Le agenzie trasmettono la notizia che la Commissione europea avrebbe “criticato2 certe dichiarazioni del ministro Bossi.
Subito piè veloce Rutelli avrebbe presentato una “interrogazione urgente” al Consiglio europeo per conoscere quali iniziative voglia assumere “alla luce delle gravissime dichiarazioni antieuropee venute dal con grasso della Lega”.
Seguono “statisti” del livello di Borselli e Castagnetti che chiedono le dimissioni del ministro Bossi.
Esce dal lungo letargo pure l’ex ministro Ruggiero che approfitta della ghiotta occasione per spiegare i motivi dei suoi attriti con il governo Berlusconi: era tutta colpa della Lega.
Senza entrare nei contenuti delle “gravissime dichiarazioni”, condivisibili o meno, ci si chiede se un politico ha diritto di manifestare le proprie idee durante un comizio, e se la Commissione europea o chi “pretende” di rappresentarla ha il potere o no di fargli le pulci.
Il politico (anche se ministro) quel diritto ce l’ha.
La Commissione europea, o chi pretende di rappresentarla, quel potere non ce l’ha.
Ed è proprio l’ufficiosità della “reazione” a renderla “arbitraria”, dando piena ragione a chi ritenesse che l’Europa così com’è non va bene proprio per niente essendo troppo evidente che al potere conferito a quegli “ambienti” vicini alla Commissione non fa riscontro nessuna forma di responsabilità, e, quel che è peggio, nessun rapporto di rappresentatività.
La Commissione non è eletta dai cittadini su cui esercita il potere. Il che va benissimo fintanto che i commissari, i “portavoce” e gli “ambienti” di questo potere fanno quel che devono, e cioè i funzionari; ma se pretendono di “dialogare” con i popoli, e di mettersi nel dibattito politico distribuendo patenti di democraticità europeista, allora usurpano una funzione che non gli spetta.
Questo dovrebbe essere ben chiaro alla opposizione ma anche alla maggioranza.
Bossi non sta compromettendo il delicato equilibrio del momento, con le sue pur opinabili dichiarazioni ma ma lo sta clamorosamente facendo chi pretende di censurarlo in base a canoni di “europeismo” che (almeno per ora, e per fortuna) non stanno scritti da nessuna parte.
Così, più o meno, commenta il fatto del giorno Iuri Maria Prado su Libero di oggi.
Ma c’è di più: l’attuale commissione è stata voluta da governi di sinistra e, a parte quella britannica, le sinistre europee sono portatrici di una strana concezione della democrazia. Sentiamo la nostra, di sinistra: quando vincono loro il popolo sovrano ha scelto bene; quando perdono il popolo sovrano repentinamente muta in popolo di “servi”.
Se la loro è stata una grande vittoria il popolo ha scelto in massa di dare fiducia alle loro idee; quando la loro è una grande sconfitta si stracciano le vesti davanti alla “deriva plebiscitaria”.
Se il loro governo, come dovrebbe essere nelle normali vicende politiche di un Paese, attua il programma col quale si sono presentati al corpo elettorale e vinto le elezioni, ecco suonare le trombe e esaltare il comportamento dei ministri; se il governo di centro destra presenta e il parlamento approva provvedimenti tratti dai programmi preelettorali ecco levarsi alte grida di protesta.
Se la “loro” maggioranza approvava leggi si trattava del Parlamento sovrano; se è la maggioranza di centro destra a emanare leggi si tratta di un Parlamento delegittimato.
Per farla breve: quando Berlusconi vince lo fa approfittando del fatto di essere “padrone” delle televisioni italiane.
Quando lo stesso Berlusconi perde allora sono stati bravi loro.
Mi rendo conto che tutto questo è grottesco, ma sappiamo anche quanto sia vero.
Probabilmente questo pensiero fastidioso faceva da sottofondo ai pensieri del Bossi critico con l’Europa dei funzionari.
saluti e....ben ritrovati