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  1. #1
    Ospite

    Lightbulb Articolo 18 tre anni fa era la Uil a volerlo riformare

    Anche la Uil non vuol sentire parlare di riforme dell'art. 18 della Statuto dei lavoratori. Peccato che questa organizzazione, oggi così risoluta nel non voler discutere di eventuali riforme della materia dei licenziamenti individuali, sia stata fautrice poco tempo addietro di una proposta molto simile a quella avanzata dal Governo. Il 25 novembre 1999 il segretario dell'epoca, Pietro Larizza, inviò una lettera a D'Alema, allora Presidente del Consiglio, proponendo di non applicare lo Statuto dei lavoratori (con particolare riferimento al licenziamento per giusta causa) alle imprese che superassero i 15 dipendenti, soglia al di sotto della quale le imprese sono esentate dall'arcinoto art. 18. L'argomentazione usata era quella secondo cui le imprese rinunciano a crescere per evitare l'applicazione dello Statuto dei lavoratori e quindi si poteva sperimentare, soprattutto al Sud, una soluzione che consentisse di assumere nuovi dipendenti senza assumere ulteriori vincoli. Una tesi che trovò consenziente lo stesso D'Alema che la ripropose in un famoso discorso tenuto all'Università Bocconi di Milano. L'allora segretario della Uil tenne a dichiarare che non si trattava affatto di introdurre una norma generale sulla libertà di licenziamento nelle imprese che occupano più di 15 dipendenti, ma soltanto di fornire un elemento di flessibilità aggiuntiva per chi volesse investire e far crescere la propria azienda.
    L'attuale segretario della Uil, Luigi Angeletti, si è ieri espresso in termini ben diversi. L'art. 18 è tornato ad essere un tabù. Tuttavia bisognerebbe anche osservare un minimo di coerenza: com'è possibile farsi promotori di una proposta di revisione dell'art.18 e poi, tre anni dopo, dichiararsi a favore dello sciopero generale se questa stessa norma venisse in qualche modo rivista?
    La Uil così facendo assume di fatto un atteggiamento intrasigente non troppo diverso da quello della Cgil, mettendo ancora più in difficoltà la Cisl. Ma queste, si potrebbe osservare, sono questioni interne al movimento sindacale alle quali occorre guardare con rispetto. Certo, ma vuole il caso che il sindacato sia un soggetto di tale rilevanza sociale da poter bloccare progetti di riforma a lungo attesi. E di fronte ad atteggiamenti di chiusura così titolare non resta che prenderne atto e decidere il da farsi.
    In altri Paesi i sindacati sono elementi di modernizzazione. Pensiamo all'Olanda, alla Spagna, a tanti altri paesi dell'Unione Europea dove di recente sono state varate importanti riforme con il consenso dei rappresentanti dei lavoratori. Perché questo non dovrebbe essere possibile anche in Italia? Sta ora al Governo assumere un'iniziativa affinché il no dei sindacati sull'art. 18 non diventi la scusa per opporsi a tutte le riforme sul mercato del lavoro che già sono all'esame del Parlamento. Ci sono questioni ben più importanti che incombono: bisogna rendere il part-time più accessibile alle lavoratrici, occorre regolare le collaborazioni coordinate e continuative, è necessario riformare il collocamento dando ai privati maggiori spazi. Queste ed altre sono le vere priorità. Un Governo che dichiara di operare nell'arco di una legislatura non dovrebbe temere di affrontare i problemi uno alla volta.

  2. #2
    Forumista junior
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    Predefinito Art.18

    Trovo semplicemente folle l'abolizione dell'art. 18!
    E trovo ridicolo argomentare il tutto con:
    imprese rinunciano a crescere per evitare l'applicazione dello Statuto dei lavoratori
    Allora perche' non rinunciamo allo statuto dei lavoratori, cosi' le imprese sono invogliate a creascere ancora di piu'!
    E poi si sta parlando di LICENZIAMENTO SENZA GIUSTA CAUSA... E' questo che blocca le imprese a crescere?!?!?!?

    Lvk@

  3. #3
    Roderigo
    Ospite

    Predefinito L'art 18 riguarda solo i licenziamenti illegittimi

    L'abolizione dell'articolo 18, non c'entra nulla con la sopravvivenza o il profitto dell'impresa. Infatti, già oggi, il licenziamento è incluso di fatto in varie tipologie del lavoro atipico. Poi già esistono varie possibilità di licenziamento, disciplinate dalla legge.

    - Vi sono i licenziamenti collettivi (minimo cinque lavoratori) in caso di crisi economica o per esigenze relative a ristrutturazioni produttive e organizzative.

    - Vi è il licenziamento per giustificato motivo, relativo ad inadempienze contrattuali o allo scarso rendimento del lavoratore.

    - Vi è il licenziamento per giusta causa, relativo a fatti e situazioni esterne al rapporto di lavoro, che possono minare il rapporto di fiducia tra datore e prestatore di lavoro.

    Quindi, l'abolizione dell'art. 18 a cosa serve? Serve solo a permettere il licenziamento illegittimo, cioè a far rientrare dalla finestra il licenziamento discriminatorio, in primo luogo la possibilità per il padrone di liberarsi di attivisti e delegati sindacali. Esso ha pure una forte valenza politica e simbolica, come ha affermato afam, poichè colpisce frontalmente i concetti stessi di diritto del lavoro e di dignità del lavoratore.

    Nè l'uno, nè l'altro sono monetizzabili, per questo la proposta delle 24 mensilità di Berlusconi è inaccettabile: i diritti non sono in vendita.

    Facciamo un esempio concreto. Il datore di lavoro molesta un'impiegata, lei si ribella, lui, senza più la rete protettiva dell'articolo 18, può vendicarsi e licenziarla impunemente. Mal che gli vada, dovrà pagare il suo allontanamento. In ogni caso, lei è costretta a subire un ricatto: o si sottomette alle pretese moleste del padrone in cambio del mantenimento del lavoro, o accetta soldi in cambio del licenziamento. Quello che non può scegliere è il diritto di lavorare in cambio del rispetto delle norme contrattuali. Cioè non può scegliere di preservare e difendere la propria dignità.

    R.

  4. #4
    Oscar
    Ospite

    Predefinito

    Ho saputo poi che non solo non si vuole ritoccare l'articolo diciotto ma la sinistra comunista forse raccoglierà le firme per estendere questa normativa anche per le piccole aziende

  5. #5
    Forumista junior
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    Predefinito

    Infatti mi sembra molto piu' logico estendere l'art18 a tutti... anzi mi domando chi e' quel cretino che ha pensato di limitarlo alle imprese al di sopra dei 15 dipendenti?

  6. #6
    è tornata la "Lista de...
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    Predefinito Re: L'art 18 riguarda solo i licenziamenti illegittimi

    Originally posted by Roderigo

    Facciamo un esempio concreto. Il datore di lavoro molesta un'impiegata, lei si ribella, lui, senza più la rete protettiva dell'articolo 18, può vendicarsi e licenziarla impunemente. Mal che gli vada, dovrà pagare il suo allontanamento. In ogni caso, lei è costretta a subire un ricatto: o si sottomette alle pretese moleste del padrone in cambio del mantenimento del lavoro, o accetta soldi in cambio del licenziamento. Quello che non può scegliere è il diritto di lavorare in cambio del rispetto delle norme contrattuali. Cioè non può scegliere di preservare e difendere la propria dignità.

    R.
    Guarda che per certe cose esiste il codice penale, e se la malcapitata dell'esempio ha un briciolo di cervello ha tutta la convenienza del mondo a trovare di meglio lontano da quel porco criminale. In tutto questo l'art.18 non c'entra nulla.

    ciao

    giacomo

  7. #7
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    E no! l'articolo 18 c'entra eccome!
    Senza l'articolo 18 il licenziamento della malcapitata e' consentito altrimenti no! Certo il codice penale puo' condannare il proprietario per l'atto commesso ma non mi sembra gli possa impedire per legge di non licenziarla... anzi in caso di codanna del proprietario il licenziamento della suddetta mi pare altamente probabile...

    N.B. se fossimo un paese civile dovrebbe essere l'imprenditore molesto a cercarsi un altro mestiere non la molestata! purtroppo esiste la proprieta' privata dei mezzi di produzione e non e' cosi'!

  8. #8
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    Originally posted by Lvk@
    E no! l'articolo 18 c'entra eccome!
    Senza l'articolo 18 il licenziamento della malcapitata e' consentito altrimenti no! Certo il codice penale puo' condannare il proprietario per l'atto commesso ma non mi sembra gli possa impedire per legge di non licenziarla... anzi in caso di codanna del proprietario il licenziamento della suddetta mi pare altamente probabile...
    Ma perchè, scusa, se tu fossi al posto della malcapitata dopo che hai fatto condannare il porco rimarresti lì a lavorare ?
    con o senza art.18 la ritorsione è garantita visto che parliamo di un ipotetico porco.

  9. #9
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    Se il lavoro che svolgo mi realizza perche' dovrei andarmene io?
    Ed inoltre ti sembra cosi' facile trovare lavoro oggi?
    Non e' il caso mio visto che fortunatamente faccio un lavoro per ora fin troppo richiesto..., ma non e' per tutti cosi'!
    Una mia amica si e' licenziata per aver scoperto un caso di molestia nella sua ex societa'... ora e' disoccupata!

  10. #10
    è tornata la "Lista de...
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    Originally posted by Lvk@
    Se il lavoro che svolgo mi realizza perche' dovrei andarmene io?
    Perchè se ad andarsene fosse il porco vuol dire che il padrone sei tu, altrimenti non puoi cacciare il proprietario di un'azienda, tutt'al più puoi portarlo a fallire ma a quel punto sei di nuovo disoccupato
    Immagino da quel che scrivi che per te la proprietà privata sia qualcosa di simile al furto, ma, purtroppo per te, la nostra costituzione la prevede e non credo ci sarà mai una maggioranza qualificata disponibile a modificare la Costituzione per sopprimerla. Hai sempre la possibilità di trasferirti in quei paesi civili dove non esiste (Cuba, Vietnam, ecc...)

    Giacomo

 

 
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