NICHI VENDOLA (SEL) : "UN RIFORMISMO ANTI-LIBERISTA FRA SOCIALISTI E TSIPRAS"
—di Daniela Preziosi, 30.12.2013
Martin Schulz ed Alexis Tsipras
Intervista. Nichi Vendola: «Sel ritrovi la sua missione. Non merito l’inchiesta per l’Ilva, ho fatto bene e seguito le leggi». In Europa la ricerca di una strada nuova, fra il Pse rigorista e la sinistra radicale In Italia la sfida a Renzi. Puntando a far saltare «l’ibrido inguardabile» del governo Letta
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Annus hor*ri*bi*lis, il 2013, per la sini*stra che aveva pun*tato sull’alleanza di cen*tro*si*ni*stra — e scelto il nome parec*chio impe*gna*tivo Ita*lia bene comune. È stato l’anno della ’non vit*to*ria’ elet*to*rale, della rot*tura della coa*li*zione, delle lar*ghe intese; e poi, per Sel, l’anno delle tor*men*tate vicende giu*di*zia*rie del lea*der Nichi Ven*dola. Il 2014 si apre per Sel con il con*gresso — dal 24 al 16 gen*naio a Ric*cione — che è una scom*messa fra soprav*vi*venza e ripartenza.
Un con*gresso un po’ clan*de*stino, il vostro. Perché?
Abbiamo l’esigenza di una discus*sione interna, di una veri*fica sulla capa*cità dei gruppi diri*genti di far met*tere radici a una pro*po*sta che non sia un man*tra auto*con*so*la*to*rio. Clan*de*stino? Per*ché è meno attento alla ribalta media*tica. Per Sel è stato un anno duro. Siamo entrati in una cam*pa*gna elet*to*rale con l’illusione di aver rimesso in pista una sini*stra di governo in discon*ti*nuità dal rifor*mi*smo ane*mico che genera capi*tom*boli poli*tici ed elet*to*rali non solo in Italia.
La mis*sione è riuscita?
No, è fal*lita. Gli stra*te*ghi della tat*tica del vec*chio gruppo diri*gente Pd, in una ver*sione sem*pre più minia*tu*riz*zata e poli*ti*ci*sta del togliat*ti*smo, hanno pro*dotto uno svuo*ta*mento di qua*lun*que idea di alter*na*tiva di Ita*lia bene comune. Siamo rima*sti pri*gio*nieri di quella con*ti*nuità per cui il cen*tro*si*ni*stra per vin*cere doveva coop*tare tesi di cen*tro*de*stra. In un’Italia sfian*cata dalla crisi la cosa più incre*di*bile è stata l’inseguimento di Mario Monti, il sim*bolo stesso di una sta*gione che nel nome del rigore ha pro*dotto ferite al wel*fare e impo*ve*ri*mento del ceto medio. C’è sem*pre un Mastella, o un Fini o un Monti che rade al suolo la spe*ranza dell’alternativa.
Ma ’un Mastella’ è strut*tu*rale nel cen*tro*si*ni*stra che cono*sciamo in Ita*lia. E i mon*tiani non sono già i migliori alleati di Renzi?
Andiamo con ordine. Lo schianto di quella ipo*tesi per noi è stato un fatto trau*ma*tico. Ci siamo tro*vati all’opposizione, con il Pd al governo con i ber*lu*sco*niani e poi i diver*sa*mente ber*lu*sco*niani. Men*tre fin lì ave*vamo messo in can*tiere il campo della sini*stra del nuovo secolo. Il rischio era tor*nare alla casella di par*tenza, nel tepore dei ripari ideo*lo*gici. Ma oggi si è esau*rita la spinta pro*pul*siva di quel rifor*mi*smo che in ogni parte del mondo ha fomen*tato gli ani*mali spi*riti della rivo*lu*zione libe*ri*sta. Quel rifor*mi*smo che bal*betta sulla pace o si immerge nell’acqua sporca di un certo mili*ta*ri*smo; ste*ri*lizza la con*ver*sione eco*lo*gica in un’idea emen*da*tiva del modello di svi*luppo; che finge di non sapere che le grandi lobby ridu*cono lo spa*zio della sovra*nità. Il con*gresso di Sel deve ser*virci per non rinun*ciare alla pro*spet*tiva di un radi*ca*li*smo di governo, o di un rifor*mi*smo anti*li*be*ri*sta. Che rifiuti il rea*li*smo della resa e l’utopismo delle decla*ma*zioni. Non dob*biamo spet*ta*co*la*riz*zare una lea*der*ship, ci serve un passo lento per riflet*tere sulla nostra mis*sione e ascol*tare la nostra comunità.
Lei ha aperto un dia*logo con Renzi. Nel 2014 nascerà un nuovo centrosinistra?
Non si può che ripar*tire dal dia*logo, ma siamo appena all’inizio. Spero che alle ammi*ni*stra*tive si con*fermi l’alleanza delle forze di progresso.
A Firenze, per esem*pio, vi allee*rete con il Pd?
Dob*biamo lavo*rare per*ché la coa*li*zione sia un pro*gramma di difesa di beni comuni e diritti città per città. Pro*pongo a tutti, anche al mio par*tito, una discus*sione libera ma capace di spo*stare l’asse pro*gram*ma*tico. Ma è una par*tita aperta. Siamo sti*mati fra il 3 e il 5 per cento. Ma quando ha vinto Pisa*pia a Milano non era*vamo molto più forti. E tutte le par*tite le abbiamo gio*cate non per un voto in più a Sel ma per*ché il cen*tro*si*ni*stra diven*tasse una pro*po*sta cre*di*bile e vin*cente. Dob*biamo fare ancora oggi così.
Renzi è un segre*ta*rio forte ma anche un po’ un sim*bolo della rot*ta*ma*zione della sto*ria della sini*stra. Sulla strada che porta a que*sto Pd Sel non rischia lo scapicollo?
Sel lavora a un campo largo di par*titi, movi*menti, indi*vi*dui, sto*rie che fac*cia i conti fino in fondo con il fatto che l’impoverimento sociale ed eco*no*mico arma le pul*sioni rea*zio*na*rie e auto*ri*ta*rie. E non è il collo di Sel o di Ven*dola a rischiare, ma un pro*getto di Europa a rom*persi, se le sini*stre non tor*nano ad avere un’idea pal*pa*bile di miglio*ra*mento delle con*di*zioni di tutti.
Anche il lea*der Fiom Mau*ri*zio Lan*dini apre una linea di dia*logo con Renzi sul tema del lavoro.
È un buon esem*pio anche per noi. Lan*dini parte da un punto di rife*ri*mento pre*ciso, la difesa degli inte*ressi di chi lavo*rando o no è minac*ciato dalla pre*ca*rietà. E, anzi*ché fare l’analisi del san*gue del suo inter*lo*cu*tore, ne prende sul serio la parte più inno*va*tiva e lo sfida. Così dovremo fare anche noi.
Crede che Renzi farà sal*tare il governo Letta?
Sarebbe un atto bene*fico per l’Italia, e anche per il Pd. Non ho biso*gno di aggiun*gere alle sue cri*ti*che le mie, basta sot*to*li*neare che nella distanza fra l’ibrido inguar*da*bile del governo Letta e l’opinione pub*blica tro*vano spa*zio avven*tu*rieri di ogni risma. La con*trad*di*zione del governo Letta è che possa rite*nere miglio*rata una situa*zione di un paese in cui tut*ta*via cre*sce la povertà e la disoc*cu*pa*zione. Quel tut*ta*via per me è una con*danna senza appello di chi non capisce.
Alle euro*pee soster*rete il socia*li*sta Schulz?
Alle euro*pee dob*biamo pre*si*diare lo spa*zio poli*tico che va da Mar*tin Schulz ad Ale*xis Tsi*pras (Syriza, Gue, ndr). Vogliamo lavo*rare per*ché le fami*glie euro*pee si incon*trino e rime*sco*lino. Nell’universo della sini*stra socia*li*sta euro*pea che pra*tica le lar*ghe intese ed è subor*di*nata ai dik*tat della teo*cra*zia finan*zia*ria, Mar*tin è invece la punta di dia*manté di un pen*siero auto*nomo. Per noi il socia*li*smo euro*peo non è un approdo ideo*lo*gico ma il luogo più impor*tante della rico*stru*zione della sini*stra e dell’Europa. Tsi*pras invece ha il fascino del più coe*rente cri*tico nei con*fronti del sadi*smo della tec*no*cra*zia euro*pea, ma sem*pre ha cer*cato di eman*ci*parsi dal mino*ri*ta*ri*smo e dall’estremismo. Tra que*sti due per*so*naggi c’è uno spa*zio poli*tico su cui occorre lavorare.
Crede che l’inchiesta taran*tina sul caso Ilva abbia intac*cato, logo*rato, il suo ruolo in Sel?
La domanda pre*sup*pone un inte*resse per*so*nale nello svol*gere un ruolo in que*sto mio pic*colo par*tito. Che invece non c’è. Caso*mai può pre*oc*cu*parmi l’eventuale lesione dell’immagine di Sel. Ho apprez*zato molto la soli*da*rietà del mio mondo, e non solo del mio, su una vicenda che è una gigan*te*sca ingiu*sti*zia nei con*fronti della mia per*sona, e passi, ma rischia di esserlo anche per la sto*ria col*let*tiva di chi per la prima volta ha rotto il muro di omertà che cir*con*dava l’acciaieria, una sfida por*tata al cuore del capi*ta*li*smo indu*striale rom*pendo la trama della sua irre*spon*sa*bi*lità ambien*tale e sociale. Non merito quest’indagine, ma rispondo, come ho sem*pre fatto, con la coscienza di chi ha ope*rato per il bene senza mai deviare dal rispetto delle leggi.
Nelle euro*pee vi gio*cate una par*tita impor*tante. La vita, la pre*senza di Sel è al sicuro dalle intem*pe*rie elettorali?
Nes*suno di noi lo è mai. Il lavoro che stiamo facendo in par*la*mento è straor*di*na*rio. È impor*tante fare oppo*si*zione e divul*gare com*pe*tenze senza nes*suna indul*genza bei con*fronti degli urla*tori. Ma è un lavoro è impor*tante a con*di*zione che abbia sem*pre un legame forte da ciò che accade fuori dal palazzo. La poli*tica che si rin*chiude nelle isti*tu*zioni è un Aven*tino al contrario.