Io non sono "un capitalista" (non ho un becco di un quattrino), ma ritengo che il capitalismo democratico, sia il miglior sistema per produrre ricchezza (e se non si produce ricchezza, come sapeva Marx, si distribuisce solo miseria), e sia largamente senza alterantive. E' sicuramente perfettibile, ma nel contesto della sua stessa linea di sviluppo.
Per un liberale essere per il capitalismo non significa essere... per i capitalisti (ossia per i loro interessi particolari) anche se, ovviamente, non vuol dire neppure essere pregiudizialmente contro di loro. Von Mises precisava sempre con forza questo concetto!
La povertà di tanta parte del mondo e le ingiustizie, spesso terribili, che vi regnano sovrane, non sono, per noi liberali, determinate dal capitalismo democratico, ma dalla sua assenza: ossia da un ritardo nello sviluppo del capitalismo medesimo, e/o da un suo sviluppo caotico e senza democrazia.
Il capitalismo è pieno di "contraddizioni"? Certamente sì, ma anzichè esserne i suoi becchini, queste sono tutt'ora, contro le infinite profezie in contrario, i suoi motori.
Il capitalismo deve essere governato? Senz'altro, è stato ampiamente dimostrato che il mercato capitalistico per svilupparsi e riprodursi ha bisogno di regole...
Queste regole non devono tuttavia essere limitazioni del capitalismo o pastoie frapposte al suo sviluppo, ma, al contrario, regole poste a salvaguardia delle condizioni migliori per il suo funzionamento. E le condizioni migliori sono (come sapeva persino Lenin: si veda "Stato e Rivoluzione"), la "repubblica democratica", con la sua dialettica fra le forze politiche, le forze sociali, i diritti sindacali....
Nessuna formazione sociale, in nessuna epoca storica ha garantito tanto benessere a tanta parte della popolazione come il capitalismo.
Questo significa forse che il capitalismo sia perfetto, che sia una sorta di paradiso?
Assolutamente no! Ma i problemi e le tragedie che vengono spesso e con faciloneria imputate "al capitalismo" in quanto tale, potranno essere risolti, o almeno attenuati, dal capitalismo democratico, e altrimenti da nessun altro sistema economico-sociale.
Il comunismo ha dimostato ampiamente di non saper far niente di meglio, anzi. Si è dimostrato un sistema inefficiente per produrre ricchezza, inefficiente per distribuirla, e non privo di forti diseguaglianze, per quanto spesso mascherate o occultate, a favore della nomenklatura di partito e della burocrazia.
Il comunismo si è dimostrato, inevitabilmente, come previsto dai contraddittori liberali di Marx ed Engels, fin da 1847, incompatibile con le libertà individuali, con la democrazia politica, con i diritti civili, sociali e politici dei cittadini.
Certo, sebbene "la repubblica democratica sia il miglior involucro politico possibile per il capitalismo" (Lenin), a volte prevalgono involucri peggiori, ed allora i rapporti sociali si brutalizzano, come quelli politici. Le economie fondate sulla proprietà privata, ove non esiste una moderna ed efficiente democrazia politica e sociale, vedono prevalere i gruppi sociali ed economici, non sulle basi della libera concorrenza e delle sue regole, ma della violenza, dell'inganno, della brutalità.
Le economie che aboliscono la moderna proprietà privata ed il libero mercato sono invece impossibilitate a raggiungere o mantenere la democrazia politica moderna e le libertà correlate, come da noi conosciute. Esse sono oppressive e trasformato il "libero lavoratore salariato" in un servo (quasi in senso medievale) dello Stato, come aveva rilevato il marxista "eretico" Bruno Rizzi nella sua teoria del "Collettivismo Burocratico".
(Forum principale - 23.6.2001)