dal sito: granburrone.com
Le radici non gelano. Il conflitto fra tradizione e modernità in Tolkien
Intervista a Stefano Giuliano, autore del libro.
A cura di Lorenzo Gatti e Pietro Meschini
STEFANO GIULIANO
Le radici non gelano
Ripostes, Salerno 2001
208 pp. - Euro 12,91
distribuzione: libreriaar@tin.it
Un'altra grande intervista realizzata da granburrone.com - Stefano Giuliano, autore del saggio Le radici non gelano edito da Ripostes, risponde alle nostre copiose domande:
Potresti introdurci brevemente al tuo libro?
Nel libro ho cercato di porre in evidenza soprattutto due aspetti presenti nel "Signore degli Anelli". L'uno è rappresentato dall'uniformarsi del viaggio di Frodo allo schema del viaggio nell'Aldilà (Mordor, difatti, ha i tratti tipici delle regioni oltretombali). L'altro è costituito dalle fonti cui Tolkien attinse: l'Edda poetica e quella in prosa, le saghe islandesi, il Kalévala finnico, i cicli ibernici, i romanzi cavallereschi medievali, ecc.). Per il primo aspetto ho analizzato le diverse tradizioni relative al topos del viaggio oltremondano, dai racconti mesopotamici di Gilgames e Inanna alle catabasi greco-romane di Eracle, Orfeo, Ulisse, Enea. E ancora: i viaggi nell'Altro Mondo degli eroi celtici, come Condla e Bran, e degli dei nordico-germanici, come Odino ed Hermoðr; le visioni antiche e medievali sul genere di quelle riportate da Gregorio Magno ecc. In tutti i casi ho cercato di porre in risalto eventuali affinità e divergenze con lo schema adottato da Tolkien. Per il secondo aspetto, mediante un'analisi delle esperienze dei singoli protagonisti ho tentato di rintracciare le possibili fonti, sottolineando, ad esempio, come l'episodio dei Tumulilande prenda ispirazione da un passo della "Grettis saga Asmundarsonar", una saga islandese del XIV secolo.
Una delle decennali critiche al "fenomeno Tolkien" è quella di essere diventato "di massa". È corretto considerare l'opera del professore oxoniense un "fenomeno di largo consumo" e, se sì, quali credi che siano le ragioni di questo successo?
I libri di Tolkien divennero un autentico boom editoriale principalmente dopo gli anni '60, con milioni di copie vendute in tutto il mondo e ristampe annuali dei suoi testi. Le ragioni di questo successo clamoroso sono molteplici, ma sicuramente non è possibile ridurlo ad un semplice fenomeno letterario sul genere de "Il nome della rosa" di Eco. A mio avviso il 'segreto' sta nella straordinaria capacità con cui Tolkien ha saputo rielaborare e riproporre miti e leggende del passato. Attraverso il recupero e la riscrittura del mito egli riproponeva anche idee e valori che potremmo definire 'tradizionali', fornendo un'alternativa alla desacralizzazione, allo scetticismo, alla perdita del 'centro', ossia a molte manifestazioni caratteristiche della società contemporanea.
L'opera di Tolkien presenta sicuramente valori didascalici. Quali ritieni che siano, in particolar modo, quelli che Tolkien desiderasse comunicare e, se mi permetti, tramandare? Come giudichi la loro trasposizione nella realizzazione cinematografica prodotta da Peter Jackson?
I valori su cui sembra insistere Tolkien sono quelli che, come ho già detto, potremmo definire 'tradizionali': il sacrificio di sé, la lealtà reciproca, la generosità, il rispetto della parola data, il senso dell’onore, il rifiuto del profitto ottenuto a danno di altri, il rifiuto del potere assoluto, e così via. Nel film essi sono percepibili solo in parte. D'altro canto è difficile giudicare la trasposizione cinematografica senza averla vista nel suo complesso. Si deve attendere la conclusione della Trilogia per poterla giudicare valutando se tali valori siano stati ripresi correttamente.
Parliamo ora più in generale del film; dopo averlo visto, laddove, com'è naturale, alcune parti siano state modificate, tagliate o aggiunte, cosa credi possano aver mutato dell'opera scritta? Voglio dire: quali sono i punti critici, i nodi della pellicola?
Ovviamente trasporre cinematograficamente un'opera complessa come il "Signore degli Anelli" è impresa ardua. Tutto sommato, il regista, pur effettuando alcuni tagli - ad esempio, è stata eliminata tutta la prima parte del viaggio degli Hobbit, con gli episodi della Vecchia Foresta e dei Tumuli e l'incontro con Tom Bombadil - è riuscito a fare un buon lavoro.
Sempre a proposito del film: non c'è una modifica sostanziale dei personaggi e delle loro peculiarità? Mi spiego meglio: è stato detto che Merry e Pipino siano stati resi troppo "infantili" rispetto alla descrizione fornita da Tolkien, e Aragorn più guerriero e meno saggio di come dovrebbe essere. Che idee hai al riguardo?
Questa domanda può condurci ad un altro dei punti critici del film. Il viaggio dei vari protagonisti del "Lord" si delinea come un itinerario di maturazione interiore attraverso le prove superate. Se l'aspetto giocherellone di Merry e Pipino come quello prettamente guerriero di Aragorn servono a mettere in risalto una crescita che sarà visibile alla fine della loro avventura, allora ben vengano. Altrimenti si dovrà pensare che siano solo frutto di esigenze cinematografiche.
Lungo tutta la vicenda dell'Anello si evidenziano all'interno di alcuni personaggi cambiamenti sostanziali. Come pensi che si possano commentare, anche in relazione alla biografia del Professore di Oxford, questi elementi?
Non ritengo che sia possibile riscontrare importanti riferimenti di tipo autobiografico tanto nell'ideazione della vicenda che nella caratterizzazione e nelle successive modificazioni dei protagonisti del romanzo. In alla storia si possono trovare allusioni al paesaggio oxoniense oppure ad alcune esperienze personali avute da Tolkien (ad esempio la tarantola che lo morse durante l'infanzia in Sud Africa ritornò nella figura mostruosa di Shelob, mentre un'accidentata gita montana sulle Alpi svizzere fu rievocata nella fallita ascesa del Caradhras da parte della Compagnia) ma non nelle trasformazioni subite dai personaggi nel corso della stesura del libro.
All'interno della vicenda possiamo individuare, univocamente, un vero protagonista? Qualcuno sostiene che il protagonista de "Il Signore degli Anelli" sia lo stesso Unico Anello; tuttavia le opinioni sono discordi su questo piccolo "mistero" tolkieniano. Cosa ne pensi?
Certo l'Anello è una presenza centrale in tutta la vicenda. Nondimeno, il vero e autentico protagonista è Frodo poiché sul suo viaggio è imperniata gran parte del libro. Inoltre, è una figura di un notevole spessore psicologico, e si pone su un piano differente rispetto a tutti gli altri personaggi. Nel libro sia i protagonisti che le comparse restano all'interno dei confini del modello che impersonano. Ognuno di essi agisce senza esitazioni o perplessità. Frodo, al contrario, s'interroga continuamente circa l'esito positivo dell'impresa, commette errori madornali, vive drammaticamente l'inconfessabile desiderio di trattenere l'Anello, e così via. La figura di Frodo, insomma, ha una profondità che manca alle altre pur importanti figure del "Lord" e appare più vicina alla sensibilità contemporanea.
L'ultima domanda è, per granburrone.com, di rito: chi ritieni che sia Tom Bombadil?
Sin dalla prima volta che lessi il libro, ho sempre avuto l'impressione che Tom Bombadil potesse essere lo stesso Tolkien. Di conseguenza, Baccador sarebbe la moglie Edith.
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