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Discussione: La tela del ragno

  1. #1
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    Predefinito La tela del ragno

    IL RAGNO
    di Cristina Allegretti

    "La creazione cosmogonica è rappresentata dall'atto del tessere ed il tessere presuppone un tessitore che resta continuamente in rapporto con la sua opera, che ne dipende e ne viene continuamente rinnovata".

    Il ragno è un artropode che appartiene all'ordine più vasto degli Aracnidi. Ha il corpo costituito da due parti, unite da un sottile peduncolo: la parte anteriore, detta cefalotorace, è fornita di sei paia di appendici, mentre quella posteriore è sempre priva di arti e contiene le ghiandole serigene dalle quali fuoriesce una secrezione liquida che all'aria si solidifica formando un resistentissimo filo di seta.
    La simbologia del ragno è ricca e polivalente.
    Il ragno è la Grande Madre nel suo aspetto di determinare e tessere il destino; simboleggia le dee lunari, detiene i segreti del passato e dell'avvenire, ma al centro della tela rappresenta il sole circondato dai suoi raggi.
    La ragnatela rappresenta un piano cosmico le cui componenti spaziali si irradiano dal centro: i raggi sono l'essenziale, mentre i cerchi sono l'esistenziale e l'analogo.
    Il simbolo del ragno si incontra in molte religioni e culture del mondo.
    Per i cristiani è simbolo del male ed è contrapposto alla "buona ape".
    In Giobbe (27,18) la casa del ragno è simbolo dell'instabilità e fa parte del retaggio di maledizioni che gravano sul maledetto.
    Nella religione egizia il ragno è un attributo di Neth: la tessitrice del mondo.
    Per i Romani ed i Cinesi il ragno è un segno positivo:
    per i primi è simbolo di acume e buona fortuna, per i secondi è associato all'arrivo di buone notizie.
    Se per gli Amerindi rappresenta il vento e il tuono (proteggeva dai malanni), gli Incas dell'antico Perù praticavano, attraverso il ragno, la mantica. L'indovino scopre un vaso nel quale è racchiuso il ragno divinatorio: se nessuna zampa si piega l'auspicio è negativo.
    Il ragno ha un ruolo demiurgico per molti popoli: in alcune isole oceaniche è considerato il creatore dell'universo; nei miti dell'India si parla del tessitore primordiale e del ragno cosmico.
    Anonse (il ragno) in Africa occidentale ha preparato la materia di cui è fatto il primo uomo, ha creato il sole, la luna e le stelle.
    Il Grande Ragno per gli Ashanti è il creatore dell'uomo, mentre per le popolazioni del Camerun il ragno ha ricevuto il privilegio di decifrare l'avvenire.
    Animale psicopompo, per i popoli dell'Asia Centrale e in Siberia rappresenta l'anima liberata dal corpo. Nella mitologia greca rappresenta la punizione divina contro l'arroganza umana.
    Aracne, principessa libica, si acquistò una grande reputazione nel tessere e ricamare; la sua abilità le valse la fama di essere stata allieva di Atena, la dea delle filatrici e delle ricamatrici. Aracne volle apprendere la sua abilità solo per aumentare il suo talento personale; così sfidò la dea, la quale si travestì da vecchia e le consigliò di essere più modesta.
    Aracne la ingiuriò, così la dea Atena le si manifestò e la sfida ebbe inizio.
    Atena ricamò una tappezzeria raffigurando i dodici dei olimpici e ai quattro lati la sconfitta dei mortali che osarono sfidarli.
    Aracne filò gli amori poco onorevoli degli dei.
    Atena infuriata stracciò il lavoro perfetto di Aracne e la colpì con la spola.
    La principessa fuggì disperata e si impiccò, ma Atena non la lasciò morire trasformandola in ragno.
    Se l'ego non sa mostrarsi umile nei confronti del Sè la sua punizione è quella di lavorare per sempre, perdendo l'aspetto umano e diventando schiavo della natura immutabile.


    Anche come strumento dell'inconscio il ragno può assumere significati diversi. Spesso induce disprezzo e la sua attività di predatore (inganna e avvolge le sue prede) diventa simbolo della donna virago intenzionata a distruggere l'uomo.
    Il lato oscuro e inconscio dell'essere umano assume la forma del ragno quale divoratore della capacità riflessiva.
    A questo proposito racconto il sogno di una persona portatrice di una problematica ossessiva che copre un significativo nucleo psicotico:
    "La sognatrice è nella sua camera da letto e vede in un angolo del soffitto un ragno che ha le sue sembianze. La sognatrice, nel vedersi ragno, si sente al contempo spolpata e divorata nella sua percezione corporea". Il ragno e la ragnatela quale simbolo del destino sociale a cui può essere condannata la donna appartiene al patrimonio dell'inconscio collettivo. Esso sembra mal digerire che la donna ripeta un ruolo negativo per se stessa e per i suoi figli quali soggetti umani. Il sogno di una bambina di otto anni così si esprimeva:
    "La sognatrice vedeva una donna giovane che poteva essere sua madre incatenata per le braccia e per i piedi ad una roccia. Un istante dopo la stessa figura materna si trasformava in una ragnatela al vento." E ancora una donna prossima al matrimonio sognava:
    "Con la madre aveva assemblato le bomboniere da distribuire agli invitati senonchè aprendone una per controllarne il contenuto secondo ordinazione s'accorge che essa contiene un ragno vivo. Mentre apre quella singola bomboniera, accade che sincronicamente tutte le altre bomboniere si aprano da sole sotto la spinta dei singoli ragni che ciascuna e tutte contenevano". Non crediamo siano necessari commenti alla denuncia radicale dell'inconscio contro l'accidiosa ripetizione di un destino femminile di cui l'essere non ha proprio più bisogno.
    L'attività del tessere la rete può essere associata all'attività dell'inconscio che tiene le fila della vita dell'essere umano. Il suo manifestarsi nel sogno svela pure l'emergere del Sè ed il prosieguo del processo di individuazione; come pure il bisogno dell'uomo di fare sempre più coscienza.
    Un uomo in età che stava per morire sognò qualche ora prima del trapasso "un filo d'oro".
    Fu un'immagine che lo rasserenò e pensiamo di conoscerne il motivo: quel filo rappresentava il Sè quale continuità della Vita nella Presenza Universale e nella universale rete d'oro di tutte le esistenze.
    Il ragno segnala un lato inconscio della vita che si mantiene legata ad una esasperata "coazione a ripetere", la fatica di qualcosa che non abbia ancora trovato spazio sufficiente per recuperarsi alla dinamica universale.
    In questo senso la comparsa del ragno può essere interpretata come una richiesta d'aiuto all'uomo affinchè si apra ad una dimensione più ampia.
    Infine è interessante osservare come il simbolo del ragno si stia modificando presso i giovani assumendo l'immagine dionisiaca di informatore universale, di potente mezzo in grado di raggiungere e risolvere ogni problema e ciò soprattutto grazie alla Spider (l'auto biposto decapottabile), Spider Man (l'uomo ragno dei fumetti) e, ultimo e non ultimo, il Ragno e la Ragnatela di Internet.

    Dal sito Associazione Gea
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 06-03-16 alle 17:28
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  2. #2
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    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    La simbologia del ragno è ricca e polivalente.
    Credo che raramente un soggetto abbia rivestito significati tanto diversi. Questa polivalenza penso derivi dalla doppia prospettiva in cui si può osservare il ragno: come predatore inquietante e silenzioso da una parte, come mirabile, paziente e instancabile costruttore dall'altra.







    SIMBOLISMO DEL RAGNO

    Il ragno è un animale fortemente simbolico, sia per la sua mitica origine che per il significato emblematico della sua storia. Nella sua tela simboleggia il centro del mondo, da cui dipartono tutte le azioni e i fenomeni che regolano l’universo. Il nome deriva dalla giovane Aracne, abilissima tessitrice lidica, che osò sfidare Atena e, dopo aver vinto la sfida, fu dalla stessa dea mutata in ragno. La pazienza e l’abilità ingegneristica del ragno nella realizzazione della tela sono proverbiali. Il risultato varia da specie a specie, in quanto si passa dalla costruzione di tele regolari, uguali per forma e per disposizioni di fili, a tele irregolari nelle quali i fili sono disposti senza seguire un ordine prestabilito. Il significato simbolico che il ragno occupa nella letteratura mondiale varia secondo il punto di vista culturale. In India assume una valenza positiva poiché il centro della ragnatela rappresenta il sole, che genera i suoi raggi, come il ragno i suoi fili. La tela simboleggia il tramite tra il principio e la realtà, ovvero l’Essere e la sua emanazione. In altri testi letterari indiani, le Upanishad, il ragno, che si solleva nello spazio con l’aiuto del proprio filo, simboleggia la conquista della libertà, ovvero la realizzazione spirituale: da qui il parallelismo tra il filo emesso dall’animale e la scala di Giacobbe o il ponte di Maometto, come mezzi per il passaggio dalla Terra al Cielo.


    Paolo Veronese, Aracne o la Dialettica (dettaglio)
    1575-77 - Palazzo Ducale, Venezia


    Nella mitologia greca, invece, il ragno è espressione negativa e riduttiva della divinità: il mito di Aracne, punita da Atena per aver osato rivaleggiare con lei, simboleggia la decadenza e l’inadeguatezza dell’essere mortale. Considerato il signore del destino, il tessitore degli avvenimenti, al ragno si riconoscono anche capacità divinatorie: passato e futuro sono filtrati attraverso l’impalpabile ragnatela. Gli Incas peruviani praticavano la lettura del futuro osservando la posizione delle zampe dell’animale. Analoga funzione magica aveva presso le antiche popolazioni asiatiche e, a volte, gli veniva attribuita una funzione di accompagnamento nel transito dello spirito all’aldilà. La barca che attraversava il fiume sotterraneo era costruita con fitte tele di ragno sulle quali le anime dei trapassati venivano collocate per il trasporto.

    In Estremo Oriente l’uccisione dell’animale è considerata nefasta perché, corrispondendo il ragno all’anima fuggita dal corpo del dormiente, la sua morte potrebbe provocare quella del corpo addormentato. Nell’Islam, il simbolo aracnico è ambivalente: se è vero che Maometto sfuggì ai propri nemici grazie alla ragnatela tessuta da un ragno bianco sulla bocca della caverna che lo nascondeva, di contro le bestie di color nero vengono distrutte perché nocive. Infine, molto frequente è la analogia che associa al ragno l’idea di fragilità delle opere umane.

    Dal sito EMA Vinci

  3. #3
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    Predefinito Rif: La tela del ragno

    Nella Roma Classica non esistevano riferimenti simbolici al ragno?
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 03-02-10 alle 14:49

  4. #4
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    Predefinito Rif: La tela del ragno

    Citazione Originariamente Scritto da Eric Draven Visualizza Messaggio
    Nella Roma Classica non esistevano riferimenti simbolici al ragno?
    L'unico riferimento che ho letto sono due righe nell'articolo postato da Tomás...

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    Per i Romani ed i Cinesi il ragno è un segno positivo:
    per i primi è simbolo di acume e buona fortuna, per i secondi è associato all'arrivo di buone notizie.

    Però, per associazione di idee, mi vengono in mente le Parche che, rappresentate come tessitrici, presiedevano al destino dell'uomo svolgendo e avvolgendo il filo della vita.

    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 03-02-10 alle 14:49

  5. #5
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    Predefinito Rif: La tela del ragno

    Sì, ci avevo pensato anch'io... Però non ho mai visto una rappresentazione delle Parche sotto forma di ragni... :mmm:
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 03-02-10 alle 14:50

  6. #6
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    La "artifiziosa e maestrevole" tela di ragno, come veniva definita da Leonardo da Vinci, cela segreti impensabili. Segreti architettonici, simbolici, metereologici: è di Aristotele l'osservazione circa il presagio di cattivo tempo che costituisce una ragnatela deserta: i ragni, previdenti, si rintanano al sicuro per proteggersi dall'imminente maltempo. Ma la tela ha anche virtù medicinali. Un detto popolare friulano recita: "Sul tai no je' roba mior de un tela de rai". E fra' Bernardino Cristini, nel suo "Prattica Medicinale", scritto nel 1680, racconta che, nel cuore della notte, dopo lunga ed affannosa corsa, bussa alla porta del convento un uomo che porta un messaggio: una giovane donna ha abortito, perde molto sangue. Allora fra' Bernardino: "Io haveva sospetto di inimicizie e non uscivo di notte, ma il caso era urgente e non vi era chirurgo. Ordinai la robba, sperimentata più volte in tali casi, che quelli poveri contadini potessero trovare subito senza spesa. Cioè che prendessero tele di ragni quante più potevano e un pugno di caliggine di camino, e con aceto in padella suffriggessero, e così caldo ne applicassero una parte alli lombi e l'altra al pettinicchio. La mattina mi misi a cavallo, andai e la trovai sana."

    Che la tela di ragno, le cui virtù coagulanti erano così note a fra' Bernardino e ai "veci" friulani, possa fungere da emostatico è oggi accertato. Lo zooterapista secentesco Alessandro Venturini diceva: "Tela di ragno posta sopra le fessure de' labbri le sana." In altre parole, chi ha le labbra screpolate può tranquillamente baciare una ragnatela. E in India, nella città di Madras, fino al 1867 la tela di ragno costituiva il rimedio ufficiale contro le febbri malariche, così come testimoniato nel suo manuale di etnomedicina da Antonio Scarpa (titolare a Milano, della prima cattedra di etnoiatrica).




  7. #7
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    Predefinito Rif: La tela del ragno

    Anche gli atomi e le particelle sub-atomiche sono sottoposte alle leggi di una mente "organizzativa" che continua a sfuggire agli scenziati, ma che esotericamente è nota da millenni.

    Se il mondo si basa sulla meccanica quantistica significa che si basa su pura matematica. Ora non rimane che individuare il programmatore che sta usando tale matematica nella realtà in cui viviamo.

    Dimostrare scientificamente l'intelligenza che combina i leptoni in atomi, gli atomi in molecole, da cui originano degli esseri viventi, è impresa davvero ardua...

    ~~~~~ The Esoteric Blog: Ursi's Eso Garden ~~~~~
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 03-02-10 alle 14:51

  8. #8
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    Vera Bugatti

    LA STRATEGIA DEL RAGNO




    Velázquez, Il mito di Aracne (1657)
    Museo del Prado, Madrid


    Nel mondo dei simboli, il ragno alterna, come il serpente, connotazioni positive e negative. Per comprenderne allora il segno dell’inclinazione espressiva temporanea, il simbolo non deve essere letto come elemento lessicale autonomo, ma come segnale inserito nel più ampio contesto dell’opera.

    Nel pensiero occidentale - fortemente antropocentrico - prevale una concezione per lo più maligna dell’aracnide: il ragno tende imboscate traditrici e consuma implacabile la propria vittima dopo averla paralizzata. L’antica oniromanzia pretendeva che sognare un ragno che tesseva la sua tela fosse un avvertimento degli dei a guardarsi da qualche prossima follia in grado di mettere in pericolo l’onore, la vita o la fortuna dell’individuo. Il bestiario medievale lo identifica con l’immagine del diavolo o al massimo lo inquadra come agente della lussuria (esistono gioielli in cui il ragno al centro della tela è sostituito da una donna nuda, virago satanica il cui scopo è la distruzione del maschio). Gli araldisti dell’Europa orientale vi hanno voluto vedere l’emblema dei traditori come Giuda, ma Charbonneau ricorda che la scienza del blasone lo ha anche sovrapposto all’immagine del giudice prevaricatore, che fa eccezione a seconda delle persone che si trova a giudicare. Nella spiritualità cristiana, poi, la tela del ragno rappresenta sia le opere vane, deplorevoli nella loro leggerezza, che le dottrine eterodosse, viluppo dal quale le anime non sono in grado di affrancarsi.

    Nella tradizione islamica, che spesso si avvicina a quella occidentale, viene considerato per lo più nefasto. Anche se si narra di un ragno bianco che salvò Maometto in una caverna, facendo credere ai suoi nemici che nessuno vi fosse penetrato da molto tempo, il ragno nero è considerato sempre nocivo. La Sura del ragno afferma infatti che coloro che si sottopongono a padroni diversi da Dio hanno per simbolo il ragno, in quanto la casa del ragno è la più fragile delle case. D’altro canto però lo stesso insetto si appropria, presso molti popoli, di un ruolo demiurgico, che affonda spesso nel mito greco di Aracne, uno dei più importanti e significativi della cultura classica, che, per la sua esemplarità icastica e scabra, incarna il topos del demiurgo punito...

    Nelle mitologie orientali il ragno è visto come un benefattore dell'umanità poiché, come il greco Prometeo, le ha donato il fuoco. In Africa occidentale (ma anche presso gli Hopi del Nord America, così come per gli Ashanti che ne hanno fatto il proprio Dio primordiale) il ragno Ananse è artefice della materia di cui è fatto il primo uomo. Alcuni miti della Micronesia presentano Nareau, il "Signore Ragno"', come il primo essere creato. Lo stesso può dirsi della donna ragno Biliku, adorata nelle isole Andaman, creatrice e portatrice del fuoco. Una leggenda del Mali descrive infine il ragno come il consigliere del dio supremo, un eroe creatore che travestendosi da uccelo prende il volo e plasma, all'insaputa del suo signore, il sole, la luna e le stelle. Diversamente, presso gli aborigeni questo animale rappresenta un monito contro l'avidità e l'eccessivo amor proprio, ma in generale lo si ritrova anche come psicopompo, nel suo rapporto con l'aldilà (la mitologia precolombiana riteneva che i defunti attraversassero il lago della morte su barche fatte di ragnatele) o come trickster, primo tentativo umano di sistemare le due categorie del Bene e del Male. Nell'antica cultura popolare è infatti diffusa la credenza che l'anima, durante il sonno, possa uscire e rientrare dalla bocca sotto forma di ragno. Secondo i libri sacri dell'India la tela restituisce invece l'immagine della sfera cosmogonica, emanazione dell'Essere contrapposta al Caos, al cui centro il ragno è il sole, cuore del mondo, simbolo ordinatore. La Mundaka Upanishad conferma che tutto esce e si reintegra come il ragno sputa e divora il suo filo, e inoltre insiste sul simbolismo del ragno che si innalza con l'aiuto del proprio filo e conquista la libertà. Così, con un rimando al simbolismo iniziatico universale, il filo che il ragno trae da sé è analogo all'albero cosmico, alla scala di Giacobbe, al ponte di Maometto, a un passaggio dalla terra al cielo. L'immagine dell ragnatela svela dunque una compresenza di archetipi che lega l'atto creativo, il ponte e il destino.



    Pieter Paul Rubens, Medusa (1618 ca.)
    Kunsthistorisches Museum, Vienna


    Anche nell'arte il ragno può rappresentare un livello superiore di iniziazione o rimandare a. potenzialità che legano sapienza e dialettica. Un ragno è raffigurato nelle linee di Nazca, in Perù, come geoglifo di circa 45 metri, sufficienti perché possa essere visibile dall'alto dal leggendario Viracocha, che a Nazca si attende atterri dal cielo. Diversamente, in una delle immagini dipinte da Paolo Veronese per il soffitto della Sala del Collegio di Palazzo Ducale a Venezia, la personificazione della Dialettica tiene fra le mani alzate una ragnatela, fissandola con lo sguardo. Il gesto rappresenta le parole con cui chi è esperto di dialettica - in questo caso virtù del buon governo veneziano che si autocelebra - è in grado di avviluppare l'interlocutore. Due ragni compaiono, insieme a serpenti, a uno scorpione e ad una salamandra, nel dipinto di Rubens con la Medusa, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, memento mori e contemporaneamente riferimento alle emanazioni negative che scaturiscono dalla testa mozzata.

    Vera Bugatti – da STLEarte n° 111 (settembre 2007)

  9. #9
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    Predefinito Rif: La tela del ragno

    Alcune frasi tratte da "La Dottrina del Sacrificio" di A.K. Coomaraswamy (ed. Luni):

    Nel Rig Veda (VI, 15, 16), l'altare, luogo di nascita di Agni, è un «ni¬do unto e lanuginoso», [con in più un'allusione alla vulva pubere, cfr. la preghiera di Apālā in VIII, 91, 5, esaudita per Romashā, «Pelosa» in I, 126,7.] L'immagine del nido lanuginoso è sottintesa in V, 5, 4, in cui l'er¬ba sparsa come un tappeto sul sito del sacrificio, è definita «dolce e morbida co¬me lanugine»; la strofa seguente aggiunge: «Apritevi, porte ange¬liche, siate di facile accesso», in cui si domanda alla «giovane Terra Madre di essere dolce come lanugine per colui che dona la Prebenda» (essendo Dakshinā l'Aurora, madre di Agni, come Indrāni e la Regina Serpente); il testo prosegue: «Sii aperta, o Terra, non essergli d'ostacolo, sii per lui di facile accesso, coprilo di lanugine, come una madre ricopre suo figlio con il lembo della veste», da cui si capi¬sce che lo riveste con l'abito di luce che egli porta in occasione della sua venuta nei mondi; «Sii aperta» non significa «pron¬ta a ricevere» ma «pronta a offrire».

    Nello stesso senso, I, 105,9, «La dove sono tessuti quei sette raggi, ivi è il mio ombelico» . Il senso di questo passo è da avvicinare alla parola ur¬nanābhi [letteralm. l' «ombelico» o il «centro della ragnatela»] che di solito indica il Ragno nei Brāhmana e nelle Upanishad. Nelle Brahmana Upanishad (II, 1,20) si dice che tutte le cose provengo¬no dalla loro fonte «come un ragno avanza sul suo filo, come le scintille sprizzano dal fuoco», e Mundaka Upanishad I, 1,7: «Così come un ragno emette e riassorbe (letteralm. «spande e prosciuga») [il suo filo], tut¬to questo nasce da colui che non scorre»
    Il Sole brilla con sette raggi, i co-creatori, operanti in senso sacrificale come cause mediate, che «filano i loro sette fili per formare la te¬la»; questi «set¬te raggi dipanati» appartengono all'In¬stauratore del Sacrificio (Agni o il Sole), che, ottavo Aditya, «suscita tutte le cose», questi sette raggi so¬no ugualmente quelli di Vishvarùpa.

    Una gāthā sacrificale, citata nel Kaushìtaki Brāhmana, XIX, 3, descrive l'Anno, il Sole, come un ragno. Il «Ragno» è allora Agni e/o il Sole, Titano finché i raggi sono celati nel suo ventre, Angelo quando invece fila la sua tela; ciascun filo - per chi sa di¬stinguere i dettagli dell'insieme - segue, per così dire, la via ana¬logiae e, distinguendosi dal tutto, sfila il tessuto e fornisce una via che riconduce all'origine. Non occorre dire che la metafora del Ragno si fonda sulla celebre dottrina del sutrātman, come si può facilmente vedere confrontando RV., X, 168,4, in cui il Sole è «il soffio degli Angeli» (ātmā dévānām), con Sh. Br., VIII, 7, 3, 10: «Quel Sole laggiù collega (samāvayatè) questi mondi con un fi¬lo (sutré) che è il Vento» (vāyuh), cfr. BG., VII, 7: «Tutto questo universo è legato a Me come delle perle infilate su un filo». Si può aggiungere che il simbolismo della ragnatela, i cui fili sono raggi luminosi, non è che una forma particolare del simbolismo più universale della filatura e della tessitura, spesso impiegato nei Vèda e nelle altre forme della tradizione universale, anche da Dante: «Così mi circunfulse luce viva; E lasciommi fasciato di tal velo Del suo fulgor, che nulla m'appariva» (Paradiso, XXX, 49-51).

  10. #10
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    Predefinito Rif: La tela del ragno

    Il ragno ha un ruolo demiurgico presso molti popoli. In Africa occidentale, Ananse, il ragno, ha preparato la materia di cui è fatto il primo uomo, ha creato il sole, la luna e le stelle. Poi il dio del cielo, Nyame, ha ispirato la vita nell'uomo. Il ragno continua a svolgere una funzione di intercessione fra la divinità e l'uomo; come un eroe civilizzatore, porta i cereali e inventa la zappa. [1]

    Alcuni miti della Micronesia (isole Gilbert) presentano Nareau, il Signore Ragno, come il primo di tutti gli esseri, il dio creatore. [2] Gli Ashanti hanno fatto del ragno il loro Dio primordiale: l'uomo è stato creato da un grande ragno. Una leggenda del Mali lo descrive come il consigliere del dio supremo, un eroe creatore che «travestendosi da uccello prende il volo e crea all'insaputa del suo signore, il sole; la luna e le stelle... poi regola il giorno e la notte e suscita la rugiada». [3]

    Il ragno, come manifestazione lunare, dedito alla tessitura e alla filatura, artigiano del tessuto del mondo, è signore del destino. Esso lo tesse e lo conosce, il che ne spiega la funzione divinatrice universalmente riconosciuta: il ragno detiene i segreti del passato e del futuro. Il ragno migale in Africa è il simbolo del potere divinatorio. Per le popolazioni del Camerun per esempio, ha ricevuto dal cielo il privilegio di decifrare l'avvenire. Nel bestiario dell'arte Bamum, il Ngaame (un altro dei suoi nomi) contende il primo posto al serpente reale. Il suo significato è universale e complesso. Legato al destino dell'uomo, al dramma della sua vita terrestre, la divinazione tramite il Ngaame ha creato una tecnica di decifrazione dei segni che consiste nel porre sull'orifizio del foro dove abita il ragno delle spie che l'animale fa oscillare, la notte, trasformandoli in messaggi. Attraverso di essi, l'indovino cerca la guarigione, la protezione contro il nemico, la gioia di vivere. [4]

    La mantica attraverso il ragno è abitualmente praticata nell'antico impero degli Incas del Perù. L'indovino scopre un vaso nel quale è conservato il ragno divinatorio e se nessuna delle zampe è piegata se ne trae un cattivo auspicio. [5]

    Qualche volta il ragno è un simbolo dell'anima o un animale psicopompo. Presso i popoli altaici dell'Asia centrale o della Siberia, soprattutto, rappresenta l'anima liberata dal corpo. Presso i Muisca della Colombia, non è l'anima ma il nocchiero che, su una imbarcazione fatta di ragnatele, trasporta attraverso il fiume l'anima dei morti che scendono agli Inferi. Presso gli Aztechi, diventa il simbolo stesso del dio degli Inferi. Presso le popolazioni montanare del Vietnam il ragno è una forma dell'anima sfuggita dal corpo durante il sonno: uccidere il ragno significa rischiare di provocare la morte del corpo addormentato.

    Il ragno rappresenta anche un livello superiore di iniziazione. Presso i Bambara, per esempio, designa una classe di iniziati che hanno conseguito l'interiorità, la potenza realizzatrice dell'uomo intuitivo e meditativo. [6] Altre analisi vedono nel ragno il simbolo di realizzazioni o tendenze psichiche: il ragno minaccioso al centro della tela è del resto un simbolo eccellente dell'introversione e del narcisismo, dell'assorbimento dell'essere da parte del suo stesso centro (Baudoin).


    NOTE

    [1] Mhytologies des montagnese, des fôrets et des îles, sotto la direzione di P. Grimal, Parigi 1963 (pag. 242).
    [2] Mhytologies des montagnese, des fôrets et des îles, sotto la direzione di P. Grimal, Parigi 1963 (pag. 225).
    [3] Tegnaeus Henry, Le héros civilizateur, contribution à l'étude ethnologique de la religion et de la sociologie africaines, Uppsala, 1950 (pag. 56)
    [4] Mveng E., L'art de l'Afrique noire, Parigi 1964 (pag. 59)
    [5] Rowe, Inca Culture, in Handbook of South American Indians, vol. II, Washington 1946
    [6] Zahan Dominique, La dialectique du Verb chez les Bambara, Parigi – L'Aia 1963



    Dal Dizionario dei simboli, Jean Chevalier e Alain Gheerbrant (Edizioni Bur, pag. 273)



    Odilon Redon, Ragno che sorride (1881)
    Louvre, Parigi

 

 
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