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  1. #21
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    La Direzione Nazionale del Pri sulla legge Finanziaria

    La Direzione Nazionale del PRI ha esaminato il testo della legge finanziaria presentato al Parlamento dal Ministro dell'economia e delle finanze, avviando una discussione che proseguirà nel prossimo Congresso Nazionale.

    La Direzione Nazionale del PRI condivide, dell'impostazione della finanziaria, due aspetti di fondo. In primo luogo, le considerazioni relative al quadro di riferimento internazionale. Come si osserva nell'introduzione al bilancio, "le previsioni macroeconomiche sull'evoluzione dell'economia mondiale sono state via via ridimensionate; il ciclo economico è stato rivisto al ribasso in maniera costante; l'incertezza permane sostanzialmente invariata come caratteristica fondamentale che incide sulle aspettative degli operatori e delle famiglie".

    E' innegabile infatti che il progressivo peggioramento dell'economia mondiale e l'incertezza sui tempi e i modi della ripresa si stiano riflettendo sulle manovre di finanza pubblica adottate dalla maggior parte dei paesi europei, Germania in primo luogo; e che a conferma delle comuni difficoltà sia intervenuta la decisione dell'UE di rinviare le scadenze fissate per il rientro dei singoli stati dai deficit di bilancio.

    La Direzione Nazionale ritiene comunque che la situazione italiana necessita di una più attenta azione dal momento che il debito pubblico continua ad attestarsi intorno al 110% rispetto al PIL.

    Tali considerazioni, d'altro canto, erano già presenti nel documento approvato dalla Direzione Nazionale a commento del DPEF, documento che non a caso avanzava riserve sulle previsioni macroeconomiche proprio per le incertezze riguardanti l'andamento dell'economia mondiale.

    ******

    Un secondo aspetto da condividere è l'esigenza di una "finanziaria rigorosa", tale da rispettare i parametri "concordati con l'Unione Europea, tenuto conto del peggioramento del ciclo rispetto alle attese e dell'evoluzione intervenuta nella interpretazione applicativa del Patto di stabilità e crescita". Un obiettivo questo che la finanziaria sembra centrare, malgrado il recente peggioramento dei conti pubblici, soprattutto in rapporto a paesi come la Germania e la Francia il cui deficit si colloca probabilmente addirittura al di sopra del limite del 3% sul Prodotto Interno Lordo.

    I repubblicani rilevano però che tale obiettivo viene raggiunto - peraltro in modo non dissimile da altri paesi europei - soprattutto grazie ad interventi non strutturali e che tale scelta potrebbe influenzare negativamente in futuro l'andamento dei conti pubblici.

    ******

    La Direzione Nazionale del PRI rileva peraltro come, pur tenendo conto dei ristretti margini di intervento consentiti dalle difficoltà della congiuntura economica, ci siano aspetti della finanziaria che hanno bisogno di approfondimenti e di modifiche in Parlamento, come d'altro canto ha rilevato lo stesso Presidente del Consiglio.

    In particolare i repubblicani ritengono che tali approfondimenti e tali modifiche debbano essere incentrati essenzialmente intorno a tre punti, che sono tra loro in qualche modo interconnessi e rappresentano altrettante opportunità per consentire all'Italia quel recupero di competitività che è necessario per conservare le posizioni attuali nell'ambito dell'economia mondiale: le politiche per il Mezzogiorno; le politiche per le imprese; le politiche per la ricerca e l'innovazione.

    Pur mantenendo fermi i saldi di bilancio, la Direzione Nazionale del PRI ritiene che qualche sforzo in questa direzione debba essere fatto subito. Ritiene in particolare che possano essere aumentate le dotazioni riservate alla ricerca finalizzandole verso progetti mirati; che possano essere accresciute le risorse destinate alla legge 46/82, con specifico riferimento al Pacchetto Integrato di Agevolazioni, nel quale confluiscono le agevolazioni previste sia dalla legge 46 che dalla 488 e che espone domande complessive per ricerca e sviluppo eccedenti di oltre tre miliardi di euro le attuali disponibilità; che possano essere coordinati tra loro gli interventi in infrastrutture, per evitare sprechi di risorse ed opere magari utili ma prive di impatto adeguato sull'economia per l'assenza dei necessari raccordi.

    Impegna pertanto i propri parlamentari a predisporre e presentare emendamenti che vadano in questa direzione.

    ******

    La Direzione Nazionale sottolinea peraltro come l'intera manovra economica delineata dalla finanziaria - pur con alcune apprezzabili novità, soprattutto in materia di sgravi fiscali per i ceti meno abbienti - non affronti quelle riforme strutturali di cui il paese ha bisogno; e che, probabilmente, neppure rappresenta lo strumento idoneo per farlo.

    La recente crisi della FIAT non è solo la crisi di un'azienda; è il sintomo di una crisi più vasta, che riguarda l'intero sistema-paese. Negli ultimi dieci anni il PIL è cresciuto mediamente dell'1,5 per cento, a fronte del 3,2% degli Stati Uniti e meno della media europea. La spesa per ricerca e sviluppo delle imprese rispetto al PIL si colloca agli ultimi posti tra i paesi della UE e, per quanto riguarda il Mezzogiorno, è pari a quella della Polonia (0,6%). Per di più l'Italia è non solo carente di innovazione di prodotto nell'industria matura - il caso della FIAT ne è una conferma - ma neppure appare in grado di sviluppare il segmento produttivo dell'economia basata sulla scienza: non tenta cioé di sviluppare l'industria di domani.

    La Direzione Nazionale del PRI ritiene pertanto che una coerente azione riformatrice debba essere rivolta a liberare risorse - in primo luogo attraverso la indifferibile riforma dei sistemi previdenziale e sanitario - per riorientarle in direzione degli investimenti produttivi. Ritiene altresì che ricerca, impresa e Mezzogiorno possano rappresentare i tre punti fermi di una politica di sviluppo di ampio respiro, diretta ad evitare la sclerosi del sistema produttivo che molti temono e a rilanciare il ruolo dell'Italia tra i paesi sviluppati.

    La Direzione Nazionale del PRI sollecita quindi il Governo affinché, una volta completato l'iter della finanziaria, venga avviata quella stagione di riforme strutturali che è indispensabile al paese e che rappresentano il nocciolo programmatico dell'attuale maggioranza. E ritiene altresì che siano maturi i tempi per passare dal patto per l'Italia, che per quanto importante rappresenta essenzialmente un'intesa per gestire le risorse esistenti, ad un progetto per l'Italia, capace di proiettare il paese verso il futuro. Un progetto al quale i repubblicani cercheranno di contribuire con il loro prossimo Congresso Nazionale.

    Roma, 17 ottobre 2002
    ------------------------------------------------------------------------------------
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  2. #22
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  3. #23
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    ecco la composizione del nuovo
    CONSIGLIO NAZIONALE

    scaturito dal 43° Congresso Nazionale di Fiuggi


    ALBERGHINA Lilia
    ALIBRANDI Tommaso
    ANDREI Franco
    ANTONELLI Vittorio
    APARO Mauro
    BABINI Luisa
    BALESTRAZZI Paolo
    BAUSANO Carmine
    BELFRONTE Rocco
    BENEDETTI Marco
    BEVILACQUA Carmine
    BIONDI Lauro
    BOESSO Rolando
    BONIOLO Alessandro
    BORETTO Lorenzo
    BORLENGHI Sergio
    BRANDOLINI Aride
    BRUNO Riccardo
    BUCCI Giovanni
    BUSCAGLIA Daniele
    BUSSOTTI Amleto
    CALABRESE Giuseppe
    CALVO Gino
    CAMERUCCI Giancarlo
    CASCIANA Rocco
    CASTAGNA Paolo
    CATANIA Giuseppe
    CICCOCIOPPO Aurelio
    CIMATTI Giancarlo
    CITTADINI Renato
    CITTARELLI Alessandro
    COCCHI Alberto
    COLLETTO Calogero
    COLLURA Saverio
    COPPIERI Eliseo
    CORONA Armando
    CRESPI Maurizio
    CURRO' Pietro
    DAIDONE Livio
    DAMASSA Mario
    DE ANGELIS Giuseppe
    DE MODENA Bruno
    DE RINALDIS SAPONARO Corrado
    DE STEFANO Giuseppe
    DEL GIUDICE Franco
    DEL PENNINO Antonio
    DONATI Guido
    DONATI Paolo
    DRAGHETTI Paolo
    DURACCIO Salvatore
    FABIANO Alessandro
    FANTINI Moraldo
    FELICETTI Antonio
    FERRANTE Leonardo
    FERRARA Gioacchino
    FERRIGNO Gianfranco
    FOSCHI Paolo
    FOSSACECCHI Dino
    FROSINI Tommaso
    FURCHI' Francesco
    FUSIGNANI Eugenio
    GALLINA Piero
    GALLO Riccardo
    GALLONE Pasquale
    GAMBI Paolo
    GAMBIOLI Giuseppe
    GARGANO Vincenzo
    GIACALONE Davide
    GIORGI Giorgio
    GIULIANI Alessandro
    GOVERNI Tristano
    GRANITI Jole
    GRECO Cesare
    GUGLIELMI Pietro
    GUIDAZZI Mario
    IMOLESI Enrico
    IPPOLITI Iperide
    LA MALFA Giorgio
    LA MALFA Luisa
    LAGHI Enrico
    LELI Mariano
    LELLI Renato
    LORENZETTI Fabrizio
    MARANO Vito
    MARCOVECCHIO Nicola
    MARINO Antonino
    MARRAMI Umberto
    MAZZEI Vincenzo
    MAZZOTTI Mauro
    MEDRI Giorgio
    MELI Rosario
    MINGOZZI Giannantonio
    MORELLINI Africo
    MOSCONI Giorgio
    NAVACCI Giacomo
    NICASTRO Massimo
    NICCOLO' Giuseppe
    NUCARA Francesco
    ORLANDI Cirillo
    PAFFUMI Angelo
    PAGANO Aldo
    PAPINI Alessandro
    PARRI Gianna
    PASQUALINI Carlo
    PERGOLI Carlo
    PESOLI Loredana
    PIERACCINI Giampiero
    PIZZOLLA Anna Maria
    POLAZZI Rodolfo
    POLIDORI Ciro
    PORCINO Demetrio
    POSTORINO Giovanni
    PROCACCINI Alberto
    PROCIDA Michele
    PUGLIESE Gerolamo
    RAFFI Giorgio
    RASO Corrado
    RENDE Vincenzo
    RIVIZZIGNO Marcello
    RIZZICA Giovanni
    ROMAGNOLI Alberto
    RONCAGLIA Daniele
    ROSSATO Maurizia
    RUGGERO Vincenzo
    SALETTI Ettore
    SANNA Guido
    SANSAVINI Luigi
    SANTOLINI Roberto
    SANTORO Italico
    SAVOIA Antonio
    SAVOLDI Sergio
    SCHITINELLI Maria Concetta
    SERMONTI Bruno
    SERRELLI Gianni
    SIMEONI Egidio
    SINTINI Nazario
    STEFANELLI Armando
    TABANELLI Giordano
    TARTAGLIA Giancarlo
    TERZO Carmelo
    TOMMASI Bartolomeo
    TORCHIA Franco
    TORCHIANA Massimo
    TURCO Franco
    VALBONESI Widmer
    VANNINI Tommaso
    VERDICCHIO Luigi
    VITA Pino
    VOLTERRA Italo
    ZACCA' Francesco

    ----------------------------------------------------------------------
    tratto dal sito web del

  4. #24
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    Predefinito

    Convocata per
    sabato 7 dicembre 2002
    alle h. 10.00
    presso il Centro Congressi
    Via Cavour 50/A Roma
    la riunione del Consiglio Nazionale,
    eletto al Congresso di Fiuggi.
    All'odg l'elezione degli organi statutari

    ---------------------------------
    fal sito web:
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  5. #25
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    Predefinito dalla Agenzia AGI 6 dicembre 2002


    Pri: domani Consiglio Nazionale

    Si riunisce domani il Consiglio nazionale del Pri, eletto al 43° Congresso nazionale di Fiuggi. Il Consiglio che e' composto da 150 membri dovra' procedere all'elezione del Presidente, del Segretario politico e della Direzione nazionale del partito. Nel recente Congresso nazionale di Fiuggi il PRI ha confermato a maggioranza (66,11% e 99 consiglieri) la sua alleanza con la Casa delle Liberta'. La minoranza, che persegue una linea di autonomia dai due Poli, ha conseguito il 33,89% e 51 consiglieri. Nel corso dei lavori saranno inoltre cooptate personalita' della cultura e del mondo delle professioni.
    ---------------------------------------------------------------------
    per argomenti correlati vedere:
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=34440

  6. #26
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    Predefinito GAZZETTA DEL SUD 8 dicembre 2002

    L'intervista Il riconfermato segretario nazionale del Pri contro le “previsioni catastrofiche dell'opposizione”
    La devolution? Può essere una risorsa
    Francesco Nucara: «Potrà consentire alla Calabria di uscire dallo stallo»

    Teresa Munari

    Ieri il Consiglio Nazionale del Pri ha riconfermato Segretario nazionale Francesco Nucara. Reggino, due lauree, giornalista, parlamentare dal 1983 al 1994, per il successore di Giorgio La Malfa alla guida dello storico Partito Repubblicano Italiano, continua dunque il trend di consenso dopo aver vinto con una ampia maggioranza il congresso nazionale di Fiuggi. Il leader del Pri, dopo l'esperienza di sottosegretario ai Lavori pubblici con Andreotti, è al Governo per la seconda volta, chiamato da Berlusconi come sottosegretario al ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Caro amico del meridionalista Compagna, Francesco Nucara è stato per anni responsabile nazionale dell'Ufficio del Mezzogiorno e Aree Depresse del centro Nord e dunque conosce a fondo le problematiche che le regioni meridionali stanno affrontando per superare il gap dello sviluppo, ma non è contrario alla devolution. Anzi. Ed ecco cosa ha detto a “Gazzetta del Sud”.
    Il Pri al Senato non ha preso parte al voto sulla devolution. Vuol dire che i repubblicani hanno iniziato ad assumere una posizione di distacco dal Governo? «Assolutamente no. Il Pri aveva anticipato ufficialmente, e quindi sottolineando anche la piena lealtà del Pri al Governo, la decisione di non partecipare al voto in Senato perché la polemica strumentale dell'Ulivo aveva impedito in quella sede un approfondimento di merito».
    Neanche per un attimo, dunque, avete condiviso le posizioni dell'Ulivo? «Le previsioni catastrofiche della sinistra sono il frutto avvelenato della linea del muro contro muro che l'opposizione sta portando avanti da tempo su qualsiasi iniziativa del Governo. Prevedere tra gli effetti della devolution addirittura l'instaurarsi di una condizione coloniale di un Mezzogiorno, suddito delle regioni più ricche del resto dell'Italia, come ha fatto di recente l'ex ministro per le Regioni Loiero, mi sembra solo propaganda».
    Parola di meridionalista? Guardi che ho appena ricordato la sua militanza con Compagna. «Ma le pare che un partito come il Pri che affonda le sue radici nella storia stessa dell'Unità d'Italia e che ha combattuto una durissima battaglia per mantenere intatto il suo nome ed il suo simbolo avrebbe approvato senza fiatare una operazione di scardinamento dell'unità nazionale?»
    Infatti potrebbe essere stato il pudore ad impedirvi di votare al Senato. «Le dico che se avessimo avuto un solo dubbio sulle conseguenze che l'approvazione della “devolution” può produrre nel tessuto unitario del Paese, non avremmo esitato un momento a rinunciare all'alleanza con la maggioranza di Governo, alla quale partecipiamo sì con lealtà, ma anche con spirito critico. La verità è che molte affermazioni degli esponenti dell'Ulivo sono figlie della loro cattiva coscienza sul federalismo».
    Cioè? «Le forze dell'Ulivo sul finire della precedente legislatura, dopo aver corteggiato senza successo Bossi e la Lega per i loro calcoli elettorali, hanno varato con l'opposizione della Casa delle Libertà e con soli quattro voti di maggioranza, e a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere, una legge di riforma del Titolo V della Costituzione che mirava a catturare, attraverso l'introduzione di una quota di federalismo, il voto leghista. Le alleanze sono andate diversamente ma quell'errore di valutazione ha fatto lasciare sul campo una legge confusa che ha introdotto una vastissima legislazione “concorrente” tra Stato e Regioni e che ha generato grande confusione istituzionale ed una conflittualità permanente».
    Discutendo di devolution tutti fanno riferimento alla legislazione “concorrente”, ma cosa vuol dire esattamente? «Significa che in diverse materie sia lo Stato, sia le Regioni possono legiferare, solo che alle Regioni serve, secondo la riforma varata dal Governo Amato e che il disegno di legge di Bossi cambierebbe, un via libera finale da parte del Parlamento».
    E con la devolution invece? «Bossi intende attuare una riforma federale che trasferisca alle Regioni poteri legislativi esclusivi, senza quindi nessun ulteriore via libera da parte delle Camere, in queste tre materie: istruzione, organizzazione e gestione della sanità, polizia locale. Questo consentirà di far funzionare la macchina organizzativa con maggiori responsabilità rispetto alle aspettative del territorio, e ovviamente nel quadro imprescindibile dell'unità dello Stato».
    E ai calabresi allarmati cosa dice? «Dico che possono stare tranquilli e che ogni ipotesi catastrofica sulla “devolution” è fuori da ogni ragionevole previsione. Niente di questa riforma potrà mettere in discussione la struttura portante dell'unità tra Nord e Sud e della Calabria con il resto del Paese, né potrà mai pregiudicare quella solidarietà sociale su cui si basa una equa ridistribuzione del reddito tra le diverse Regioni. Per risolvere i problemi del Mezzogiorno serve una volontà politica, la devolution non c'entra niente sotto questo aspetto. Purtroppo la Calabria si distacca via via dall'Italia non per problemi di ordine costituzionale bensì per la pochezza della propria classe dirigente e per l'attuale guida politica regionale, del tutto inadeguata».
    Si riferisce alle dichiarazioni dei vertici regionali in occasione del dibattito sulla devolution? «La posizione espressa ufficialmente dal Presidente della Giunta in occasione della discussione sulla devolution mi sembra difensiva, rituale e preoccupata soltanto del calcolo delle quote di accesso al Fondo perequativo da destinare ad alcune Regioni deboli e tra queste la Calabria».
    La Calabria però non potrà mai farcela da sola, almeno non subito. «Il problema della nostra regione non è solo quello di acquisire nuove quote di risorse finanziarie, che è in se un aspetto importante, anche se spesso inutile come si vede dal livello che questa Giunta regionale ha fatto raggiungere alla spesa dei fondi strutturali. L'ossessione dovrebbe esser invece quella di riuscire a creare meccanismi di spesa rapidi che favoriscano i processi produttivi e la nascita di nuova occupazione. Ma né la Giunta Chiaravalloti, né quelle precedenti del centrosinistra ci sono mai riuscite, mentre hanno saputo far “nascere” un numero spropositato di Gruppi consiliari, e assumere così tutti i parenti disoccupati dei consiglieri».
    Raccontata in questo modo, tutto sembra allo sbando. «Invece no. In Calabria ci sono pure energie e forze sane, capaci di guardare in avanti senza ricorrere all'antica strada dell'assistenzialismo. Basta pensare all'organizzazione dei giovani industriali calabresi guidati da Maurizio Mauro: guardano ad un futuro senza assistenza, ad un futuro manageriale e proprio per questo fa scandalo che il sistema istituzionale non riesca a favorire i processi produttivi e che anzi li intralci come ho visto succedere in molti casi».
    Che rapporto immagina fra una Calabria che deve crescere e la devoluzione? «Sono convinto che la devolution rafforzata dà adeguati approfondimenti nei diversi passaggi che una riforma costituzionale comporta, potrà essere un'occasione per la Calabria per uscire dall'attuale situazione di stallo e di stagnazione economica e per realizzare concretamente un salto di qualità nell'istituto regionale e in tutto il sistema delle autonomie locali. Purché gli elettori, considerata l'investitura inamovibile che concedono con il loro voto, capiscano dove c'è improvvisazione. Se non altro per indurre i partiti della maggioranza a rendersi conto che per poter governare dovranno, per le prossime candidature, smetterla con questo ricorso smodato alla società civile».

  7. #27
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    Predefinito GIORNALE DI CALABRIA 9 dicembre 2002


    ------------------------------------------------------------------------------
    Il Reggino Nucara confermato segretario nazionale del Pri

    Roma. Il consiglio nazionale del Pri ha confermato il reggino Francesco Nucara segretario del partito con 80 voti su 124 votanti, mentre il candidato di minoranza Sergio Savoldi ha ottenuto 39 voti. Con distinta votazione e' stato inoltre rieletto presidente con 90 voti, Giorgio La Malfa. Successivamente il consiglio nazionale ha eletto a maggioranza la direzione nazionale del Pri proposta dal segretario.

  8. #28
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    DIREZIONE NAZIONALE
    eletta dal Consiglio nazionale del 7 dicembre 2002

    La Malfa Giorgio Presidente
    Nucara Francesco Segretario Politico
    Camerucci Giancarlo Amministratore

    Alberghina Lilia
    Aparo Mauro
    Babini Luisa
    Bevilacqua Carmine
    Biondi Lauro
    Bruno Riccardo
    Corona Armando
    Currò Pietro
    De Modena Bruno
    Del Giudice Franco
    Del Pennino Antonio
    Fabiano Alessandro
    Frosini Tommaso
    Gallo Riccardo
    Governi Tristano
    Leli Mariano
    Marrami Umberto
    Medri Giorgio
    Orlandi Cirillo
    Pagano Aldo
    Pesoli Loredana
    Pugliese Gerolamo
    Rizzica Giovanni
    Saletti Ettore
    Santoro Italico
    Saponaro De Rinaldis Corrado
    Stefanelli Armando
    Tartaglia Giancarlo
    Torchiana Massimo
    Vita Pino

    ---------------------------------------------------
    tratto dal sito web del



  9. #29
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    Convocata per
    martedì 17 dicembre h. 10.00
    presso la sede di Roma la
    Direzione Nazionale del Partito

  10. #30
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    ..... riceviamo da
    Sergio Savoldi, portavoce di
    "Riscossa per l' Autonomia Repubblicana" .....

    ------------------------------------------------------------------------------
    Al Segretario Nazionale del P.R.I.
    con preghiera di comunicazione
    ai membri della Direzione Nazionale


    Roma 16/12/2002

    La minoranza di Riscossa per l’Autonomia Repubblicana ritiene che la Direzione Nazionale del PRI riunita a Roma il 17/12/2002 non possa esimersi dal formulare una valutazione sulle ipotesi di condono articolato che vengono prospettate al paese dalla maggioranza di governo.

    Alle ipotesi ormai più che certe di condoni fiscali per imposte, bolli,tasse sui rifiuti, si aggiunge anche l’ipotesi di un altro condono edilizio.

    Il patto fra lo Stato ed i cittadini che gia’ viene da tempo mortificato dal funzionamento della giustizia per i cittadini comuni ,dalla situazione della sanita’ che penalizza regione per regione i cittadini più deboli , ed in generale dal cattivo funzionamento dei servizi pubblici, riceverà da questa serie di condoni un colpo di grazia.

    Quale credibilità potra’ ancora avere uno stato che premia regolarmente chi non rispetta una delle regole elementari dei paesi civili quale quella di pagare nei tempi e modi stabiliti le imposte?

    A chi vuole continuare a rivolgersi il governo, ai cittadini che mantengono fede ai propri impegni o ha ormai deciso che conviene accontentare coloro che si sottraggono ai propri doveri anche perché e’ impossibile costringerli a comportarsi in altro modo?

    E’ un resa un resa umiliante, che peraltro non risolverà ovviamente i problemi strutturali del bilancio dello stato.

    Crediamo che il Pri che già ha espresso dissensi su altre posizioni del governo :
    ultima l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione, non possa che esprimere il proprio dissenso in sede parlamentare anche sulle ipotesi di condono.

    Dissenso peraltro che è già stato espresso a mezzo stampa dal Presidente del partito.

    Ci auguriamo che la Direzione Nazionale dia mandato ai propri rappresentanti parlamentari, a cominciare dalla imminente discussione al senato, di esprimere la contrarietà dei Repubblicani ad un tipo di politica fiscale che il PRI ha sempre considerato come appartenente ad uno dei peggiori modi di governare un società civile.

 

 
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