Con questo breve cenno di Storia, ricavato da Cronisti e da testi Greci, Latini e attuali, si vuole dimostrare che il POPOLO E LA NAZIONE DEI VENETI è, fra le varie Etnie che popolano l'Italia, quella che può vantare una discendenza dagli antichi EVETOY.
Il Popolo dei Veneti ha fatto conoscere ai primitivi Popoli Italici la civiltà Micenea e Greca antica e, di conseguenza, l'agricoltura, la tessitura, l'alfabeto, l'architettura, l'allevamento, la lavorazione dei metalli e del ferro, la pastorizia, etc.etc.
Verranno citati numerosi scrittori e poeti antichi, ma tutti concordi fra di loro nel testimoniare la discendenza e la unicità dei Veneti.
Verranno citate diverse fonti che indicano le due probabili vie che intrapresero per arrivare nei luoghi attuali, le loro guide spirituali e i loro condottieri nonché i loro eroi.
Tutto ciò a profondo demerito degli attuali governanti che hanno sentenziato che la Nazione e la Lingua del Popolo Veneto non hanno importanza in quanto non esistono!!!
Omero li chiamò "Evetoy" e così i tutti Greci, i Latini li dissero "Heneti" ben sapendo, come ci tiene a precisare Plinio (N.H. 37, 43) che questo termine era la traduzione di quello Greco.
Il significato Greco della parola EVETOY è: degni di lode, o lodevoli.
Gli scrittori Greci e Latini che ci hanno lasciato notizie sull'origine dei Veneti ne affermano all'unisuono la provenienza dall'Asia minore, precisamente dalla Paflagonia, situata sulle sponde meridionali del Mar Nero avente per capitale Heracleia e confinante con la Bitinia a ovest, con il Ponto ad est e con la Galazia a sud.
Veneti si insediano dunque al posto degli Euganei nella pianura. Gli Euganei erano una popolazione dell'Italia preistorica, di incerta origine e stirpe, stanziata originariamente nel territorio posto tra le Alpi orientali, l'Adriatico ed il Po,: Eridano, con centro nella zona di Verona. Nell'VIII sec. a.C., sotto la pressione dei Veneti, si ritirarono dunque verso la Rezia (i CAMUNI) e lungo le rive del lago di Garda: nel II sec. a.C. furono sottomessi dai Romani: ottennero il diritto di cittadinanza e si fusero con i popoli circonvicini.)
Ma sentiamo Livio che comincia le sue storie proprio con il ricordo delle vicende che riguardano la terra Veneta. Pilemene è morto a Troia e i Veneti, già espulsi dalla Paflagonia (per cui non sono più detti Paflagoni, ma Veneti), privi di una patria e di una guida - rege anisso - si rivolgono ad Antenore. Questi assume il comando e, superate varie vicende, giunge con loro "intimum maris Adratici sinum" (Hist. I, 1) tra il XIII ed il XII sec. A C. Riteniamo sia così poeticamente individuata l'insenatura di quell'unico grande golfo che da Venezia a Trieste apre la terra verso il suo mare.
E' un nuovo popolo: "gens universa Veneti appellati", Livio ripete, rifacendosi probabilmente agli "Antenoridi" di Sofocle (come riferisce Strabone: XIII, 1, 53 C 608), una delle tante leggende fiorite intorno alla figura di Antenore, che qui appare ancora, come in Omero, un saggio consigliere dei Troiani.
Sappiamo che nei secoli di passaggio fra il II e il I millennio a. C., caduta la potenza marittima Micenea nel Mediterraneo,si cominciano ad individuare i primi nuclei Etnici che configureranno la protostoria d'Italia. Si tratta circa dell'epoca in cui gli antichi scrittori indicano la venuta nel Veneto degli Eneti Paflagonici poco dopo la guerra di Troia, cioè tra il XIII e il XII sec. a.C., periodo di grandi migrazioni. (Omero, ed altri classici ancora, continueranno a citare gli HEVETOI nei loro "NESTOY"; ( dei ritorni o rientri) vedi l'ODISSEA, o, più tardi da Virgilio l'ENEIDE.) Queste fonti, inoltre, affermano che le vie di arrivo dall'Asia minore all'Adriatico sono una marittima ed una terrestre e che parte di quelli arrivati via terra attraverso l'Illiria, continuarono il loro cammino a nord della catena delle Alpi e, attraverso la Svizzera (non dimentichiamo che il lago di Costanza era chiamato, un tempo, lacus Venetus) e la Gallia, si attestarono nella penisola della Bretagna, sulle sponde dell'oceano Atlantico dalle foci della Loira a quelle della Senna, con centro Darioritum (oggi Vannes nel dipartimento del Morbihan, in Bretagna): Tutto ciò è anche attestato da Cesare nel suo "de bello Gallico" e, inoltre, la radice stessa del nome che , a detta di molti altri, deriverebbe dall'indoeruropeo Wenèt "conquistatori".