Per fortuna di Moretti ce n'è uno solo
di Diego Gabutti
Prima accusa Bertinotti di spaccare la sinistra
Poi spacca la sinistra per accusare la dirigenza
Poi "dirige" i girotondi verso l'Aventino Rai
Avrà pur le idee chiare: ma a favore di chi?
Da quando la stampa conformista e le più sparute minoranze militanti, senza neppure sorridere, lo acclamano come un leader politico, dopo Piazza Navona e gli spensierati girotondi della gente chic, Nanni Moretti sogna sempre più in grande, tanto che adesso chiede "un gesto forte" ai consiglieri Rai in quota ulivista: si tuffino dai piani alti di Viale Mazzini giù nel barile di Nutella d'un puro e duro Aventino televisivo. Cachemire e dimissioni, "pueblo unido" e facce schifate, Torte Sacher e gran rifiuto. Tramontata la stella di Massimo D'Alema, pericolanti le poltrone di Rutelli e di Fassino, nel pallone la Margherita, è sotto queste lune morettiane e sanremesi che il centrosinistra, deluso dalla politica e sempre più tentato dalla testimonianza, come gli Hare Krisna e i Premi Nobel, appioppa le sue ultime schitarrate al popolo ingannato dai plagiatori d'anime berlusconiani. Nessun compromesso. Al nemico non si offre neanche un cioccolatino. O loro o noi. Boia chi molla. Resistere, resistere, resistere.
E pensare che meno d'un anno fa, al Festival di Cannes, Moretti denunciava alla stampa di tutto il mondo, dall'alto della sua Palma d'Oro, proprio gli orrori e le aberrazioni d'una sterile e odiosa "testimonianza", quella bertinottiana. Ah, Nanni Moretti le aveva cantate chiare, in quella storica occasione, ai Testimoni di Geova di Rifondazione comunista, che avevano condotto il centrosinistra alla rovina. Agli occhi del futuro vedovo degli Oscar non c'erano dubbi. Era stato Fausto Bertinotti il rifondatore, non un politico ma un pericoloso sbandieratore di vani princìpi, a consegnare l'Italia nelle mani immonde del Cavaliere Nero. Bertinotti aveva snobbato l'alleanza elettorale con l'Ulivo. Di qui il disastro. Moretti aveva lanciato urla stridule nei microfoni di tutte le televisioni. Era forse politica questa qua? No, era testimonianza nuda e cruda. Scandalo! Vergogna! Persino i tiggì giapponesi e australiani avevano mandato in onda da Cannes un po' di sana indignazione italiana tipo esportazione.
E oggi? Beh, oggi la testimonianza è un'esemplare strategia politica, e per di più fa fino, come il calzino lungo e l'autografo di Benigni sul polsino della camicia. Piace alla Melandri, piace a Di Pietro, piace persino alla Ferilli e a tutti gli strapagati dipendenti Rai che prima ritirano lo stipendio alla cassa di Viale Mazzini, poi escono dal palazzo e s'uniscono gioiosamente al girotondo morettiano. Probabilmente piace anche a Berlusconi, che senza Donzelli e Zanda, i due consiglieri Rai nominati dalla sinistra, potrà plagiare e spulzellare con più comodo le anime dei telespettatori Rai, sui quali era la sinistra a esercitare finora lo jus primae noctis. È la politica della puzza al naso, è l'opposizione come dernier cri, è l'erre moscia del populismo elegante. Pura bigiotteria ideologica, glassa a cucchiaiate sulla Torta Sacher dell'Italia ogni giorno più babbiona e masochista, il morettismo non è del resto neppure testimonianza, a pensarci. È decorazione, addobbo natalizio, orpello e carta argentata. Dentro non c'è la riscossa proletaria ma una caramella mou.