Ue, proibito manifestare
Le proteste ai vertici europei rientreranno nella
definizione di terrorismo
Alberto D'Argenzio - Buxelles

Da Il Manifesto del 2 Marzo 2002


Ue, proibito manifestare

Criminalizzare il dissenso: è questo il desolante percorso intrapreso dall'Unione europea sull'infinita scia della lotta al terrorismo. Nulla di nuovo per noi, da Genova alle recenti accuse di mezzo governo contro i Palavobis e gli anarchici, ma ora i 15 si muovono su di un altro e più alto livello, quello della codificazione dell'emergenza in norma e consuetudine, della creazione di un sistema che renderà più semplice reprimere il dissenso in tutto il continente. Un cammino che ha radici estive, con le proposte di Scajola prima del G8, e che è divenuto via maestra con l'approvazione a dicembre dell'ambigua definizione di "azione e gruppo terrorista" nell'ambito di uno spirito di cooperazione giudiziaria e poliziesca tra i 15.

A completare la definizione di terrorismo e a specificarne le applicazioni ci pensa un'équipe di esperti appositamente creata dal Consiglio, il "Gruppo Terrorismo". Il gruppo sta attualmente studiando una proposta della presidenza spagnola finalizzata alla "creazione di un formulario-tipo per l'interscambio di informazioni su incidenti commessi da gruppi radicali violenti con vincoli terroristici". Il gioco interessato del governo spagnolo, sicuramente apprezzato anche a Roma, è quello di creare una relazione diretta tra i manifestanti che protestano in occasione dei vertici della Ue, o in eventi simili, con i gruppi terroristici e quindi con la dura e speciale normativa di riferimento.

Il prologo chiarisce l'ambito di applicazione: "Durante questi eventi (i vertici, ndr) si è osservato un aumento progressivo delle azioni violente e di vandalismo criminale realizzato da gruppi radicali estremisti, che hanno occasionato situazioni di terrore nella società". La chiave di volta è il successivo passaggio, semplicista e per questo ancor più inquietante:
"Questi fatti si realizzano per un intorno diffuso che si presenta sotto la copertura di diversi schermi sociali. Per intorno diffuso intendiamo quelle organizzazioni che, approfittando della situazione di legalità di cui godono, realizzano compiti ausiliari che coadiuvano il compimento degli obiettivi propri delle organizzazioni terroristiche".

Di fronte a tali cospirazioni il gruppo propone la creazione di un
formulario-tipo per l'interscambio di informazioni "come strumento di indiscutibile utilità per la prevenzione, e nel caso persecuzione, del radicalismo giovanile urbano di matrice violenta, sempre più manipolato dalle organizzazioni terroristiche per il conseguimento dei loro obiettivi criminali". Un formulario che conterrà tutti i dati ritenuti necessari, che guarda caso non vengono specificati, e che verrà messo a disposizione di Europol. Un formulario destinato a "elementi integrati in gruppi perfettamente organizzati e diretti da organizzazioni terroriste", ma a discrezione di qualsiasi paese potrà venire utilizzato anche per "persone che manchino dei requisiti menzionati, sempre che si abbia conoscenza della loro relazione con organizzazioni terroristiche".

Il testo in discussione, come fosse vuota prassi, riconosce il diritto di manifestare, riunirsi ed esprimere le proprie opinioni, ma non fornisce alcuna garanzia sul trattamento dei dati contenuti nel formulario-tipo.
Il progetto spagnolo mira fondamentalmente a esportare il concetto di intorno diffuso, il grimaldello con cui negli ultimi mesi Madrid cerca di fare terra bruciata intorno all'Eta. Si tratta dell'ennesima dimostrazione di come una lotta legittima venga condotta con metodi illegali ed esclusivamente polizieschi e soprattutto permetta di esportare e legittimare in altri ambiti prassi assolutamente liberticide, un sistema ambiguo e difficilmente controllabile per ampliare i soggetti sociali da criminalizzare.

Quando in dicembre si approvò la definizione di terrorismo i 15 affermarono, sotto la spinta dei paesi nordici, la necessità di non assimilare ad azioni terroristiche le manifestazioni di dissenso in cui si realizzavano atti di violenza includibili nella definizione. Com'era prevedibile, i fatti stanno dando loro torto. Una normativa, la definizione di terrorismo, che ribalta le basi del diritto penale, perseguendo un atto non per sé stesso ma per le motivazioni che lo determinano, non poteva che essere utilizzata nella direzione di ampliare gli ambiti della sua attuazione (oggi le manifestazioni, domani le occupazioni di fabbriche o case, ecc..) a seconda degli interessi che si intendono difendere o perseguire e degli obiettivi che si intendono colpire. In sostanza si vuole generare una situazione di emergenza continua tale da permettere il ricorso a strumenti eccezionali contro fenomeni assolutamente normali e salutari come il dissenso.

La proposta del Gruppo Terrorismo deve ora passare il giudizio delle rappresentative diplomatiche dei 15 per poi raggiungere il tavolo dei ministri degli interni e della giustizia. Questi nel frattempo non stanno con le mani in mano, l'altroieri hanno formalmente approvato Eurodac, un sistema di rilevamento delle impronte per i richiedenti asilo in Europa che di fatto li criminalizza, e l'aumento del 45,9% del budget del gruppo terrorismo.

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