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Risultati da 1 a 10 di 10
  1. #1
    memoria storica di PoL
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    Predefinito strage di Bologna: dopo 22 anni ancora una condanna...

    A distanza di 22 anni dall'evento l'ultimo sconcertante epilogo giudiziario: Luigi Ciavardini, scagionato durante il processo di primo grado tenutosi vent'anni dopo il fatto [!!], è stato riconosciuto in appello colpevole di aver materialmente collocato l'ordigno che il 2 agosto 1980 ha ucciso 85 persone alla stazione di Bologna. La notizia, praticamente 'ignorata' dai più importanti quotidiani, è data qui di sotto da il nuovo...seguiranno i commenti...

    Strage Bologna, a Ciavardini 30 anni

    BOLOGNA
    - Strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Luigi Ciavardini è stato condannato a 30 anni di reclusione dalla corte d'appello di Bologna. Ciavardini è ritenuto esecutore materiale della strage che provocò 85 morti e 200 feriti. All'epoca dei fatti Ciavardini era minorenne ed era stato riconosciuto in primo grado punibile solo per il reato di banda armata. Oggi la corte d'appello lo ha indicato tra gli esecutori dell'attentato assieme a Francesca Mambro e Giusva Fioravanti. '...la condanna di Ciavardini era il tassello che mancava sul versante degli esecutori materiali della strage...' ha commentato Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione Vittime del 2 agosto. '...restano da scoprire i mandanti - ha aggiunto Bolognesi - e sarebbe ora che Ciavardini dicesse tutta la verità su questo. Farebbe un favore alla democrazia...'.


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    Nobis ardua

    Comandante CC Carlo Fecia di Cossato

  2. #2
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    Predefinito Re: strage di Bologna: dopo 22 anni ancora una condanna...

    Originally posted by Fecia di Cossato
    A distanza di 22 anni dall'evento l'ultimo sconcertante epilogo giudiziario: Luigi Ciavardini, scagionato durante il processo di primo grado tenutosi vent'anni dopo il fatto [!!], è stato riconosciuto in appello colpevole di aver materialmente collocato l'ordigno che il 2 agosto 1980 ha ucciso 85 persone alla stazione di Bologna. La notizia, praticamente 'ignorata' dai più importanti quotidiani, è data qui di sotto da il nuovo...seguiranno i commenti...

    Strage Bologna, a Ciavardini 30 anni

    BOLOGNA
    - Strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Luigi Ciavardini è stato condannato a 30 anni di reclusione dalla corte d'appello di Bologna. Ciavardini è ritenuto esecutore materiale della strage che provocò 85 morti e 200 feriti. All'epoca dei fatti Ciavardini era minorenne ed era stato riconosciuto in primo grado punibile solo per il reato di banda armata. Oggi la corte d'appello lo ha indicato tra gli esecutori dell'attentato assieme a Francesca Mambro e Giusva Fioravanti. '...la condanna di Ciavardini era il tassello che mancava sul versante degli esecutori materiali della strage...' ha commentato Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione Vittime del 2 agosto. '...restano da scoprire i mandanti - ha aggiunto Bolognesi - e sarebbe ora che Ciavardini dicesse tutta la verità su questo. Farebbe un favore alla democrazia...'.


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    Nobis ardua

    Comandante CC Carlo Fecia di Cossato
    Ciao, io provengo da Bologna, dove ho vissuto per 39 anni anche nel periodo di tutti gli attentati che si sono succeduti, dal '74 a S. benedetto Val di Sambro in poi.

    Sono molto perplesso per questa condanna, certamente per la sua esclusione al processo di allora dalla responsabilità, ma soprattutto perchè il PM di allora è un mastino che non lascia l'osso, nemmeno se l'ammazzano.

    Non ricordo dove ho letto un'intervista a quel PM stamane, ma lui dichiarava all'intervistatore testuali parole: non avrebbe dovuto nemmeno essere portato al processo Ciavardini, non capisco come sia stato condannato oggi.

    Ecco, se queste sono le valutazioni dell'allora PM, abbiamo una volta di più la conferma che ognuno di coloro che sono dentro al circuito giudiziario, che hanno un potere non controllabile, libero da qualsiasi sanzione per quello che fanno, a prescindere dalla realtà dei fatti, si ritengono depositari di qualsiasi decisione di un potere che nessuno ha loro dato, anche quello di stravolgere il lavoro di chi era prima di lui a fare le indagini.

    A maggior ragine la necessità di grandi cambiamenti in questo che ormai, dobbiamo chiamre " il circo degli orrori".

  3. #3
    memoria storica di PoL
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    Predefinito

    Le motivazioni della incredibile sentenza d'appello, che condannato a trent'anni Francesco Ciavardini, non sono state ancora rese note, ma gli avvocati del 'terrorista nero', che oggi ha 39 anni, una moglie e due figli, ma all'epoca era solo diciasettenne, avanzano un'ipotesi 'orribile': è stato condannato, senza l'ombra di una testimonianza o di una prova, perchè ha affermato che la mattina del 2 agosto 1980 si trovava insieme a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro [ma, piccolo dettaglio, a Padova e non a Bologna], e pertanto questo dimostra che la sua colpevolezza...questo è il modo di fare 'giustizia' in uso nei tribunali di Bologna, sempre ligi ed obbedienti alle direttive del Pci-Pds-Ds che dir si voglia...

    Ecco di seguito l'articolo del Resto del Carlino...

    Il Resto del Carlino 11 marzo 2002

    STRAGE DI BOLOGNA, L'ULTIMA CONDANNA

    BOLOGNA
    - Assolto in primo grado, condannato a trent'anni in appello.

    Luigi Ciavardini, l'amico di Mambro e Fioravanti, a due anni dalla sentenza che l'aveva giudicato estraneo alla strage di Bologna del due agosto 1980, si è visto ribaltare il verdetto.
    Dopo un giono di camera di consiglio, al termine di un processo durato poco più di una settimana, il terrorista 'nero' che ha da poco finito di scontare vent'anni di carcere per l'uccisione del giudice Amato e del poliziotto Evangelisti, dovrà tornare dietro le sbarre.
    Alla stazione, hanno deciso ieri i giudici Blois, Materia e De Santis, quando la micidiale bomba scoppio e spazzò in un soffio ottantacinque persone in attesa del treno e ne ferì altre duecento, il ragazzino Ciavardini c'era. Ed era lì per uccidere.
    Terroristi per amici. Non è emerso, dal dibattimento, quale mai sia stato il suo ruolo, ma la corte d'appello di Bologna ha recepito la discussa sentenza di condanna per Francesca Mambro e Cristiano Fioravanti e, visto che Ciavardini stesso ha dichiarato in aula che proprio quel giorno, a Padova, era stato in compagnia dei due amici terroristi, s'è trovato nei guai.
    Ha tre figli piccoli Ciavardini, un lavoro onesto e una moglie che gli vuol bene, ma ora, ventidue anni dopo lo strazio e la morte che investirono la stazione ferroviaria di Bologna, ha perso tutto. Certo, c'è ancora la Cassazione, ma Ciavardini ha paura di dover tornare in cella.Si è sempre protestato innocente, e anche ieri pomeriggio, dopo aver saputo della condanna mentre era a Roma, lo ha voluto ribadire: '...certo, sono stupito. Io non ho messo nessuna bomba, è incredibile questa sentenza, io sono innocente. Per gli errori che ho commesso ho pagato un conto salato, vent'anni di galera sono tanti ma è stato giusto così. Però non devo pagare anche per ciò che non ho fatto. Questa sentenza è un errore...'. Ma più che di errore i suoi legali, Gian Franco Bordoni, Alessandro Pellegrini e Gabriele Bordoni, parlano di 'orrore'.

    Quando scoppiò la bomba Luigi Ciavardini aveva 17 anni e le mani sporche di sangue. Eppure, invischiato nelle prime indagini sull'esplosione di Bologna, parecchi anni fa il pm Ricciotti chiese e ottenne per lui l'archiviazione da tutte le accuse.
    E' con la sentenza definitiva che ha condannato Mambro e Fioravanti che per Ciavardini ricominciano i guai. Siamo nel '98. Di lui adesso si dice che potrebbe essere stato uno dei ragazzi cui il commando di morte affidò la valigia con l'esplosivo.
    Sarebbe stato anche lui, si dice, a depositare l'ordigno nella sala d'aspetto della seconda classe. E si dicono tante cose, ma in realtà testimoni non ce ne sono. E mentre Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione delle vittime del 2 agosto, parla di 'tassello mancante finalmente andato a posto', i legali di Ciavardini non usano mezzi termini. '...questa sentenza - dicono - è l'ultimo ossequio al teorema giudiziario più feroce e bislacco degli ultimi decenni, già demolito, in grande parte, nei precedenti processi del 2 agosto. Sentenza triste e deludente - ribadiscono gli avvocati - che allontana ancora di più la speranza che i veri autori e l'effettivo movente della strage siano individuati...'.
    In quel terribile giorno Fioravanti avrebbe coordinato le operazioni travestito da turista tedesco, la Mambro avrebbe fatto da palo con la chioma tinta di rosso e un gruppo di ragazzotti, scelti perché dessero meno nell'occhio (ipotizza l'accusa), avrebbe portato la bomba dentro la stazione. '...io - dice Ciavardini - non potevo essere tra quelli anche per un semplice motivo, il mio viso era solcato da una profonda cicatrice. Impossibile passare inosservato...'.

    di Biagio Marsiglia


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    Nobis ardua

    Comandante CC Carlo Fecia di Cossato

  4. #4
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    Predefinito intervista di Francesco Cossiga...

    Ecco qui riportato un articolo dove si parla di un'intervista rilasciata a Radfio Radicale dall'ex-Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, intervista che ha suscitato aqspri commenti da sinistra e nella quale si parla anche della recente condanna di Luigi Ciavardini.

    buona lettura!...

    11 marzo 2002 - Cossiga a Radio Radicale

    Intervenendo a Radio Radicale, l' ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga dice:’...se fosse necessaria la mia firma per la grazia a Sofri la metterei volentieri...’. Cossiga definisce anche ‘uno dei piu' grandi errori giudiziari’ la sentenza sulla strage di Bologna. ‘Il caso e' chiuso giuridicamente. Poi - ha aggiunto Cossiga - un giorno quando realizzeremo un vero stato di diritto potremo forse riaprirlo’. ‘Io ho gia' chiesto scusa ad An, quando allora si chiamava ancora Msi, per aver detto alla Camera in un impeto di antifascismo che la strage di Bologna era stata causata dai fascisti. Non comprendo perche' l'amministrazione di Bologna abbia voluto mantenere la targa che accusa i fascisti’. ‘Io so che una persona - ha aggiunto Cossiga - nonostante fosse del commando che rapì Moro, una che stimo perche' e' una donna di coraggio, venne da me e mi disse appena uscita dal carcere: '...non vengo qui a difendere la posizione dei nostri brigatisti rossi, ma vengo qui a dirle, da ex terrorista, che uno dei piu' grandi errori giudiziari commessi e' stato quello di condannare Fioravanti e la Mambro come mandanti e autori della strage di Bologna...'. Io credo - ha sottolineato Cossiga - che sia uno degli episodi piu' brutti della malagiustizia italiana. Perche' una Corte d'assise, dopo che questi erano gia' stati assolti, non ha saputo resistere alla pressione politica della sinistra bolognese...’. C'e' stata - ha concluso Cossiga - ‘una logica leninista per la quale questi debbono essere gli autori della strage e quindi sono’.
    Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, critica le dichiarazioni di Cossiga:’...che un Presidente della Repubblica abbia ricevuto una terrorista rossa, omicida e considerata irriducibile, e' una cosa scandalosa per tutti il popolo italiano. Che poi si basi sulle dichiarazioni di una terrorista, irriducibile e assassina per avallare il depistaggio dei Servizi Segreti che cercavano di avallare l'innocenza della Mambro e di Fioravanti, e' non solo scandaloso per i familiari, ma per tutto il Popolo Italiano. Infine sarebbe bene che Cossiga, che era Presidente del Consiglio il 2 agosto del 1980 - ha detto ancora Bolognesi - chiarisse una volta per tutte il fatto che aveva tutti i vertici dei servizi iscritti alla P2 che e' stata pesantemente coinvolta nel depistaggio della strage per avallare l'innocenza dei due terroristi fascisti Mambro e Fioravanti...’.
    ‘...le dichiarazioni del sen. Cossiga sono molto gravi - ha detto Davide Ferrari, presidente del Gruppo Ds per l' Ulivo in Comune di Bologna - Giungono a poche ore da una sentenza contro uno degli esecutori della strage del 2 Agosto. Cossiga non contesta la sentenza e, nonostante cio', assurdamente da per scontata l'innocenza dei correi Mambro e Fioravanti...’. ‘...per Cossiga le sentenze non contano - ha aggiunto - guai chi tocca l' eversione degli anni di piombo. La magistratura se ne tenga alla larga ed il popolo dimentichi. Al contrario, Bologna non dimentica. Occorrera' vigilanza verso questo nuovo attacco alle garanzie democratiche: diritto di indagine, certezza della pena per i colpevoli, tutti, anche per i piu' vicini agli apparati deviati dello Stato. Intanto diciamo chiaro: la lapide non si tocca...’. Per Massimiliano Mazzanti, consigliere comunale di An, invece ‘...le parole di Cossiga risuonano come una conferma della giustezza di una dura, durissima battaglia per la verita' che ho condotto e conduco coerentemente fin dagli esordi del mio impegno politico. Anche al di la' di alcune sentenze, anche recentissime, della magistratura, a livello politico - quello che mi compete - i risultati sono sempre piu' numerosi e univoci e testimoniano la fallacita' e la falsita' di teoremi per altro intoccabili. Nessun prezzo politico sara' troppo pesante da pagare se la verita' e la coscienza della verita' continueranno a farsi strada come stanno facendosi strada in questi giorni...’.
    Per il capogruppo di An in Commissione Giustizia, Enzo Fragala', invece la sentenza di condanna a carico di Ciavardini e' ‘vergognosa’. Le parole di Cossiga sulla strage di Bologna ‘...rappresentano verita' incontestabili e sono un atto d'accusa contro una parte della sinistra rispetto a quanto accaduto nel processo...’. ‘...condannare in appello a trent'anni Luigi Ciavardini, assolto in primo grado, e' - prosegue Fragala' - il 'coniglio a sorpresa' tirato fuori da quella lobby politica e giudiziaria che ha viziato in questi anni il processo per usarlo politicamente come una scura contro la destra...’. La revisione del processo, secondo Fragala', a questo punto diventa ‘...il simbolo di una battaglia per lo Stato di diritto nella speranza di trovare sostenitori trasversali anche a sinistra. Non vorremmo, infatti, assistere allo spettacolo indecente di chi proclama, a revisione avvenuta, l'innocenza di Sofri e Bompressi e si rifiuta di dare la stessa opportunità a Mambro e Fioravanti...’.


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    Nobis ardua

    Comandante CC Carlo Fecia di Cossato

  5. #5
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    cari amici
    è di questi giorni, pubblicata sul mensile della destra sociale Area, la notizia dell'uscita di un libro che rievoca l'allucinante vicenda giudiziaria di Luigi Ciavardini, accusato senza l'ombra di una prova ma solo per deduzione, di essere colui che matrialmente ha deposto l'ordigno esploso alla stazione di Bologna l'ormai lontano 2 agosto 1980. Questa per più versi incredibile vicenda rivela anche ai ciechi la funzione assunta negli ultimi cinquant'anni dalla gran parte della magistratura del nostro Paese, di fatto 'braccio giudiziario' del partitto comunista. Per condannare Ciavardini, come già Fioravanti e la sua compagna Francesca Mambro, Giulio Andreotti e tanti altri tra cui prossimamente Cesare Previti, non sono affatto necessarie prove di colpevolezza, è sufficiente che la loro condanna torni politicamente utile ai comunisti...

    Ecco a voi l'articolo in questione...

    al solito... buona lettura!...




    L'immagine mostra quello che restava dell'ala ovest della stazione di Bologna, polverizzata dall'esplosione della mattina del 2 agosto 1980. I morti furono 85, oltre 200 i feriti. Anche un inesperto non fa fatica a rendersi conto del fatto che l'oggetto che ha prodotto il danno mostrato qui sopra, rivelatosi poi composto a base di T4, non era una 'bombetta', bensì un ordigno militare professionale, collocato in quel luogo con l'ìintento di provocare una strage di dimensione la più ampia possibile


    Anteprima- Esce il libro-intervista di Luigi Ciavardini. Il coautore ne racconta la genesi.

    Dal teorema alla sbarra

    di GianLuca Semprini

    Il registratore non parte. Succede sempre così, avrò messo pile scariche. Chiedo un momento di pazienza, apro lo sportelletto e le rigiro. Erano solamente messe al contrario. Ora che siamo carichi ho gran voglia anch’io di sentire questo racconto. E anche Luigi Ciavardini ha voglia di parlare. Prima domanda banale: ‘… parliamo della tua infanzia?…’. Ho di fronte a me il più grande stragista italiano. Un ragazzino che venti e passa anni fa ha ucciso in un colpo solo 85 persone. Un mostro. Così dice la giustizia italiana.
    Un libro è per un giornalista, se non un divertimento [comunque di lavoro], almeno una soddisfazione. E’ possibile approfondire una storia, entrare nei dettagli, ricondurli al contesto, segnarsi un nome, una persona irreperibile da vent’anni. Provare a cercarla. Altro che le dieci righe della radio scritte in quindici minuti!… Anche per questo mi sono appassionato alla storia di Luigi Ciavardini. L’idea del libro è nata nel 2000. Era stato assolto dall’accusa di strage in primo grado. Il processo a suo carico era partito soltanto nel 1997 quando, dopo cinque gradi di giudizio, era arrivata la condanna di Valerio Foravanti e Francesca Mambro quali autori della strage del 2 agosto 1980. Mancava un tassello, un elemento, un compagno, una persona che ha sempre asserito di aver trascorso quel giorno insieme alla coppia dei Nar.
    Luigi Ciavardini all’epoca aveva solo diciassette anni e per questo è stato giudicato da un altro tribunale, quello dei minorenni. Tre anni di processo con testimonianze, elementi, documenti ripresi dall’altro processo. Alla fine l’assoluzione che rischia di far saltare anche l’altra condanna. Nel 2000 lo avevo intervistato per Italia Radio, un’emittente del gruppo Espresso piccola e per questo [abbastanza] libera. Mi ero potuto permettere in soli sei minuti di intervista di segnalare quali erano le molte stranezze di questo processo, i tanti dubbi che potevano scagionare i Nar. Dopo l’intervista Ciavardini mi aveva chiamato per ringraziarmi. Non perché avessi sostenuto al cento per cento la sua innocenza [non lo avevo fatto], quanto per ‘aver affrontato la storia del processo in maniera onesta’. Alla fine si era concesso una battuta: ‘… magari possiamo scrivere un libro insieme…’. Poi per due anni e mezzo non ci siamo più sentiti. A marzo del 2002 sto preparando l’orale dell’esame per diventare professionista. Sulla mia scrivania ci sono dieci quotidiani. Un trafiletto fra i tanti… strage di Bologna, condannato Ciavardini. Dieci righe che non dicono nulla, se non del giudizio emesso dalla corte d’appello del tribunale dei minorenni. Trent’anni. Poche ore dopo, passato l’esame, richiamo Ciavardini. Si ricorda subito dell’intervista alla radio. E’ arrivato il momento di scrivere il libro.
    Le memorie sono uscite nei bar, seduti ai tavolini più nascosto dove il registratore acceso si nota meno. Nel giardinetto di fronte ai Granai, in un palazzo del centro con i soffitti al cielo e gli affreschi. Lì un secco colpo di tosse ogni tanto rimbombava più forte del racconto di una sparatoria. Ho chiesto particolari a volte tanto infinitesimali che abbiamo perso quarti d’ora sul serpente-boa ordinato da Gilberto Cavallini e sul senso dell’onore cameratesco di Ciavardini verso i suoi amici. Dopo qualche settimana, e non poteva essere altrimenti, i Nar si sono presi i miei sogni. Incubi anzi. Partecipavo oppure assistevo ad agguati e rapine. Come spesso accade nei sogni le visioni sono sfocate, i personaggi difficili da ricordare con precisione. Nel sogno però c’è sempre la stessa sensazione di angoscia cupa. Il colore delle scene era sempre grigio.
    Siamo partiti dal suo racconto Con metodo. Adolescenza tranquilla, la scelta politica di destra, le prime manifestazioni, la strada verso l’eversione, la pistola, l’agguato al Giulio Cesare dove per la prima volta Ciavardini spara insieme ai Nar. Muoiono Franco Evangelista e l’agente di polizia Serpico. Poi la latitanza, gli spostamenti in lungo e in largo per l’Italia, l’arresto a Roma con lo strano suicidio di Nanni De Angelis. La vita in carcere, il confino. Infine l’ultimo capitolo, l’accusa di aver partecipato alla strage di Bologna.
    Le prove indiziarie che sostengono l’accusa contro Ciavardini sono degne di un legal thriller. Non un solo pentito che sostiene direttamente la sua colpevolezza per averlo visto alla stazione di Bologna, oppure perché Ciavardini gli ha detto: ‘vado a fare una stage’. Nessuno è in grado di dirlo. L’accusa sta in piedi grazie ad una misteriosa telefonata e ad una altrettanto misteriosa deduzione. Vi sono anche regolamenti di conti, servizi segreti deviati. E infine la sua più grave colpa, quella di aver passato la giornata del due agosto insieme a Fioravanti e alla Mambro. Se loro sono stati ritenuti stragisti anche dalla Cassazione, lui non può essere da meno.
    Questo punto manca qualcosa, l’editore. Il racconto di Luigi è sbobinato, la mia inchiesta va avanti ma rischiano di rimanere pagine disperse nella memoria del computer. Parto per il salone del libro di Torino come un piazzista qualsiasi. Tra gli stand riesco a trovare chi crede nella storia. Il libro verrà pubblicato. Nella prima parte ci sarà l’autobiografia di Ciavardini, nella seconda la mia inchiesta sui processi di Bologna. Al ritorno in treno da Torino passo la notte con gli occhi sbarrati per scrivere appunti. C’è tanto lavoro da fare, leggere tutti gli atti processuali, racchiusi in dieci floppy che copio e ricopio avidamente. Cercare i testimoni. Tre in particolare, massimo Sparti, Angelo Izzo e Cecilia Loreti. Sono loro che, volenti o nolenti, devono portare l’accusa verso Ciavardini.
    Trovare Sparti magari. Riproporgli le domande dei giudici, insistendo sulle incongruenza delle sue testimonianze, capire che vita fa. Sparti abita vicino a Roma, protetto dall’Ucigos. I giornalisti che si sono avvicinati a casa sua o al bar sono stati gentilmente allontanati dagli uomini in borghese. Massimo Sparti è il delinquente comune al quale i Nar avrebbero sconfessato la strage: ‘… la mattina del 4 agosto vennero a casa mia Giusva Fioravanti e mi chiese di fargli un documento per la Mambro perché mi disse che l’avevano vista…’. A Sparti Giusva avrebbe fatto un chiaro riferimento alla strage di due giorni prima: ‘… hai sentito che botto?…’. E’ una testimonianza che fa acqua soprattutto nel suo svolgimento, quando Sparti deve rimediare il documento alla terrorista. Qui spesso si contraddice ma vi è un altro episodio inquietante. Nel 1982 Sparti si ammala gravemente, tumore al pancreas e nessuna speranza di sopravvivere. Venti anni dopo è vivo e vegeto. Altre inchieste, altre voci, tirate fuori non certo da uomini di destra [il giornalista Remondino e l’ex-leader di Lotta Continua Adriano Sofri] raccontano di una finta malattia. Sparti non ha avuto nessun tumore, è stato un escamotage per farlo uscire dal carcere. Un pegno per la sua testimonianza?…
    Se Sparti tace [e poco gradisce parlare con i giornalisti], Izzo parla. E’ in carcere da una vita per il tristemente famoso massacro del Circeo , anno 1975. Nei primi anni di detenzione non si è dato pace. Ha provato ad evadere, riuscendoci anche per essere poi ripescato. Poi ha iniziato a collaborare con la giustizia, per la verità con troppo zelo. Izzo è stato fatto condannare da Falcone per calunnia. Izzo ha una buona parola per ogni mistero d’Italia. Va bene gli anni di carcere, passi anche la voglia di accorciare la permanenza in cella. Ma la giustizia italiana già avvelenata [fuori e dentro] non ha bisogno di sibille cumane, di testimoni buoni per ogni occasione. La spifferata raccolta da Izzo per la strage di Bologna sembra oltretutto lo stralcio di un copione della puntata di una soap opera. La scena si gira all’istituto penitenziario di Paliano, dove vige un regime carcerario più morbido visto che pullula di pentiti. Siamo nel 1986 e qui è rinchiuso anche Cristiano Fioravanti, il fratello pentito di Giusva. Un ‘personaggio da tragedia greca’ lo definì un giudice esasperato dai cambiamenti delle sue versioni, con relativi pentimenti, contropentimenti e pianti. In cella con lui c’è Angelo Izzo. Poco dopo arriva a Paliano una ragazza di soli 19 anni che si chiama Raffaella Furiozzi. Appartiene alla Torino-bene, con simpatie di destra che l’hanno portata a frequentare assiduamente, fino a che non ne è diventata fidanzata, Diego Macciò. E’ stata arrestata, e si può dire fortunata, dopo una sparatoria con la polizia nella quale è morto il ragazzo, uno dei leader del Fronte della Gioventù di Milano. Raffaella si consola con Cristiano. I due divengono prima amici e poi amanti. Ad un certo punto la coppia entra in crisi e nel menage si inserisce Izzo. L’ex-stupratore convince la ragazza a presentarsi al magistrato, davanti al quale la ragazza inizia un racconto che fa sbalzare dalla sedia. E’ una precisa accusa che chiude il cerchio della strage di Bologna. La Furiozzi aveva saputo da Macciò, il quale a sua volta ne aveva parlato con Gigi Cavallini, che a mettere la bomba erano stati i Nar su ordine della loggia P2.La ragazza indica i nomi degli autori materiali della strage, due ragazzini di Terza Posizione guidati da Fioravanti: Massimiliano Taddeini e Nazzareno De Angelis. E’ il 25 marzo del 1986 quando la Furiozzi esce dalla stanza del magistrato. A questo punto entra in scena Izzo e inserisce negli atti quella che è semplicemente una sua opinione: se Taddeini e De Angelis sono colpevoli, allora a Bologna c’era anche Ciavardini perché i tre erano inseparabili. Una deduzione e niente di più. L’amore intanto turba le confessioni e la gelosia finisce per inquinare il processo. Izzo convince anche Cristiano Fioravanti a parlare ai giudici. Il racconto della Furiozzi viene però ben presto smentito. Una videocassetta girata da una Tv locale il 2 agosto 1980 mostra Massimiliano Taddeini e Nazzareno De Angelis impegnati nella finale del campionato italiano do football americano. Crolla l’accusa?… Macchè, Taddeini e De Angelis non sono più imputabili, ma Ciavardini rimane invischiato nelle maglie della deduzione di Izzo.
    Non mi piacciono gli agguati giornalistici stile Iene. Ho cercato tutti i testimoni nel modo più corretto, vale a dire tramite gli avvocati. Ho fatto così anche con Cristiano Fioravanti. Era giugno. A settembre, dopo la decima telefonata, mi è arrivata una risposta disarmante da parte del legale: non riesco a mettermi in contatto con lui. Tre mesi buttati. Peccato, perché mancava l’ultima puntata della soap opera. Cristiano Fioravanti alla fine si è sposato con Raffaella Furiozzi. Vivono in una località segreta, sposi e ‘pentiti’. Chissà se a volte, a tavola, in cucina o alo ritorno da un weekend hanno riparlato della strage di Bologna?… Anche perché in famiglia ci sono due versioni, ribadite anche nel processo contro Ciavardini. Per la Furiozzi, almeno nell’ultima versione da lei fornita, i bombaroli sono stati suo cognato Giusva Fioravanti e la Mambro, mentre Cristiano è innocente.
    Per Izzo invece è stato tutto più semplice . Gli ho inviato al carcere di Campobasso una lettera contenente sei domande. Tre settimane dopo è arrivatala risposta. Un foglio fitto fitto scritto con il trattopen nel quale con caparbietà e qualche tocco storiografico ribadiva la sua accusa, o meglio la sua deduzione. Alla fine della lettera mi chiede una copia del libro. Gliela manderò sicuramente, anche se non gli piacerà probabilmente quello che c’è scritto.
    Anche Cecilia Loreti si è rifiutata di collaborare al libro. Una volta rintracciata è stata molto simpatica: ‘… come sta luigi, lo ricordo come amico e mi spiace per la condanna, ma capisci non mi va più di ritornare su queste storie…’. La potrei anche capire, visto che i Nar le hanno ucciso il fidanzato, Marco Pizzari, per vendetta. Altre cose però non le capisco. Nel 1980 la Loreti si ricorda [solo al terzo interrogatorio] di aver ricevuto da Ciavardini una telefonata di avvertimento, nella quale posticipava un appuntamento con lei a Venezia dal quel tragico 2 agosto al 4 agosto adducendo motivi poco chiari. Una telefonata che si trasforma diabolicamente in prova. E’ chiaro che Ciavardini non poteva incontrare Cecilia e gli altri amici perché il 2 agosto doveva compiere la strage. Peccato [per l’accusa] che si sia trattato, a quanto dice la Loreti, di una chiamata passata attraverso altre persone [i genitori di Pizzari e lo zio della Loreti] e che nessuno di costoro in aula se ne ricordi. Peccato [sempre per l’accusa] che la Loreti, dopo aver cambiato più versioni, al processo abbia alla fine dichiarato di non ricordare alcuna telefonata.
    Non vorrei aggiungere altri particolari del libro [magari qualcuno lo compra…]. Solo altri indizi da parte di accusa e difesa. Nel processo per la strage di Bologna c’è l’occultamento di un professore di filosofia e l’intervento dei soliti servizi segreti deviati. Ma anche le dichiarazioni di un superterrorista e di un ex-ministro che portano verso piste internazionali. Ci sono giudici che si fanno intervistare ed esprimono forti dubbi sulla sentenza. C’è anche l’ennesimo grido di innocenza di Fioravanti e della Mambro, ribadito nel solito stile, senza lacrime ma con durezza. Niente di nuovo per i giudici sicuramente, ma mille dubbi in più per i lettori.



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    Nobis ardua

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  6. #6
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    originally posted by antonio:

    ... e poi metti insieme troppe cose... che diamine c'entra Previti?... chi sara' mai questo Previti?... ha corrotto giudici si o no?... quei giudici romani hanno ricevuto soldi sui loro conti esteri si o no?... com'e' possibile che il giudice metta sia riuscito a scrivere una sentenza [e che sentenza!] di 168 pagine in meno di 24 ore quando usualmente impiegava 3 mesi per sentenze di 10 pagine?...

    caro amico
    non sono affatto stupito dal tenore di queste tue dichiarazioni. Per limitarci al caso del giudice Metta [quello da te citato] le 'prove inoppugnabili' sarebbero le seguenti:

    a) egli ha sicuramente ricevuto soldi [da Previti, Squillante o Pacifico questo non si è capito ma poco importa...] per il semplice fatto che nel dicembre del '91 [cioè ben undici mesi dopo la 'famigerata' sentenza del Lodo Mondadori...] per l'acquisto di un appartamento ha anticipato quattrocento milioni di vecchie lire senza passare dalla banca...

    b) egli ha impiegato poco tempo nello scrivere la sentenza non già perchè pressato da una qualsiasi scadenza temporale [come la logica più elementare suggerirebbe...], nossignori, ma perchè era entusiasta all'idea di avere subito il premio 'promesso'... che sarebbe purtroppo arrivato tuttavia... solo undici mesi dopo...

    Caro amico a questo genere di 'impianti probatori', basati semplicemente sul 'nulla', oramai ci siamo da tempo abituati ma questo non vuol dire che a quaesti modi da parte nostra si sia disposti ad accettarli senza batter ciglio...


    stammi bene!...


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    Nobis ardua

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  7. #7
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    Fecia,
    la gente della tua parte dovrebbe semplicemente vergognarsi di parlare della strage di Bologna e delle altre stragi verificatesi in quegli anni. Dovreste almeno avere un minimo di pudore, cosa, capisco, alquanto ignota a quelli come voi.

    P.S.: per Antonio: guarda che quel CC non significa Carabinieri. Fecia di Cossato era un comandante di marina, capitano di fregata (e non Capitano di Corvetta come crede il suo ammiratore fecia). Ma in genere il nostro forumista evita di specificare....

  8. #8
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    originally posted by Dariuccio:

    ... Fecia, la gente della tua parte dovrebbe semplicemente vergognarsi di parlare della strage di Bologna e delle altre stragi verificatesi in quegli anni. Dovreste almeno avere un minimo di pudore, cosa, capisco, alquanto ignota a quelli come voi...

    caro amico
    se proprio serve a far contento quattro mongoloidi come te e la 'gente della tua parte' posso anche vergognarmi se vuoi. Quello che è certo tuttavia è che della strage di Bologna non solo continuerò a parlare, ma anche, soprattutto, a scrivere. Colgo l'occasione anzi per segnalare che fra non molto potrebbe essere pubblicato un libro da me scritto sull'argomento...

    stammi bene amico!...


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    Nobis ardua

    Comandante CC Carlo Fecia di Cossato

    P.S. Dato che nella Marina il 'Capitano di Corvetta' è di un gardo inferiore al 'Capitano di Fregata', è ovvio che Fecia di Cossato ha ricoperto entrambi i gradi in successione temporale. Io preferisco ricordarlo col grado di CC impegnato, al comando del sommergibile Tazzoli, nella sfortunata 'battaglia dell'Atlantico', durante la quale si distinse a tal punto da meritare, oltre la medaglia d'oro, anche la croce di ferro germanica.

  9. #9
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    Predefinito Fioravanti e Mambro, di Davide Giacalone

    Fioravanti e Mambro

    Valerio Fioravanti e Francesca Mambro sono stati due giovani fascisti, violenti ed assassini. Sono stati invitati a parlare, a Firenze, nel corso di una manifestazione dove era prevista anche la presenza del presidente del Consiglio. Gli organizzatori, a causa delle polemiche, hanno dovuto rinunciare.


    (Valerio Fioravanti)

    Ma sarebbe stato giusto farli parlare, è, in generale, giusto che Fioravanti e Mambro parlino? Non solo è giusto, è anche un bene. Qualche giorno fa la terrorista rossa Adriana Faranda era in televisione con Francesco Cossiga. Ho letto elogi, ma nessuna polemica. Valerio Morucci presenta i suoi libri nelle scuole, mo non ho letto polemiche su chi contribuì a sequestrare ed uccidere Aldo Moro. Renato Curcio tiene seminare. Non si segnalano scandali.
    Fioravanti e Mambro non hanno mai approfittato di nessuna legge sui pentiti, hanno ammesso le loro colpe e non hanno cercato sconti. Ma hanno fatto molto di più, hanno vivisezionato la loro storia e portato alla luce i terribili errori commessi. Francesca Mambro ha scritto un libro con Anna Laura Braghetti (brigatista rossa), raccontando le follie di una generazione ed il prezzo che si è pagato. Ed è questo il punto: si descrive spesso, con un conformismo ed un vuoto di sensibilità equidistribuito, la realtà di una generazione, i giovani di oggi, senza ideali, tutti dediti al telefonino. In realtà si tratta di giovani che vivono in un mondo con meno ideologia, e gli ideologizzati di ieri, divenuti giornalisti e barbosi commentatori, preferiscono dileggiare e compatire, piuttosto che capire e misurare i propri stessi errori. La generazione del terrorismo, fascista e comunista, rappresenta proprio la realtà di ideali, o, meglio, di ideologie, vissuti senza razionalità e ragionevolezza. Sono un buon esempio, proprio per quel che hanno sbagliato, e sono un buon esempio per giovani che vogliano dedicarsi alla vita politica senza cadere nelle visioni assolute che hanno creato i mostri del passato. Quegli stessi mostri che oggi, umanizzati, si presentano ai loro occhi.


    (Valerio Fioravanti e Francesca Mambro)

    Poi ci sono altri mostri. C'è chi ha scritto che Fioravanti e Mambro non devono parlare, che il passato non si deve dimenticare, e che gli stragisti della stazione di Bologna meritano l'espulsione dal consesso civile. Lo ha scritto Maltese, su Repubblica, commettendo più errori di quante parole abbia usato. Certo, il passato non deve essere dimenticato, e fra le cose da ricordare c'è proprio il processo per la strage di Bologna, che ha prodotto un verdetto ma non ha lambito la verità.

    Davide Giacalone
    http://www.davidegiacalone.it

    30 marzo 2005

    .................................................. ............................
    tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
    http://www.nuvolarossa.org/modules/n...hp?storyid=733

  10. #10
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    Angry ... il premio per un 'bravo ragazzo pentito'...



    Angelo Izzo trent'anni fa al momento dell'arresto per il massacro del Circeo…



    … e Angelo Izzo come è oggi…



    cari amici
    a chi non sapesse chi è angelo Izzo e che ruolo ha avuto nella macchinazione con la quale si è occultata la verità sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 consiglio vivamante la lettura dell'ottimo articolo di GianLuca Semprini riportato quqalche postato indietro. Come nel caso di Massimo Sparti anche questo 'prezioso collaboratore di giustizia' è stato 'premiato', con i risultati che ognuno può constatare senza alcuna difficoltà...

    Intanto emergono i grotteschi particolari della 'libertà vigilata' concessa ad Angelo Izzo da una donna, la giudicessa Gabriella Gagliardi, magistrato napoletano relatore del tribunale di sorveglianza del capoluogo siciliano. E ora, dopo i drammatici fatti del Molise, la giudicessa Gabriella se ne viene fuori con questa bella storia: 'Izzo aveva già ottenuto in passato, da altri tribunali di sorveglianza, permessi premio e in tutte queste occasioni si era comportato bene. In 29 anni di carcerazione, secondo quanto è contenuto nel suo fascicolo personale, vi sono relazioni di assistenti sociali e rieducatori che mettono in evidenza che il suo comportamento era migliorato. Davanti al collegio si è mostrato pentito e ravveduto...'

    Molto meglio non commentare, vero?... molto meglio...



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    Nobis ardua

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