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    Predefinito Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata, Girgio Cattaneo
    di Girgio Cattaneo - 02/01/2014

    Fonte: libreidee

    Laguerraambientale non è più solo un’ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo: si passa per pazzi. Eppure, «negare l’informazione è già un atto diguerrafondamentale», denuncia il generale Fabio Mini, che conferma tutto: la “bomba climatica” è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando, in gran segreto, per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che, purtroppo, non è più fantascienza. E da parecchi anni. Era il lontano 1946 quando Thomas Leech, scienziato e professore israeliano-neozelandese, lavorò in Australia per conto dell’Università di Auckland con fondi americani e inglesi per provocare piccoli tsunami. Il successo del “Progetto Seal” spaventò Leech spingendolo a fermarsi dopo i primi test. Ma chi ci dice che la manipolazione del clima non sia stata portata avanti? Oggi, con la robotizzazione, per molte “operazioni” bastano poche persone. «Non ci sono vincoli, non ci sono regole, se c’è la possibilità di farlo ‘qualcuno’ lo farà». Non i governi, ma ristrette élite.
    Ne ha parlato di recente, in un convegno a Firenze largamente disertato daimedia, l’ex comandante delle forze Nato in Kosovo. Mini rivendica la responsabilità di aver posto in Italia l’attenzione su questo tema quando nel 2007 scrisse l’articolo “Owning the weather: laguerraambientale è già cominciata”, ufficializzando uno scenario nuovo e inquietante: le forze della natura sono adoperate e piegate come strumento ed arma. Può accadere, sottolinea Mini, perché – come di fronte a qualsiasi altra aberrazione di carattere mostruoso – l’opinione pubblica è innanzitutto incredula: «La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni». Da un lato c’è la rassicurante convenzione Onu del 1977, che proibisce espressamente «l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazione ambientale con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità». In realtà, al 90% le prescrizioni Onu vengono regolarmente disattese, in particolare dai militari. I quali «hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta».
    I militari, riassume Mini – citato nel report del blog “No Geoingegneria” – prediligono la tecnologia. E le loro richieste alla scienza non sono per programmi attuabili a breve termine, ma sono progetti con sviluppi nel medio e lunghissimo termine. Attenzione: «Non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa». Inoltre, la nuova tecnologia viene applicata anche a livello immaturo: «La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti». Già nel 1995, uno studio dell’aeronautica militare statunitense (“Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025”) delineava i piani da sviluppare per conseguire nell’arco di 30 anni il controllo del meteo a livello globale. Secondo Mini, non si parlava ancora di “possedere il clima”, ma di controllare il meteo e lo spazio atmosferico per condurre operazioni belliche, «per esempio irrorando le nubi con ioduro d’argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle oppure spostarle».
    Si tratta della possibilità di destabilizzare una regione o paese, in qualsiasi parte del mondo. Oggi, a 17 anni dalla pubblicazione di quello studio, secondo il generale Mini «siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025». Secondo il meteorologo statunitense Edward Norton Lorenz, padre della “teoria del caos”, mai e poi mai avremo conoscenze sufficienti a verificare le effettive conseguenze di una modificazione climatica. Se qualcuno trae un vantaggio da una modificazione climatica, dall’altra ci sarà qualcun altro che ne subisce un danno, e non è detto che lo paghi in termini lineari, con conseguenze anche catastrofiche, che Lorenz chiama “effetto farfalla”. Proprio in quegli anni si comincia a pensare non solo di cambiare il meteo, ma di creare una situazione permanente e quindi di trasformare il clima. «Così qualcuno inizia a pensare: cosa rende l’Europaprospera e le garantisce un clima favorevole? La corrente del Golfo del Messico. Bene, allora qualcuno si è messo a studiare come modificare questa corrente. Non solo, ma qualcuno ha iniziato a chiedersi: possiamo provocare un terremoto? Qualcuno ha risposto ‘si può fare’». Qualcuno chi?
    La domanda, infatti, è particolarmente inquietante: da chi scaturisce quella volontàpoliticache sta alla base della catena di comando? Brutte notizie, dice Mini: gli Stati stanno perdendo il controllo della situazione, che è monopolizzata da ristrettissimi gruppi dipotere. Il generale le chiama “bande”. Sono costituite da «persone, associazioni e corporazioni, coaguli dipotereche non hanno nessun interesse istituzionale, ma conseguono solamente il proprio interesse, e nel nome di esso sono disposte a mandare incrisiun sistema per modificarlo a proprio vantaggio, utilizzando mezzi illegali e legali». L’enormepoteredi questo super-clan è confermato dalla situazione mondiale di massima emergenza, come confermato dalle analisi di carattere strategico a livello militare. In sintesi: la demografia del pianeta è in aumento esponenziale, le risorse della Terra sono in netta diminuzione, l’economiaglobale è in recessione. Insomma, la coperta è sempre più corta. E il ruolo degli Stati nella definizione della minaccia è ormai ridotto a zero.
    Non sono più gli Stati a decidere, a individuare o prevedere le minacce, sottolinea Mini. Sono “altri” che fanno le analisi. E fare le valutazioni della minaccia «vuol dire fornire le indicazioni per lapolitica». Bene, «questa prerogativa non è più nelle mani degli Stati, neanche di quelli forti». George W. Bush, quando ha avviato la “guerrainfinita” innescata dagli attentati dell’11 Settembre, non è stato indirizzato da fonti istituzionali, ma da «qualcuno che lavora fuori dalle istituzioni, contro le istituzioni». La situazione è veramente critica: molti Stati hanno l’acqua alla gola, colpiti dallacrisie ricattati dalla cupola finanziaria mondiale. La criminalità è in netto aumento, il contrasto verso le mafie si è indebolito e la percezione dell’insicurezza è cresciuta. Ogni problema viene estremizzato: la favola dello “scontro di civiltà” tra cultura giudaico-cristiana e cultura musulmana resta «il faro politico di tutte le relazioni internazionali». Così, non fa che cresce la militarizzazione del pianeta: «Le cose che venivano fatte con strumenti civili oggi vengono fatte quasi esclusivamente con strumenti militari, inducendo gli ambienti militari ad essere sempre più proiettati verso il controllo e il possesso di strumenti tecnologici per attuarlo».
    La dualità, lo scontro, si manifesta in maniera preponderante nello spazio, con il controllo delle telecomunicazioni e dei sistemi di difesa, e ora anche nell’ambiente, «che non è più il luogo ove laguerrasi manifesta, ma è l’arma», e negli agglomerati urbani, «che sono i luoghi dove si prevede il maggior intervento in termini di militarizzazione». Lo spazio è definito un “bene comune” e come tale dovrebbe essere salvaguardato. «Ma non succede, e la percezione di scarsa sicurezza alimenta un incremento della militarizzazione». Come si sfrutta l’ambiente come arma? «Non solo con le modifiche meteorologiche, ma anche tramite la negazione delle informazioni. Non c’è solo ladisinformazionesull’ambiente, ma c’è una pratica militare che si chiama “denial of service”». Ovvero: «Si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione». E questo, ribadisce Mini, è già un vero e proprio atto diguerra. «Determinate persone o paesi non devono venire a conoscenza delle informazioni», anche se questo può causare catastrofi di proporzioni bibliche, come il devastante tsunami abbattutosi sulle coste dell’Indonesia. «Lo tsunami indonesiano è ancora uno scandalo: l’informazione sul suo arrivo era disponibile, ma interruzioni nella trasmissione dati a causa di anelli malfunzionanti, o volutamente non funzionanti, ne hanno impedito la comunicazione».
    Un altro aspetto è emblematicamente rappresentato dal sistema Haarp. Invece di influire sull’ambiente a carattere solo locale, dice Mini, ormai si può incidere globalmente. Come? «Andando a creare, artificialmente, dei punti più caldi o più freddi, e quindi modificando il clima interferendo anche sulle correnti». Lo stesso dicasi per le alterazioni che provocano i terremoti, anche se il generale nega che il recente terremoto in Emilia sia stato “indotto”. Ma attenzione: «Nessuno può negare che ci siano state più di 2.000 esplosioni nucleari nel sottosuolo terrestre, nella profondità degli oceani e persino nello spazio». Già negli anni ’90, per colpire obiettivi di interesse militare in Cina, «fu pianificato di indurre un terremoto con delle esplosioni dalla zona di Okinawa». La dismissione di migliaia di ordigni nucleari, dopo la fine dellaguerrafredda, ha creato un mercato dei materiali fissili da innesco. «Le grandi compagnie petrolifere si offrirono di reimpiegarli e sappiamo che è possibile agire sulle faglie inducendo terremoti tramite ordigni nucleari o micro-nucleari».
    La guerra ambientale non è più solo un’ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo: si passa per pazzi. Eppure, «negare l’informazione è già un atto di guerrafondamentale», denuncia il generale Fabio Mini, che conferma tutto: la “bomba climatica” è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando, in gran segreto, per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che, purtroppo, non è più fantascienza. E da parecchi anni. Era il lontano 1946 quando Thomas Leech, scienziato e professore israeliano-neozelandese, lavorò in Australia per conto dell’Università di Auckland con fondi americani e inglesi per provocare piccoli tsunami. Il successo del “Progetto Seal” spaventò Leech spingendolo a fermarsi dopo i primi test. Ma chi ci dice che la manipolazione del clima non sia stata portata avanti? Oggi, con la robotizzazione, per molte “operazioni” bastano poche persone. «Non ci sono vincoli, non ci sono regole, se c’è la possibilità di farlo ‘qualcuno’ lo farà». Non i governi, ma ristrette élite.
    Ne ha parlato di recente, in un convegno a Firenze largamente disertato daimedia, l’ex comandante delle forze Nato in Kosovo. Mini rivendica la responsabilità di aver posto in Italia l’attenzione su questo tema quando nel 2007 scrisse l’articolo “Owning the weather: la guerra ambientale è già cominciata”, ufficializzando uno scenario nuovo e inquietante: le forze della natura sono adoperate e piegate come strumento ed arma. Può accadere, sottolinea Mini, perché – come di fronte a qualsiasi altra aberrazione di carattere mostruoso – l’opinione pubblica è innanzitutto incredula: «La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni». Da un lato c’è la rassicurante convenzione Onu del 1977, che proibisce espressamente «l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazione ambientale con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità». In realtà, al 90% le prescrizioni Onu vengono regolarmente disattese, in particolare dai militari. I quali «hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta».
    I militari, riassume Mini – citato nel report del blog “No Geoingegneria” – prediligono la tecnologia. E le loro richieste alla scienza non sono per programmi attuabili a breve termine, ma sono progetti con sviluppi nel medio e lunghissimo termine. Attenzione: «Non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa». Inoltre, la nuova tecnologia viene applicata anche a livello immaturo: «La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti». Già nel 1995, uno studio dell’aeronautica militare statunitense (“Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025”) delineava i piani da sviluppare per conseguire nell’arco di 30 anni il controllo del meteo a livello globale. Secondo Mini, non si parlava ancora di “possedere il clima”, ma di controllare il meteo e lo spazio atmosferico per condurre operazioni belliche, «per esempio irrorando le nubi con ioduro d’argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle oppure spostarle».
    Si tratta della possibilità di destabilizzare una regione o paese, in qualsiasi parte del mondo. Oggi, a 17 anni dalla pubblicazione di quello studio, secondo il generale Mini «siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025». Secondo il meteorologo statunitense Edward Norton Lorenz, padre della “teoria del caos”, mai e poi mai avremo conoscenze sufficienti a verificare le effettive conseguenze di una modificazione climatica. Se qualcuno trae un vantaggio da una modificazione climatica, dall’altra ci sarà qualcun altro che ne subisce un danno, e non è detto che lo paghi in termini lineari, con conseguenze anche catastrofiche, che Lorenz chiama “effetto farfalla”. Proprio in quegli anni si comincia a pensare non solo di cambiare il meteo, ma di creare una situazione permanente e quindi di trasformare il clima. «Così qualcuno inizia a pensare: cosa rende l’Europa prospera e le garantisce un clima favorevole? La corrente del Golfo del Messico. Bene, allora qualcuno si è messo a studiare come modificare questa corrente. Non solo, ma qualcuno ha iniziato a chiedersi: possiamo provocare un terremoto? Qualcuno ha risposto ‘si può fare’». Qualcuno chi?
    La domanda, infatti, è particolarmente inquietante: da chi scaturisce quella volontàpolitica che sta alla base della catena di comando? Brutte notizie, dice Mini: gli Stati stanno perdendo il controllo della situazione, che è monopolizzata da ristrettissimi gruppi di potere. Il generale le chiama “bande”. Sono costituite da «persone, associazioni e corporazioni, coaguli di potere che non hanno nessun interesse istituzionale, ma conseguono solamente il proprio interesse, e nel nome di esso sono disposte a mandare in crisi un sistema per modificarlo a proprio vantaggio, utilizzando mezzi illegali e legali». L’enorme potere di questo super-clan è confermato dalla situazione mondiale di massima emergenza, come confermato dalle analisi di carattere strategico a livello militare. In sintesi: la demografia del pianeta è in aumento esponenziale, le risorse della Terra sono in netta diminuzione, l’economia globale è in recessione. Insomma, la coperta è sempre più corta. E il ruolo degli Stati nella definizione della minaccia è ormai ridotto a zero.
    Non sono più gli Stati a decidere, a individuare o prevedere le minacce, sottolinea Mini. Sono “altri” che fanno le analisi. E fare le valutazioni della minaccia «vuol dire fornire le indicazioni per la politica». Bene, «questa prerogativa non è più nelle mani degli Stati, neanche di quelli forti». George W. Bush, quando ha avviato la “guerra infinita” innescata dagli attentati dell’11 Settembre, non è stato indirizzato da fonti istituzionali, ma da «qualcuno che lavora fuori dalle istituzioni, contro le istituzioni». La situazione è veramente critica: molti Stati hanno l’acqua alla gola, colpiti dalla crisi e ricattati dalla cupola finanziaria mondiale. La criminalità è in netto aumento, il contrasto verso le mafie si è indebolito e la percezione dell’insicurezza è cresciuta. Ogni problema viene estremizzato: la favola dello “scontro di civiltà” tra cultura giudaico-cristiana e cultura musulmana resta «il faro politico di tutte le relazioni internazionali». Così, non fa che cresce la militarizzazione del pianeta: «Le cose che venivano fatte con strumenti civili oggi vengono fatte quasi esclusivamente con strumenti militari, inducendo gli ambienti militari ad essere sempre più proiettati verso il controllo e il possesso di strumenti tecnologici per attuarlo».
    La dualità, lo scontro, si manifesta in maniera preponderante nello spazio, con il controllo delle telecomunicazioni e dei sistemi di difesa, e ora anche nell’ambiente, «che non è più il luogo ove la guerra si manifesta, ma è l’arma», e negli agglomerati urbani, «che sono i luoghi dove si prevede il maggior intervento in termini di militarizzazione». Lo spazio è definito un “bene comune” e come tale dovrebbe essere salvaguardato. «Ma non succede, e la percezione di scarsa sicurezza alimenta un incremento della militarizzazione». Come si sfrutta l’ambiente come arma? «Non solo con le modifiche meteorologiche, ma anche tramite la negazione delle informazioni. Non c’è solo la disinformazionesull’ambiente, ma c’è una pratica militare che si chiama “denial of service”». Ovvero: «Si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione». E questo, ribadisce Mini, è già un vero e proprio atto diguerra. «Determinate persone o paesi non devono venire a conoscenza delle informazioni», anche se questo può causare catastrofi di proporzioni bibliche, come il devastante tsunami abbattutosi sulle coste dell’Indonesia. «Lo tsunami indonesiano è ancora uno scandalo: l’informazione sul suo arrivo era disponibile, ma interruzioni nella trasmissione dati a causa di anelli malfunzionanti, o volutamente non funzionanti, ne hanno impedito la comunicazione».
    Un altro aspetto è emblematicamente rappresentato dal sistema Haarp. Invece di influire sull’ambiente a carattere solo locale, dice Mini, ormai si può incidere globalmente. Come? «Andando a creare, artificialmente, dei punti più caldi o più freddi, e quindi modificando il clima interferendo anche sulle correnti». Lo stesso dicasi per le alterazioni che provocano i terremoti, anche se il generale nega che il recente terremoto in Emilia sia stato “indotto”. Ma attenzione: «Nessuno può negare che ci siano state più di 2.000 esplosioni nucleari nel sottosuolo terrestre, nella profondità degli oceani e persino nello spazio». Già negli anni ’90, per colpire obiettivi di interesse militare in Cina, «fu pianificato di indurre un terremoto con delle esplosioni dalla zona di Okinawa». La dismissione di migliaia di ordigni nucleari, dopo la fine della guerra fredda, ha creato un mercato dei materiali fissili da innesco. «Le grandi compagnie petrolifere si offrirono di reimpiegarli e sappiamo che è possibile agire sulle faglie inducendo terremoti tramite ordigni nucleari o micro-nucleari».


    Ultima modifica di Avanguardia; 04-01-14 alle 10:05
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    Ieri pomeriggio dalle mie parti hanno fatto delle scie chimiche davvero enormi. La Sardegna è piena di basi Nato, in particolare vicino a dove abito c'è una importante base aerea militare e scie chimiche con tanto di giochi reticolari se ne vedono spesso.
    Ultima modifica di Avanguardia; 09-01-14 alle 01:42
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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    Una gigantesca scia chimica è tuttora bella visibile, a quasi 24 ore di distanza.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    Idem dalle mie parti, ci stanno dando dentro, chissà se c'è un legame con la situazione internazionale.Ed ho sentito parecchi aerei militari in volo a bassa quota di giorno, di notte qualcosa ha volato poi basso.
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    Cambiamento climatico e guerra ambientale. Un nuovo terrorismo?, Luis Enrique Martín Otero
    di Luis Enrique Martín Otero - 12/01/2014

    Fonte: geopolitica-rivista




    Riassunto

    I cambiamenti climatici sono sempre esistiti. Oggi assistiamo ad un cambiamento climatico globale senza precedenti, in cui le cause naturali giocano un ruolo secondario e dove la mano dell’uomo, attraverso il progresso tecnologico, può provocare enormi catastrofi. Il controllo climatico potrebbe diventare, in un futuro non molto lontano, un’arma di distruzione di massa, potendo essere utilizzata dagli Stati per conseguire i propri fini di sicurezza, di difesa o di potere. Così facendo si potrebbero verificare tutta una serie di effetti collaterali tali da influenzare la biosicurezza di animali, persone e piante.
    Introduzione

    La minaccia ambientale più grave che attualmente sta affrontando l’umanità è costituita dal cambiamento climatico. L’emissione costante e sproporzionata di CO2 da parte dei paesi industrializzati e il massiccio uso di risorse naturali stanno provocando importanti modificazioni del clima a livello globale. Le sue conseguenze si traducono in siccità, inondazioni, uragani e disastri naturali che colpiscono le popolazioni, solitamente quelle del terzo mondo, indigenti e prive di mezzi di sostentamento.
    Come abbiamo già accennato, le variazioni climatiche sono sempre esistite. Tuttavia, oggi assistiamo, lo ricordiamo, ad un cambiamento climatico senza precedenti dove le cause naturali sembrano giocare un ruolo secondario. La comunità scientifica è concorde nel ritenere che le fluttuazioni climatiche sono provocate, in larga misura, dall’uomo. Le nuove tecnologie applicate al controllo del clima, ci rende ancor più vulnerabili di fronte a queste catastrofi, a volte impropriamente definite come “naturali”.
    Attività come la deforestazione, il massiccio utilizzo di acqua potabile, lo sfruttamento intensivo delle terre ma anche il terrorismo ambientale, si coniugano per alimentare un fenomeno che non può fare altro che peggiorare le nostre sorti.
    Le conseguenze del cambio climatico, a volte provocato, altre volte di origine naturale, sono numerose e variegate, tutte negative per l’uomo:

    • a) il cambiamento climatico, come conseguenza del surriscaldamento globale, porta con sé l’aumento della popolazione vettoriale – insetti volatili e terrestri – molto pericolosi per le popolazioni, soprattutto dal punto di vista sanitario. Questo aumento di temperatura non solo produce la riproduzione di questi insetti, ma anche la molteplicazione di microorganismi patogeni trasmessi, da quest’ultimi animali, alle persone, altri animali e piante provocando gravi malattie. Molte di queste malattie sono di carattere zoonotico, vale a dire trasmesse da animali a persone, che possono causare seri problemi sanitari nei paesi d’origine così come nei paesi in cui, per via del clima più freddo, non si riscontravano tali malattie.
    • b) L’alimentazione nel pianeta è un’altra conseguenza dovuta al cambiamento climatico. La distruzione di colture o la mancata produzione di alcuni prodotti agricoli di base potrebbe alterare lo sviluppo nutrizionale delle persone generando un problema di portata mondiale.
    • c) Le migrazioni della popolazione, come conseguenza dei disastri ecologici, costituiscono un altro serio problema provocato dal cambiamento climatico. I movimenti migratori, normalmente, coinvolgono persone sfavorite economicamente ma anche socialmente svantaggiate: in genere sono altresì portatori di una condizione sanitaria molto precaria. I movimenti di persone verso altre latitudini, genera lo spostamento di problematiche di carattere sanitario di difficile controllo, aumentando il rischio della propagazione della minaccia biologica.
    • d) Lo stesso avviene con le migrazioni degli animali, che si spostano alla ricerca di aree meno ostili. Tali migrazioni provocano la diffusione di malattie infettivo-contagiose di carattere zoonotico che sono endemiche dei luoghi dove questi animali vivevano originariamente e che vengono disseminate nelle nuove zone geografiche, aumentando il rischio sanitario per le persone.

    “I cambiamenti climatici possono comportare una alterazione della biosicurezza, cioè della salute pubblica e la sanità vegetale ed animale”
    Figura 1.- Fonte: Momento de Reflexão
    In questo documento parleremo, principalmente, del terrorismo ambientale che si basa sulle nuove tecnologie e sulle conseguenze che ne comporta il loro utilizzo.
    Il terrorismo ambientale basato sulle nuove tecnologie: possibili conseguenze del cambiamento climatico

    Di fronte ai progressi tecnologici e scientifici, il mondo, non può stare tranquillo, dato che tali conoscenze possono essere utilizzate dagli Stati in modo duale: per conseguire fini di sicurezza e difesa, per ottenere potere o, in alcuni casi, come arma deterrente di fronte a possibili minacce.
    La costernazione aumenterebbe a dismisura se questa tecnologia, o parte di essa, cadesse nelle mani di gruppi terroristici o di paesi instabili, capaci di impiegare questi mezzi per soddisfare i propri ideali fanatici.
    Lo straordinario progresso tecnologico permette di controllare il territorio mondiale e ha contribuito a concentrare il potere nelle mani di pochi paesi, parliamo di due, tre paesi, che per la prima volta nella storia potrebbero “coprire” l’intero globo.
    Questa situazione, inedita, provoca disuguaglianze meno inedite e nuovi disequilibri. Evidentemente, qualcosa è cambiato in modo radicale nel mondo. E questo “qualcosa” ha svuotato completamente di senso i rapporti tra gli esseri umani, ha degradato il sentimento per la democrazia, ha aggrovigliato i sentieri del progresso.
    Il grande stratega cinese Sun-Tzu, nel suo libro “L’arte della guerra“, scrisse:
    – Conosci te stesso e il tuo nemico e vincerai tutte le battaglie
    – Se conosci te stesso ma non il tuo nemico per ogni vittoria subirai anche una sconfitta
    – Se non conosci te stesso né il tuo nemico perderai tutte le battaglie
    I paesi che non sviluppano queste tecnologie – né strategie – sono ormai obbligati a conoscere tali progressi, a riconoscere quelle possibilità assimilando le conseguenze che possono comportare.
    Questa è la “ricompensa” dello sforzo sostenuto dalle nazioni di fronte alla minaccia di un mondo globalizzato. Come diceva il Mahatma Gandhi:
    “la nostra ricompensa sta nello sforzo e non nel risultato. Uno sforzo totale è una vittoria completa”.
    Parte di questa nuova tecnologia è destinata ad essere impiegata nei prossimi decenni. Ovviamente se non la si sta già utilizzando, silenziosamente, come arma di distruzione di massa.
    Strumenti di prevenzioni a livello globale sono, a questo punto, necessari ed indispensabili. Anche la cooperazione internazionale è essenziale: si potrebbero creare, ad esempio, meccanismi di pre allarme internazionali che permettano di dare una rapida risposta contro questo “nuovo” tipo di terrorismo, attenuando così gli effetti di tali minacce.
    Stiamo parlando di una “degenerazione” del conflitto armato, che utilizza mezzi e metodi di combattimento sempre più nocivi per raggiungere i propri obiettivi. Il più delle volte, purtroppo, tali obiettivi, non sono di catattere militare, ma diretti sistematicamente contro le popolazioni civili e le infrastrutture critiche pregiudicando in questo modo la salute degli esseri umani.
    Un altro aspetto significativo di tali minacce riguarda, in particolare, quel movimento globalizzato che non aspira tanto a conquistare paesi quanto a conquistare mercati. Detti poteri moderni, forti, non si propongono di annettere territori come succedeva nell’epoca delle grandi invasioni o nel periodo coloniale: ora aspirano a controllare la ricchezza.
    A causa della globalizzazione le minacce diventano altrettanto intricate, perchè i suoi effetti, in poche ore, possono raggiungere paesi distanti chilometri dal luogo dove hanno avuto origine.
    Strumenti efficaci per controllare la “cultura della globalizzazione” sono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che giocano un ruolo assai importante – anche ideologico – il più delle volte mettendo la museruola in bocca al pensiero critico.
    Le informazioni che oggi riceviamo sono sensibili e vanno analizzate dettagliatamente, dato che è facile cadere nella trappola della cosiddetta “teoria della cospirazione”.
    L’esempio più emblematico è l’attentato dell’11 settembre, il quale ci insegna che tutte le informazioni concernenti il terrorismo, per quanto sensazionalistiche possano apparire, vanno analizzate, talvolta valorizzate e mai scartate.
    Con questo articolo vogliamo informare e non allarmare, perché informare significa, in un certo senso, “prevenire”. Molti politici ritengono che la trattazione di questi temi producano allarme sociale; invece è vero il contrario, dato che le minacce possono essere affrontate solo se le conosciamo, lavorandoci giorno dopo giorno, perché la loro evoluzione va di pari passo con il progresso tecnologico e biotecnologico. Di conseguenza, per combatterle, è necessario informare e disporre di strumenti di pre allarme che possano contrastarle.
    Altra questione di capitale importanza, riguarda l’informazione e la comunicazione: deve essere gestita da personale specializzato, in modo da trasmettere notizie riguardanti rischi e possibili minacce “verosimili”, prospettando soluzioni che, qualora esistenti, possano netralizzare il problema.
    In Spagna, l’ente che si occupa di coordinare e fornire risposte alla minaccia terroristica di carattere biologico – salute pubblica, sanità animale, sicurezza alimentare, sanità ambientale e vegetale – è “La rete di laboratori di allerta biologica (RE-LAB)”, creata nel 2009 dal Governo nazionale come strumento di supporto.
    Armi del nuovo ordine mondiale

    La “Guerra Ambientale” si definisce come la modificazione voluta o la manipolazione dell’ecologia naturale, come il clima – o quello che noi definiamo “tempo” -, i sistemi terrestri come la ionosfera, la magnetosfera, le placche tettoniche, gli eventi sismici – terremoti -, che possono causare la distruzione fisica, economica, psicosociale di un obiettivo previsto, sia esso geofisico o di popolazione, come parte di una più ampia guerra strategica o tattica.
    La manipolazione del clima è l’arma preventiva per eccellenza. Può essere diretta contro nazioni nemiche o amiche, a loro insaputa, al fine di destabilizzare economie, ecosistemi e agricoltura. Può anche provocare gravi dissesti nei mercati finanziari.
    Senza dubbio (se ne parla con molta discrezione) sia la modificazione del clima, che l’utilizzo della ionosfera, sono pratiche, ancorché moralmente deplorevoli, alternative per i circuiti del potere al fine di colpire potenze rivali.
    Nelle riunioni internazionali di guerra strategica si dice che:
    “la modificazione del clima diventerà parte integrante della sicurezza nazionale ed internazionale, e potrà essere realizzata unilateralmente”.
    Da un punto di vista tattico, ad esempio, avremo un ventaglio di armi climatiche che permmetterà l’occultamento, attraverso nubi basse, di aeronavi di osservazione del terreno o di nebbie che nasconderanno forze di terra.
    Evoluzione di tali situazioni

    La “Guerra Ambientale” può suonare nuova per qualcuno, nonostante sia ampiamente studiata nei circoli militari. La prima descrizione pubblica delle tecniche di modificazione del clima come arma di guerra risale al 20 marzo 1974.
    All’epoca, l’esercito americano, rivelò l’esistenza di una “nube artificiale” posta sopra il cielo del Vietnam e la Cambogia. L’obiettivo era quello di aumentare le precipitazioni in zone nevralgiche, causando frane e rendendo fangosi i sentieri, con lo scopo di rendere più difficile lo spostamento di forniture nel passaggio “Ho Chi Minh”, in una operazione denominata “Progetto Popeye”.
    Senza dubbio, questo esperimento di pioggia artificiale non era del tutto nuovo. La Gran Bretagna ha rivelato che, prima della devastante inondazione di Lynmouth Devon nel 1952, la Royal Air Force (RAF) aveva portato avanti, segretamente, progetti legati alla pioggia artificiale. Numerosi aerei avevano “iniettato” ioduro d’argento nelle nubi, di modo che le gocce d’acqua formatesi divenissero più pesanti e cadessero rapidamente sotto forma di pioggia. In cira 12 ore, cadde una quantità di pioggia superiore 250 volte alla quantità media mensile. Morirono 35 persone.
    Ma l’interesse per lo sfruttamento dell’ambiente a fini militari non finì lì.
    Documenti del governo britannico, pubblicati nell’Archivio Nazionale, dimostrano che negli anni ’70 si venne a creare un clima di grande sfiducia tra le due superpotenze riguardo alla guerra ambientale. I documenti rivelano che sia gli USA che l’Unione Sovietica avevano programmi militari segreti il cui obiettivo era quello di controllare il clima a livello planetario.
    La Air University, ubicata nella base aerea Maxwell in Alabama, gioca un ruolo chiave nell’adempimento delle missioni dell’Aeronautica Militare statunitense. Infatti il loro Stato maggiore incaricò la Air University di guardare al futuro, al fine di individuare i concetti, le capacità e le tecnologie necessarie per poter continuare ad essere la potenza dominante nello spazio nel XXI secolo.
    Lo studio, ultimato nel 1996, venne intitolato “Air Force 2025″. Una parte di tale studio venne pubblicato con il titolo “Il tempo come un moltiplicatore di forza; possedere il tempo nel 2025”. Esso afferma che nel 2025 l’Aeronautica Militare statunitense sarà in grado di controllare il clima grazie all’utilizzo di nuove tecnologie nell’ambito delle applicazioni belliche. Gli autori descrivono come la modificazione del clima possano fornire un valido aiuto in battaglia. Il documento analizza poi le ricerche sull’ionosfera (la ionosfera è una regione dell’atmosfera terrestre che occupa approssimativamente tra i 30 e i 1200 km sopra la superficie terrestre) necessaria per raggiungere il miglioramento delle comunicazioni degli Stati Uniti e come metodo per neutralizzare le comunicazioni nemiche. Nel 2025 potrebbe essere possibile modificare lo spazio della ionosfera, creando una varietà di applicazioni potenziali. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), firmata a Rio di Janeiro nel 1992:
    “Gli Stati hanno, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, e i principi del diritto internazionale, la responsabilità di assicurare che, all’interno della propria giurisdizione, o sotto il proprio controllo, non vengano causati danni all’ambiente di altri Stati o di zone situate al di fuori dei limiti della giurisdizione nazionale”1.
    E’ inoltre necessario ricordare che un accordo internazionale, ratificato dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1997 proibisce:
    “l’uso militare ostile o di altre tipi di tecniche di modificazione ambientale che abbiano di vasta portata, duraturi e gravi”.
    Tutti i Trattati prevedono la proibizione della guerra ambientale, capace di causare terremoti, il deterioramento delle calotte polari e l’alterazione del clima. Di certo, numerosi esperti sono convinti che si continui ancora oggi a lavorare clandestinamente nella definizione di una nuova arma di distruzione di massa.
    Sebbene vi sia un’ampia conoscenza scientifica a riguardo, la questione delle manipolazioni climatiche utilizzate con fini militari non sono mai state esplicitamente trattate nell’agenda dell’ONU sui cambiamento climatici. Né le delegazioni ufficiali né i gruppi di attivismo ambientale che hanno partecipato alla Conferenza de La Haya sui cambiamenti climatici (CO6)(Novembre 2000) hanno sollevato la questione relativa alla “guerra climatica” o “delle tecniche di modificazione ambientale (EMMOD)” come questione rilevante per comprendele il fenomeno del cambiamento climatico.
    Lo scontro tra i negoziatori ufficiali, gli ecologisti e i gruppi di pressione aziendali si è concentrato su rifiuto assoluto di attuare gli impegni sugli obiettivi di riduzione dell’emissione di anidride carbonica, nel rispetto del Protocollo di Kyoto del 19972. L’impatto che le tecnologie militari hanno sul clima, a livello planetario, non sono oggetto di discussione né di preoccupazione.
    La rinomata scienziata Rosalie Bertell, che ha cittadinanza americana e canadese, afferma che:
    “gli scienziati americani stanno lavorando sui sistemi climatici come potenziale arma”.
    Questi metodi includono l’intensificazione delle tempeste e la deviazione di fiumi di vapore nell’atmosfera terrestre, al fine di produrre siccità o inondazioni3. Già negli anni ’70 l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale durante la Presidenza di James Carter, Zbigniew Brzezinski, polacco naturalizzato americano, aveva previsto nel suo libro “Between two Ages” che:
    “La tecnologia renderà disponibile, ai leaders delle principali nazioni, tecniche per dare avvio ad una guerra. Tecniche di modificazione del clima potrebbero essere impiegate per produrre prolungati periodi di siccità o tempesta”.
    Marc Filterman, un ex ufficiale militare francese delinea vari tipi di “armi non convenzionali” che utilizzano frequenze radio. Si riferisce alla “guerra contro il tempo”, affermando che gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano già acquisito le conoscenze necessarie per provocare bruschi cambiamenti climatici – siccità, uragani, eccetera – all’inizio degli anni ’804. Queste tecnologie rendevano possibile la perturbazione dell’atmosfera attraverso i campi a Frequenza Estremamente Bassa (ELF).
    Ci sono molte informazioni che indicano la reale esistenza di questa tecnologia e di come quest’ultima possa essere utilizzata per indurre modificazioni climatiche. La speculazione sulle armi climatiche raramente viene accompagnata da fatti concreti, dato che, fondamentalmente, su questo tipo di progresso tecnologico, sia stata posta la massima segretezza.
    Senza dubbio, l’uso di armi geofisiche non solo è possibile in aree limitate ma, anzi, inevitabile avvertono gli esperti.
    Sebbene non ci siano prove circa l’utilizzo di questa tecnologia mortale, le Nazioni Unite, dovrebbero affrontare la questione della guerra ambientale insieme ai cambiamenti climatici provocati dai gas serra.
    Presumibilmente gli USA e la Russia utilizzano armi meteorologiche segrete: i progetti HAARP e SURA esistono. Anche la Cina sta sviluppando queste tecnologie però, al riguardo, vi sono poche informazioni.
    Possibili armi geofisiche

    Il programma di modificazione climatica è un’altra delle armi usata dalle grandi potenze per stabilizzare il proprio potere. La globalizzazione ha comportato non solo l’attuazione di un ordine mondiale allineato alle grandi potenze mondiali, ma ha anche scatenato una guerra contro il terrorismo che, apparentemente, ha bisogno di nuove armi geofisiche, come le esplosioni nucleari marittime a bassa quota e l’utilizzo di onde a bassa e alta frequenza contro la ionosfera.
    Figura 2 - Fonte: La hora de despertar.
    Queste sono due armi che potrebbero essere state già impiegate o che, in un futuro non troppo lontano, lo ricordiamo, potrebbero esserlo. Ne parleremo più avanti.
    Vi sono poi altre armi, come i tubi a microonde ed il “controllo della mente” che sono, anch’esse, in pieno sviluppo.
    Figura 3 – Fonte: Blog Naver
    Esplosioni nucleari che alterano il clima

    La Nuova Zelanda ha desecretato alcuni documenti nei quali si rivelano esperimenti con bombe che producono onde giganti. La notizia, pubblicata sul quotidiano New Zealand Herald fu accolta con stupore e shock: la Nuova Zelanda aveva dato vita ad esperimenti segreti per provocare maremoti.
    Il professor Thomas Leech dell’Università di Auckland (Nuova Zelanda), collaborò con l’esercito per dare avvio ad una serie di esplosioni subacquee che provocarono onde di forza pari al “piccolo” terremoto di Whangaparoa nel 1944-1945.
    Il lavoro del professore venne considerato talmente significativo che gli Alti Comandi della Difesa degli Stati Uniti affermarono che se il progetto fosse stato completato prima della fine della II guerra mondiale, avrebbe potuto giocare un ruolo fondamentale nel conflitto, pari a quello della bomba atomica.
    Gli americani, dal 1962 al 1983, sotto il nome di “Progetto Stormfury”, diedero vita ad esperimenti di manipolazione degli uragani, cercando di controllarne l’intensità, versando decine di migliaia di litri di olio vegetale in mare, creando così una pellicola artificiale che riduceva l’intensità dell’uragano stesso, che con tale superficie andava a scontrarsi. In teoria, in questo modo è possibile influenzare la traiettoria dell’uragano. Sulla pratica di questo esperimento persistono ancora dubbi.
    Gli scienziati hanno, inoltre, studiato un modo per mitigare gli effetti dei terremoti: creando piccole scosse la pressione potrebbe essere evitata causando grandi disastri.
    Allo stesso tempo però, i terremoti, potrebbero essere provocati direzionando raggi energetici su falde instabili, modificando così le placche tettoniche e dando origine a grandi scosse. Se tali raggi fossero indirizzati su falde subacquee, sarebbe possibile provocare gli tsunami.
    Figura 4 - Fonte: La Vanguardia
    I dettagli sulla “bomba tsunami”, conosciuto come “Progetto Seal”, sono contenuti in alcuni documenti vecchi 53 anni e declassificati dal Ministero degli Affari Esteri e del Commercio della Nuova Zelanda.
    I documenti, che riportano la denominazione di TOP SECRET, dimostrano come l’esercito statunitense e britannico furono entusiasti dello sviluppo del “Progetto Seal” negli anni del dopoguerra. Considerarono anche l’eventualità di invitare il professor Leech nell’atollo di Bikini, per partecipare ai test nucleari statunitensi e vedere se potevano servire per le sue ricerche. Non è chiaro ciò che successe al “Progetto Seal”. La relazione finale fu inviata, negli anni Quaranta, al Ministero della Difesa Neozelandese. Si ritiene che la bomba non sia stata testata su larga scala.
    Figura 5 – Fonte: Las tiniebleas de la mente
    Gli inglesi e gli Americani non congelarono il progetto dopo la guerra, bensì lo sostennero.
    Utilizzo della ionosfera per le armi geostrategiche

    Il Progetto HAARP.
    Dal 1992 l’HAARP fa parte dell’arsenale di armi sotto il controllo dell’Iniziativa di Difesa Strategica degli Stati Uniti (SDI). Questa tecnologia fu sviluppata nell’ambito del programma di investigazione dell’Aurora Attiva ad Alta Frequenza (HAARP) originariamente parte del controverso sistema di difesa di Ronald Reagan, denominato “StarWars“.
    Situata a Gokoma, in Alaska, questa complessa infrastruttura dotata di antenne molto potenti, funziona grazie all’emissione di onde radio assai intense, capaci di creare “modificazioni locali controllate della ionosfera”, al fine di alterare i modelli climatici. Alcuni esperti affermano che il sistema sia già funzionante, mentre altri prevedono che ciò non avverrà prima di vent’anni.
    Si suppone che in Groenlandia e Norvegia si stiano installando, o stanno per essere installate, nuove antenne del progetto HAARP, così come in altre zone del mondo. Si suppone, inoltre, che numerose antenne siano state già installate in varie isole dell’Oceano Pacifico.
    Lo stesso creatore del “riscaldatore ionosferico”, Bernard Eastlund, assicura che la sua invenzione potrebbe arrivare a controllare il clima. Una affermazione che, secondo il senatore statunitense Mark Begich, porterebbe alla conclusione che se l’ HAARP operasse al cento per cento del suo potenziale, potrebbe essere in grado di creare anomalie climatiche su entrambi gli emisferi terrestri, seguendo così la “teoria della risonanza” a lungo utilizzata dal geniale Nikola Tesla nelle sue invenzioni.
    Un cambiamento climatico in un emisfero comporterebbe lo stesso cambiamento nell’altro. Una possibilità che non deve essere scartata, soprattutto tenendo in considerazione le opinioni degli scienziati dell’Università di Standford, i quali assicurano che il clima mondiale potrebbe essere controllato attraverso la trasmissione di segnali radio relativamente bassi, indirizzate verso le fasce di Van Allen (si tratta di zone della magnetosfera dove si concentrano particelle cariche). Secondo la sopracitata “teoria della risonanza”, piccoli segnali di attivazione possono controllare energie enormi.

    Figura 6Geoengineering Watch

    Figura 7 e 8 – Fonte: Sedon Anomalies
    Al di là della manipolazione del tempo, l’HAARP, ha una serie di applicazioni correlate. Esso potrebbe contribuire al cambiamento climatico attraverso il bombardamento intensivo dell’atmosfera con raggi ad alta frequenza. Il rimbalzo delle onde potrebbero colpire il cervello delle persone e produrre effetti come il movimento tettonico5. Più in generale, l’HAARP, ha la capacità di modificare il campo elettromagnetico del nostro pianeta. Stiamo parlando di un’arsenale di armi elettroniche che gli studiosi militari statunitensi considerano “una guerra più gentile e amichevole”6.
    Studi scientifici segnalano che l’ HAARP è in grado di provocare aurore boleari artificiali, alterare o mettere fuori gioco le stazioni radar dei missili balistici, isolare completamente i sottomarini e rilevare l’esistenza di strutture sotterranee nemiche.

    Figura 9 - Fonte: Qui
    Esiste una correlazione tra l’attività sismica e la ionosfera, basata sul controllo della radio frequenza indotto dai hipocampos, sotto il controllo dell’ HAARP.
    L’HAARP, se fosse del tutto applicato, potrebbe avere impatti potenzialmente devastanti sul clima del mondo. Gli interessi economici e strategici degli Stati Uniti potrebbero variare in modo selettivo a seconda del clima in diverse parti del mondo, portando con sé la destabilizzazione dei sistemi agricoli ed ecologici del pianeta.
    Nella sua relazione finale sulle alternative di difesa del paese, la U.S. Airforcesottolinea come, alla fine degli anni ’40, con la Guerra Fredda più calda che mai, il Pentagono già lavorava sulla possibilità di utilizzare “forme di guerra climatica inimmaginabili”.
    Questo implica una tecnologia che Washington sta continuando a perfezionare all’interno del programma HAARP avviato nel 1992.
    I fini scientifici sono apparentemente innocenti, ma sembra piuttosto la messa a punto di un’arma di distruzione di massa in grado di destabilizzare il sistema ecologico del mondo. Lo afferma la stessa relazione HAARP:
    “La modificazione del clima sarà parte del sistema di sicurezza nazionale ed internazionale e potrà essere avviata unilateralmente. Viene offerta un’ampia gamma di opzioni possibili per fermare o sconfiggere un avversario. Può essere utilizzata per fini difensivi od offensivi o a fini deterrenti. La capacità di generare la pioggia, la nebbia, le tempeste a livello terrestre o di modificare il clima esterno e la produzione di un clima artificiale, sono strumenti frutto di un insieme integrato di tecnologie (militari)”.
    Vale la pena ricordare che il Dipartimento di Difesa americano ha destinato importanti risorse per lo sviluppo dell’intelligence e del monitoraggio dei cambiamenti climatici. La NASA e la National Imagery and Mapping Agency(NIMA), oggi National Geospatial-Intelligence Agency (NGA), lavorano allo studio di: inondazioni, erosioni, cambiamenti climatici, pericolo di slivellamento della terra, terremoti, zone ecologiche, previsioni del tempo, con dati trasmessi direttamente dai satelliti.
    Nel febbraio del 1998 la Commissione Affari Esteri, Sicurezza e Difesa del Parlamento Europeo ha tenuto una serie di consultazioni pubbliche a Bruxelles, dove si mise in evidenza la facilità con la quale gli USA potrebbero dare avvio ad una guerra ambientale grazie al loro programma HAARP.
    Il Comitato, dinanzi al Parlamento Europeo, conclusse:
    “Considerando l’HAARP, in virtù del suo impatto sul medio ambiente e fonte di preoccupazione a livello mondiale a causa delle sue implicazioni giuridiche, ecologiche ed etiche, si richiede che sia esaminato da un organismo internazionale indipendente. [Il Comitato] lamenta il reiterato rifiuto da parte degli Stati Uniti di fornire una dichiarazione pubblica sui rischi ambientali e pubblici del programma HAARP”7.
    La richiesta avanzata dalla Commissione di redigere un “Libro Verde” sugli impatti ambientali delle attività militari è stato, senza dubbio, sottovalutato, argomentando che la Commissione Europea non godeva della giurisdizione necessaria per approfondire “i vincoli tra la difesa e la tutela dell’ambiente“.
    Progetto SURA
    Il nome “Progetto Sura” è la sigla con la quale viene indicato il progetto russo equivalente all’americano HAARP. Si tratta dell’installazione di un riscaldatore ionosferico ed un centro di ricerca sulla ionosfera, collocato nelle vicinanze della località di Vasilsursk, a circa 100 km a Nizhniy Novgorod, in Russia.

    Figura 10 - Fonte: Radio Mundial
    SURA è in grado di irradiare circa 190 MegaWatt di Potenza Radioattiva Effettiva (PRE) di onde corte. Inizialmente dipendeva dal Ministero della Difesa. Al momento, è sotto la guida dell’Istituto di Ricerca Radio (NIRFI) di Nizhniy Novgorod.
    L’installazione SURA risale al 1981. Con l’utilizzo di questa installazione, gli scienziati russi studiano il comportamento della ionosfera e l’effetto dell’emissione delle onde a bassa frequenza. Non abbiamo molte informazioni riguardante il progetto SURA.

    Figura 11 – Fonte: Secret Center

    Figura 12 - Alfa Magnet
    Il Ministero della Difesa sovietico puntò tutto sui progetti di questo tipo. Tuttavia nessuna ricerca è stata condotta, almeno non in questa installazione, dopo il crollo dell’URSS. Attualmente, gli scienziati sono coinvolti in progetti internazionali di ricerca sulla ionosfera.
    Il meteorologo americano Scott Stevens sottolineò come gli esperti militari russi potrebbero aver prodotto la “furia” dell’uragano Katrina che devastò New Orleans. La morte e la distruzione causata da Katrina permise agli americani di “mettere da parte” l’intervista rilascciata da Vladimir Zhirinovsky, politico ed attivista russo, il quale minacciò che ci sarebbero state:
    “altre inondazioni in tutti gli Stati Uniti” dato che “i nostri scienziati [Russi] sono in grado di cambiare moderatamente il campo gravitazionale della Terra”.
    I ricercatori del SURA dichiararono tuttavia di non essere in grado di provocare uragani simili a Katrina e Rita. Per lo meno “affermano” di non poterlo fare. Senza dubbio, hanno effettuato ricerche, in minor misura rispetto agli americani, sulla interconnessione tra i disastri naturali e le perturbazioni nella ionosfera e nella magnetosfera.

    Figura 13 - Progetto SURA

    Figura 14 - Fonte: Sin Dramas
    Si sono succedute, nel gennaio 2010, diversi terremoti con epicentri precisi, cioè a 10 chilometri di profondità, tanto da risultare assai difficili da comprendere le peculiarità di questi fenomeni.
    Queste affermazioni sono rigettate dagli scettici, che le inquadrano all’interno delle “teorie cospirative”, tuttavia è sempre più evidente quanto la distanza tra la fantascienza e la realtà stia accorciando.
    Le tecnologie dei centri segreti di ricerca sono classificate come altamente segrete e risultano essere quasi inaccessibili per tutti i ricercatori non militari.
    Quanto sopra rende manifesto il potere che hanno questi progetti, drammaticamente legati ai loro successi che mettono a repentaglio la vita di migliaia di esseri umani.
    Catastrofi come l’uragano Katrina, lo tsunami che ha devastato la costa asiatica nel 2004 o il più recente terremoto-tsunami in Giappone alimentano le voci di corridoio, senza accusare direttamente HAARP e SURA delle catastrofi appena citate. Preferisco piuttosto continuare a credere che sia colpa della Madre Terra se, ogni giorno sempre più frequentemente, accadono eventi come quello avvenuto in Giappone.
    Anche se, in questo mondo di folli, nulla mi sorprenderebbe.
    Progetto SHEBA (Surface Heat Budget of the Artic Ocean): il riscaldamento dell’Artico.
    La causa dello scioglimento del Polo Nord non è l’anidride carbonica. Rich Garcia, direttore delle relazioni pubbliche del progetto HAARP, ha detto testuali parole:
    “Noi abbiamo un dispositivo chiamato SHEBA”.
    SHEBA è un enorme condensatore, ossia un enorme contenitore di energia elettrica che potrebbe “scaricare” tutta la sua energia in una manciata di secondi, la stessa quantità di energia che consumano gli USA nello stesso lasso di tempo. In questo modo gli elettroni si liberano dando vita ad un plasma ad elevatissima temperatura.
    Secondo uno studio pubblicato dal Servizio Geologico degli Stati Uniti (USGS), l’incremento della temperatura nelle acque dell’Oceano Artico potrebbe causare estati senza ghiaccio.
    “Le acque superficiali dell’Artico e dei mari circostanti si stanno surriscaldando dal 1965, in maniera molto più evidente dal 1995 e assai più rapidamente dal 2005”
    ha scritto Marci Robinson, scienziato dell’ USGS in un articolo della rivista Stratigraphy.
    Nello studio si è segnalato che gli anni 2007 e 2008 furono i primi due anni consecutivi che mostrarono un minimo estremo di ghiaccio, nel Mare del Nord, durante l’estate.
    Gli scienziati hanno documentato con delle prove che nel Oceano Artico e nel Mare del nord le temperature si sono alzate a tal punto da non permettere la formazione di ghiaccio in estate come nel periodo del Medio Pliocene, ossia 3 milioni di anni fa.
    Questo periodo si caratterizzò per temperature temperate simili a quelle che si prospettano per la fine di questo secolo, un’ analogia che gli scienziati utilizzano per far comprendere le condizioni future.
    Le temperature di superficie durante tutto il Pliocene si situavano intorno ai 3 gradi centigradi, quindi una cifra maggiore rispetto al presente. Alla metà del Pliocene le temperature medie estive della superficie del Mar Artico andavano dai 10 ai 18 gradi centigradi, mentre attualmente ruotano intorno agli 0 gradi.
    Ha detto Robinson:
    “Quando guardiamo a 3 milioni di anni fa, nel passato riscontriamo un modello di distribuzione del calore molto differente da quello che vediamo oggi, con acque molto più temperate rispetto alle alte latitudini”
    La mancanza di ghiaccio nel mare durante le estati del Pliocene Medio suggerisce che la fusione senza precedenti di ghiacci nell’artico negli ultimi anni potrebbe essere un segnali di cambiamenti climatici che si avvicinano”, ha aggiunto.
    Conseguenze del Disgelo

    Secondo Robinson:
    “il proseguimento di questa tendenza potrebbe produrre un cambiamento radicale nel regime del ghiaccio artico, nell’oceano e nell’atmosfera”.
    La mancanza di ghiaccio nei mari potrebbe avere conseguenze varie ed estese, come la accelerazione dell’erosione costiera, dovuta all’innalzamento delle onde, e l’impatto su animali come gli orsi polari o le foche dipende dalla presenza del manto di ghiaccio polare.
    Inoltre, potrebbero intensificarsi le tormente nelle latitudini medie e potrebbero aumentare le precipitazioni invernali ad ovest e sud dell’Europa, parallelamente alla diminuzione della pioggia nell’ovest dell’America del Nord.
    Potrebbe essere il progetto SHEBA un’arma climatica nell’Artico? O si tratta di un fenomeno naturale?
    Quello che sta succedendo di fronte ai nostri occhi in questo inizio di secolo non è una turbolenza corrente. Per il mondo globalizzato, sorto sulle ceneri della Guerra Fredda è forse una turbolenza fondatrice, che va a scuotere le coscienze e le intelligenze, per permetterci di abbandonare finalmente una Preistoria troppo lunga; allo stesso tempo tutto ciò potrebbe essere qualcosa di distruttivo e disintegrante, essere il preludio di una dolorosa regressione.
    Quando metteremo da parte le abitudini dannose che abbiamo acquisito durante questa Preistoria, potremmo facilmente renderci conto che le uniche battaglie che davvero valgono la pena di essere combattute dall’uomo nei prossimi secoli sono di carattere scientifico ed etico.
    “Gli esseri umani hanno imparato a dominare la natura molto prima di aver imparato a dominare sé stessi”. -Albert Schweitzer
    NOTE:
    Luis Enrique Martín Otero, Colonnello Veterinario (R), è coordinatore del Centro di Vigilanza Sanitaria Veterinaria dell'Universtà Complutense di Madrid (Spagna) e della Rete di Laboratori di Allerta Biologica.

    1.- Convenzione sul Cambiamento Climatico, New York, 1992. [On line] http://www.unfccc.de. Consultato il 20 dicembre 2013.
    2.- Antecedenti al Protocollo di Kyoto. [On line] http://www.globalwarming.net/gw11.html. Consultato il 20 dicembre 2013.
    3.- The Times, Londra, 23 novembre 2000.
    4.- Intelligence Newsletter, 16 dicembre 1999.
    5.- Begich e Maning, "HAARP: Vandalism in the sky". [On line] http://www.whale.to/b/haarp1.html. Consultato il 20 dicembre 2013.
    6.- "HAARP – From the Wilderness". [On line] http://www. Fromthewilderness.com/free/…7haarp.html. Consultato il 20 dicembre 2013. Don Herskovitz, "Matándolos Suavemente", Journal of Electronic Defense, agosto 1993.
    7.- Parlamento Europeo, Commissione Affari Esteri, Sicurezza e Difesa, Bruxelles, documento No. A4-0005/99 del 14 Gennaio 1999.


    Ultima modifica di Avanguardia; 13-01-14 alle 12:18
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Il generale Mini: la guerra climatica è già cominciata

    E così questi mandano il mondo in una catastrofe senza ritorno.Quelli che ci hanno liberato dal Nazismo !
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

 

 

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