Assalto al municipio in nome del tricolore
Vittorio Veneto, un gruppo contro il Comune leghista: esponga la bandiera
VITTORIO VENETO. Il palazzo municipale della città della Resistenza ieri è stato occupato dalle forze dell'estrema destra. Per due ore tre esponenti del Movimento italiano d'azione, capeggiati da Gianfranco Foti, e un gruppetto di skinhead si sono piazzati in municipio, per protestare - in quella che hanno definito la «roccaforte del potere leghista» - contro la mancata esposizione del tricolore, prevista per legge. Le forze dell'ordine sono intervenute in forze, allontanando i manifestanti. Ma, intanto, il gruppetto è entrato nella sala consiliare interrompendo con la forza una riunione del comitato di direzione.
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VITTORIO VENETO. Il palazzo municipale della città della Resistenza, ieri è stato occupato dalle forze dell'estrema destra. Si è trattato di un'azione temporanea, durata solo un paio d'ore, che però ha richiesto l'intervento degli agenti della Digos, dei carabinieri e dei vigili. Le forze dell'ordine, si sono riversate al piano nobile del municipio per bloccare la provocatoria iniziativa di tre esponenti del Movimento italiano d'azione, decisi a insediarsi in quella che hanno definito la «roccaforte del potere leghista». Gianfranco Foti, presidente del movimento, Benvenuto Rocchetto e Adriano Agostinetto, appoggiati da un gruppo di skinhead, alle 10, sono infatti entrati nella sala consiliare interrompendo con la forza una riunione del comitato di direzione.
L'operazione, provocatoria e dimostrativa, era stata organizzata nei minimi dettagli. Alle 10 in punto Gianfranco Foti e due dei suoi «camerati», dopo aver aperto le porte della sala consiliare vi fanno irruzione, depositando sul pavimento e sul tavolo borse, zaini, un registratore, alcune assi di legno. L'aula, in quel momento, ospita una riunione dei dirigenti, ma Foti non ci fa caso.
Non ha alcuna intenzione di retrocedere dai suoi propositi. «Siamo qui - dice - per rivendicare la nostra italianità. Da un anno chiediamo alla giunta di esporre sui pennoni di piazza del Popolo il Tricolore, simbolo della nostra patria. Da un anno le nostre richieste, avvallate dal Prefetto, vengono disattese. Interloquire con il potere è impossibile, perché i suoi rappresentanti si barricano nei palazzi e così, per far valere le nostre ragioni, siamo costretti a un'azione di forza». Alle 10.20 l'atmosfera del palazzo diventa incandescente. Nel municipio, che pullula di agenti, arriva il sindaco Giancarlo Scottà. Il capitano dei carabinieri, Andrea Desideri e i poliziotti invitano Scottà e Foti a un confronto. Le parti si riuniscono per qualche minuto nell'ufficio del sindaco per cercare una mediazione. E l'accordo viene trovato. Il sindaco e i suoi collaboratori assicurano a Gianfranco Foti che dal prossimo 2 giugno il Tricolore sventolerà in modo permanente sulla piazza. «Se non l'abbiamo esposto prima - dichiara il sindaco - è stato solo per problemi tecnici. Le bandiere che abbiamo a disposizione sono infatti troppo piccole rispetto all'altezza dei pennoni e ci stiamo dando da fare per confezionarne alcune di dimensioni adeguate». L'annuncio del sindaco soddisfa solo parzialmente i rappresentanti del movimento d'azione. «Finora - dichiara Rocchetto - Scottà ci ha preso per i fondelli: non ha mai risposto alle richieste sul tricolore. Se il 2 giugno la promessa non verrà mantenuta, siamo pronti a occupare di nuovo il municipio». Alle 11.20 l'accordo è sottoscritto e il sindaco e Foti si concedono insieme un aperitivo. La «marcia sul municipio» si è conclusa si è conclusa con l'impegno formale da parte della giunta leghista a esporre il Tricolore, insieme ai vessilli regionali e cittadini. E, nel frattempo, arrivano i primi commenti della Sinistra. «Sono allibito - dice il consigliere Ds, Giovanni Napol -. Se la destra occupa il municipio, noi siamo pronti a liberarlo come abbiamo fatto settant'anni fa. Non capisco però perché la battaglia sul Tricolore la portino avanti le forze della destra che l'hanno infangato. Sono i partiti democratici usciti dalla Resistenza gli unici a poter rivendicare questo diritto». Però, in verità, finora non l'hanno fatto, lasciando, appunto, spazio all'azione dimostrativa della destra