a questo proposito che abbiamo organizzato il 15 dicembre scorso, nella facoltà li legge dell'università di Atene, un'assemblea pubblica per presentare la proposta dell'EEK, intitolata “Sulla strada di dicembre – la risposta rivoluzionaria alla crisi”, invitando altre organizzazioni della cosiddetta sinistra extraparlamentare e del movimento. ANTARSYA ha risposto all'invito, e due rappresentanti delle organizzazioni NAR e SEK hanno partecipato e sono intervenuti. Il 18 dicembre c'è stato un incontro di delegazioni di ANTARSYA ed EEK (vedi la Dichiarazione del Politburo dell'EEK del 20 dicembre e il Comunicato congiunto di ANTARSYA ed EEK del 22 dicembre).
    Sia all'assemblea pubblica che all'incontro con ANTARSYA, al di là dell'accordo su specifici punti programmatici (come la cancellazione del debito, le nazionalizzazioni senza indennizzo, il controllo dei lavoratori), l'EEK ha insistito sulla prospettiva del potere dei lavoratori come risposta rivoluzionaria antisistema alla crisi politica e come base di confronto con la proposta di governo di Syriza, e ha categoricamente rifiutato qualsiasi compromesso con qualsiasi nazionalismo “di sinistra”, e di conseguenza collaborazioni con formazioni quali “Piano B” e PAMES, che hanno organizzato iniziative con riconosciuti rappresentanti dell'area della “sinistra nazionalista” della Francia e dell'Italia imperialiste (Nikonoff e Campo Antimperialista).
    Purtroppo, la maggioranza di ANTARSYA, con la responsabilità di NAR, ARAN e ARAS (uniti in PAMES) non solo non ha tenuto conto dei rilievi critici dell'EEK, ma ha anche firmato solennemente un'alleanza politico-elettorale con PAMES. “Piano B”, che è in questa coalizione fin dall'inizio, nello stesso momento in cui stringe la mano alla maggioranza di ANTARSYA non si fa problemi ad agitare provocatoriamente il suo nazionalismo e il suo feticismo per la dracma. I leader di “Piano B” hanno firmato il 19 dicembre (il giorno dopo l'incontro con ANTARSYA) una dichiarazione comune pubblica “per la creazione di un polo patriottico democratico” con l'EPAM di Kazakis e l'inesistente “Dracma – Movimento Democratico Greco Cinque Stelle” di... Katsanevas (un corrotto statista ex Pasok)!!
    Ovviamente, l'EEK non avrebbe mai accettato di essere associato a tanto discredito, nemmeno in nome della sinistra rivoluzionaria, con il pretesto di vincere “le correnti che tendono a differenziarsi dal riformismo e si spostano a sinistra”. Non è difficile vedere che i “patrioti” di “Piano B” non rompono con il riformismo, e sono anzi alla destra del KKE, e anche di determinate forze interne a Syriza.
    Senza essere accusati di voler “interferire” negli “affari interni” di ANTARSYA, con la responsabilità ed il coraggio derivanti da decenni di lotta comune, chiediamo ai compagni di ANTARSYA, specialmente ai compagni di NAR e della sua organizzazione giovanile, nKA, di rifiutare quest'opportunista alleanza politico-elettorale e di rifiutare di cadere nella palude del nazionalismo “di sinistra”.


    7. In queste circostanze specifiche, estremamente difficoltose in termini di tempi e di necessità finanziarie, l'EEK deve sostenere sulle sue spalle la battaglia per l'indipendenza politica della classe lavoratrice e per l'internazionalismo proletario, e parteciperà in maniera indipendente alle elezioni. La voce dell'EEK sarà la voce della rivoluzione; una voce minoritaria, e tuttavia inconciliabile e insubordinata. Abbiamo il dovere di mostrare l'unica via d'uscita, di discutere con i lavoratori il più possibile, di mobilitarli fin da ora per l'indomani della sconfitta dei sostenitori del memorandum, di reclutare e organizzare forze rivoluzionarie, di prepararci ed educarci da avanguardie combattenti per la battaglia storica che incombe. L'esistenza dell'EEK, la sua ragion d'essere, è la lotta incessante per la rivoluzione permanente internazionale, con le più diverse condizioni – a volte straordinariamente sfavorevoli, sfidando ostacoli e avversari sulla strada della liberazione sociale e del comunismo.

    Proviamoci ancora! Andiamo avanti con fermezza! Raccogliamo questa sfida storica!

    EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori), 28 dicembre 2014

    partecipate e aderite al partito COMUNISTA in pieno congresso a questo link http://forum.termometropolitico.it/6...l#post13212177

 

 
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