La sorpresa del governo sul finanziamento pubblico ai partiti
di Ferma Restando - 29/12/2013 - E lo scherzetto di Letta a Beppe Grillo
Franco Bechis su Libero di oggi si addentra nell’analisi del decreto che “abolisce il finanziamento pubblico dei partiti” (parola di Enrico Letta, anche se da decenni si chiamano rimborsi e il sistema è un altro). Il primo punto che il vicedirettore di Libero discute è quello, già contestato all’epoca della presentazione del disegno di legge, della ridistribuzione tra chi sceglie e chi non sceglie:
Se come probabile gli italiani fossero dell’idea di lasciare a secco i partiti, e quindi il 2 per mille non arrivasse a 45,1 milioni (nel 1999 si raccolsero 4 milioni scarsi con il 4 per mille), i tesorieri di Pd, Forza Italia, Ncd etc non correrebbero rischi: anche i soldi non devoluti dagli italiani finirebbero comunque nelle loro casse come finanziamento pubblico diretto. Il comma 6 dell’articolo 12 stabilisce infatti che la differenza fra quanto scelto dai contribuenti e quei 45,1 milioni verrebbe versata sul fondo dei partiti dell’anno successivo, incrementando quei 45,1 milioni. Risultato: 60 milioni arriveranno comunque dallo Stato ai partiti politici, che gli italiani lo vogliano o meno. Una truffa in piena regola.
Bechis segnala altri problemi:
Cisonoaltre regalieperi partiti: ad esempio una commissione massima dello 0,15% per i versamenti ai partiti e alle loro fondazioni fatti con carte di credito e bancomat. Uno sconto del 50- 75% rispetto alle commissioni attuali, con la difficoltà per tutti i circuiti di distinguere cliente per cliente i pagamenti fatti ai partiti da tutti gli altri. Secondo regalo: i partiti potranno fare raccolta fondi anche attraverso sms (come avviene per le grandi raccolte di beneficienza) o telefonate a numeri verdi. Su quelle transazioni, a differenza delle altre, le compagnie telefoniche non potranno applicare l’Iva.
E la chicca finale è la sorpresona di Enrico Letta a Beppe Grillo:
Oggi ai partiti finivano 91 milioni di euro l’anno, ma una parte di questa somma tornava indietro allo Stato (al momento circa 12-13 milioni di euro) perché M5s rifiutava di prendere i rimborsi. Con le prossime Europee e Regionali quella somma sarebbe arrivata poco sotto i 20 milioni di euro l’an – no, e i partiti sarebbero costati 71 milioni di euro in tutto. Ora Grillo e i suoi eletti dovranno fare domanda prima per quei soldi. Se non la faranno, non andranno allo Stato, ma agli altri partiti politici che si divideranno la torta.
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