Oltre alla "fanteria" terroristica,
ci sono personaggi come Ariel Sharon
che Londra potrebbe indurre
a scatenare un ricatto nucleare


L' arma terroristica rappresenta solo un aspetto della capacità della Corona inglese di somministrare choc di portata planetaria. Essa va vista in rapporto ad altre capacità persino più micidiali, anche se meno appariscenti, in mano ai servizi inglesi.

Alla fine di settembre alcuni alti ufficiali israeliani in particolare il gen. Shahor, ex coordinatore dei territori occupati ed il gen. Gillon, ex capo del consiglio di sicurezza generale espressero pubblicamente la preoccupazione che l'attuale governo di Nethanyahu approfitti di qualche atrocità terroristica per passare al contrattacco brandendo apertamente l'arma nucleare contro i vicini stati arabi.

Le forze in questione, che sono storicamente capeggiate da Ariel Sharon, hanno ben poco a che fare con gli interessi nazionali israeliani e sono pilotate anch'esse da Londra.

Se una delle tante formazioni di Hezbollah made in London fornisce al momento giusto la provocazione giusta, non sarà difficile convincere l'opinione pubblica che quell'attacco proviene dall'Iran e che è giunto il momento di dare tutto il sostegno necessario a Nethanyahu -- altrimenti capace di attirarsi solo sospetti e rancori -- per passare all'offensiva, ad esempio nel Libano. Qualsiasi azione militare, anche solo convenzionale, verrebbe condotta sotto l'ombrello del ricatto nucleare e potrebbe troppo facilmente degenerare in un vero e proprio choc mondiale.

I fanatici della destra israeliana gli ambienti che hanno a lungo tramato l'assassinio del Premier Rabin vantano notevoli sostegni finanziari e d'opinione pubblica negli Stati Uniti ma i loro veri controllori sono i principali esponenti degli "Israeliti britannici", un movimento ideologico inglese che risale all'epoca vittoriana e permea di sé gran parte del mondo protestante anglosassone, soprattutto in America. (Cfr. Solidarietà, n. 5 novembre 1997, pagg. 16-20). In tale movimento si distingue ad esempio il Christian Solidarity International, specializzatosi a fomentare frizioni tra l'occidente e i paesi in via di sviluppo, presentando alcuni di questi ultimi come "persecutori dei cristiani". L'opera di propaganda all'ingrosso in questi strati è svolta dai "telepredicatori", mentre le faccende più impegnative sono affidate a gente della risma di Oliver North, il tirapiedi di Bush che ordì gran parte dei traffici di armi in cambio di droga negli anni Ottanta, quindi riciclatosi nella raccolta di fondi e consensi tra la destra protestante.

Sarebbero proprio questi strati di protestanti fondamentalisti a fornire il sostegno "dell'opinione pubblica" a un'avventura nucleare, anche perché è ideologia propria di questi ambienti fanatici quella di attendere l'Armagheddon, la fine dei tempi, giacché, dicono i loro esegeti, il compimento delle scritture prevede una nuova guerra in Medio Oriente.

Questo scenario, ordito a Londra, è tutt'altro che un copione fisso, come ha mostrato la variante irakena riscaldata a fine ottobre. È solo una delle opzioni più concrete e pericolose di cui l'oligarchia dispone quando decide di giocare la carta dello shock.

Oggi siamo in una situazione in cui il sistema monetario è morto senza lasciare eredi. I paesi asiatici stanno organizzando qualche forma di ribellione alle condizioni del FMI nel contesto di un'intesa tra USA e Cina che tende a consolidarsi. L'Inghilterra e l'oligarchia cominciano così a temere di perdere il treno verso il futuro, o di doversi sistemare da sole i bagagli in seconda classe.

Contro tale prospettiva, secondo Lyndon LaRouche, l'oligarchia ritiene necessario a questo punto uno shock, o una serie di shock, che finisca per rimettere tutti in riga, così come avvenne nel 1962 e negli anni successivi. La crisi missilistica di Cuba, l'assassinio di Mattei e quello del Presidente Kennedy e quindi la guerra del Vietnam sono stati gli avvenimenti scioccanti che hanno segnato la fine dell'era rooseveltiana del dopoguerra e l'inizio di un'epoca gradualmente scivolata nel letamaio del post-industriale.

Lo shock colpì i politici che allora non furono in grado di reagire e s'adeguarono, ma colpì molto gravemente anche l'intera generazione studentesca d'allora. Questa generazione, conclusa la fatidica marcia attraverso le istituzioni, oggi occupa le posizioni "che contano" e di fronte alla gravità della situazione attuale si estranea nei revival del "rock, sesso e droga": lo shock purtroppo ha funzionato.